Questo post non è un vero e proprio articolo, ma solo una riflessione basata su un dato che ho scovato in un libro che sto leggendo. Il libro si intitola "Primo non nuocere. Storie di vita, morte e neurochirurgia" ed è stato scritto da Henry Marsh un neurochirurgo inglese con una formazione universitaria eterogenea. Oltre ad una laurea in medicina, ha studiato: filosofia, scienze politiche ed economia.
La professione del neurochirurgo consiste spesso nell'operare pazienti a cranio aperto e nell'asportare tumori. Nel libro, bellissimo e che consiglio vivamente di leggere, spesso l'accento viene posto su un dato: "il 25% del sangue che il cuore pompa ogni minuto viene diretto al cervello".
Questo dato spiega l'attenzione particolare che ogni neurochirurgo deve porre nel non recidere una vena cerebrale. Cosa può però dirci rispetto l'attività sportiva? Secondo me molto.
Il cervello, come ogni muscolo, per funzionare ha bisogno di sangue. Maggiori sono le richieste che noi facciamo ad un muscolo, maggiore sarà l'afflusso sanguigno necessario a quella parte organica. La quantità sanguigna in un dato istante della nostra vita è fissa. Avere una maggiore irrorazione sanguigna a un dato organo, comporta una accresciuta scarsità alle altre parti del corpo.
Dove voglio arrivare? Un atleta che accende eccessivamente il cervello durante una competizione sottrarrà un'importante benzina per i muscoli che devono compiere un dato gesto atletico. Pensiamo al dato esposto in precedenza "il 25% del sangue che il cuore pompa ogni minuto viene diretto al cervello". Possiamo capire come il cervello sia l'organo più famelico di sangue e come l'eccesso di attività cerebrale possa far lievitare ulteriormente tale percentuale.
La conclusione è quindi che un eccesso di pensiero in gara sia controproducente. Non sto sostenendo che il cervello vada spento, come ho provocatoriamente scritto nel titolo. Credo questo organo non vada sovraccaricato se vogliamo ottenere performance soddisfacenti.
Inoltre come sostiene Gurdjieff, una delle menti più brillanti dello scorso secolo, l'uomo è composto da 7 menti. Una di queste è insita nel corpo. Rallentare l'attività cerebrale non significa non ragionare più, ma permetterci di ragionare in modo differente.
STRESS e PERFORMANCE ATLETICA
Edizioni: Psiconline
Autore: Cesare Picco - psicologo/psicoterapeuta e psicologo dello sport
Argomento: esistono 5 tipologie di motori mentali. Ognuno di essi ha bisogno e funziona al meglio con uno specifico livello di stress.
Conoscere il proprio motore mentale permette di comprendere cosa fare e come ottenere gli obiettivi sportivi che ci prefiggiamo.
Recensione: da The Running Pitt - sito di riferimento per podisti evoluti
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