martedì 13 settembre 2016

Franco Menichelli: l'imperatore del Giappone

Franco Menichelli, l’imperatore del Giappone
1953. Roma.
L’Italia del secondo dopo guerra è una nazione in difficoltà, che cerca di ricominciare la vita di sempre guardando agli Stati Uniti come esempio. Il Bel Paese, la filmografia che guadagnava un ruolo sempre più importante, la televisione che sarebbe entrata ben presto nelle case di tutti gli italiani.
Non erano ancora i tempi dei calciatori milionari. Nessuna rivista patinata, solo molta concretezza.
C’è chi nasce per rincorrere un pallone, chi nasce per volare o saltare.
Nel 1953 Franco Menichelli aveva 12 anni.
Suo fratello, Giampaolo, era entrato nell’orbita delle giovanili della Roma e lui, promettente atleta e calciatore, era di fronte a una scelta. L’amore per il pallone e l’amore per la ginnastica artistica.
Una doppia passione portata avanti per un anno.
Calci e voli.
La stessa grazia nel volo, la stessa grinta a rincorrere la sfera di cuoio.
Scegliere non sempre è facile, a volte è necessaria una spinta. A prendere la decisione per Franco fu una rivalità con un altro ragazzo, Angelo Guidarelli, un giovane ginnasta da cui veniva battuto regolarmente.

‘Mi ricordo che nei primi periodi in cui gareggiavo c’era un ginnasta della mia età, Guidarelli, che gareggiava per i colori della Borgo Prati. Ad ogni gara regionale me lo ritrovavo nella mia categoria ed era sempre davanti a me alla fine delle prove. Nella mia testa scattò la molla del perdente che non si vuole dare per vinto. Più mi batteva e più avevo voglia di superarlo. Nel ’56 finalmente ci riuscii e per me fu come una sorta di passaggio di testimone. Fu allora che diventai atleta di interesse nazionale.’
La nazionale prima, l’Europa e il Mondo poi. Titoli su titoli.
A Roma, nel 1960, il 19enne Franco conquista due bronzi. Il secondo nel corpo libero, la sua passione.
In testa un solo obiettivo: Tokyo.
Mondiali, Europei e Giochi del Mediterraneo: 6 medaglie.
L’ora era arrivata, dopo 4 anni di sudore, lacrime e tensione.
All in.
Nella tana del lupo, contro i colossi della ginnastica, l’inizio è terribile. Giudici e giudizi di dubbia imparzialità, un quarto posto ustionante.
La rabbia di chi aveva lasciato il calcio per la voglia di vincere che ardeva implacabile.
Il talento di Menichelli non era come quello degli altri. La sua fantasia lo portava a inventare nuovi movimenti, a creare nuove poesie in volo. Poca staticità, voglia di innovare. Un handicap in certi istanti.
Per il rotto della cuffia arriva la qualificazione alla finale. Davanti a se Yukio Endo, il favorito. Campione di casa e talento smisurato.
Nella finale al corpo libero la storia non si avvale più di un ritmo singolo, ma diventa multipla. Menichelli aggancia l’una dietro l’altra evoluzioni mai viste, emozionanti a tal punto da lasciare senza parole il suo rivale. La rivoluzione della ginnastica artistica in una singola esibizione.
Il gradino più alto era il suo.
Campione Olimpico, da solo, contro tutto e contro tutti.
Il sol levante a fare da sfondo ai suoi voli.
Con il sorriso ancora stampato sul volto, Franco conquista l’argento agli anelli e il bronzo alle parallele.
4 anni di vittorie, una carriera spezzata a Città del Messico nel 1968.
L’urlo di dolore di un campione, il tendine che dice addio ai sogni di gloria, vivere per volare.
Tutto in un istante, per rimanere indelebile nella storia.

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