lunedì 10 ottobre 2016

Dialogo col campione: Giulio Ornati

Foto di Andrea Callera
Giulio Ornati è un trailer italiano, che corre nel Team Salomon Isostad.

Vincitore di numerose competizioni, ha riportato l'Italia nella top ten dell'Ultra Trail du Mont Blanc dopo quasi 10 anni. L'ultimo a riuscire nell'impresa è stato infatti Tagliaferri nel 2008.












Quest'anno all'UMTB hai portato a termine una gara super, caratterizzata da un'ottima tenuta fisica e mentale. Prima dell'UTMB hai però sempre dato il meglio di te su distanze più corte. Cosa è cambiato? Hai svolto una preparazione anche mentale o unicamente fisica?

La modifica più grande è stata iniziare a farmi seguire da Fulvio Massa. Prima ero una sorta di autodidatta, ora Fulvio, che è diventato il mio allenatore, mi segue sotto tutti gli aspetti. Questo è stato un grande cambiamento.
Un aspetto ulteriore è che ho impostato tutta la stagione sull'obiettivo UTMB. Tutte le gare erano in funzione del bianco e anche gli allenamenti, seppure fossero finalizzati alla gara più vicina, avevano sempre un occhio per l'UTMB.
Inoltre, dal punto di vista mentale, ho iniziato a fare Yoga. Ho notato che oltre a rilassarmi nell'ora/due ore di pratica, forse mi ha permesso di prendere maggiore consapevolezza del mio corpo, della mia mente e a tenerli insieme. Credo anche questo mi abbia aiutato.

Mi dicevi che lo yoga ti ha reso più rilassato e ti ha permesso di prendere maggiore consapevolezza del tuo corpo. Questi elementi li noti durante la pratica o anche mentre corri?

Dopo 4/5 mesi che praticavo yoga abbastanza assiduamente, credo di averli iniziati a notare anche mentre corro, seppure inconsapevolmente. Pratico yoga 1 o 2 volte la settimana durante il corso, più autonomamente la mattina, la sera o nei momenti di buco.
Non ti so spiegare in che modo lo yoga mi abbia aiutato, ma ho la sensazione che abbia avuto un'influenza positiva nei momenti di crisi in corsa o in quelli più problematici. Forse è legato alla respirazione, al pensare positivo o all'insieme dei principi dello yoga, ma credo di aver tratto molti benefici.
Devo ammettere che questa pratica non sempre mi è venuta in aiuto durante le gare, ma durante il Monte Bianco, più che altrove, ne ho sentito il beneficio.

All'UTMB hai scelto un approccio cauto in partenza, lasciando passare da molti atleti. Essendo un trailer che predilige tenere ritmi più sostenuti come hai vissuto questa prima fase di corsa?

Seppure sia vero che l'abbia impostata in modo diverso, ti confido che non avevo preventivato di rimanere così indietro e nemmeno lo volevo. Avevo pianificato di partire tranquillo, ma in termini relativi.
Ero convinto di poter arrivare a Les Contamines, situato circa dopo 3 ore di gara, con lo stesso tempo dell'anno precedente, nonostante mi sentissi più forte e più in forma. Nella fase iniziale di gara non avevo buone sensazioni e sono invece arrivato con 7/8 minuti di ritardo. In considerazione di questo dato non ho voluto minimamente forzare. Non volevo rischiare di andare in contrasto con il mio corpo. Questo mi ha portato a impostare un ritmo cauto.
Ho lasciato passare queste 2/3 ore in cui le sensazioni non erano delle migliori e poi, piano piano, mi sono ritrovato a mio agio, il motore ha iniziato a girare come doveva e da quel punto è stata una escalation. Sono stato sempre meglio e credo di poter affermare che alla fine mi sentivo meglio di quando sono partito.

Ascoltandoti, sembra che in questa prima fase, dove il motore non girava, sei stato molto lucido...

E' vero, sono stato molto lucido. Credo sia una gara che ho sempre affrontato con la giusta lucidità. Questa è stata la prima volta in cui sono partito con la consapevolezza, la voglia e la fermezza di arrivare in fondo. Sapevo che se fossi arrivato alla fine avrei realizzato una buona gara. Non sono un atleta che riesce ad andare piano e cresce alla distanza. Tendo a tenere il mio ritmo lungo tutta la gara.
Avevo una grandissima voglia e convinzione di arrivare in fondo e ho sempre pensato positivo. Anche quando mi superavano atleti che normalmente non mi stanno mai davanti, non ci pensavo minimamente. Dicevo a me stesso che dopo li avrei raggiunti, che dopo sarebbe andata meglio e infatti così è andata.

Prima mi raccontavi che hai iniziato a collaborare con Fulvio Massa. Leggo spesso discussioni nelle quali gli amatori si domandano se sia utile o meno essere seguiti da un preparatore. A tuo parere quali sono i vantaggi possibili che possono sorgere dalla collaborazione con un buon tecnico?

Il principale vantaggio connesso a collaborare con un buon preparatore è essere affiancati nella fase di pianificazione. Ancora lontano dalle competizioni, a ottobre/novembre, si programmano insieme gli obiettivi della stagione e gli obiettivi dell'anno successivo.
Insieme avevamo identificato l'UTMB come grande obiettivo e la TransCanaria e la Lavaredo come
le gare di avvicinamento. Su questa base abbiamo pianificato tutti gli allenamenti, le fasi di carico e le fasi di scarico. Questo mi ha aiutato molto.
A conferma posso dirti che gli anni passati sono sempre stato vittima di infortuni, più o meno gravi, che potevano tenermi fermo 5/10 giorni. A differenza del passato, quest'anno non ho mai avuto un infortunio. Ho sempre rispettato i tempi di recupero e non mi è mai capitato di fare giri di 40/50km per 3 giorni consecutivi. Ci sono sempre il lungo, i giorni di scarico e l'intensità.
Il beneficio è stato pazzesco, perchè senza infortuni ho potuto allenarmi con costanza e credo che avere una costanza è già di per sé l'allenamento migliore. Anche l'avere un programma preciso ti aiuta molto a livello di testa. Sai quando dovrai arrivare pronto e ti sai focalizzare molto bene.

So che non è il tuo caso, ma vorrei comunque domandarti quali sono, secondo te, i possibili svantaggi connessi alla collaborazione con un tecnico poco competente.

L'inconveniente in cui si incappa più spesso è un carico troppo elevato di allenamenti. Ci deve essere un grande feeling tra allenatore e corridore. L'allenatore deve conoscere il corridore e viceversa. E' comunque molto importante che anche l'atleta stesso si conosca. Per prima cosa un atleta deve essere capace di ascoltarsi. Anche l'atleta è un allenatore di se stesso.
Un altro svantaggio potrebbe riguardare il dover seguire una tabella. Non tutti amano gli allenamenti così strutturati. Dall'altro lato se vuoi raggiungere dei risultati devi fare dei lavori specifici. Io mi sento migliorato, e credo di essere migliorato, perchè Fulvio mi ha fatto svolgere lavori specifici. Non credo sarei migliorato così con un allenamento fai da te.

Prima mi parlavi della pianificazione stagionale. Pensando alla pianificazione tattica di un'unica gara, quanto pensi conti?

In gare lunghe come il Monte Bianco è fondamentale saper essere strateghi, perchè è talmente lunga che la strategia può fare la differenza. Bisogna però sottolineare che quando si parla di strategia non ci si riferisce ad altro che al saper ascoltare il proprio corpo.
Capire quando si può spingere un po' di più, quando si può osare e quando il tuo corpo ti chiede di rallentare credo sia già la migliore strategia per un principiante o per un atleta che si affaccia all'UTMB per le prime volte, come me.
La mia strategia era partire davanti, ascoltarmi e poi aumentare. Così è andata. Un grosso supporto l'ho avuto dall'adrenalina, che aumentava ogni volta che mi avvicinavo ai primi 10. L'adrenalina mi ha reso più lucido, più presente e più grintoso.

In più riprese hai sottolineato l'importanza del sapersi ascoltare. Oltre allo yoga credi ci siano delle tecniche che aiutino un atleta ad ascoltare meglio il proprio corpo?

A titolo personale trovo giovamento nell'arrampicata. Quando scali ti ritrovi in un'altra dimensione. E' una sorta di yoga, una disciplina che ti aiuta nel saperti ascoltare. L'arrampicata ti rafforza anche nella parte alta del tronco, cosa che non fa mai male.
Io ho optato per lo yoga, ma ci sono altre discipline come il pilates, la meditazione ed altre ancora che ti aiutano nel ritagliarti dei momenti per trovare un pace interiore e abbassare lo stress pre-gara.

Guardando le classifiche delle gare di trail si può notare come siano presenti, nelle prime posizioni, atleti non più giovanissimi. Cosa si guadagna e cosa si perde con il passare degli anni?

Questa domanda dovresti ripropormela tra 10 anni! Credo che con il passare degli anni si abbia meno recupero. Seppure sia un fatto molto soggettivo, credo che tra una gara e l'altra, tra un allenamento e l'altro sia importante calcolare qualche giorno in più, qualche ora in più.
Dall'altro lato guadagni dei punti in esperienza, che sono molto importanti. Se una gara va dai 20 ai 60km l'esperienza non conta molto, ma quando partecipi a gare come l'UTMB l'esperienza conta tantissimo. Capire quanto ti puoi spremere e quando devi “tirarti fuori” è la cosa più importante. Inoltre, con l'età il tuo corpo ha praticato molti anni di corsa ed ha quindi una certa abitudine nel sopportare lo sforzo.
L'età è un punto negativo nei tempi di recupero e in gare veloci, perchè la velocità cala. In gare come il Monte Bianco questo non è un problema.

Trail e corsa su strada. Quali secondo te le caratteristiche mentali che distinguono un atleta elite in queste due discipline?

Penso che i trailer apprezzino lo stare in montagna e nella natura. A titolo personale, se corro su asfalto torno a casa più stressato di prima. Correre in mezzo alle macchine mi stressa e non mi trasmette piacere. Sento il bisogno di stare all'aria aperta, con i sassi sotto i piedi, altrimenti la magia della corsa non funziona. Credo, però, ognuno abbia le proprie passioni, non saprei trovare delle caratteristiche mentali.

Mi pare di capire che per te sia importate che l'attività che pratichi sia piacevole. Quanto ti da piacere l'attività in sé e quanto ti da piacere la competizione?

Tutte e due tantissimo! Sono una persona competitiva e per questo motivo la competizione mi piace. Sono così sin dalla nascita. Per me hanno entrambe una grande importanza.
Mi piace fare competizione in posti in cui mi sento a mio agio e in cui mi piace correre. Questo per me è il top! Se c'è da lottare per una posizione meglio ancora. Vivo la competizione in modo sano ed è bello che spesso avvenga con gli amici.
Domenica, in un trail vicino a casa mia, mi è arrivato davanti un amico con il quale sono cresciuto. Lui per me è una sorta di fratello minore. Sta migliorando ed è normale che sia li davanti. Chiaramente un po' mi brucia, ma nella mia mente non sono presenti pensieri negativi perchè mi ha battuto. Penso che la prossima volta lo batterò io.
La competizione è un ingrediente costitutivo dello sport e quando questa avviene in un posto che mi piace ancora meglio. Le gare dove ho ottenuto i migliori risultati si sono svolte sempre in luoghi che amavo e nei quali avevo piacere a correre. Se non amo il luogo non rendo nello stesso modo.

C'è qualcosa che ti piacerebbe dire che non ti ho chiesto?


Faccio un appello a tutti: divertitevi! Divertitevi il più possibile facendo ciò che vi piace, su strada o su sentiero. Appagarsi con ciò che si fa credo sia la cosa fondamentale.

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