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Vincitore di numerose competizioni, ha riportato l'Italia nella top ten dell'Ultra Trail du Mont Blanc dopo quasi 10 anni. L'ultimo a riuscire nell'impresa è stato infatti Tagliaferri nel 2008.
Quest'anno all'UMTB hai portato a termine una gara super, caratterizzata da un'ottima tenuta fisica e mentale. Prima dell'UTMB hai però sempre dato il meglio di te su distanze più corte. Cosa è cambiato? Hai svolto una preparazione anche mentale o unicamente fisica?
La
modifica più grande è stata iniziare a farmi seguire da Fulvio
Massa. Prima ero una sorta di autodidatta, ora Fulvio, che è
diventato il mio allenatore, mi segue sotto tutti gli aspetti. Questo
è stato un grande cambiamento.
Un
aspetto ulteriore è che ho impostato tutta la stagione
sull'obiettivo UTMB. Tutte le gare erano in funzione del bianco e
anche gli allenamenti, seppure fossero finalizzati alla gara più
vicina, avevano sempre un occhio per l'UTMB.
Inoltre,
dal punto di vista mentale, ho iniziato a fare Yoga. Ho notato che
oltre a rilassarmi nell'ora/due ore di pratica, forse mi ha permesso
di prendere maggiore consapevolezza del mio corpo, della mia mente e
a tenerli insieme. Credo anche questo mi abbia aiutato.
Mi
dicevi che lo yoga ti ha reso più rilassato e ti ha permesso di
prendere maggiore consapevolezza del tuo corpo. Questi elementi li
noti durante la pratica o anche mentre corri?
Dopo
4/5 mesi che praticavo yoga abbastanza assiduamente, credo di averli
iniziati a notare anche mentre corro, seppure inconsapevolmente.
Pratico yoga 1 o 2 volte la settimana durante il corso, più
autonomamente la mattina, la sera o nei momenti di buco.
Non
ti so spiegare in che modo lo yoga mi abbia aiutato, ma ho la
sensazione che abbia avuto un'influenza positiva nei momenti di crisi
in corsa o in quelli più problematici. Forse è legato alla
respirazione, al pensare positivo o all'insieme dei principi dello
yoga, ma credo di aver tratto molti benefici.
Devo
ammettere che questa pratica non sempre mi è venuta in aiuto durante
le gare, ma durante il Monte Bianco, più che altrove, ne ho sentito
il beneficio.
All'UTMB
hai scelto un approccio cauto in partenza, lasciando passare da molti
atleti. Essendo un trailer che predilige tenere ritmi più sostenuti
come hai vissuto questa prima fase di corsa?
Seppure
sia vero che l'abbia impostata in modo diverso, ti confido che non
avevo preventivato di rimanere così indietro e nemmeno lo volevo.
Avevo pianificato di partire tranquillo, ma in termini relativi.
Ero
convinto di poter arrivare a Les Contamines, situato circa dopo 3 ore
di gara, con lo stesso tempo dell'anno precedente, nonostante mi
sentissi più forte e più in forma. Nella fase iniziale di gara non
avevo buone sensazioni e sono invece arrivato con 7/8 minuti di
ritardo. In considerazione di questo dato non ho voluto minimamente
forzare. Non volevo rischiare di andare in contrasto con il mio
corpo. Questo mi ha portato a impostare un ritmo cauto.
Ho
lasciato passare queste 2/3 ore in cui le sensazioni non erano delle
migliori e poi, piano piano, mi sono ritrovato a mio agio, il motore
ha iniziato a girare come doveva e da quel punto è stata una
escalation. Sono stato sempre meglio e credo di poter affermare che
alla fine mi sentivo meglio di quando sono partito.
Ascoltandoti,
sembra che in questa prima fase, dove il motore non girava, sei stato
molto lucido...
E'
vero, sono stato molto lucido. Credo sia una gara che ho sempre
affrontato con la giusta lucidità. Questa è stata la prima volta in
cui sono partito con la consapevolezza, la voglia e la fermezza di
arrivare in fondo. Sapevo che se fossi arrivato alla fine avrei
realizzato una buona gara. Non sono un atleta che riesce ad andare
piano e cresce alla distanza. Tendo a tenere il mio ritmo lungo tutta
la gara.
Avevo
una grandissima voglia e convinzione di arrivare in fondo e ho sempre
pensato positivo. Anche quando mi superavano atleti che normalmente
non mi stanno mai davanti, non ci pensavo minimamente. Dicevo a me
stesso che dopo li avrei raggiunti, che dopo sarebbe andata meglio e
infatti così è andata.
Prima
mi raccontavi che hai iniziato a collaborare con Fulvio Massa. Leggo
spesso discussioni nelle quali gli amatori si domandano se sia utile
o meno essere seguiti da un preparatore. A tuo parere quali sono i
vantaggi possibili che possono sorgere dalla collaborazione con un
buon tecnico?
Il
principale vantaggio connesso a collaborare con un buon preparatore è
essere affiancati nella fase di pianificazione. Ancora lontano dalle
competizioni, a ottobre/novembre, si programmano insieme gli
obiettivi della stagione e gli obiettivi dell'anno successivo.
Insieme
avevamo identificato l'UTMB come grande obiettivo e la TransCanaria e
la Lavaredo come
le
gare di avvicinamento. Su questa base abbiamo pianificato tutti gli
allenamenti, le fasi di carico e le fasi di scarico. Questo mi ha
aiutato molto.
A
conferma posso dirti che gli anni passati sono sempre stato vittima
di infortuni, più o meno gravi, che potevano tenermi fermo 5/10
giorni. A differenza del passato, quest'anno non ho mai avuto un
infortunio. Ho sempre rispettato i tempi di recupero e non mi è mai
capitato di fare giri di 40/50km per 3 giorni consecutivi. Ci sono
sempre il lungo, i giorni di scarico e l'intensità.
Il
beneficio è stato pazzesco, perchè senza infortuni ho potuto
allenarmi con costanza e credo che avere una costanza è già di per
sé l'allenamento migliore. Anche l'avere un programma preciso ti
aiuta molto a livello di testa. Sai quando dovrai arrivare pronto e
ti sai focalizzare molto bene.
So
che non è il tuo caso, ma vorrei comunque domandarti quali sono,
secondo te, i possibili svantaggi connessi alla collaborazione con un
tecnico poco competente.
L'inconveniente
in cui si incappa più spesso è un carico troppo elevato di
allenamenti. Ci deve essere un grande feeling tra allenatore e
corridore. L'allenatore deve conoscere il corridore e viceversa. E'
comunque molto importante che anche l'atleta stesso si conosca. Per
prima cosa un atleta deve essere capace di ascoltarsi. Anche l'atleta
è un allenatore di se stesso.
Un
altro svantaggio potrebbe riguardare il dover seguire una tabella.
Non tutti amano gli allenamenti così strutturati. Dall'altro lato se
vuoi raggiungere dei risultati devi fare dei lavori specifici. Io mi
sento migliorato, e credo di essere migliorato, perchè Fulvio mi ha
fatto svolgere lavori specifici. Non credo sarei migliorato così con
un allenamento fai da te.
Prima
mi parlavi della pianificazione stagionale. Pensando alla
pianificazione tattica di un'unica gara, quanto pensi conti?
In
gare lunghe come il Monte Bianco è fondamentale saper essere
strateghi, perchè è talmente lunga che la strategia può fare la
differenza. Bisogna però sottolineare che quando si parla di
strategia non ci si riferisce ad altro che al saper ascoltare il
proprio corpo.
Capire
quando si può spingere un po' di più, quando si può osare e quando
il tuo corpo ti chiede di rallentare credo sia già la migliore
strategia per un principiante o per un atleta che si affaccia
all'UTMB per le prime volte, come me.
La
mia strategia era partire davanti, ascoltarmi e poi aumentare. Così
è andata. Un grosso supporto l'ho avuto dall'adrenalina, che
aumentava ogni volta che mi avvicinavo ai primi 10. L'adrenalina mi
ha reso più lucido, più presente e più grintoso.
In
più riprese hai sottolineato l'importanza del sapersi ascoltare.
Oltre allo yoga credi ci siano delle tecniche che aiutino un atleta
ad ascoltare meglio il proprio corpo?
A
titolo personale trovo giovamento nell'arrampicata. Quando scali ti
ritrovi in un'altra dimensione. E' una sorta di yoga, una disciplina
che ti aiuta nel saperti ascoltare. L'arrampicata ti rafforza anche
nella parte alta del tronco, cosa che non fa mai male.
Io
ho optato per lo yoga, ma ci sono altre discipline come il pilates,
la meditazione ed altre ancora che ti aiutano nel ritagliarti dei
momenti per trovare un pace interiore e abbassare lo stress pre-gara.
Guardando
le classifiche delle gare di trail si può notare come siano
presenti, nelle prime posizioni, atleti non più giovanissimi. Cosa
si guadagna e cosa si perde con il passare degli anni?
Questa
domanda dovresti ripropormela tra 10 anni! Credo che con il passare
degli anni si abbia meno recupero. Seppure sia un fatto molto
soggettivo, credo che tra una gara e l'altra, tra un allenamento e
l'altro sia importante calcolare qualche giorno in più, qualche ora
in più.
Dall'altro
lato guadagni dei punti in esperienza, che sono molto importanti. Se
una gara va dai 20 ai 60km l'esperienza non conta molto, ma quando
partecipi a gare come l'UTMB l'esperienza conta tantissimo. Capire
quanto ti puoi spremere e quando devi “tirarti fuori” è la cosa
più importante. Inoltre, con l'età il tuo corpo ha praticato molti
anni di corsa ed ha quindi una certa abitudine nel sopportare lo
sforzo.
L'età
è un punto negativo nei tempi di recupero e in gare veloci, perchè
la velocità cala. In gare come il Monte Bianco questo non è un
problema.
Trail
e corsa su strada. Quali secondo te le caratteristiche mentali che
distinguono un atleta elite in queste due discipline?
Penso
che i trailer apprezzino lo stare in montagna e nella natura. A
titolo personale, se corro su asfalto torno a casa più stressato di
prima. Correre in mezzo alle macchine mi stressa e non mi trasmette
piacere. Sento il bisogno di stare all'aria aperta, con i sassi sotto
i piedi, altrimenti la magia della corsa non funziona. Credo, però,
ognuno abbia le proprie passioni, non saprei trovare delle
caratteristiche mentali.
Mi
pare di capire che per te sia importate che l'attività che pratichi
sia piacevole. Quanto ti da piacere l'attività in sé e quanto ti da
piacere la competizione?
Tutte
e due tantissimo! Sono una persona competitiva e per questo motivo la
competizione mi piace. Sono così sin dalla nascita. Per me hanno
entrambe una grande importanza.
Mi
piace fare competizione in posti in cui mi sento a mio agio e in cui
mi piace correre. Questo per me è il top! Se c'è da lottare per una
posizione meglio ancora. Vivo la competizione in modo sano ed è
bello che spesso avvenga con gli amici.
Domenica,
in un trail vicino a casa mia, mi è arrivato davanti un amico con il
quale sono cresciuto. Lui per me è una sorta di fratello minore. Sta
migliorando ed è normale che sia li davanti. Chiaramente un po' mi
brucia, ma nella mia mente non sono presenti pensieri negativi perchè
mi ha battuto. Penso che la prossima volta lo batterò io.
La
competizione è un ingrediente costitutivo dello sport e quando
questa avviene in un posto che mi piace ancora meglio. Le gare dove
ho ottenuto i migliori risultati si sono svolte sempre in luoghi che
amavo e nei quali avevo piacere a correre. Se non amo il luogo non
rendo nello stesso modo.
C'è
qualcosa che ti piacerebbe dire che non ti ho chiesto?
Faccio
un appello a tutti: divertitevi! Divertitevi il più possibile
facendo ciò che vi piace, su strada o su sentiero. Appagarsi con ciò
che si fa credo sia la cosa fondamentale.
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