Metà vampiro, metà diavolo, un intero fallimento in campo.
La parabola calcistica del calciatore più disprezzato e ‘perculato’ dalla
tifoseria nerazzurra. Se non l’aveste capito, si parla di Marcos André Batista
Santos, meglio noto come Vampeta.
Vampeta è un lampo verdeoro con i baffi, un momento di pura
estasi e sorrisi nei ricordi degli amici juventini, un fallimento nella memoria
dei tifosi nerazzurri, un macigno da trenta miliardi di lire per Massimo
Moratti. 30 miliardi, tanto lo pagò l’ex presidente nerazzurro nel 2000, quando
lo soffiò alla Fiorentina, dopo che Antognoni lo definì un ‘Tardelli moderno’. Vampeta,
l’unione di vampiro e diavolo che popola ancora gli incubi di molti di noi.
Era l’estate del 2000, e mentre Corazon Espinado di Carlos
Santana incendiava le radio e il caldo piede di Trezeguet ci condannava a
piangere per una sconfitta immeritata, La Gazzetta dello Sport riportava la
notizia di questo super acquisto nerazzurro. Un brasiliano nel giro della
nazionale, un centrocampista molto mobile, con i piedi buoni e grande
resistenza fisica. Al PSV, pochi anni prima, aveva lasciato un buon ricordo,
soprattutto nel suo grande amico Ronaldo, tanto che fu proprio il Fenomeno a
consigliarlo a Moratti (dei consigli per gli acquisti di R9 potremmo discutere
ore).
“Una volta andai a casa sua, in un condominio dove abitavano pure Dida, Roque Junior e altri. Ero già sbronzo quando andai a pigliare una bottiglia di vino dalla sua cantina. E me la scolai. Ma era il vino regalatogli da papa Giovanni Paolo II in una visita in Vaticano... Ronaldo si incazzò, voleva che gliela pagassi. Ma il vino sapeva d’aceto...".
Ronaldo e Vampeta, un filo rosso che li legava, un’amicizia
costruita, ma sincera. Sincera, come la sua anima e il suo sorriso, sempre stampato
sul volto. Un’amicizia alcolica.
"Ronaldo mi invitò a cena in un ristorante. Era con 5 donne. Quando li incontrai avevo già bevuto 3-4 caipirinhas e gli chiesi: “Chi sono le donne e chi sono i trans? Io voglio stare solo accanto alle donne”. Le ragazze se la risero di gusto. Ronie un po’ meno, ma scherzavo..."
Vampeta arriva alla Pinetina tra entusiasmo e curiosità,
nessuno lo conosceva veramente, ma Lippi lo aveva voluto fortemente. Baggio era
stato cacciato a pedate, Vampeta accolto. Stranezze della vita. Vampiro, per la
mancanza degli incisivi. Diavolo, per il suo muoversi forsennato sul campo. Un
movimento solo intravisto all’Inter. Lippi, il suo sponsor, venne cacciato dopo
la prima giornata, con la sconfitta patita sul campo della non irresistibile
Reggina, e le sue speranze italiane si persero nei meandri della mente del suo
successore, Marco Tardelli. Proprio quel Tardelli a cui veniva così spesso
paragonato. 7 presenze ancora in nerazzurro, nessuna degna di nota. Un pacco
incartato e spedito al Paris Saint Germain, la squadra di Ronaldinho.
Fuori dal campo gli interessi di Marcos non erano banali,
sicuramente non adatti all’epoca in cui era, non ancora pronta ad accettare
pubblicamente l’apertura a orientamenti sessuali diversi, neppure ventilati.
Vampeta fu il primo calciatore a posare nudo per G Magazine, una rivista gay.
Non era omosessuale, ma bastò solo l’idea per fargli avere una cattiva
reputazione. Offese, battute e discriminazioni. Frasi da bar che avrebbero
cancellato il sorriso a chiunque, ma non a lui. ‘Non m’interessa quello che
pensano, mia sorella è omosessuale, per me essere omosessuali non è un’offesa,
ognuno ha i suoi gusti’. La leggerezza negli occhi e nel cuore. Un passo lento
in campo, un passo avanti nella vita.
La pittoresca parabola nerazzurra di Vampeta si concluse,
nei due anni successivi giocò a malapena 30 partite, ma gli furono sufficienti
per partecipare alla vittoriosa esperienza mondiale del Brasile 2002. Bidone,
ma con un Palmares da fare invidia a Neymar: campione del mondo 2002 (giocando
18’ nella partita d’esordio contro la Turchia) e vincitore della Coppa America
nel 1999. Abbastanza per entrare nella storia del suo Paese.
Sopravvalutato? Strapagato? Bidone con i baffi? Forse.
Eppure i 30 miliardi spesi per Vampeta sono stati ben spesi. Può sembrare un
controsenso, ma dalla cessione del brasiliano l’Inter ottenne il cartellino di
Stephane Dalmat, talentuoso calciatore francese, e Adriano, quello che, con un’altra
testa, sarebbe potuto diventare il simbolo di una generazione calcistica, due giocatori che hanno ripagato abbondantemente il flop del brasiliano. Magari non in campo, sicuramente a bilancio.
Marcos André Batista Santos, in arte Vampeta, simbolo di un
calcio nostalgico fatto di meteore e speranze venute dal Sud America. Un
Gabigol con baffi e sorrisi.
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