martedì 25 luglio 2017

Chris Paul, il dolore nelle mani

I vincenti si vedono alla partenza.

‘C’era una volta in America’ non è solo il titolo di un film da cui la nostra citazione è stata tratta, ma anche l’inizio di una favola ambientata negli Stati Uniti di qualche anno fa.
15 Novembre 2002, mentre in Italia si spegneva Frate Indovino, dall’altra parte dell’oceano Atlantico un sessantunenne vedeva la vita sfuggirgli tra le mani, mentre rimaneva appoggiato a un albero in rivoli di sangue rosso. Nathaniel Jones era a terra, in un parco, mentre non molto distante il nipote Chris si preparava a una partita di basket liceale. Un fulmine a ciel sereno. Una vita spezzata da un gruppo di ragazzi coetanei del nipote.


Chris Paul aveva appena firmato il contratto che lo avrebbe portato a trascorrere gli anni successivi a giocare per Wake Forrest University, prima di dare la scalata all’NBA, diventando uno dei playmaker più forti di sempre. Un contratto in tasca e qualche partita ancora da giocare. Viene informato della morte del nonno, reagisce male, non sembra in grado di riprendersi. Per lui non era ‘solo’ il nonno, era il punto di riferimento della sua vita, il suo fan numero uno, il rapporto più importante per lui. La vita è crudele, bisogna andare avanti. Solo due giorni dopo c’è un’altra partita, niente di importante, nessuno pensava che Paul avrebbe voluto giocare. E invece Chris si presentò al campo. Pronto a giocare, pronto a salutare per l’ultima volta il nonno. Come solo lui poteva fare. 61 punti da fare, come gli anni del nonno. Non uno di più, non uno di meno.

Paul è spietato. Segna e risegna a ripetizione. In penetrazione. Da fuori. Palleggio arresto e tiro. Niente e nessuno può fermarlo. A fine terzo quarto la sua squadra conduce con circa 40 punti di vantaggio. Agli ultimi due minuti del match, il suo score segna 59 punti. Paul penetra, segna, subisce il fallo e andrà in lunetta con un tiro libero supplementare. 61 punti raggiunti. Game Over.


Sbaglia il libero volontariamente, l’allenatore lo richiama in panchina e lui va a sedersi tra gli applausi del pubblico, gli abbracci di genitori e compagni e le sue lacrime che scorrevano sulle sue guance. Il dolore che usciva dagli occhi, dopo essere uscito dalle mani per tutta la partita.
Come on up for the rising
Come on up, lay your hands in mine
Una mano che non avrebbe più stretto, un ricordo che non se ne sarebbe più andato.
La poesia in una tragedia.


Che i vincenti si vedano sulla lunga distanza o alla partenza è tutto da vedere, ma la certezza è che solo chi ha qualcosa di speciale è in grado di rialzarsi dopo aver visto crollare il proprio mondo davanti agli occhi.

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