lunedì 29 febbraio 2016

SportivaMente - Enrico Brizzi

Enrico Brizzi è uno dei maggiori scrittori italiani.

Autore del Best Seller Jack Frusciante è uscito dal gruppo, tradotto in 24 paesi e divenuto film nel 1996.

Enrico Brizzi è un appassionato camminatore e fondatore della società "Psicoatleti ASD".

Lo sport ricopre un ruolo importante nelle pubblicazioni di Enrico Brizzi. Oltre a dare un ruolo da protagonista, nei suoi libri, ad atleti come all'ormai famoso Lorenzo Pellegrini, ha da poco curato la biografia del ciclista Vincenzo Nibali.









Sei un appassionato camminatore, un tifoso del Bologna e alcuni protagonisti dei tuoi libri, come Lorenzo Pellegrini, hanno una importante componente sportiva. Qual'è il tuo rapporto con lo sport?

Come molti italiani, sono un praticante passivo del calcio. Visti i risultati come calciatore del martedì sera, mi limito a sostenere la squadra della mia città.

In prima persona, invece, pratico con moderazione il ciclismo e con grande intensità l’escursionismo. Ogni anno cammino fra i 1500 e i 2500 chilometri, di solito ripartiti in uscite da un weekend nella brutta stagione e viaggi lunghi (fino a 12 settimane) in primavera-estate. Non sono sicuro che il viaggiare a piedi possa essere definito uno sport, ma di certo si tratta di un’attività all'aria aperta. E non penso che coinvolga solo piedi e polpacci. Basti pensare che l’associazione di camminatori che ho fondato ormai 12 anni fa, e ho l’onore di presiedere tuttora, si chiama “Psicoatleti ASD".


venerdì 26 febbraio 2016

Stress, overtraining e recupero

In diversi post di questo blog abbiamo affrontato il tema dello stress e di come questo sia associato alle performance sportive:





In questo post ci concentreremo specificamente in una spiacevole conseguenza a cui può portare l'accumulo eccessivo e smodato di stress, l'overtraining, e alcune indicazioni per un optare per le migliori strategie di recupero.

giovedì 25 febbraio 2016

Libreria dello Sport: Leonardo Soresi - Il ragazzo che cavalcava il vento

Chi è l'autore: Leonardo Soresi, commercialista, ma anche corridore e trailer finisher di molte delle più famose gare del mondo. Dopo aver collaborato per la rivista "Correre" è oggi direttore di "Spirito Trail". Vincitore di diversi premi letterari con le sue prime produzioni.

Di cosa parla: romanzo che racconta come pochi altri la corsa come stile di vita, possibilità di riscatto e di crescita personale, attraverso la storia di Javier Buendia, giovane Tarahumara (popolazione risiedente nel Chihuahua, Messico, nota per avere grandi doti di resistenza), che andrà a confrontarsi contro i migliori ultramaratoneti del mondo negli Stati Uniti per poter dar voce ad un popolo in grave pericolo.

A chi può interessare: a chi vuole leggere una piacevole storia che parli di vita attraverso lo sport, in questo caso l'ultratrail.

mercoledì 24 febbraio 2016

Musica in Movimento: Radiohead - In Rainbows

Se si pensa ai Radiohead si associano subito intimismo, malinconia, lentezza, sperimentalismo esasperato. Eppure hanno saputo darci dentro anche con ritmi, chitarre, melodie più accattivanti (seppur mai, e dico mai, scontate). Consigliare però un loro album da ascoltare durante lo sport in effetti non è proprio facile. I loro più grandi capolavori, entrati nella storia della musica, non sono propriamente consigliabili per correrci sopra (penso a "Ok Computer", "Kid A", "Amnesiac"). 

Più intenso, dinamico e meno complesso nell'approccio appare invece "In Rainbows", album del 2007, diventato storico per essere stato il primo album ad essere venduto online al prezzo di preferenza del cliente (anche gratis, volendo), operazione forse di marketing, e che potevano permettersi Radiohead e pochi altri, ma di riflessione sulla direzione della musica contemporanea.

lunedì 22 febbraio 2016

Dialogo col campione - Alba De Silvestro

Alba De Silvestro è una sci alpinista italiana.

La giovane portacolori azzurra vanta numerose vittorie iridate e vittorie in coppa del mondo.

Alba De Silvestro è fresca vincitrice, in coppia con Katia Tomatis, della Pitturina Ski Race.






Se dovessi pensare alle tue qualità come atleta, quali pensi possano essere?

Penso di avere un carattere abbastanza forte, a volte difficile. Non è sempre facile andare d'accordo con me. Penso però che questo in gara mi torni comodo perchè tendo a essere molto testarda. Quando c'è da tenere duro e stringere i denti, questo mio aspetto caratteriale mi aiuta
Quando invece, in gara, ci sono momenti in cui è importante ragionare, tendo ad agire troppo impulsivamente e mi accorgo che posso sbagliare. Quello che mi avvantaggia da un lato, da un altro mi può svantaggiare.

venerdì 19 febbraio 2016

Squadra e sistema di status. Come si crea questo sistema

Nel post presentato la scorsa settimana abbiamo parlato dello status e del sistema di status, scoprendo di cosa si tratta. 

Oggi andiamo a vedere, più nel dettaglio, come si crea questo sistema, presentando i due principali approcci:

- La teoria degli stati d'aspettativa: questa teoria sostiene che il sistema di status derivi dalla valutazione delle potenzialità dei membri nel raggiungere gli obiettivi della squadra;

- La teoria etologica: questa teoria sostiene che il sistema di status derivi dalla valutazione della forza fisica e caratteriale degli atleti.



Scopriamo più nel dettaglio i contenuti di queste due teorie:

giovedì 18 febbraio 2016

Libreria dello sport Anatolij Boukreev, G. Weston De Walt - Everest 1996. Cronaca di un salvataggio impossibile

Chi è l'autore: Anatolij Boukreev, kazako nato nell'allora Unione Sovietica, tra i più grandi alpinisti di tutti i tempi, scomparso nel 1997 sull'Annapurna. G. Weston De Walt, giornalista.

Di cosa parla: libro scritto con l'intenzione di rispondere alle accuse lanciate da Jon Krakauer nel suo "Aria sottile", racconto della tragedia sull'Everest nel 1996. Buoukreev, guida alpina di una delle spedizioni, la notte della tragedia uscì da solo, in mezzo alla tormenta, oltre gli 8000 metri, salvando diversi dispersi altrimenti condannati alla morte. Krakauer lo accusò di essere sceso troppo presto lasciando i clienti da soli, a causa anche della decisione di Buokreev di salire senza ossigeno. In questo libro Boukreev racconta tutte le decisioni prese da lui durante la spedizione, di come non sempre fu ascoltato, e di come, a discapito delle accuse rivoltegli, fece un salvataggio ai limiti delle capacità umane.

A chi può interessare: a chi ha visto il film Everest e vuole approfondire la storia lacunosa raccontata sul grande schermo, a chi vuole conoscere un alpinista dalle capacità fisiche e umane oltre ogni limite.

mercoledì 17 febbraio 2016

Musica in Movimento: The Clash - Combat Rock

Quanti sanno che Joe Strummer, grande rocker, leader dei Clash, corse due maratone tra fine anni '70 e inizio anni '80? Non era di certo un patito dell'allenamento e del benessere fisico, ma nel suo essere rock, poche cose potevano essere più rock che correre 42195 metri senza il minimo allenamento (e dopo aver bevuto dieci pinte di birra la sera prima, così disse). Quindi come non consigliare un album dei Clash per accompagnare un allenamento intenso?

Se probabilmente il loro capolavoro rimane "London Calling", e i primi album avevano un'impronta decisamente più punk, "Combat Rock" rimane una perla contenente alcune delle canzoni più famose della loro carriera e dall'alto tasso adrenalinico e dinamico. Uscito nel 1982, "Combat Rock" è l'ultima opera degna di nota del gruppo britannico, prima dello scioglimento.

lunedì 15 febbraio 2016

Dialogo col campione - Devis Boschiero

Devis "Boom Boom" Boschiero è un pugile italiano, che combatte nella categoria dei super-piuma.

Devis Boschiero è uno dei pugili italiani più titolati tutt'ora in attività. 

Dopo aver conquistato 5 titoli italiani, nel 2004 passa al professionismo. Il suo record è di 38 W, 4 L e 1 D.

Nel suo palmares figurano i seguenti titoli:
EBU (Europeo) Titolo super piuma (2012-presente)
EBU-EU (Unione Europea) Titolo super piuma (2008-09)
WBA Titolo intercontinentale super piuma (2007)
IBF Titolo giovani super piuma (2006-07)





Quali sono a tuo parere i momenti in cui l'apporto della mente è più importante durante un incontro di pugilato? Quando si saluta l'avversario, tra un round e l'altro, quando si sta attaccando, quando ci si difende, quando si sta per vincere, quando si è al tappeto...

La concentrazione è sempre importante. Durante la preparazione devi essere convinto degli esercizi e di ciò che fai e il livello di concentrazione deve salire sempre di più con l'avvicinarsi del match.
Il giorno del peso, alla concentrazione si mischia anche molta tensione, perchè i tuoi pensieri vanno al desiderio di fare un ottimo match e di fare bene, Chiaramente, questo è indipendente da quello che sarà il verdetto, ma i tuoi pensieri sono focalizzati sul voler fare bene.
Il giorno del match, quando sali sul ring due ore prima dell'incontro, per riscaldarti, ci sono tensione ed adrenalina, ma credo ci stia. Infine, quando inizia la prima ripresa, inizi a scioglierti e cerchi di attaccare il tuo avversario. Se vuoi fare un ottimo match, devi esserci di testa durante tutti questi passaggi.

venerdì 12 febbraio 2016

Come comprendere lo status di un giocatore all'interno di una squadra

Accanto ai ruoli di cui si compone una squadra (calcio: terzino, mediano, punta; basket: playmaker, pivot; ecc.) in ogni team esiste una strutturazione su più livelli, che va a delineare una vera e propria gerarchia. Alcuni giocatori occupano posizioni di maggior rilievo, desiderabili, con funzioni decisionali e che implicano un rispetto notevole da parte dei compagni. Altri occupano invece posizioni meno ambite e ai margini della scala gerarchica.

Come in un'azienda, e come in ogni gruppo, anche la vita di una squadra è contraddistinta dalla gerarchia. La posizione che un atleta occupa in tale scala gerarchica e la valutazione di prestigio, che di essa ne viene data è definita come Status (Schilligo, 1973).

Come scoprire però quale posizione occupa un giocatore all'interno di una squadra? Esistono due diverse possibilità che vi proponiamo:

giovedì 11 febbraio 2016

Libreria dello sport: Simone Moro - Cometa sull Annapurna

Chi è l'autore: Simone Moro, tra i migliori e più conosciuti alpinisti degli ultimi 20 anni, ha salite in prima invernale 3 dei 14 ottomila, record assoluto.

Di cosa parla: in questo libro scritto in modo scorrevole e piacevole, Simone Moro racconta i suoi inizi nell'arrampicata e il successivo amore per le spedizioni alpinistiche ed hymalayane, soffermandosi infine sulla sua amicizia con Anatolij Boukreev, vittima il 25 dicembre 1997 di una valanga sull'Annapurna insieme a Dimitri Sobolev, incidente nel quale Simone Moro è rimasto ferito e sopravvissuto quasi miracolosamente.

A chi può interessare: a chi vuole conoscere la storia del più importante divulgatore di alpinismo dei nostri giorni.

mercoledì 10 febbraio 2016

Musica in Movimento: PJ Harvey - Stories from the City, Stories from the Sea

Una delle voci rock femminili più ammirate e apprezzate al mondo (e purtroppo mai abbastanza in Italia) è sicuramente quella della britannica PJ Harvey

Tormentata, contorta, complessa, feroce, ma allo stesso amabile, sensuale, affascinante, nella sua carriera ha più volte cambiato percorso musicale, passando dal rock ad impronta grunge degli inizi ad una ricercatezza sonora e artistica sempre più complessa negli ultimi lavori. In mezzo alla sua mirabile discografia si trova l'album "Stories from the City, Stories from the Sea", pubblicato nel 2000, teoricamente una sorta di passaggio più melodico e pop, ma costituito comunque di ottime canzoni rock e di ritmo come sempre intenso. Ascoltarlo durante un'attività sportiva può essere di ottimo aiuto, senz'altro, soprattutto se si necessita di momenti di respiro tra una tirata e l'altra.

lunedì 8 febbraio 2016

SportivaMente - Vincenzo Prunelli

Vincenzo Prunelli è medico, psichiatra e psicanalista. 

Socio onorario dell'Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e direttore responsabile de "Il Giornale Italiano di Psicologia dello Sport". 

Vincenzo Prunellha lavorato, negli anni, come psicologo dello sport presso il Torino Calcio, alla Federazione Italiana Giuoco Calcio, per le Nazionali Giovanili e alla Robe di Kappa basket. 


Autore di numerosi libri è ideatore e curatore dell'Associazione e del progetto Nuovosportgiovani, che vi suggeriamo di scoprire attraverso il collegamento.



Ti posso chiedere di spiegare il significato di psicologia sportiva a una persona non del settore?

La psicologia sportiva, per come la intendo, è un fantastico fenomeno educativo che richiede, però, alcuni cambiamenti interni alla cultura dello sport, altrimenti non si possono utilizzare a pieno le sue potenzialità.
Come potrei spiegare cos'è la psicologia dello sport? Innanzitutto direi che è strettamente legata all'età di chi fa sport e in tal senso può venir divisa in tre fasi.
Uno dei compiti principali insiti nella prima fase è fare in modo che gli allenatori capiscano quali sono i tempi di sviluppo di un bambino e quali i tempi di apprendimento, in modo tale da non commettere degli errori. Il bambino, ad esempio, non possiede il pensiero astratto, e quindi è inutile parlargli del domani, dei sacrifici o del successo nella vita. E poiché il gioco, il piacere e l’interesse sono gli stimoli fondamentali, l’istruttore preparato deve riuscire ad associare l'apprendimento al divertimento.
In tempi passati, collaborando con Sergio Vatta, un tipo eccezionale, abbiamo inventato i “Primi Calci” al Torino. Riuscivamo a insegnare calcio apprendendo anche dai bambini stessi. Se notavamo qualcosa di diverso dal solito, non per forza creativo, ma anche solo diverso, lo mostravamo agli altri bambini, che cercavano di imitarlo. E, imitandolo, facevano anche qualcosa di diverso da quello che erano soliti fare, perché da questo bambino avevano la possibilità di imparare.
Insegnavamo anche il gesto tecnico, ma a modo nostro. Per esempio, per insegnare a calciare d'esterno creavamo a terra un cerchio con una corda e il bambino, arrivando di corsa, doveva toccare la palla d'esterno facendola finire al centro. Anche il solo toccarla d'esterno insegnava il gesto tecnico e permetteva ai bambini di imparare a regolare la forza che andava impressa alla palla.
Altro aspetto importante è insegnare agli allenatori a fare divertire i bambini. Se riesci in questo compito, ti si aprono molte porte. Pensa che, al Torino, siamo riusciti a fare stare 650 bambini in due campi da calcio, senza che si disturbassero. Questo è stato possibile perché gli allenatori, tutti con una qualifica Isef, nel farli giocare s’interessavano a farli divertire.
Vedo invece la specializzazione precoce come il fumo negli occhi. Questa significa comunicare ai bambini di fare in un dato modo, ma non il loro. Il talento in questo modo viene soffocato, perché deve rinunciare alla propria soluzione: rallenta l’azione e l’iniziativa per costruirsi uno schema non suggerito dalla situazione e, di conseguenza, non può usare l’ingegno.
La seconda fase parte dai 10/12 anni, e consiste nel poter iniziare a insegnare anche con spiegazioni e trasmissione di concetti, e quindi anche senza passare attraverso il gioco. È comparsa la capacità di pensiero astratto, e si possono lasciar assumere iniziative non comandate, e quindi permettere che possano sbagliare. Questa è la fase in cui s’inizia a dare dei compiti e delle indicazioni e, in un certo modo, a specializzarli. In questa fase, se un bambino non sbaglia, è perché non tenta mai nulla di nuovo. E qui s’inserisce il discorso sull'intelligenza, che è composta di almeno tre livelli di funzioni. Il primo è l'apprendimento passivo, il secondo la critica e il terzo la creatività e l’ingegno, nel quale non si esegue solo un comando, ma delle informazioni che si hanno a disposizione si fa ciò che si ritiene più opportuno.
Il compito dello psicologo consiste quindi nel fornire nuove conoscenze per correggere errori che gli allenatori possono commettere e suggerire le soluzioni più adatte a ogni età e a ogni allievo. Per esempio, capire perché un bambino compie una determinata azione, quali potenzialità della mente impiega in certe iniziative o come correggere dei comportamenti senza punire e creare ostilità. E insegnare agli allievi a metterci del loro, affinché non eseguano in modo speculare quello che è loro detto. Se quest'ultimo punto non viene seguito, si rischia di ritrovarsi con adolescenti ribelli o solo esecutori di compiti e con adulti incompleti.
L'obiettivo, quindi, è fare in modo che il ragazzo diventi autonomo, che sia lui a decidere quello che fa. Può sembrare un rischio, ma se l’istruttore è capace di essere una figura di riferimento, il ragazzo non farà di testa sua, ma esattamente quello che si aspetta chi lo guida, senza però avere la percezione di essere stato portato per mano.
Errore, invece, da evitare è spingere il ragazzo a imitare il gesto del campione. Al bambino prima bisogna insegnare ad avere armonia col proprio corpo e solo in un secondo momento gli si può proporre di provare a fare in un dato modo. Se metti un bimbo davanti a un compito troppo difficile e, come nel caso del gesto del campione, del tutto impossibile, stai facendo la cosa più diseducativa. Nulla è più diseducativo di chiedere cose irrealizzabili. Questo discorso vale sia per i genitori e sia per gli allenatori, perché c'è una tendenza a spronare i propri figli per essere i migliori e i primi ovunque, ma se riescono a essere solo secondi che cosa accade? Sono costretti a considerarsi degli sconfitti.
Lavorare con gli adulti invece è più complicato. Se hanno un difetto, è molto difficile toglierglielo. Questo è un tentativo che ho provato a fare al Torino, l'anno dopo lo scudetto, trovando una forte resistenza. Quando una persona non abituata a provare e a imparare il nuovo è messa di fronte a una novità che mette in crisi convinzioni molto radicate, è facile che si opponga, e questo vale per i giocatori, come per gli allenatori. Specialmente con i secondi, è importante non salire mai in cattedra, lasciando che siano loro ad arrivare alla proposta che si vuole presentare. Una competenza dello psicologo, quindi, sta nell’operare in modo che si arrivi insieme alle soluzioni.
Un aspetto caratteristico che riguarda il lavoro con gli adulti sta nel fatto che si lavora anche sulla prestazione. Se si riesce a togliere un po' di tensione o rendere proficua la concentrazione è già un buon lavoro. La mia massima preferita è che la concentrazione più efficace è quando si entra in campo raccontandosi l’ultima barzelletta. Chiaramente sono stato attaccato, ma prova a riflettere su come stavi emotivamente quando hai realizzato la tua miglior partita o, addirittura, hai sostenuto il miglio esame, e capirai che non è la solita stravaganza. L'agonismo consiste nel saper far fronte alla situazione che sta capitando con prontezza, lucidità e fiducia di sapercela fare, e non è una cosa da invasati: non può capitare che più sei carico di paura di non farcela meglio giochi.
Nella mia esperienza ho visto che le strategie utilizzate per ottenere la concentrazione non sono sempre le più efficaci. Mi ricordo un portiere, che ha giocato in Nazionale, che a occhi chiusi stava provando a immaginarsi tutte le possibili parate. Gli chiesi: “Dove ha tirato”? “A destra”. “No, a sinistra”, gli risposi. A quel punto fu preso dal panico: “Non mi faccia più questi scherzi. Adesso devo ricominciare da capo”.
Ti rendi conto di quante energie sono necessarie per fare un lavoro del genere e di quanto incida sulla sicurezza? Inoltre, se non hai un feedback immediato sull'efficacia di ciò che stai facendo, non ti rassicurerai mai di poterla portare in gara. La concentrazione si ottiene in cinque minuti, ma se la cerchi in questo modo rischi di perderla e di aver paura di non trovarla quando ti serve veramente. Perché questo portiere continuava a cercarla in questo modo? Gli serviva, perché qualsiasi rituale legato alla superstizione, una volta radicato, è indispensabile per non cadere di più nella paura, come il sale buttato dietro la schiena, che diventa un amuleto di cui non si può fare a meno, pena la caduta nel panico.

venerdì 5 febbraio 2016

Il collegamento tra infortuni sportivi e livelli di stress

Gli infortuni fanno parte della vita sportiva di un atleta. Osservando i dati possiamo comprendere come questo fenomeno sia pervasivo e tocchi una parte cospicua della popolazione sportiva.

Ogni anno la metà degli atleti dilettanti sono costretti a rinunciare a prendere parte ad una competizione, perchè infortunati (Garrick, Requa, 2003) e un quarto di questi infortuni richiede almeno una settimana di stop (Tamorri, Benzi, Reda, 2004).

Una domanda che possiamo porci è: questi infortuni sono unicamente riconducibili a fattori di natura fisica dell'atleta, a fattori legati al contesto in cui si pratica sport, a errori di programmazione, oppure esistono delle componenti psicologiche che favoriscono questi spiacevoli fenomeni?

giovedì 4 febbraio 2016

Libreria dello sport: Javier Zanetti - Giocare da uomo. La mia vita raccontata a Gianni Riotta.

Chi è l'autore: Javier Zanetti, calciatore argentino, che ha guidato da capitano l'Inter al Triplete.

Di cosa parla: La vita sportiva e non solo del grande capitano dell'Inter. Un uomo ordinato e dedito al lavoro e alla fatica sportiva, uscito a correre anche il giorno del suo matrimonio, racconta delle sue piccole pazzie fatte negli spogliatoi, come anche da ragazzo.
Lungo il racconto della sua vita si ha l'occasione di incontrare e conoscere sua moglie, gli allenatori con cui ha lavorato, e i compagni di squadra.

A chi può interessare: a chi ama il calcio, agli interisti, agli sportivi e a tutte le persone che credono che per ottenere un risultato l'impegno sia l'ingrediente fondamentale.

mercoledì 3 febbraio 2016

Musica in Movimento: Bruce Springsteen - Born To Run

Esiste una piccola frase che col tempo è stata persino abusata, ma che racchiude una profonda e semplice verità dell'essere umano, o quantomeno dovrebbe: "nato per correre", oppure, in inglese, "Born to run". Ed esiste un album entrato nella storia della musica intitolato così, è del 1975 ed è del boss della musica rock americana, Bruce Springsteen

L'album racchiude perfettamente tutti i sogni del giovane ambizioso e rampante rocker che si stava per lanciare nel viaggio musicale che ha fatto esaltare (e saltare) diverse generazioni di fan.

L'opera si apre con il crescendo trascinante ed epico di "Thunder Road", dove melodia ed energia si incontrano perfettamente, lasciando subito un'impronta importante per quello che sarà, facendo capire, a chi a ascolti durante lo sport, quanto ci sarà da sudare da qui alla fine

"Tenth Avenue Freeze-Out" mantiene alto il ritmo, in una canzone più folk e meno epica che non molla mai il tiro. In "Night" il saxofono, strumento portante dell'intero album, sembra proprio ricordare l'importanza di un fiato forte e potente, necessario per reggere questo rock sostenuto

Aperta da una lunga introduzione di pianoforte, "Backstreets" mantiene intatta la grinta e la forza trascinante di Bruce Springsteen, che qua arriva quasi ad urlare nel ritornello senza perdere in precisione. Ecco che con "Born To Run" si arriva al climax dell'album, dove tastiere, chitarre, batteria, saxofono, voce e melodia, tutto si amalgama perfettamente in questa canzone che è una vera e propria rivalsa nei confronti della vita: "i vagabondi come noi sono nati per correre", e la voglia di muoversi e lasciarsi trascinare dall'energia non può che impossessarsi dell'ascoltatore

Si tiene il ritmo alto con "She's The One", con ondate di rock che accompagnano la classica cavalcata potente. Si recupera fiato soltanto con "Meeting Across The River", dolce ballata fatta di archi morbidi e soffusi, preparazione per quello che verrà con la finale "Jungleland", vera volata conclusiva, lunga nove minuti, introdotti da un dolce violino e poi dal pianoforte intenso, prima dell'ingresso della batteria e del resto degli strumenti, un crescendo irresistibile, un continuo accumulo di energia tratto dalle melodie e dagli assolo di chitarra e sax, prima della calma finale, una sorta di rapido defaticamento.

Una vera sterzata di energia che da tempo accompagna gli appassionati podisti-ascoltatori di musica durante le uscite più intense, vitalità che Bruce Springsteen fa ricordare sempre  durante i suoi infuocati concerti.

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lunedì 1 febbraio 2016

Dialogo col campione - Marco Bonfiglio

Marco Bonfiglio è un runner italiano specializzato nelle lunghe distanze.

Nel palmares di Marco Bonfiglio figurano i trofei di alcune delle gare più massacranti del panorama mondiale. Alcuni esempi sono la Atene-Sparta-Atene, gara lunga 490 km, e la Nove Colli.






Sappiamo che sei un amante di Vasco Rossi e quando puoi lo ascolti durante la corsa. Che effetto ha sulla tua performance? Di carica, rilassamento, distrazione, aiuto alla concentrazione...

Seppure ascolti un pò tutta la musica italiana, amo in particolar modo le canzoni di Vasco. Le trovo stupende e mi danno una grande carica. Correre ascoltando Vasco mi aiuta e soprattutto mi piace molto.

Ascolto musica tendenzialmente in allenamento, ma anche nelle gare in cui questo è permesso. Mi piace, mi rilassa e mi tiene compagnia nelle grandi distanze, dove per molto tempo si corre in solitaria.
Se in una gara non è consentito ascoltare musica, perchè viene ritenuto doping o per tutelare l'incolumità degli atleti e la sicurezza stradale, devo però ammettere che per me questo non diventa un problema. La musica è unicamente una compagnia, ma non è un aspetto per me fondamentale.