martedì 19 dicembre 2017

Mwepu e Rivelino: spazza e salva il mondo

"Morire per delle idee, l'idea è affascinante per poco io morivo senza averla mai avuta perché chi ce l'aveva, una folla di gente, gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta. Mi avevano convinto e la mia musa insolente abiurando i suoi errori aderì alla loro fede dicendomi peraltro in separata sede moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta va bè, ma di morte lenta."Fabrizio de Andrè, Morire per delle idee, 1974


Era il 1974 quando Fabrizio de Andrè pubblicò “Morire per delle idee”, l’anno in cui, per le conseguenze dello scandalo Watergate, Richard Nixon divenne il primo (e finora unico) presidente dimissionario nella storia degli Stati Uniti. Un anno di rivoluzioni silenziose e meno, anche calcistiche e sportive.

Fino al 1974, infatti, il format del Mondiale era diverso. La televisione richiedeva un tributo in partite decisamente maggiore e, quindi, dopo il primo girone di qualificazione prevedeva un secondo girone. Era un Mondiale diverso, e non solo perché la Coppa Jules Rimet fu assegnata definitivamente al Brasile al termine della competizione del 1970, ma anche perché i livelli di forza del calcio erano stati mutati definitivamente dall’assenza di Pelè e il ridimensionamento del grande Brasile 70. Ai nastri di partenza, la Germania Ovest era la grande favorita, vogliosa di far dimenticare al mondo le atrocità dell’Olimpiade del 72. Una competizione calda fin dall’inizio, con il primo girone di qualificazione che vedeva lo storico scontro tra Germania Est e Ovest. La tensione alle stelle.

mercoledì 13 dicembre 2017

Le interviste di psicologia sportiva: elenco aggiornato 2017

Cosa differenzia Psichesport.com da un tradizionale sito di psicologia sportiva? Senza dubbio le sue interviste. Crediamo questo servizio sia unico e siamo sicuri non esista in nessun quotidiano, trasmissione televisiva o sito web. 

Tutte le interviste sono state realizzate da Cesare Picco, psicoterapeuta e psicologo dello sport, autore del libro Stress e Performance Atletica. Ad oggi siamo orgogliosi di affermare che sono presenti quasi 60 interviste a sportivi di livello internazionale, capaci di conquistare medaglie olimpiche e primeggiare in competizioni mondiali.

Quale canale di informazione vi permette di conoscere così da vicino i campioni dello sport senza pagare un euro? Noi. Perchè lavorare senza guadagnarci un euro? Passione e interesse. 

Di seguito vi forniamo l'elenco aggiornato delle nostre interviste:

martedì 5 dicembre 2017

Massimo Taibi: dal Manchester alla storia

Novantacinquesimo minuto. L’ultima chance di pareggiare, dopo 14 sconfitte consecutive. La palla parte, Brignoli arriva dalle retrovie. Stacca, si avvita in aria, prende il pallone e…



Ciò che ha fatto Brignoli resterà nella storia del calcio. Il portiere giallorosso ha scritto una delle pagine più belle della storia recente della Serie A.
Una storia resa ancor più bella dalla situazione di classifica del Benevento. La lotta eterna di una cenerentola del pallone contro i più forti. Una versione moderna di Davide contro Golia, 2 milioni contro 250 milioni di motivi per non credere a quanto accaduto.

lunedì 4 dicembre 2017

Dialogo col campione: Silvia Valsecchi

Silvia Valsecchi è una ciclista e pistard italiana, che corre per il Team BePink.

Nel suo palmares sono presenti numerosi successi, tra cui figurano medaglie d'oro nell'inseguimento a squadre a mondiali ed europei.

Anche a titolo individuale figurano risultati di prestigio assoluto sia in pista, che su strada.

Per chi fosse interessato a conoscere il palmares di Silvia Valsecchi: eccolo






Ciao Silvia, se dovessi descriverti come atleta con tre aggettivi quali sceglieresti?
Credo che i tre aggettivi che mi caratterizzano maggiormente siano: precisa, seria e adattabile.
Precisa perché negli allenamenti seguo scrupolosamente il programma e se c’è qualcosa che non riesco a fare (tipo ripetute o scatti) mi preoccupo di avvertire subito il mio allenatore per sistemare o variare il piano di allenamento in base alle competizioni che dovrò affrontare in seguito.
Seria perché ho fatto del ciclismo il mio lavoro oltre che la mia passione quindi ho dei doveri e delle regole da rispettare quando sono alle gare con la mia squadra così come quando mi alleno sulle strade di casa.
Adattabile perché dopo tanti anni di sport so che possono esserci degli imprevisti in gara oppure in allenamento e quindi devo essere in grado di rimediare adattandomi a ogni possibile situazione.

venerdì 1 dicembre 2017

L'OROSCOPO DELLO SPORTIVO: MESE DI DICEMBRE

Benvenuti a tutti!
Alex è il mio nome e da tempo mi occupo di oroscopi,cartomanzia ed astrologia.
Mi è stato chiesto e mi è stata data la possibilità, di curare uno spazio dedicato ad un oroscopo mensile per sportivi.
Quindi, se ci tenete a scoprire cosa l’unione degli astri e delle carte dei tarocchi prevedono per voi…..Bene! Leggerete come il vostro segno, mese per mese, si prepara ad affrontare gare, preparazioni, tenuta fisica, psicologica e molto altro, senza farvi mancare consigli utili.
Ogni mese, attribuirò al vostro segno una carta degli arcani maggiori dei tarocchi, spiegandone il significato e le influenze che porterà con se.
Il tutto in linea con quello che è il mio stile, augurandomi che anche questo possa essere apprezzato.
Benissimo allora! E’ già troppo.
Ringrazio di cuore chi mi ha concesso questa chance , tutto lo staff di “Psiche e Sport” ed in particolare Cesare Picco , con il quale da tempo, condivido le mie passioni sportive, per gli scacchi ed il ciclismo in modo particolare.
Sportivi, cominciamo con Dicembre.
Si parte!!


mercoledì 29 novembre 2017

Gli 11 punti da conoscere per correre con la mente

In questo articolo vorrei proporre alcune riflessioni che permettono di evidenziare come un risultato podistico si costruisce curando più aspetti, tra cui rientrano sia la preparazione fisica, che mentale. Nello specifico desidero concentrami sul secondo elemento. 

Negli ultimi due mesi e mezzo ho scelto di preparami per la Milano Half Marathon. La gara è stata caratterizzata da un forte vento contrario dal 10° al 15° km e da un passaggio di 2 km nel parco Sempione, che ha visibilmente rallentato il tempo. Chiudo in 1h23:19 e in 115° posizione su 4121 partenti.

Per alcuni questo può essere un risultato modesto, per altri ambizioso. Per me sicuramente un risultato non scontato soprattutto considerando la condizione di partenza a metà settembre.

Cosa fare quindi? Per rendere l'argomentazione più semplice ho scelto di presentarla per punti.

1) Conoscere il proprio motore mentale.
Come illustrato nel mio libro "Stress e Performance Atletica", ogni atleta ha uno specifico motore mentale. Esistono motori diesel, benzina, gpl e a funzionamento misto A e B. Ciò che li differenzia è la quantità di stress necessaria per rendere al meglio.
Una preparazione per essere cucita su misura deve partire da questa domanda: qual è il mio motore mentale? Solo se conosco il mio funzionamento potrò operare correttamente nelle fasi di preparazione, pre-gara, gara e recupero.
Questo è l'aspetto fondamentale. La qualità delle nostre performance è strettamente collegata al livello di stress. Ognuno di noi ha bisogno di una dose particolare e solo se inserisco il giusto carburante e nella giusta quantità il nostro motore può rendere al meglio.
Io gioco in casa. Ho sviluppato in prima persona il modello e sono uno psicologo. Conosco  quindi adeguatamente il mio funzionamento.
Io sono un Gpl e so che rendo al meglio con un livello di stress contenuto (io funziono così e tu?).

2) Analisi della situazione di partenza
Ho giocato a calcio fino ai 19 anni, poi fino ai 29 sono stato abbastanza sedentario. Negli ultimi 6 anni ho praticato attività aerobica principalmente andando in bici e correndo nei mesi invernali. Ho preso parte a qualche gara in questi 6 anni, ma senza essermi preparato con metodo e soprattutto con pochissimi lavori di qualità, che poco amo e che quasi mai svolgo. So che da ragazzo me la sono sempre cavata nelle campestri scolastiche e nelle granfondo ciclistiche arrivo generalmente nel primo 20% della classifica. 
Podisticamente ho alle spalle due mezze maratone corse nella mia città natale, Busto Arsizio. La prima fatta in relax nel 2015 e la seconda nel 2016 in 1h28:27 al meglio delle mie possibilità, dopo 2 mesi di allenamento e un mese precedente di inattività completa e qualche kg di troppo (agosto). Per completezza c'è stato anche 1h26:10 un mese fa a Gallarate nella gara di avvicinamento.
Perchè questa analisi? Seneca afferma che "non esiste vento favorevole per un marinaio senza porto". Potremmo riformularla così: non esiste vento favorevole per uno sportivo senza un obiettivo definito con cura.
Senza un'analisi delle situazione di partenza la scelta di un obiettivo rischia di essere o troppo esigente o poco motivante.

3) Scelta di un allenatore 
Collaborare con una persona più competente di me mi ha aiutato a ridurre possibili fattori di stress. Questo è accaduto perchè sapevo di potermi fidare ciecamente di Stefano Ruzza, per la sua notevole mole di esperienza come podista e perchè so che ha un ricco bagaglio di competenze maturate dalla lettura della bibliografia.
Sapevo inoltre che Stefano conosce il modello dei motori mentali e sa che se vengo posto sotto eccessiva tensione tendo a saltare. Questo lo ha aiutato a delineare un piano di allenamento su misura e definire un percorso di avvicinamento alla gara obiettivo a basso tasso di stress.
Stefano inoltre ha come dote l'essere molto flessibile. Avendo io un lavoro poco prevedibile, con giorni in cui mi è quasi impossibile allenarmi, sapevo che il piano di allenamento avrebbe richiesto diverse modifiche.
Inoltre Stefano è un allenatore con uno stile lasseiz faire. Mi piace interpretare quanto mi viene detto e non seguire mai alla lettera. Per queste ragioni sapevo che il mio motore mentale poteva funzionare al meglio con questo Coach.

4) Definizione degli obiettivi
Esistono obiettivi di risultato e di performance. Mi conosco e so che gli obiettivi di risultato generano in me forte stress, mentre quelli di risultato uno stress inferiore. Conoscendo il mio motore mentale ho quindi optato per definire un obiettivo di performance e non curarmi del risultato.
A fronte della mia storia sportiva e del mio livello di partenza, mi sono confrontato con il coach e abbiamo optato per puntare a 1h26. Nel corso della preparazione abbiamo ridefinito l'obiettivo in 2 momenti. Visti miglioramenti dei miei tempi siamo passati prima a 1h25 e poi a 1h24 che era l'obiettivo alla partenza della Milano Half Marathon. 

5) Allenamento mentale
Per ottimizzare le prestazioni è importante accedere ad uno stato di Flow, di flusso, in cui tutto riesce facile. Non tutti accediamo allo stato di Flow allo stesso modo. Alcuni di noi hanno bisogno di caricarsi, altri di rilassarsi (e torniamo all'importanza nel comprendere il proprio motore mentale). 
Io so che ho bisogno di rilassarmi ho quindi optato per utilizzare delle sessioni di Training Autogeno applicate alla corsa. Questa metodologia è simile al Mindful Running, ma con delle differenze sostanziali. Non so se esiste della biliografia specifica, perchè è una procedura "fatta in casa". 
Questa abilità l'ho sviluppata nel corso degli ultimi anni. Si impara in una decina di sedute, ma la si possiede solo se allenata con costanza. Nella prima fase di allenamento non l'ho utilizzata, per non dedicare troppo tempo allo sport. Con l'avvicinarsi della gara e il montare dello stress ho iniziato a introdurla nelle sedute di corsa lenta e prima di dormire.
Sottolineo il fatto che se un atleta non è un Gpl come me tale tecnica potrebbe portare a un decremento prestativo. Conoscersi è quindi fondamentale e i più grandi atleti che ho intervistato hanno in comune questo aspetto.

6) Allenamento
L'allenamento per me più stressante sono le sedute di qualità. Come già spiegato altrove gli infortuni accadono più frequentemente quando il livello di stress non viene monitorato. 
Malanni di stagione e una piccola contrattura sono arrivati sempre dopo queste sedute. All'avvicinarsi della gara obiettivo e con l'aumentare dello stress ad essa connesso, ho cercato di seguire le sedute di qualità pianificate, ma senza ammazzarmi se mi sentivo stanco o se saltavo qualche passaggio. 
Chiaro è che se una seduta è strutturata in un dato modo va fatta in un dato modo, ma io conosco il mio motore mentale e volevo evitare di andare in burnout o overtraining. Come filosofia ho quindi optato per puntare un pò più in basso, ma arrivarci piuttosto di puntare al mio massimo per poi saltare.
Come sempre quanto detto è valido perchè sono un Gpl, se siete un Diesel, un Benzina o un Ibrido non vale.

7) Organizzazione di vita
Sono un libero professionista. Alcuni giorni esco alle 6.30 di casa e torno alle 21. Alcuni giorni ho molte ore libere. Alcune settimane tengo un ritmo incessante e allenarmi e richiede doti da equilibrista, altre settimane sono molto libero.
La mia vita lavorativa è decisamente stressante. Lo sport vissuto in maniera metodica è uno stress ulteriore, per me. La domanda a cui dovevo rispondere è stata "come posso migliorare e allenarmi con una costanza e un metodo buono, senza esagerare?"
Mi sono allenato una media di 5 giorni a settimana. Per non caricare eccessivamente il livello di stress quando capitava la settimana con iper lavoro optavo per 4 allenamenti senza troppi patemi d'animo.
Come sempre quanto detto è valido solo per me. Non è detto che funzioni per altri, perchè ognuno ha un motore mentale differente.

8) Gestione alimentare
Mangiare bene fa andare più forti e questo è ovvio. Curare l'aspetto alimentare è però una fonte di stress e io ho bisogno di rimanere il più rilassato possibile. Ho scelto quindi di continuare a mangire senza curarmi della salute e concedermi anche diversi vizi (non fraintendetemi non ho una vita dissoluta).
Assurdo vero?! Lo è per molti, mentre per me è una fonte antistress necessaria. Io sono un Gpl. 

9) Settimana Pre-gara
L'avvicinarsi della gara obiettivo aumenta il livello di stress e il mio motore mentale va in automatico in difficoltà. Questo ha significato che la settimana prima della gara ho avuto tutta la muscolatura contratta e diversi problemi intestinali. Questi sintomi sono stati particolarmente inabilitanti la notte prima della gara.
Che fare? Mi conosco e questo basta. Con una prospettiva molto Zen sapevo sarebbe accaduto. Diciamo che non sono andato in ansia perchè avevo l'ansia. Questo mi ha aiutato a non fare in modo che raggiungesse livelli eccessivi.
Ci tengo a mettere in evidenza questo aspetto per mostrare come io non sia caratterizzato da una particolare tempra mentale (ho molte doti mentali, ma non gestisco bene la tensione). L'unico motivo per cui non sono saltato in questa situazione è perchè conosco il mio motore mentale e mi sono prefigurato le mie difficoltà.
Come gestire al meglio la settimana pre-gara dal punto di vista mentale? Dipende! Da cosa? Indovinate.... Dal motore mentale che vi contraddistingue!

10) Pre-Gara e Gara
Mi sono scaldato muscolarmente e ho fatto stretching. Camminando verso la griglia ho fatto Mindfulness e in griglia ho fatto Training Autogeno. In questi anni ho costruito delle immagini mentali che mi aiutino ad affrontare i momenti più difficili e le ho recuperate nei momenti di leggera crisi durante la corsa, attraverso tecniche di visualizzazione.
Negli ultimi km ho invece utilizzato un dialogo positivo, per ottenere un effetto Boost.
Voglio mostrare quanto la mente sia stata presente durante la gara, seppure non abbia quasi mai pensato concretamente. Credo l'unico pensiero sia stata una riflessione teorica inerente le modalità per facilitare lo stato di Flow in diverse situazioni di corsa, ma mi ha accompagnato per un paio di km, poi ho scelto di cacciarlo via.
Svuotare la mente non è semplice. Non mi riesce quasi mai, a meno che non mi prepari specificamente a svuotarla e lavori in modo finalizzato.

11) Conoscere se stessi
Non sono molto bravo a gestire la tensione, ma ho una spiccata grinta agonistica. So che la mia grinta non si sveglia sempre. La posso utilizzare solo in determinate occasioni. Quanto ho fatto è stato ricreare le condizioni per utilizzarla a pieno.
Utilizzarla nella prima meta di gara mi avrebbe portato fuori giri. Tutte le volte che bussava, l'ho fatta attendere. Gli ultimi 6 km quando ho sentito l'odore del traguardo l'ho fatta comparire sulla scena, introducendo anche il dialogo positivo.
Parlavo con me ad alta voce, incitavo i podisti che superavo. So che può essere un'arma a doppio taglio, ma come credo sia ovvio conoscendo se stessi le armi diventano strumenti. Impari ad afferrare il coltello dalla parte del manico e non dalla lama.

ARTICOLO A CURA DI:
Cesare Picco autore Stress e Performance Atletica
Psicologo/Psicoterapeuta e psicologo dello sport

lunedì 27 novembre 2017

Dialogo col campione: Niccolò Bonifazio

Niccolò Bonifazio è uno dei ciclisti più promettenti del panorama italiano.

Nel suo palmares può già vantare alcuni importanti successi: Coppa Agostoni, Gran Premio di Lugano ed una tappa al Tour de Pologne.

Nel 2015 conclude 5° alla Milano Sanremo.











Ciao Niccolò, ti dedichi ad uno sport di endurance. Quali sono le caratteristiche mentali che contraddistinguono lo sportivo di endurance?
Sono caratteristiche che si costruiscono nel tempo. L'atleta di endurance è semplicemente uno sportivo che si è costruito in anni di allenamento.
Una persona normale, anche se molto dotata, non potrebbe mai competere ad alto livello in uno sport di questo tipo, perché non ha la base sia mentale e fisica costruita in anni di preparazione. La fatica tempra il corpo e la mente. 

venerdì 24 novembre 2017

Cosa significa la parola "sport"?

Qualche giorno fa navigando su Facebook vedevo comparire sulla mia pagina personale una mole notevole di post che rimandavano allo sport. Messaggi ironici o critici inerenti la debacle della nazionale di calcio, foto o resoconti di running, di pedalate intorno a laghi, di scambi e partite tennistiche e molto altro ancora.
 
Vedendo questo fermento mi sono domandato che cosa sia lo sport e quale fosse il significato del termine. Internet per queste domande è uno strumento meraviglioso, basta digitare il quesito su google e puoi trovare un mondo di informazioni.

Da una piccola ricerca ho potuto scoprire che l'etimologia della parola sport ha radici latine. Il termine deriva infatti dalla parola "deportare", ovvero "uscire fuori porta" per praticare l'atività sportiva. Lo sport era quindi un'attività che poteva avere inizio quando si varcava in uscita la porta della città.

sabato 18 novembre 2017

Le riflessioni di uno psicologo che prepara la mezza maratona di Milano

Ho lasciato l'agonismo sportivo più di 15 anni fa. Avevo circa 19 anni e avevo voglia di godere a pieno delle serate con gli amici e dedicarmi all'università. Non è stata una vera e propria scelta, ma non avevo più il desiderio di fare sport in modo competitivo.

Non che fossi un grande atleta. Giocavo a calcio ad un livello medio. Avevo piedi da muratore che compensavo con grinta e intelligenza tattica, ma le mie qualità erano senza dubbio limitate. Mi impegnavo molto negli allenamenti e cercavo di dare il massimo per fare parte dell'undici titolare e per vincere le partite.

Come ho detto però ho lasciato e da allora ci sono state tante partite a calcetto, magari anche scommettendo il campo, e birre in compagnia a seguire. La forma era sparita, ma mi divertivo.

Alla soglia dei 30 anni ho scoperto la bici. La libertà che riusciva a comunicarmi era meravigliosa. Molti sono i ricordi legati alle due ruote. Alle elementari ero l'unico bambino che andava a scuola in bici. Tutti venivano accopagnati dai genitori, mentre io, solitario, entravo nel cortile retrostante la scuola a legare la mia bici.

Per me la bici è il simbolo della mia precoce indipendenza e forse per questa ragione la amo in modo così viscerale.


lunedì 6 novembre 2017

New York City Marathon: onore all'Italia

Più di 3000 italiani al via della più grande e numerosa maratona al mondo. Tra le vie della grande mela una schiera di podisti ha tenuto alto il nome italiano. Tutti hanno sofferto, sudato, si sono divertiti e si sono conquistati il traguardo dei 42,195km.

Tra tutti i connazionali al via, alcuni più di altri hanno brillato. Sara Dossena nata a Clusone e residente a Gallarate ha messo la testa davanti al gruppo di testa, ha corso con intelligenza e consapevolezza e ha chiuso al 6° posto in 2h29:39.
Le telecamere si sono soffermate spesso su di lei e abbiamo potuto ammirare la sapienza nel gestire i rifornimenti. Spesso ha preso l'ultima borraccia disponibile evitando rischi di cadute e non spezzando il ritmo di corsa.

Francesco Puppi, guanzatese fresco vincitore del titolo mondiale di corsa in montagna sulle lunghe distanze, ha avuto l'onore di partire in prima fila e di rimanere in scia del gruppo di testa per il primo quarto di corsa. Chiude all'esordio in maratona come primo italiano, con il tempo di 2h25:35 e un 19° posto assoluto.

Massimiliano Milani responsabile marketing in una multinazionale chiude al 53° posto con il tempo di 2h33:15 e conquista la vittoria nella categoria MM45, ovvero dai 45 ai 49 anni di età. Partito dall'Italia nella giornata di sabato è a di ritorno dopo meno di 48 ore per dirigersi in Francia per lavoro.

Noi di Psichesport questi 3 campioni li abbiamo intervistati negli ultimi 2 anni. Non diteci che avete perso le loro interviste dove ci raccontano del loro approccio mentale allo sport! Se siete interessati basta cliccare sui loro nomi e potrete accedere alle loro interessanti interviste!




STRESS e PERFORMANCE ATLETICA

Edizioni: Psiconline
Autore: Cesare Picco - psicologo/psicoterapeuta e psicologo dello sport
Argomento: esistono 5 tipologie di motori mentali. Ognuno di essi ha bisogno e funziona al meglio con uno specifico livello di stress.
Conoscere il proprio motore mentale permette di comprendere cosa fare e come ottenere gli obiettivi sportivi che ci prefiggiamo.
Recensione: da The Running Pitt - sito di riferimento per podisti evoluti
Prezzo: 13,60 su Amazon
 





sabato 4 novembre 2017

Cosa fanno i nuovi manager? Corrono!

Sono un giovane professionista di 35 e da più di 10 anni sono ormai nel mercato del lavoro.
Ho avuto la sfortuna di uscire dall'università in un periodo storico di profonda trasformazione. Il 2005 ha visto l'avvento della crisi economica, che è cresciuta fino ad esplodere nel 2008 e che tutt'oggi fa sentire la sua presenza. 

Ho visto in questo periodo il mondo del lavoro modificarsi fin nelle sue più profonde fondamenta e con lui i desideri e le aspettative dei giovani che guardano al futuro. L'idea del posto fisso, di un contratto a tempo indeterminato, della sicurezza, della stabilità, della continuità, della progettualità, sono state spazzate via da un lavoro sempre più frammentato e da una precarietà ontologica.
Anche nell'ipotesi di un contratto a lungo respiro la formazione e la crescita continua minano la possibilità di non mutare. Il lavoratore moderno è un lavoratore che deve saper mutare, crescere e mettersi continuamente in discussione.

domenica 29 ottobre 2017

Quando crolla la testa, crolla anche il corpo: Il Choking

La traduzione letterale del termine Choking significa "soffocamento". 

Ciò che viene soffocato sono il nostro talento e le nostre potenzialità. In una situazione di Choking si assiste ad un crollo repentino della prestazione e un deterioramento delle nostre capacità atletiche. Spesso si utilizza questo termine per spiegare crolli sportivi o fallimenti difficilmente prevedibili.

venerdì 13 ottobre 2017

Il riscaldamento mentale nel pre-gara

Esistono delle strategie per settare al meglio la mente nel periodo che immediatamente precede una competizione? La risposta è decisamente affermativa, ma può assumere forme differenti in relazione all'atleta che la pone. Molto utile a tale riguardo è comprendere il proprio motore mentale.
Non esiste una strategia che funzioni per tutti, ma esiste una strategia che funziona per me. Qualsiasi professionista proponga una tecnica "panacea" generica e generale è, a mio avviso, o poco competente o in mala fede. Il compito e la competenza di uno psicologo consiste nel comprendere il proprio interlocutore e nel fornire uno stimolo ad hoc relazionato ai suoi bisogni.
Quanto propongo nelle righe seguenti è di conseguenza solo uno spunto di riflessione e una possibilità da intraprendere, ma non un suggerimento valido per tutti. Se questa possa funzionare o meno dipende da una serie di variabili connesse alla personalità dell'atleta.

martedì 10 ottobre 2017

Dal Basso verso l'alto: il Paradiso dopo l'Inferno

3’27” da recuperare sui fuggitivi, quasi 7’ di ritardo dalla maglia rosa David Arroyo, discreto scalatore spagnolo primo in classifica grazie a una fuga bidone da 40 uomini sottovalutata nella tappa abruzzese. Tra di loro Evans, Cunego, Sastre, Scarponi e Nibali, 8 grandi giri vinti in totale. Tutti da abbattere per ritornare sul trono.14 tappe alle spalle, lo Zoncolan sotto i suoi pedali.

Ivan Basso il 23 Maggio 2010 era sull’orlo del baratro. Prima della controversa squalifica al termine dell’Operacion Puerto era considerato l’erede di Lance Armstrong. Sarebbe diventato l’uomo da battere una volta chiusa l’epopea del texano, l’indiscusso numero 1 del ciclismo italiano (almeno per quanto riguardava le corse a tappe). Un volo da iniziare, ma terminato subito con uno schianto sulla realtà della giustizia sportiva.
Ivan Basso era sull’orlo del baratro perché doveva dimostrare qualcosa a tutti, in primis a se stesso. Doveva dissipare i dubbi della gente, dimostrando a tutti di essere ancora quello di prima. Doveva dimostrare che i successi, i traguardi e le gioie ottenute negli anni non fossero frutto di aiuti, ma tutta farina del suo sacco. La sua carriera in un singolo Giro d’Italia. A 33 anni difficilmente avrebbe avuto più possibilità.

martedì 3 ottobre 2017

Peter Norman, l'eroe silenzioso

Tommie Smith e John Carlos sul podio di Città del Messico, nel 1968, con il pugno alzato, avvolto in un guanto nero, i piedi scalzi e il capo chino mentre nello stadio risuonava l’inno americano è, sicuramente, una delle immagini più forti del XX secolo. Un’immagine di protesta, di lotta, di giustizia. La lotta contro l’apartheid, la lotta contro un mondo che non li voleva lì.
Tommie e John scelsero di rischiare, mentre dietro le quinte il capodelegazione USA prometteva conseguenze. “Se ne pentiranno tutta la vita”, parole pesanti per un gesto fortissimo.



Ci sono proteste “rumorose” come quella dei due ragazzi afroamericani, ci sono proteste “silenziose”, come quelle di Peter Norman, il secondo classificato in quella gara storica. Peter non alzò il braccio, non si unì fisicamente al gesto dei due. Rimase immobile, con il capo alzato e la schiena dritta. Impassibile, ma non distaccato.

martedì 8 agosto 2017

Dialogo col campione: Sara Varone

Sara Varone è una Karateka e psicologa dello sport.

Sara Varone ha ottenuto numerosi titoli a livello nazionale e internazionale. Nel 2016 ha terminato l'attività agonistica e oggi insegna Karate e Krav Maga.











Ciao Sara, pratichi Karate da più di 20 anni e hai vinto titoli a livello mondiale e nazionale. Quali credi siano le caratteristiche mentali che contraddistinguono un atleta in questo settore?

Ho vissuto tutte le mie fasi di vita insieme al Karate. Pratico da quando avevo 5 anni, quindi dal 1995. In ogni momento della mia pratica mi sono accorta che ci sono aspetti mentali che contraddisguono un Karateka.
Uno di questi è la concentrazione. Il Karate è fatto da tecniche di una certa difficoltà, a livello motorio e coordinativo. Sono movimenti che non si fanno tutti i giorni. Se non sei in grado di mantenere l'attenzione, apprendere diventa molto difficile.
Altro aspetto importante è il saper tenere duro. Questa risorsa si situa a metà strada tra l'automotivazione e la resilienza. Solo se sai tenere duro sei in grado di uscire da situazioni svantaggiose. Questo vale durante il combattimento in palestra, che si chiama Dojo, sia in situazioni esterne. Il Karate, a differenza di altri sport, può essere applicato anche in situazioni di vita, vista la sua efficacia in termini di difesa personale.
Altra dote mentale fondamentale riguarda la capacità di gestire la propria emotività: in gara, allenamento e in termini di difesa personale.

venerdì 28 luglio 2017

Perchè spegnere il cervello in gara

Questo post non è un vero e proprio articolo, ma solo una riflessione basata su un dato che ho scovato in un libro che sto leggendo. Il libro si intitola "Primo non nuocere. Storie di vita, morte e neurochirurgia" ed è stato scritto da Henry Marsh un neurochirurgo inglese con una formazione universitaria eterogenea. Oltre ad una laurea in medicina, ha studiato: filosofia, scienze politiche ed economia.
La professione del neurochirurgo consiste spesso nell'operare pazienti a cranio aperto e nell'asportare tumori. Nel libro, bellissimo e che consiglio vivamente di leggere, spesso l'accento viene posto su un dato: "il 25% del sangue che il cuore pompa ogni minuto viene diretto al cervello".
Questo dato spiega l'attenzione particolare che ogni neurochirurgo deve porre nel non recidere una vena cerebrale. Cosa può però dirci rispetto l'attività sportiva? Secondo me molto.

martedì 25 luglio 2017

Chris Paul, il dolore nelle mani

I vincenti si vedono alla partenza.

‘C’era una volta in America’ non è solo il titolo di un film da cui la nostra citazione è stata tratta, ma anche l’inizio di una favola ambientata negli Stati Uniti di qualche anno fa.
15 Novembre 2002, mentre in Italia si spegneva Frate Indovino, dall’altra parte dell’oceano Atlantico un sessantunenne vedeva la vita sfuggirgli tra le mani, mentre rimaneva appoggiato a un albero in rivoli di sangue rosso. Nathaniel Jones era a terra, in un parco, mentre non molto distante il nipote Chris si preparava a una partita di basket liceale. Un fulmine a ciel sereno. Una vita spezzata da un gruppo di ragazzi coetanei del nipote.


lunedì 24 luglio 2017

Dialogo col campione: Domenico Illuzzi

Domenico Illuzzi è un giocatore di Hockey su pista.

Vincitore dello scudetto con Lodi nella stagione 2016/2017 è uno dei pilastri della nazionale italiana con cui ha conquistato un titolo europeo nel 2014 e un secondo posto europeo nel 2016.






Ciao Domenico, se dovessi suddividere il successo sportivo in allenamento, doti atletiche e testa, quali sarebbero le percentuali? Puoi spiegarmi la tua scelta?

Secondo me le doti atletiche contano per il 40%, l'allenamento il 30% e la testa per il 30%. Le doti atletiche sono alla base del successo. L'allenamento è fondamentale, ma non basta per vincere. La testa gioca un ruolo fondamentale soprattutto nel saper fare la cosa giusta al momento giusto. 

martedì 18 luglio 2017

La guerra di Contador: testa, cuore e fantasia

Rientrare alle corse dopo quasi un anno di inattività non è semplice, ma se ti chiami Alberto Contador e hai contribuito a scrivere la storia del ciclismo questa difficoltà appare meno insormontabile. Era il 2012, quando nella diciassettesima tappa della sessantasettesima edizione della Vuelta Espana il madrileno ha mostrato al mondo di che pasta fosse fatto.



Che fosse un campione era fuori discussione, Vuelta, Giro e Tour erano già nel suo palmarès, ma dopo la controversa squalifica nessuno si sentiva più di scommettere su di lui. L’anno fermo, il morale basso per la revoca di un Tour e un Giro d’Italia, quest’ultimo vinto dominando, e una coppia di spagnoli tirati a lucido, Valverde e Rodriguez, sembravano ostacoli troppo ardui da superare. Perfino per lui, abituato a soffrire, dopo aver combattuto contro un aneurisma cerebrale che, nel 2004, sembrava avergli compromesso vita e carriera.

sabato 15 luglio 2017

Dormire al meglio la notte prima di una competizione. Come fare?

Un allenamento metodico e di buona qualità non è sufficiente per arrivare nella migliore condizione fisica alla data di competizione. Un tassello fondamentale consiste nel riuscire a godere di una notte ristoratrice e nel dormire un numero sufficiente di ore la notte precedente.

Vista la possibile tensione pre-gara potrebbe però essere complicato addormentarsi. L'abitudine a competere sicuramente aiuta a normalizzare l'aspetto situazionale, ma può permanere una tensione di fondo legata ad aspettative, desideri e possibili insicurezze. Accedere al mondo di Morfeo può quindi non essere il compito più semplice al mondo.

venerdì 7 luglio 2017

Allenamento mentale: i 5 principi della visualizzazione

La visualizzazione è uno strumento sempre più utilizzato nello sport professionistico e di alto livello. Come dimostra l'effetto Carpenter, possiamo allenare gesti e schemi motori attraverso l'attività immaginativa. Immaginando di muovere il mio braccio destro, invierò una stimolazione, non sufficientemente forte per produrre un movimento reale, ma sufficiente per essere archiviata nelle traccie mnestiche che compongono la mia memoria.

martedì 4 luglio 2017

Antonio Cassano, un turista a Madrid

Rifiuto l’offerta e vado avanti.

Una frase degna di Affari tuoi. Non la pronunciò esattamente così, Antonio Cassano, quando nel Novembre del 2005 decise di non apporre la sua firma sul nuovo contratto propostogli dalla Roma, ma il senso non fu molto diverso. 3,2 milioni annui per 5 anni, tanto gli offrì la Roma dei Sensi per poterlo tenere ancora nella capitale. Non bastò. Fantantonio voleva di più. Più soldi, più vittorie, più clamore.


Nel gennaio 2006 Cassano passa al Real Madrid per l’irrisoria cifra di 5 milioni di euro. Nulla se paragonata alle cifre che girano adesso sul mercato, poco anche se confrontato con le cifre di allora, ma sufficiente per convincere la Roma a lasciarlo andare, pur di non perderlo a parametro zero a fine stagione. Pagato 60 miliardi di lire a soli 20 anni, lasciato andare per 4 spiccioli pochi anni dopo. Una minusvalenza clamorosa, per un giocatore clamoroso. Incontrollabile, bipolare, folle, ma tecnicamente clamoroso.

venerdì 30 giugno 2017

Tecnica di concetrazione: l'arcobaleno

Concentrarci non significa solo accrescere la concentrazione. Spesso significa sottrarre, lasciare spazio, fare in modo che la mente si liberi. Seguendo un'ottica sottrattiva, ci troveremo improvvisamente concentrati.
La tecnica dell'arcobaleno, suggerita da A. Jodorowsky nel suo libro "Psicomagia", agisce in questa direzione. Impegnandosi in una semplice attività, le parole ed i pensieri iniziano a dissolversi e la concentrazione germoglia come autogenerandosi.

martedì 27 giugno 2017

Vampeta: un Gabigol con baffo e sorriso

Metà vampiro, metà diavolo, un intero fallimento in campo. La parabola calcistica del calciatore più disprezzato e ‘perculato’ dalla tifoseria nerazzurra. Se non l’aveste capito, si parla di Marcos André Batista Santos, meglio noto come Vampeta. 



Vampeta è un lampo verdeoro con i baffi, un momento di pura estasi e sorrisi nei ricordi degli amici juventini, un fallimento nella memoria dei tifosi nerazzurri, un macigno da trenta miliardi di lire per Massimo Moratti. 30 miliardi, tanto lo pagò l’ex presidente nerazzurro nel 2000, quando lo soffiò alla Fiorentina, dopo che Antognoni lo definì un ‘Tardelli moderno’. Vampeta, l’unione di vampiro e diavolo che popola ancora gli incubi di molti di noi.

giovedì 22 giugno 2017

Tecniche di rilassamento: la respirazione 4-6-4


Nell'articolo di oggi proponiamo un esercizio, pratico e semplice, utile a ridurre lo stato di attivazione, attraverso il controllo cosciente del ritmo del respiro. Il tempo necessario per svolgere questa attività è di circa un minuto. Può quindi essere inserita in diverse fasi che precedono la competizione o in frangenti della competizione stessa.

Quando utilizzare la respirazione 4-6-4? Durante la giornata che precede la gara, inserendola tra gli esercizi del riscaldamento; in griglia di partenza; durante gli intervalli previsti dalla competizione.

martedì 20 giugno 2017

Tout pour le Tour: Greg LeMond

Ci sono corridori che ci mettono anni a trovare la propria strada, tra gregariato e capitani pesanti. Corridori che non riescono mai a uscire dall’ombra, rimangono in gruppo, vivendo per qualche momento di gloria. Capitani e gregari, due facce della stessa medaglia, aiutarsi e vincere insieme.
Non sempre, però, la differenza tra capitano e gregario è così netta. A volte, infatti, il nuovo che avanza è talmente forte da sconvolgere gli equilibri e mettere in difficoltà anche chi, l’anno prima, aveva vinto il Tour de France. Si pensi a Jan Ullrich e Bjarne Riis, 1996 e 1997, con il gregario in rampa di lancio più forte del capitano ultratrentenne. Si pensi a Greg LeMond e Bernard Hinault.

1986, l’americano aveva 25 anni, non aveva ancora raggiunto la piena maturità fisica, ma il suo indiscutibile talento lo avevano portato a una continua e costante progressione, un rapido salire di colpi cominciato con la vittoria nel campionato del mondo su strada e proseguito con due podi consecutivi al Tour. Terzo prima, secondo dopo. Due podi, alle spalle di qualcuno che, fino a quel momento, era un dominatore assoluto. Hinault, nel 1986, aveva già vinto 5 Tour de France e poteva tentare l’impresa sfuggita a due grandi delle due ruote come Anquetil e Merckx. 32 primavere sulle spalle, l’ultima occasione per provarci.

martedì 13 giugno 2017

Dialogo col campione: Pasquale Maione

Pasquale Maione è un giocatore di pallamano, che milita tra le fila della Junior Fasano.

Pivot e capitano della Nazionale italiana, Pasquale Maione vanta nel suo palmares: 1 Coppa Italia con Secchia; 1 Scudetto e 1 Coppa Italia con Conversano; 2 Scudetti e 2 Coppe Italia con Bolzano; 1 Scudetto e 1 Coppa Italia con Fasano.

Con la Nazionale Italiana ha raggiunto un quarto posto ai Giochi del Mediterraneo del 2013.









Se il successo fosse il risultato di testa, doti atletiche e allenamento, quali percentuali assegneresti a queste componenti? 

Allenamento 45%; Testa 35 %; Doti atletiche 20%.

mercoledì 31 maggio 2017

Libreria dello sport: Ciclismo. Teoria e pratica dell'allenamento

Chi è l'autore: Francesco Confalonieri e Fabio Vedana.

Di cosa parla: seppure questo non sia un libro estremamente recente, riesce a fornire una panoramica di tutte le componenti che permettono una crescita sportiva sulle due ruote.
Il libro si concentra su numerosi argomenti: cenni di fisiologia dell'esercizio fisico; teoria dell'allenamento; pratica dell'allenamento; fatica e sovrallenamento; valutazione funzionale; approccio alla gara; scelta della bicicletta; alimentazione e integrazione; cardiofrequenzimetro; programmi di allenamento.

A chi può interessare: Indicato per gli amatori evoluti che desiderano scoprire i principali allenamenti praticabili sulle due ruote e che desiderano ragionare sulla strutturazione di un piano di allenamenti. 

lunedì 29 maggio 2017

L'importanza dei genitori nello sport

La passione genera passione? Nello sport sembrerebbe proprio così! Un'indagine svolta da CONI e Istat nel 2014, evidenzia come lo svolgimento di un'attività sportiva da parte di bambini e adolescenti sia strettamente connessa alla concezione che dello sport viene fornita dai genitori e dall'importanza che lo sport riveste per loro.

I dati parlano chiaro, seppure siano di estrema semplicità. Molto più frequente è trovare un giovane che pratica sport quando anche i genitori lo praticano. Concentrandoci sulla fascia d'età che va dai 3 ai 24 anni, possiamo constatare che, se entrambi i genitori sono sportivi, nel 79,1% dei casi loro figlio praticherà SPORT. Se, invece, solo uno dei due genitori pratica sport la percentuale scende al 42,2% dei casi.

martedì 23 maggio 2017

La rimonta di Bartali

21 minuti da recuperare. Il sogno giallo pronto a sfumarsi alle prime ore del mattino del 13 Luglio. La maglia di leader sulle spalle di Bobet, un ventitreenne di talento che, solo pochi anni dopo, si sarebbe trasformato da promessa a campione, dominando il Tour in tre anni consecutivi. Il pronostico contro, i giornalisti italiani tornati in patria perché lo consideravano spacciato, una sola idea in testa: provare.



Gino Bartali aveva 34 anni. Aveva vinto il suo primo Tour nel 1938, davanti a Vervaecke, prima che la Seconda Guerra Mondiale gli rubasse anni di vittorie. Anni senza competizioni, ma con la Resistenza nel cuore. Anni a consegnare documenti nascosti nella canna della bicicletta, sfruttando le gambe e la popolarità. Anni di lotta segreta.

giovedì 18 maggio 2017

Dialogo col campione: Gabriele Abate

Gabriele Abate è un runner specializzato nella corsa in montagna.

Nel suo palmares figurano prestigiosi traguardi. Gabriele Abate è stato: Vice Campione individuale 2005 di corsa in Montagna a Wellington (New Zeland) e Vice Campione Europeo 2011 di Corsa in Montagna a Bursa (Turchia).

A squadre ha conquistato i titoli mondiali nel 04’, 05’, 07’, 08’, 11' e il titolo europeo negli anni 05’, 06’, 07’, 08’, 10', 11', 12'

A livello nazionale ha ottenuto il titolo di Campione Italiano Lunghe Distanze nel 2010, 2011 e 2012







Ciao Gabriele, sei molto conosciuto nell'ambiente della corsa. Per chi non ti conosce, ma anche per chi ti conosce, puoi spiegare quali sono i tuoi principali punti forti che ti rendono un atleta di alto livello?

Sicuramente la testardaggine e poi sono molto meticoloso nella preparazione di un evento

venerdì 12 maggio 2017

Perchè spero non venga abbattuto il muro delle 2h in maratona

Sabato 6 Maggio alle 5.45 all'autodromo di Monza si è tenuto l'evento "Breaking2", organizzato dalla Nike, dove 3 atleti hanno provato ad abbattere il muro delle 2 ore in maratona. I protagonisti di questa sfida sono stati il keniano Eliud Kipchoge, l'etiope Lelisa Desisa e l'eritreo Zersenay Tedese.
 


Scorrendo Facebook, e leggendo le notifiche presenti sulla mia bacheca, ho percepito un notevole fermento sia tra gli appassionati di atletica, sia tra gli sportivi in generale. L'immaginario umano si è acceso per questa possibile impresa. L'uomo sarebbe stato capace ancora una volta di ridefinire i propri limiti? 

martedì 9 maggio 2017

Il primo lampo di Gilles

Critiche e polemiche. Stampa contro, colleghi stizziti, tifosi divisi. Un odi et amo costante che lo avrebbe accompagnato fino alla sua ultima corsa. Gilles Villeneuve era un poeta maledetto in versione pilota, il talento strabordante che faceva squadra con la follia e la sfortuna. Non era un pilota normale, era come un’acrobata nel grande circo della formula 1. Sempre sul filo, sempre in bilico, sempre sull’abisso, con la scelta giusta alle spalle e la il baratro del talento davanti.

8 Ottobre 1978. Gran Premio del Canada, il pubblico amico intorno, la sua Ferrari sotto al sedere. Davanti a se Jarier e Scheckter, quello che, l’anno successivo, avrebbe portato il titolo alla scuderia di Maranello. Le critiche nel casco, la fiducia di Enzo Ferrari. Pronto a tutto.

venerdì 5 maggio 2017

La somatizzazione: quando i pesi della mente parlano attraverso il corpo

A cosa ci si riferisce quando si parla di somatizzazione? La mente e il corpo sono strettamente collegati e si influenzano vicendevolmente. Se avete mai sperimentato tecniche di respirazione, potete comprendere come attraverso una modulazione, volta a rilassare il corpo, possa prodursi una stato di quiete anche tra i nostri pensieri. Come il corpo influenza la mente, così anche la mente ha la capacità di influenzare il corpo. Questo può accadere sia in una direzione di benessere, che di malessere.

Con il termine "somatizzazione" si intende il meccanismo che permette di trasformare i processi psichici in somatici, coinvolgendo il sistema endocrino ed immunitario. Nel concreto, tensioni e conflitti di origine prettamente psicologica si materializzano in una sintomatologia fisica, che può lasciare intuire la presenza di un disturbo di natura organica. In questo caso specifico, però, i sintomi non derivano né da una condizione medica generale, né dagli effetti diretti di una sostanza, ma solo dalla presenza di un disagio o da uno stato di tensione mentale.

martedì 2 maggio 2017

Walter Ray Allen, una tripla per cambiare la storia

‘Win or go home’. È la grafica impietosa che compare quando sei a una sconfitta dall’eliminazione nei playoff. È la pressione che si prova quando ogni minimo errore può essere fatale. È essere con le spalle al muro, mentre i tifosi sono in piedi sui seggiolini. Non sono solo parole, è uno stato d’animo.

19 Giugno 2013, a Miami siamo al sesto episodio delle Finals NBA. Il palcoscenico è tutto delle due contendenti, i San Antonio Spurs di Duncan, Parker e Ginobili, e i Miami Heat di James, Wade e Bosh. Due modi di essere grandi a confronto. Il passato contro il presente. Le gambe stanche di Tim Duncan contro l’esplosività dirompente di Lebron James. Ovest contro Est. La resa dei conti al termine della stagione.

venerdì 28 aprile 2017

L'elenco aggiornato delle interviste di psicologia sportiva

Senza dubbio la rubrica che caratterizza maggiormente www.psichesport.com e che lo distingue da i numerosi siti sportivi sono le interviste con i protagonisti di ciclismo, podismo, pallavolo, Trail e di svariate altre discipline.
In questo articolo vi presentiamo l'elenco aggiornato delle interviste consultabili, per conoscere il lato umano di molti campioni e per addentrarvi nei segreti della loro preparazione mentale:

giovedì 27 aprile 2017

Musica in Movimento: Genesis - The Lamb Lies Down On Broadway

La musica progressive non è mai stata considerata per tutti, e potrebbe non sembrare tale nemmeno per essere ascoltata durante un’attività sportiva. Eppure, nell’ecclettismo, nelle dinamiche, nelle strutture e nelle melodie di questa genere musicale in piena evoluzione nei primi anni ’70, si possono nascondere non pochi utili preziosi aiuti per accompagnare lo sport, oltreché, naturalmente, allargare i propri orizzonti musicali e ammirare le perfette esecuzioni strumentali. I Genesis sono da considerarsi trai i gruppi più importanti di quel periodo musicale, e il leader del loro primo periodo, Peter Gabriel, tra i migliori esponenti della musica pop-rock a livello assoluto. Tanti sono stati gli album degni di nota, direi tutti i loro primi 6 album, escluso il primo, ma il più importante e forse utile per il nostro obiettivo è proprio l’ultimo di questi, “The Lamb Lies Down On Broadway”, del 1974, che rappresenta anche l’ultimo lavoro di Gabriel con il gruppo. Ed è proprio Peter Gabriel ad essere l’assoluto protagonista dell’album doppio (della durata di oltre un’ora e mezza), inventore del soggetto del concept e autore di quasi tutti i testi.

martedì 25 aprile 2017

Ciao Michele...

Ciao Michele...

Il sorriso, gli occhi sinceri e la voglia di vivere. Questo era Michele Scarponi. Non era solo uno sportivo, non era solo un ciclista. Era un uomo. Era un ragazzo. Era semplicemente speciale.

Per questo motivo la sua morte ha sconvolto così tanto l’opinione pubblica, perché il suo sorriso, negli anni, ha lasciato il segno, scavando un solco nei cuori di chi lo vedeva correre. Michele non era un cannibale della bicicletta, non era il vincitore assoluto, era normale. Voleva vincere, ma sapeva perdere e, soprattutto, era capace di riconoscere i propri limiti, usandoli come un trampolino per superarsi.

lunedì 24 aprile 2017

Dialogo col campione: Massimiliano "Massi" Milani

Massimiliano "Massi" Milani è padre, manager e forte runner.

Negli ultimi anni ha ottenuto una crescita costante, che gli ha permesso di inserirsi tra i più forti podisti italiani over 40.

Conosciuti e apprezzati sono gli articoli di approfondimento sportivo, da lui, curati per therunningpitt.com









Ciao Massi, so che sei stato prima un runner “tapascione” e ora sei a tutti gli effetti un “agonista”. In passato c'era già una parte di te agonista? C'è ancora, in te, una parte tapasciona?

Sai Cesare, la risposta è abbastanza semplice. Ho iniziato un'esperienza professionale fuori dall'Italia che mi ha portato molto spesso, se non quasi sempre, a mangiare al ristorante. Nei primi due anni sono ingrassato in maniera importante. L'essere in sovrappeso è stato l'evento scatenante per iniziare a correre.
Quasi da subito mi sono reso conto di avere la possibilità di migliorare molto rapidamente. Poi, leggendo il famoso libro del professore sudafricano Noakes “The Lore of Running”, ho compreso come il principale fattore limitante per un Runner fosse la velocità. Io, nonostante il sovrappeso, correvo già abbastanza forte. Per darti un'idea, dopo poche settimane, anche se solo per un minuto, correvo a 3'40 al km. Partendo da questo presupposto, il mio percorso è stato pianificato, non tanto per aumentare la velocità, ma la resistenza alla velocità. Nel corso di 7 anni sono riuscito ad aumentare il numero di km da correre a un dato ritmo e in parte anche a correre più rapidamente.
Quindi, per rispondere alla tua domanda, da una parte non credo di essere mai stato un tapascione. Mi sono sempre dato degli obiettivi di miglioramento, seppure connessi alle mie di prestazioni e meno al confronto con gli altri. Non mi è mai interessato vincere o arrivare sul podio in una competizione. Il mio desiderio è sentirmi bene dal punto di vista mentale e raggiungere determinati obiettivi cronometrici.
Dall'altra parte, in me c'è sempre una parte tapasciona. Il mio approccio agli allenamenti è Slow. Cerco costantemente di allenarmi lentamente. Con i viaggi, gli spostamenti, lo stress derivante dal mio essere manager, non posso spingere al massimo. Solo 1 o 2 giorni a settimana posso correre forte. Il resto dei giorni io sono un tapascione. Sono un tapascione per l'80% del tempo.

venerdì 14 aprile 2017

Preparatore: si o no?

Una domanda che molti amatori o atleti eliti si pongono è se sia utile o meno lavorare con un preparatore sportivo. Credo non esista una risposta univoca, ma dipenda strettamente dall'atleta che se la pone e da alcune variabili che lo contraddistinguono. In questo articolo cerco di individuarne alcune e di spiegare come esse entrino in gioco:
  • Definizione obiettivi: una prima domanda che potete porvi è quanto siete abituati a definire degli obiettivi chiari, appetibili e raggiungibili? Un preparatore vi può supportare nel caso troviate delle difficoltà in questa importante attività;
  • Livello obiettivi: per raggiungere obiettivi con un livello di difficoltà basso o medio, l'importanza di un preparatore è, secondo me, limitata. Se invece tendete a spostare l'asticella sempre al un livello di difficoltà alto, un preparatore potrà aiutarvi a massimizzare le vostre performance; 

mercoledì 12 aprile 2017

Musica in Movimento: Eminem - Curtain Call (the hits)

Tutti conoscono Michael Phelps, “lo squalo di Baltimora”, nuotatore tra i più grandi sportivi di tutti i tempi, vincitore del maggior numero di medaglie d’oro nella storia delle Olimpiadi, che proprio grazie al nuoto, alle grandi doti fisiche, e in misura ancora maggiore, ad una smisurata ambizione agonistica, è uscito da enormi difficoltà famigliari, sociali e umane. Qualcuno ricorderà di averlo vista prima di una delle sue gare di nuoto intento a concentrarsi con le cuffie sulle orecchie. E che musica ascoltava? Semplice, ascoltava un altro grande personaggio uscito da mille difficoltà (anche se talvolta ricadutoci in malo modo) grazie ad una passione, stavolta la musica: stiamo parlando di Eminem, rapper di Detroit che a inizio 2000 conquistò le vette delle classifiche di tutto il mondo, rivoluzionando completamente la musica rap e l’hip-hop grazie ad una fantasia sfrenata, a una penna mirabolante (in suo favore si sono scomodati anche premi Nobel e il più grande songwriter di sempre, Bob Dylan) e un gusto per la provocazione a volte esagerata, nonché dalla particolarità di essersi impossessato, da bianco, di una musica tipicamente caratterizzante i neri d’America.
È certo però che questa provocazione, questo suo ribellarsi ai benpensanti americani, allo show business (di cui però faceva parte con enorme furbizia e bravura), e alla società americana, con i suoi testi colmi di rabbia e perfida ironia, può essere ben adatta per caricarsi in vista di svariate attività sportive, non solo finali olimpiche in piscina.

Nel consigliare un album, rimane però difficile trovare solo uno. Sono pregevoli tutti i suoi primi lavori (escludendo l’esordiente “Infinite”, quindi si parla di “The Slim Shady LP”, “The Marshall Mathers LP”, “Eminem Show“, “Encore”), quindi forse la cosa migliore è considerare “Curtain Call”, vero Greatest Hits dei suoi primi lavori, il migliore a riguardo, specialmente per chi ha difficoltà ad assorbire la canzoni rap più ricercate.

martedì 11 aprile 2017

Federer e Nadal, imperatori a Roma

Sarebbe bello se la gente e i media capissero che la nostra rivalità è positiva, senza tensione o cattiveria, ma con soprattutto tanto rispetto. Io, per esempio, quando ho visto vincere Roger a gennaio gli Australian Open mi sono emozionato e ho pianto con lui davanti alla televisione - Rafael Nadal

37 volte l’uno contro l’altro, di cui 23 in finale. 2 nomi incisi a fuoco nella storia del tennis, terra rossa contro erba, Svizzera contro Spagna, freddezza contro animo latino, potenza e tecnica contro…potenza e tecnica. Federer contro Nadal, la storia moderna del tennis in una rivalità esaltante, tra due stili agli antipodi.


Non ci sarà mai una rivalità come la nostra. Neanche quella tra Borg e McEnroe è a quel livello, anche se entrambi avevano grande personalità e uno era destro e l'altro mancino. Murray e Djokovic sono molto simili. Io e Rafa siamo opposti in tutto e questo ha spinto molto i tifosi a schierarsi per uno di noi due. - Roger Federer 
Nei 2 anni precedenti, i due tennisti si erano già affrontati e sfidati e lo spagnolo aveva stupito il mondo sconfiggendo, nel 2004, il neo numero 1 in classifica. Era appena un diciassettenne trentunesimo nelle liste ATP. Il dado era tratto, la rivalità in rampa di lancio. È il 2006, siamo a Roma, sulla terra rossa, mentre i primi caldi attanagliavano la capitale, stringendo i due atleti come in una morsa. Le due teste di serie a confronto per quella che si rivelerà la finale più lunga tra i due. 5 ore e 5 minuti. 5 set. 57 punti. Un ultimo capitolo al cardiopalma, fino all’ultimo secondo.