Tommie Smith e John Carlos sul podio di Città del Messico,
nel 1968, con il pugno alzato, avvolto in un guanto nero, i piedi scalzi e il
capo chino mentre nello stadio risuonava l’inno americano è, sicuramente, una
delle immagini più forti del XX secolo. Un’immagine di protesta, di lotta, di
giustizia. La lotta contro l’apartheid, la lotta contro un mondo che non li
voleva lì.
Tommie e John scelsero di rischiare, mentre dietro le quinte il capodelegazione
USA prometteva conseguenze. “Se ne pentiranno tutta la vita”, parole pesanti
per un gesto fortissimo.
Ci sono proteste “rumorose” come quella dei due ragazzi
afroamericani, ci sono proteste “silenziose”, come quelle di Peter Norman, il
secondo classificato in quella gara storica. Peter non alzò il braccio, non si
unì fisicamente al gesto dei due. Rimase immobile, con il capo alzato e la
schiena dritta. Impassibile, ma non distaccato.