lunedì 4 dicembre 2017

Dialogo col campione: Silvia Valsecchi

Silvia Valsecchi è una ciclista e pistard italiana, che corre per il Team BePink.

Nel suo palmares sono presenti numerosi successi, tra cui figurano medaglie d'oro nell'inseguimento a squadre a mondiali ed europei.

Anche a titolo individuale figurano risultati di prestigio assoluto sia in pista, che su strada.

Per chi fosse interessato a conoscere il palmares di Silvia Valsecchi: eccolo






Ciao Silvia, se dovessi descriverti come atleta con tre aggettivi quali sceglieresti?
Credo che i tre aggettivi che mi caratterizzano maggiormente siano: precisa, seria e adattabile.
Precisa perché negli allenamenti seguo scrupolosamente il programma e se c’è qualcosa che non riesco a fare (tipo ripetute o scatti) mi preoccupo di avvertire subito il mio allenatore per sistemare o variare il piano di allenamento in base alle competizioni che dovrò affrontare in seguito.
Seria perché ho fatto del ciclismo il mio lavoro oltre che la mia passione quindi ho dei doveri e delle regole da rispettare quando sono alle gare con la mia squadra così come quando mi alleno sulle strade di casa.
Adattabile perché dopo tanti anni di sport so che possono esserci degli imprevisti in gara oppure in allenamento e quindi devo essere in grado di rimediare adattandomi a ogni possibile situazione.

Sei una ciclista esperta. Quali sono gli aspetti di maggiormente positivi che si acquisiscono con il passare degli anni?
Con l’età sono molto cambiata: prima ero molto impulsiva in gara e abbastanza tesa per quello che poteva succedere durante la prova, forse perché ancora non avevo ben capito come dovevo muovermi in determinate situazioni o perché non sapevo come le mie compagne più grandi volevano impostare una gara. 
Ora sono più sicura perché consapevole delle mie potenzialità e di quelle delle mie compagne ma questo è possibile lavorando con continuità e rigore avendo in testa un obiettivo ben preciso. Con il passare degli anni ho imparato a essere paziente andando avanti a piccoli passi per non forzare troppo il fisico e rischiare di “bruciarmi” soprattutto pianificando con precisione la preparazione atletica, l’attività su strada e quella su pista.

Riesci a cogliere i maggiori risultati in pista. Quali sono gli aspetti mentali che contraddistinguono l'atleta che si dedica alla pista e che lo distinguono dallo stradista?
Secondo me gli aspetti mentali tra chi pratica ciclismo su strada e ciclismo su pista non sono molto differenti, forse farei una distinzione tra chi disputa gare di gruppo e gare individuali (tipo cronometro o inseguimento). 
Nelle gare di gruppo, che sia una gara su strada di 100 km o una corsa a punti in pista, il livello di concentrazione è diverso, forse più basso perché per un certo periodo di tempo puoi lasciar fare agli avversari aspettando poi per fare un attacco o lo sprint finale. Nelle gare individuali invece la concentrazione è massima perché le gare sono decisamente più corte, non si può contare sull’aiuto di altri compagni e si deve dare tutto in pochi minuti.

Prova a pensare al tuo migliore risultato o alla gara che maggiormente ti ha soddisfatto. Come descriveresti il pregara? E' stato un pregara tranquillo o ricco di tensione? Tu come arrivavi alla manifestazione? Eri tranquilla o c'era della agitazione?
In questi anni ho avuto molte soddisfazioni, non saprei indicare una gara su tutte. Mi ricordo però che a ogni prova arrivavo molto concentrata ma allo stesso tempo tranquilla, perché avevo la consapevolezza di aver lavorato bene per arrivare pronta a quell’evento e che nulla era stato lasciato al caso, quindi si trattava di mettere in pratica tutto quello che avevo provato e riprovato durante gli allenamenti.

C'è una frase detta da una persona per te importante che ti descrive come sportiva? Me la puoi spiegare?
Quello che mi sento dire spesso dalla mia famiglia così come dai miei allenatori, al di là dei complimenti, è che se fossi stata più cattiva (agonisticamente parlando) avrei fatto molti più risultati. Questo perché già nelle categorie giovanili ho sempre messo al primo posto il risultato di squadra cercando di aiutare i miei compagni: a volte quello più veloce di me, altre volte quello più bravo in salita precludendo così la possibilità di un risultato personale importante.

INTERVISTA A CURA DI:
Cesare Picco autore del libro "Stress e Performance Atletica"
Psicologo/Psicoterapeuta e psicologo dello sport

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