Marco Bonfiglio è un runner italiano specializzato nelle lunghe distanze.
Nel palmares di Marco Bonfiglio figurano i trofei di alcune delle gare più massacranti del panorama mondiale. Alcuni esempi sono la Atene-Sparta-Atene, gara lunga 490 km, e la Nove Colli.
Seppure ascolti un pò tutta la musica italiana, amo in particolar modo le canzoni di Vasco. Le trovo stupende e mi danno una grande carica. Correre ascoltando Vasco mi aiuta e soprattutto mi piace molto.
Ascolto musica tendenzialmente in allenamento, ma anche nelle gare in cui questo è permesso. Mi piace, mi rilassa e mi tiene compagnia nelle grandi distanze, dove per molto tempo si corre in solitaria.
Se in una gara non è consentito ascoltare musica, perchè viene ritenuto doping o per tutelare l'incolumità degli atleti e la sicurezza stradale, devo però ammettere che per me questo non diventa un problema. La musica è unicamente una compagnia, ma non è un aspetto per me fondamentale.
Nel palmares di Marco Bonfiglio figurano i trofei di alcune delle gare più massacranti del panorama mondiale. Alcuni esempi sono la Atene-Sparta-Atene, gara lunga 490 km, e la Nove Colli.
Sappiamo
che sei un amante di Vasco Rossi e quando puoi lo ascolti durante la
corsa. Che effetto ha sulla tua performance? Di carica, rilassamento,
distrazione, aiuto alla concentrazione...
Seppure ascolti un pò tutta la musica italiana, amo in particolar modo le canzoni di Vasco. Le trovo stupende e mi danno una grande carica. Correre ascoltando Vasco mi aiuta e soprattutto mi piace molto.
Ascolto musica tendenzialmente in allenamento, ma anche nelle gare in cui questo è permesso. Mi piace, mi rilassa e mi tiene compagnia nelle grandi distanze, dove per molto tempo si corre in solitaria.
Se in una gara non è consentito ascoltare musica, perchè viene ritenuto doping o per tutelare l'incolumità degli atleti e la sicurezza stradale, devo però ammettere che per me questo non diventa un problema. La musica è unicamente una compagnia, ma non è un aspetto per me fondamentale.
Come
scegli le canzoni da ascoltare? Le scegli meticolosamente o
preferisci album interi o canzoni random?
Nel mio MP3 è caricata la discografia completa di Vasco Rossi, che è ciò che normalmente ascolto. Aggiungo poi qualche canzoni italiana del momento e preferisco ascoltarle senza un ordine preciso.
La
solitudine e il saper stare solo è una componente importante nel tuo
sport? Che rapporto hai con lei e che valore ha all'interno della tua
vita quotidiana?
Nelle
ultra la maggior parte del tempo si è completamente da soli e devo
ammettere che è un aspetto che mi piace. Anche in allenamento
preferisco correre solo e credo il 90% degli allenamenti si svolga
così. Lo faccio per scelta, perchè mi piace correre al mio passo,
con i miei pensieri e tranquillo.
In
gara succede la stessa cosa. Preferisco correre per conto mio, forse
non solo per una questione di solitudine, ma anche per poter
aumentare e diminuire il mio passo. Mentre mantengo il mio passo, nel
frattempo, lascio volare la mia testa dove preferisce e mi accorgo
che le ore passano molto velocemente. Anche in gara quindi apprezzo
la solitudine.
Corri
maratone o ultra praticamente ogni weekend, ma solo poche volte
cercando la prestazione, spesso invece per allenarti e semplicemente
divertirti. Pensi che sia proprio questo approccio "easy" a
permetterti di correre tutto l'anno senza grossi infortuni e senza
cali di motivazione?
Nel
2015, contando gare e allenamenti, ho corso più di 10.000 km per un
totale di 40 eventi, incluse ultra e maratone. Sono fortemente
convinto che se cercassi la prestazione in ogni gara non arriverei a
fine anno. Sai un conto è prendere parte a una maratona, stando con
gli amici, ridendo e scherzando ed affrontandola con passo tranquillo
e un altro discorso è affrontarla per cercare la prestazione.
Quando
cerchi la prestazione sei al limite sia sotto l'aspetto fisico, che
sotto il profilo mentale. Credo che questo approccio protratto per
tutto l'anno sia controproducente, oltre a togliermi il piacere e il
divertimento connesso alla corsa. Per me la componente del relax e
del divertimento è una parte importantissima. Per questo motivo nel
2015 ho scelto di affrontare le maratone come se fossero degli
allenamenti e ho cercato di dare il massimo solo nelle
ultra-maratone.
Se ti chiedessi quali sono gli aspetti di maggiore divertimento nel tuo sport, cosa mi risponderesti?
Mi piace tutto del mio sport! Mi piace allenarmi sotto la pioggia e mi piace conoscere posti nuovi e gente sempre diversa. Nell'ultra-maratona, inoltre, ci conosciamo tutti ed è come stare in una grande famiglia. Se penso al mio mondo è molto legato alla corsa e all'ultra.
Anche
se a volte questo sport comporta qualche sacrificio, come l'allenarsi
continuamente e il muoversi spesso per le gare, a me non pesa e lo
trovo piacevole. Anche il rinunciare a qualche uscita il sabato o
avere dei limiti alla mia vita quotidiana, perchè c'è una gara, mi
piace.
Sappiamo
che ti alleni in modo semplice, solito percorso, solita distanza,
nessuna ripetuta. In che modo le abitudini pensi possano influire
sulla performance?
Oggi
ritengo di essere il miglior allenatore di me stesso, perchè nel
corso degli anni ho imparato a conoscermi.
Ho
capito che per me funziona uscire tutti i giorni facendo i miei 20 km
sullo stesso percorso, tenendo un ritmo che sento giusto in quel
momento. Un ritmo che ho voglia di tenere. Se un giorno corro i 20 km
in 2 ore e la sera dopo in 1 ora e mezza è perchè mi sentivo di
farlo e sento che per me è positivo. Esco e semplicemente corro,
senza fare ripetute e senza portare nemmeno l'orologio. Corro, il
tempo passa, mi diverto e mi rilasso e sono certo che questo è
quello che mi serve per arrivare preparato alle gare che contano.
Chiaramente
se devo preparare una grande distanza, come per l'Atene-Sparta-Atene
che misura 490 km, vado a modificare qualcosa. In quel caso mi sono
reso conto che 20 km giornalieri non sarebbero bastati e ho quindi
deciso di fare, per tre settimane, un doppio allenamento. Il primo lo
svolgevo quando tornavo dal lavoro e il secondo in notturna. Anche
questa scelta è venuta in modo naturale, perchè sentivo poteva
andare bene per me.
Pensando
alle tue gare, credo che una tua dote sia la resistenza. Ripensando
alla tua vita, fin da quando eri bambino, c’è stato un momento o
un’esperienza in cui ti sei accorto che eri portato per “la
resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva
piacere?
Mia
mamma mi diceva sempre che avevo la testa dura e devo ammettere che
quando mi mettevo in testa di desiderare qualcosa, facevo di tutto
per averla. Si, sono sempre stato un bambino con la testa dura.
Sai,
però, prima di correre giocavo a calcio e non ero un grande amante
degli allenamenti. Nonostante ciò quando entravo in campo correvo
interrottamente, non mollavo mai e non mi arrendevo mai. Non mi
tiravo mai indietro se c'era da faticare, ma non avrei mai immaginato
che avrei potuto fare quello che ho fatto correndo. Ero resistente,
ma non sapevo quanto e correre non lo amavo neppure troppo.
Poi
sono cambiate molte cose e la corsa mi ha aiutato a capire che mi
piaceva la resistenza e che amavo pormi obiettivi sempre nuovo e
sempre maggiormente sfidanti. Questi aspetti mi appartengono e mi
vengono abbastanza spontanei.
Pensi
che questo aspetti siano limitati alla corsa o appartengono anche
alla tua vita quotidiana?
Quando
mi metto in testa una cosa, sicuramente, ci provo fino alla fine,
penso però che nell'ambito dell'ultra-maratona mi venga
completamente naturale.
Nella
vita di tutti i giorni a volte mi viene difficile portare a termine
ciò che desidero, mentre nella corsa mi viene spontaneo. Mi piace
sfidarmi, andare oltre e credo di esserci predisposto.
Nei
momenti di massimo sforzo, si sono dei mantra o delle frasi che ami
ripeterti per cercare delle energie ulteriori, anche quando sembra
non ce ne siano più?
I
momenti di crisi fisica e mentale fanno parte delle ultra.
Normalmente so che come questi arrivano, questi poi vanno via.
Bisogna quindi stringere i denti e andare avanti e io in quei momenti
uso la mia formula magica "spintatotale".
"Spintatotale"
non è altro che una sorta di carica e un portafortuna. Penso di
avere nella mia testa un bottone, che posso premere nei momenti di
maggiore difficoltà e che mi aiuta ad andare avanti e ad affrontare
i momenti di crisi. E' una carica che mi aiuta a provarci fino alla
fine.
Ti visualizzi che premi un bottone nella tua testa?
Può
sembrare una cosa un pò stupida, ma si! Nei momenti di grande
difficoltà immagino di aver questo bottone nella testa e io lo premo
e come una molla mi da la carica per riuscire a proseguire. E' una
carica mentale che molte spesso mi ha portato fortuna.
Quando
ero piccolo e vedevo i cartoni animati, c'erano dei combattimenti tra
i vari robot e quando il robot buono era in difficoltà tirava fuori
la sua arma segreta, come potevano essere i pugni atomi, e riusciva
sempre a vincere. La mia "spintatotale" funziona allo
stesso modo.
Secondo
me se una cosa funziona non è stupida...
Nelle
ultra-maratone l'allenamento gioca un ruolo fondamentale ed è
indispensabile, ma anche la testa è estremamente importante. Se il
corpo non ne ha più, ma la testa vuole proseguire, il corpo la
segue.
Se
invece la testa dice basta, la tua corsa è finita. La testa va
quindi allenata e la mia "spintatotale" mi aiuta in questo
senso e io, di conseguenza, la sfrutto.
C'è
qualche modo in cui alleni la "spintatotale"?
No, forse prima potevo allenarla quando mi sforzavo di allenarmi anche se pioveva o era notte, ma oggi non mi pesa assolutamente allenarmi indipendentemente dalle condizioni atmosferiche o dall'ora della giornata. Allenarmi mi piace e non è quasi mai un peso per me.
In
allenamento non faccio nulla per allenare la mente, eccetto quando
corro con qualche acciacco. In questi casi, per renderla bella tosta,
penso che se riesco a correre con questo dolore, quando starò bene
non avrò nessuna difficoltà.
In
allenamento è l'unica cosa che faccio. Mentre in gara, quando dopo
400 km sono un pò stanco, spingo la "spintatotale" e vado
avanti!
E'
comico sentirti dire "dopo 400 km sono un pò stanco"...
Durante l'Atene-Sparta-Atene per 300, quasi 350 km, non ho avuto nessuna difficoltà. Magari piccoli dolori muscolari, ma nulla di eccezionale. Ho scelto di vivermela come un'avventura, ero bello rilassato, mentalmente stavo proprio bene e non mi ha pesato per nulla.
Chiaramente
negli ultimi 100/150 km la stanchezza e la fatica sono venute fuori,
ma ero convinto di ciò che stavo facendo e la mia testa mi ha dovuto
aiutare ad andare avanti solo l'ultima notte. Se ripenso a tutta la
gara, i momenti di difficoltà sono stati davvero pochi. Ho beccato
la giornata fortunata e tutto è venuto bene.
Un'ultima
domanda, che mi piace riproporre a diversi atleti. C'è una frase, un
motto o un proverbio che una persona a te cara come un nonno, un
genitore, un insegnante o un allenatore che ti ha costituito come
sportivo e che senti particolarmente tuo?
Tante
volte mi sono sentito dire che ho la testa dura, che non ascolto
nessuno e faccio sempre quello che voglio. Seppure questa frase molte
volte non mi è stata detta in modo positivo, sento mi caratterizza.
Molto
spesso, soprattutto nel mondo della corsa, mi è stato sconsigliato
di fare una determinata cosa o di non farla del tutto, ma io ho
sempre scelto di fare di testa mia. Può accadere che 100 persone su
100 mi dicano di non fare una cosa, ma se io sento che per me possa
andare bene, io la faccio lo stesso.
Nonostante
questa cosa mi venga proposta in modo negativo, io vedo anche degli
aspetti positivi. Quando sento dirmi che ho la testa dura, io mi
carico. Poi ciò non vuol dire che io, una volta sbagliato, non
ammetta che qualcuno aveva ragione.
Mi
raccontavi che la prima persona che te lo diceva era la tua mamma....
Si,
da sempre! Tu hai la testa dura! E' vero, se mi metto in mente di
fare una cosa, ci posso sbattere il muso per 50 volte, ma ci provo
fino alla fine.
Questo
aspetto che mi caratterizza, credo nelle ultra-maratone diventi un
fattore positivo. Prima dell'Atene-Sparta-Atene, molte persone mi
hanno domandato se fossi convinto e molte altre mi hanno sconsigliato
di farla, per svariati motivi. Io ho ringraziato tutti dei
suggerimenti, ma avevo deciso di farla e sono andato a farla.
In
quel caso è andata bene, ma credo che molte volte, da quando corro.
mi è andata bene. Forse avere la testa così dura non è proprio un
male, almeno nelle ultra. Se non va come pensavo, invece, ammetto
l'errore, ma non vuol dire che non che ci proverò nuovamente.
Senti
di avere qualcosa che vorresti sottolineare?
In
gare più corte, fino alla maratona, l'allenamento gioca un ruolo
fondamentale ed è importante che venga fatto un dato allenamento,
come ad esempio le ripetute. Nelle ultra è la testa a diventare
fondamentale.
Saperla
allenare e saperla gestire sono però aspetti difficili da imparare
da qualcuno. Ognuno deve comprendere da sè cosa funziona meglio per
lui.
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