lunedì 24 luglio 2017

Dialogo col campione: Domenico Illuzzi

Domenico Illuzzi è un giocatore di Hockey su pista.

Vincitore dello scudetto con Lodi nella stagione 2016/2017 è uno dei pilastri della nazionale italiana con cui ha conquistato un titolo europeo nel 2014 e un secondo posto europeo nel 2016.






Ciao Domenico, se dovessi suddividere il successo sportivo in allenamento, doti atletiche e testa, quali sarebbero le percentuali? Puoi spiegarmi la tua scelta?

Secondo me le doti atletiche contano per il 40%, l'allenamento il 30% e la testa per il 30%. Le doti atletiche sono alla base del successo. L'allenamento è fondamentale, ma non basta per vincere. La testa gioca un ruolo fondamentale soprattutto nel saper fare la cosa giusta al momento giusto. 

Nella conquista del titolo italiano hai segnato il rigore decisivo. Hai suggerimenti, pensieri positivi, che possono essere utilizzati per gestire la pressione di un rigore così importante?

Non ci sono pensieri particolari. Credo che la differenza la faccia aver maturato una grande esperienza in questo gesto atletico. Se non hai allenato a sufficienza la capacità di tirare il rigore dove intenzione di metterla 9 volte su 10 sbagli. Se invece sei sufficientemente allenato, la maggior parte delle volte va bene

Nella tua esperienza sei sempre stato bravo a tirare ai rigori o è una competenza costruita con il tempo?

Quando ero più piccolo, seppure avessi una certa predisposizione, in squadra c'erano compagni che giocavano da tanti anni e con molta personalità. Chiaramente era un loro compito tirare i rigori.
Con il passare del tempo mi sono allenato, mi sono perfezionato sotto molti aspetti e ho acquistato sicurezza, diventando così un rigorista.

Tirare un rigore richiede una buona calma. Sei così tranquillo anche nel pre-partita o c'è della tensione?

Sono generalmente calmo. La tensione arriva la mattina quando mi sveglio prima di una gara, ma è dovuta al desiderio di scendere in pista. Non amo l'attesa e quando mi sveglio vorrei andare subito a giocare.

Hai dei rituali o dei portafortuna che ti accompagnano nel pre-partita?

Non ho un portafortuna e non utilizzo riti scaramatici, a differenza di molti giocatori. Prima di una partita mi piace fare sempre le stesse cose. Ad esempio mangio sempre allo stesso orario. Credo faccia così per una motivazione psicologica e per mantenermi tranquillo. 

So che l'hockey su pista è uno sport di squadra con molti ruoli differenti da ricoprire. Se dovessi però identificare delle caratteristiche mentali che rendono un hockeysta di successo dal punto di vista mentale, quali mi diresti?

Per raggiungere determinati livelli un giocatore deve essere consapevole delle proprie qualità. Soprattutto in una squadra come la nostra in cui ci sono giocatori giovani è normale che non tutte le partite vanno al meglio. In casi come questi è fondamentale essere consapevole della propria forza, anche quando le prestazioni non sono all'altezza.
Da giovane mi è capitato di giocare un paio di partite non all'altezza e di "andare giù di testa". In casi come questi è necessario essere forte e dire a te stesso che ce la puoi fare, che hai comunque delle capacità, e andare avanti per la tua strada.

Quali sono i tuoi punti di forza a livello mentale?

Credo di essere equilibrato. Anche quando le partite non vanno bene, le rivedo, cerco di comprendere gli errori commessi e di individuare come poter migliorare.
Sono inoltre capace di vedere le cose buone, anche quando le partite vanno male. Spesso i giocatori si concentrano troppo sugli aspetti negativi e così facendo perdono fiducia nei loro mezzi.

C'è stato un momento nella tua carriera in cui sei stato capace di vedere i lati positivi, nonostante le cose andassero male?

Mi è capitato molte volte. L'anno scorso, ad esempio, mi è capitato quando abbiamo perso la finale scudetto e quando abbiamo perso la finale agli Europei contro il Portogallo. Può sembrare strano, ma al termine di questa seconda finale io ero soddisfatto. Chiaramente ero arrabbiato per la sconfitta, ma sapevo di aver dato tutto.
A mio parere quando un giocatore ha dato tutto non può rimproverarsi nulla. L'importante è lasciare in pista tutto quello che hai in corpo.

Hockey su pista gioco di squadra. Quali sono le componenti per creare una squadra vincente?

Secondo me per creare una squadra vincente l'aspetto fondamentale è l'allenatore. Non è mai facile lavorare con 10 giocatori diversi, che vengono da paesi differenti, con culture differenti e che quindi parlano lingue differenti, e metterli insieme.
Durante l'arco della stagione ci sono chiaramente dei litigi. Questi, invece di rompere lo spogliatoio, possono venire utilizzati per migliorare. In questo senso l'allenatore è veramente essenziale.
Questa stagione abbiamo passato momenti difficili. Potevamo vincere alcune partite, ma le abbiamo perse o pareggiate. In spogliatoio ci siamo guardati e ci siamo detti che dal sabato successivo sarebbe iniziata una nuova "guerra". Se lo spogliatoio è unito hai la possibilità di guardare alle situazioni in ottica positiva e di rifarti dalla giornata successiva.

Secondo te per vincere è necessario che i rapporti in spogliatio siano buoni o è possibile vincere anche in caso contrario?

Secondo me più si va d'accordo più sono le possibilità di giocare bene. Quando capita che qualcuno, dopo un errore di un compagno, invece di incitarlo gli da addosso, si inizia a litigare. La maggior parte delle volte, quando si creano queste situazioni, la squadra non vince.

C'è una frase, un motto o un modo di dire, detto da una persona per te significativa (genitori, fidanzata, allenatore, ecc.) e che ti rappresenta come sportivo?

Genitori e fidanzata ti danno un importante supporto, ma se trovi un allenatore che sa capirti e che ti da la giusta motivazione comprendi quanto questo aspetto faccia la differenza. Il mio primo allenatore, che si chiama Pino Marzella, sin da quando ero piccolo mi diceva "vai in pista con personalità. Fai vedere che non hai paura di nessuno e vedrai che tutto andrà bene."
Come già dicevo l'allenatore è molto importante. In questa stagione a Lodi Nuno Resende è stato fondamentale per me e per tutta la squadra. Grazie a lui ho iniziato a vedere l'Hockey in modo diverso e mi ha permesso di innamorarmi ancora di più di questo sport.
Quando le cose non vanno bene capitata di tornare nello spogliatoio con la faccia rabbuiata. Lui mi guardava e mi diceva "cosa c'è che non va? Fai quello che ti piace per vivere, il tuo lavoro è la tua passione, non c'è nessun motivo per tornare nello spogliatoio senza un sorriso. Non c'è nulla di più bello al mondo."

Mi sembra di capire che un giocatore per avere una buona tempra mentale ha bisogno di essere lui stesso forte, ma sia importante avere anche un allenatore di fiducia e competente. Condividi?

E' esattamente così! Un allenatore deve essere di fiducia e deve avere fiducia in te. La competenza chiaramente a questi livelli ci deve essere.
Sai un giocatore quando arriva ad alti livelli, quando gioca con la nazionale, riesce a capire subito quando un allenatore può darti qualcosa in più e può aiutarti a vincere. Quando ho conosciuto Nuno Resende ho subito capito dove potevamo arrivare ed infatti così è andata.

C'è qualcosa che non ti ho chiesto e di cui ti piacerebbe parlare?

Innanzitutto ti ringrazio, perchè non è mi era mai capitato di partecipare ad un'intervista che trattasse l'aspetto mentale.
Con la psicologa che segue la squadra abbiamo lavorato molto in questa stagione. Io sinceramente non avevo mai considerato questa prospettiva. Ad oggi credo sia fondamentale, perchè aiuta a far convergere i pensieri di tutti i giocatori.

Tu quindi hai trovato utilità in questo lavoro?

Molto.


INTERVISTA A CURA DI:
Cesare Picco autore del libro "Stress e Performance Atletica"
Psicologo/Psicoterapeuta e psicologo dello sport

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