martedì 27 settembre 2016

Legami: Zanardi e le Torri Gemelle

L’origine, lo sviluppo, la fine e la rinascita. Le stesse tappe, gli stessi anni, le coincidenze di due storie che si snodano tra gioia e dolore,lasciando una lacrima che scende dagli occhi umidi, una cicatrice sul cuore, ma un sorriso sulle labbra, tese verso l’alto, a caccia di una nuova impresa.

Alex Zanardi e le Twin Towers, quando la fine non è altro che un nuovo inizio.



Parallelismi.


1966: La genesi.

Il 5 Agosto, a Manatthan viene posata la prima pietra per la costruzione del World Trade Center, un complesso che avrebbe dovuto ospitare i due edifici più alti del mondo, le Twin Towers. La New York degli anni 60’ viveva nel pieno del suo lento declino. Lotte razziali, le Pantere Nere e l’inesorabile crollo dei muri che dividevano chi era diverso, mentre l’Unione Sovietica, dall’altra parte del globo, rimaneva immobile, gelida. Lo spauracchio atomico della fine. 

79 giorni dopo, il 23 Ottobre, a Bologna, Anna e Dino davano alla luce loro figlio, Alessandro. La città in fermento per il calcio, negli anni d’oro, sportivamente parlando, della cittadina emiliana.




1980-1: La costruzione dell’io.

Le passioni, come gli edifici, non spuntano da un giorno all’altro, ma si cementano, si costruiscono. Pezzo dopo pezzo, anno dopo anno. 

L’amore per i motori è istantaneo e, appena 14enne, Alex inizia la costruzione del suo primo Kart, mentre oltreoceano si completava il World Trade Center e il contorno al fulcro dei due grattacieli.

Guardare il mondo dall’alto, osservare il futuro che scorre tra le mani.


Gli anni 80: la crescita, gli esordi e le ‘prime volte’.

Il lento declino della ‘Grande Mela’ visto negli anni 70 viene invertito nella sua tendenza dal sopraggiungere degli anni 80, ridando enfasi all’immagine della metropoli che, sempre più, si identificava con il suo Skyline, mentre le Twin Towers accarezzavano il cielo. New York cerca la rinascita, si affida al Dinkins, il primo sindaco di colore della città. Un percorso lento, segnato da prime volte e difficoltà. Con l’America ancora lontana, anche per Zanardi si avvia il processo di crescita che lo porterà a scalare anno dopo anno le categorie, mettendo delle pietre miliari nella propria vita: la F3 Italiana, le prime vittorie, la Formula 3000, l’amore di Daniela, la Formula 1 che si accorge del suo talento.

Eddie Jordan gli permette di esordire in F1 sul finire della stagione 1991.
Un sogno che si avvera, un mondo che vede i suoi muri cadere, mentre il terrore nucleare sembra per un attimo svanire. Gli anni 90, la cornice della corsa verso la consacrazione.



1993: Una finestra sul futuro.

Il caso, il caos. Il parallelo tra la vita di Zanardi e quella del World Trade Center conosce un altro capitolo in comune, un crocevia segnato dal 1993. Il 26 Febbraio a Manatthan il tempo sembra fermarsi. Un suono sordo sconvolge le Torri. La terra trema, si squarcia. Il fumo sale verso il cielo, canalizzato dall’acciaio. Veloce, fino al 93esimo piano. Il panico che si impadronisce delle anime, un cratere di 30 metri che si apre nel parcheggio. Un furgone imbottito di esplosivo priva della vita 6 persone e ne ferisce altre 1042. Non c’è il crollo strutturale della torre nord per questione di metri. Un parcheggio diverso e New York avrebbe conosciuto la tragedia 8 anni prima. 

Stesso anno, stesso rischio. Gran Premio di Spa, in Belgio, Alex, che nel frattempo era diventato pilota ufficiale della Lotus, lanciato a 250 km/h verso il Raidillon. Le sospensioni cedono, la vettura si schianta sulle barriere. Il fumo, il panico e la perdita di coscienza in sequenza, l’impatto terrificante. Salvo, per questione di centimetri, la forza d’urto che allunga la colonna vertebrale. Una carriera, una vita. Il sollievo.

Lo stesso anno, come se tra loro ci fosse un legame, un sottile filo rosso a tenerli uniti.


1994-2000: Talento e vittorie.

Una macchina non competitiva, i risultati che non arrivano, Zanardi lascia il mondo della Formula 1 con qualcosa da dimostrare a se stesso. La voglia di vincere sulle ali dell’adrenalina. La Champ Car, le vittorie dopo anni difficili, la consacrazione del talento e i due titoli mondiali consecutivi. Un pugno alzato verso il cielo. Il rientro in F1 nel 1999 non è fortunato. Il bolognese è costretto al ritiro in 11 occasioni, la Williams non è più quella che consentì a Jacques Villeneuve di laurearsi campione due anni prima, ma è un mezzo lento, troppo spesso inaffidabile, troppo distante da Ferrari e McLaren. 

Demotivato, scarico. Stanco. Zanardi si allontana dalle corse per diversi mesi. L’ombra del ritiro dissipata dall’amore per la velocità, la Champ Car e il destino dietro l’angolo.



2001: ‘Wake me up when September ends’

Dalla tranquillità alla tragedia, il mondo e la vita sconvolte in pochi istanti. Ciò che era il 10 Settembre non era più così il 16.

Una giornata che sembrava come le altre. 

Gli aerei che penetrano le maglie metalliche della struttura come se fosse burro, Alex perde il controllo della vettura all’uscita dai box. Il fuoco, il fumo, la corsa incessante per i soccorsi. I vigili del fuoco che risalgono piano dopo piano le torri, cercando di salvare tutti, l’ambulanza che corre verso l’ospedale con Alex a bordo, le torri che si accasciano su se stesse, gli arti inferiori spezzati, due ombre dove prima c’era la vita. Detriti e disperazione, la soffocante sensazione che tutto si fosse spento in un istante, l’estrema unzione del mondo occidentale. 
Ancora insieme, a distanza di pochi giorni. 
Feriti, ma vivi.
New York riparte dalle proprie macerie, Alex dal proprio dolore. 
La fine non è che un nuovo inizio.
I detriti che vengono spazzati via, la lunga riabilitazione dei due convalescenti.
Rinascere e ricostruire la vita, quando tutto sembrava giunto al suo atto conclusivo.



2001-2016: quando ‘rinascere’ non è solo una parola.

La lenta ricostruzione del New World Trade Center è la stessa di Alex Zanardi. Indimenticabile il dolore, ma troppo forte la voglia di vivere.

Alex rientra alle corse in macchina prima, al ciclismo poi. Le medaglie olimpiche, le vittorie mondiali, la quotidiana forza di chi non si è mai lasciato andare. 

Quel filo rosso che rimane lì, indissolubile anche nella forza di ricostruirsi, nel cambiamento. 
Nel 2012, a Londra, Zanardi completa il percorso che lo ha portato alla medaglia olimpica, nel 2014, a pochi passi dal monumento per le vittime dell’attentato, New York inaugura la Freedom Tower.





Ancora lì, ancora insieme, pronti a continuare a vivere e liberi di mostrare al mondo che cosa voglia dire Rinascere.




'Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa.'

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