lunedì 11 gennaio 2016

Dialogo col Campione: Francesco Puppi

Francesco Puppi è un runner italiano di 23 anni. La sua specialità è la corsa in montagna.


Nel 2015 Francesco Puppi ha avuto la possibilità di arricchire il suo palmares conquistando il titolo italiano nel kilometro verticale e una medaglia di bronzo ai mondiali di corsa in montagna.







 


Ciao Francesco, hai manifestato una certa curiosità nei confronti delle interviste di PsicheSport. Posso chiederti in che modo, per un atleta, possa essere interessante ragionare in un'intervista come questa?

Credo permetta di guadagnare un pò di consapevolezza verso se stessi. Non sempre c'è tempo sufficiente per ragionare con attenzione su quanto fatto e questa diventa un'occasione per fare il punto sulla stagione precedente.
Inoltre altri siti si focalizzano principalmente sulle gare e sui risultati e meno sull'aspetto psicologico e sullo stile di vita. Da fuori è complicato cogliere questi aspetti e questo rende interessante le interviste.

Sei uno dei volti nuovi ed emergenti nella cosa in montagna. In che modo pensi la tua freschezza mentale possa essere un vantaggio rispetto ad atleti più esperti e navigati?

Ho iniziato un paio di anni fa con la corsa in montagna, mentre prima mi dedicavo soprattutto alla pista e alla strada. L'essere nuovo mi ha aiutato parecchio quando mi sono avvicinato a questo sport, perché l'ottenere dei risultati abbastanza buoni mi ha dato una maggiore spinta per insistere in questo percorso.
Essendo giovane la pressione di fare risultato viene meno e la gara diventa un'esperienza per me arricchente. In gara non ho nulla da perdere e provo piacere nel dare il tutto e per tutto. Questo mi permette di compiere ogni volta un piccolo gradino, portandomi sempre verso migliori risultati e verso una maggiore soddisfazione. Avere, inoltre, la possibilità di percorrere la prima parte delle gare con gli atleti più forti e conosciuti, mi ha dato una forte motivazione. 
Anche il non avere un obiettivo credo sia un vantaggio. Ti permette di provarci senza ambire ad un risultato particolare e provarci a mente leggera, per quella che è la mia esperienza, è l'opzione migliore. L'opzione che può portarti ai risultati migliori. 
Secondo me i vantaggi sono decisamente più che gli svantaggi. Se devo trovare uno svantaggio so che l'esperienza è importante nella gestione di gara e degli allenamenti. Ora mi rendo conto di come gli avversari inizino a guardarmi e penso quindi che per me sia importante maturare l'esperienza di come correre. 

Mi dicevi che uno dei principali vantaggio consiste nel poter correre con la mente libera. Quando questa caratteristica può essere smarrita?

Secondo me quando si vuole cercare un risultato in modo esasperato, perché genera pressione. In questo caso la pressione viene sia dall'esterno, sia dall'interno, anche se la seconda componente è decisamente maggiore. Oltre a questo aspetto anche l'inseguire un fine che non produca piacere nel correre credo sia negativo.
Se faccio leva sulla mia forza di volontà, che è abbastanza limitata, finisco per faticare nel focalizzarmi su un obiettivo e, se non lo raggiungo, finisco per rimanerci male. Preferisco quindi avere la mente libera il più possibile, presentandomi al via per raccogliere quello che viene. Chiaramente dando sempre il meglio che posso.

Quanto contano secondo te, in termini percentuali, la testa e il corpo nella corsa in montagna? Puoi spiegarci la tua risposta?

Sono senza dubbio entrambi importanti. Alcuni atleti attribuiscono buona parte dei loro successi alle loro abilità mentali, ma io sono in accordo solo in parte. Quello che a mio avviso è più importante è avere un'armonia tra la mente e il corpo. Entrambi devono stare bene, lavorando in sintonia per correre, andare forte, ottenendo il meglio. 
Credo, la testa conti principalmente nella preparazione, mentre conta meno in gara. E' la bontà della preparazione che da una misura di quanto la mente possa essere serena andando in gara. Questo è secondo me il punto fondamentale ed ha a che fare con la sicurezza di esserti allenato al meglio. L'allenamento è il momento più importante. E' duro e difficile e sarebbe fondamentale farlo diventare uno stile di vita, un'abitudine. Qualcosa che si sente di poter portare avanti indefinitamente nel tempo. Secondo me da qui nasce la forza mentale di un atleta, che trova il coronamento in gara e nel sopportare lo stress a cui è sottoposto mentalmente.
Per quanto riguarda il momento della competizione diventano importanti la capacità di ascoltarsi e il saper leggere le situazioni. Capire i segnali che ti sta inviando il tuo corpo e usarli in relazione a quanto sta accadendo all'esterno. In questo caso la capacità di leggere le sensazioni, con la capacità di leggere la gara, si incontrano. Bisogna, però, dire che si corre con le gambe e con i polmoni! Io non ho mai sentito il peso di una gara e il dover dare di più mentalmente, spingendomi oltre a quanto so di poter fare. Io vado in gara e cerco di dare tutto. Se sono convito di questa cosa, io vado in gara e lo faccio. In questo caso il limite è fisico e non mentale. 
Questa domanda non ha una risposta precisa, ognuno deve cercare la risposta dentro di sè, in base a come affronta la fatica.

Gli allenamenti non vanno sempre come si vorrebbe. Può capitare un infortunio, un'influenza o semplicemente non è periodo. In questi casi come si fa quando si va in gara?

Questi sono gli imprevisti che un atleta deve cercare di gestire. Non c'è una risposta univoca, ogni situazione fa storia a sè. Quando c'è un infortunio e una persona deve decidere se correre o non correre, ognuno di noi se si ascolta sa qual è la risposta a una domanda del genere. Credo poi sia importante ascoltare i consigli di chi è più esperto.
Quando succedono queste cose la sicurezza di cui parlavo prima viene un pò a mancare, però sono eventi che fanno parte della vita di un atleta e come tali vanno saputi affrontare. Credo che anche questo faccia parte del bagaglio di un atleta forte, che sa affrontare un imprevisto creando così un vantaggio.

Quali credi siano i tratti caratteriali che maggiormente contraddistinguano e favoriscono un atleta che si rivolge alla corsa in montagna?

Innanzitutto la passione, come credo in quasi tutte le discipline. Nella corsa in montagna questo piacere trova un alleato nell'ambiente, nell'amore per la montagna, nella passione per camminare e nello stile di vita tranquillo che promuove. Nel nostro ambiente, inoltre, per me e per la maggior parte di noi la corsa rimane un'attività non professionale. Questo la lega più al piacere e meno ad altri scopi. Questo aspetto nell'equilibrio delle cose credo sia molto importante. Sono contento che per me l'atletica rimanga una passione e non un lavoro: non credo che se fosse la mia principale occupazione sarei riuscito a correre con la stessa serenità. Certo avrei più tempo da dedicarle, soprattutto nella cura di alcuni aspetti che con il progredire dell'allenamento vanno necessariamente presi in considerazione, ma nello stesso tempo sarei spinto a cercare il risultato e sentirei di più la pressione di "dover" correre forte.
Un secondo elemento riguarda la capacità di saper modulare il ritmo in gara e negli allenamenti, oltre al saper gestire gli imprevisti che in montagna possono capitare. Queste caratteristiche implicano una certa flessibilità mentale, che io riscontro in molti atleti forti. Questa credo sia una prerogativa degli atleti forti. Ci si può allenare bene e saper far fatica, ma è altrettanto importante saper affrontare gli imprevisti che si presentano, come gli infortuni o il brutto tempo.
Tra gli atleti della nazionale, una dote che ho percepito e che mi ha colpito molto è la capacità, intesa in senso positivo, di prendersi poco sul serio. Saper scherzare, saper scherzare con sè stessi, sapersi divertire, dare alle cose il giusto peso, sapersi adattare, il tutto associato alla fiducia nelle proprie capacità,  sono tutte caratteristiche che fanno parte del loro bagaglio.

Nel recente film della Pixar “Inside out” vengono rappresentate 5 emozioni: rabbia, paura, disgusto, tristezza e gioia. Se dovessi pensare al ruolo che ognuna di esse svolge nella tua attività sportiva, cosa mi risponderesti?

Credo che tutte abbiano un ruolo nella mia attività sportiva, forse tranne il disgusto. La paura, nell'avvicinamento a una gara importante, credo abbia una funzione positiva e ti permetta di raccogliere le energie, sia mentali che fisiche, ampliando così la percezione dei segnali che il corpo invia relativamente all'equilibrio tra la mente e il corpo. Ascoltare questa paura, questo timore, ti permette di ampliare la tua sensibilità. Chiaramente è importante che la paura si fermi li, diventando costruttiva nelle prestazioni e nella vita di un atleta.
La rabbia può essere intesa come rabbia agonistica, che ti dona la motivazione in gara. Credo che un pò di aggressività in certi frangenti sia necessaria. La tristezza è più legata al risultato piuttosto che ad una sensazione che si vive durante l'allenamento o durante la corsa. Quando si hanno troppe aspettative, queste non sempre vengono rispettate. La tristezza in questo caso può prendere spazio.
La gioia, insieme alla serenità, sono i sentimenti a cui bisogna lasciare più spazio. Per quanto mi riguarda, ho compreso che più spazio gli lascio, più tutto il resto viene di conseguenza. Per fare ciò faccio tutto per il puro piacere di volerlo fare, senza focalizzarmi troppo sull'obiettivo.

Ci sono delle abitudini nella vita quotidiana o extra-sportiva che credi possano allenare la mente e renderla più performante durante l'attività atletica? L'appassionarsi alla lettura, alla musica, alla cinematografia, alla giocoleria.... 

Diciamo che la giocoleria è un hobby che non ho mai visto in funzione della corsa, ma può darsi che qualcosa insegni. A pensarci bene, la propriocettività e l'equilibrio, la precisione nei movimenti e la percezione di se stessi nello spazio. Forse li ho allenati indirettamente attraverso il juggling, gli esercizi di acrobatica, il monociclo e i trampoli, attività che pratico abitualmente fin da bambino. Sono qualità che sui sentieri possono tornare utili, anche se credo che poche cose siano importanti quanto l'abitudine a correre e a camminare in montagna, a stare all'aria aperta fin da piccoli. 
Credo invece che nello stile di vita ci debba essere l'abitudine a far fatica. Parlo di una fatica, che non deve essere necessariamente negativa, ma che può essere affrontata con gioia e in maniera costruttiva. Questo vale nella corsa, ma va esteso anche alla scuola e al lavoro. Oltre a questo aspetto penso possa essere importante anche la capacità di saper stare da soli e di saper affrontare la solitudine. 
Un'attività extra-sportiva che può avere un'utilità sportiva può essere la musica. Non la uso per allenarmi, ma può capitare che la ascolti prima di una gara o per rilassarmi in altri momenti. 

Prima di una gara cosa ti piace ascoltare?

Di solito musica classica. Preferisco andare in gara tranquillo, piuttosto che agitato o un pò nervoso. Anche in gare brevi che implicano una certa cattiveria e reattività, preferisco essere tranquillo e il più rilassato possibile. Devo però ammettere che non mi capita spesso di ascoltare musica prima di una gara, però se ci penso quando capita è sempre qualcosa di tranquillo o di classico.

C'è qualcosa che pensi sia importante sottolineare?

Si, che le cose migliori che una persona può realizzare avvengono quando la mente è libera. Avere tante aspettative, facendo leva troppo sulla propria forza di volontà non porta molto lontani. Questo è quello che ho imparato dalla mia esperienza.



Nessun commento:

Posta un commento