Welkom, Sud Africa.
18 Aprile 2004.
Accovacciato accanto alle gomme, con la tua moto sulla sinistra. Guardarla e
piangere. Vincere, contro tutto e contro tutti.
La MotoGp è arrivata alla sua seconda rivoluzione, dopo il passaggio da 500cc a
1000cc di due stagioni prima: Valentino Rossi, 5 volte campione del mondo ( 3
in top class), lascia la Honda, la moto migliore degli ultimi dieci anni, per
approdare in Yamaha, un mezzo di media competitività che, fino all’anno prima,
era nelle mani del suo rivale, Max Biaggi.
Uno scambio di moto che sembrava cambiare i favori del pronostico: Rossi
attardato, Biaggi e Gibernau i più accreditati.
Una scelta azzardata del ragazzo di Tavullia, desideroso di mostrare al mondo
dei motori di essere il più forte, senza differenza di mezzi.
Welkom, lo scenario della rivoluzione.
Nelle prove Valentino ottiene la pole position davanti ai suoi due rivali.
Gibernau secondo, Biaggi terzo.
Valentino parte bene, prova a scappare, ma non ci riesce. Max si avvicina, lo
passa. Il ritmo del romano è adatto alla fuga solitaria, il 46 lo sa. Non
aspetta nemmeno una curva. Nella prima piega disponibile lo risupera. La gara è
tesa, Gibernau si rifà sotto. Il terzetto si scambia le posizioni
continuamente, Rossi non accetta di stare dietro, vuole tenere la testa, deve
mantenere la testa. Imporre il suo ritmo è l’unica chance che ha per non far
scappare i rivali.
Nella testa le polemiche, le voci malefiche. ‘Con quella Honda vincerebbe
chiunque’.
Il chiunque, questa volta, era lui. La sua nemesi.
‘Ha ottenuto la pole, ma non ha il ritmo per vincere’.
Lo dicevano tutti. Ci credevano i più. Non ci credeva lui.
Il ritmo è altissimo, Gibernau non tiene il passo.
Rimangono solo loro, come sempre, come nelle migliori storie. Max e Vale. Una
dicotomia.
Ultimi 3 giri. Max si porta in testa, Rossi cerca di non staccarsi. Sembrava
finita, Max chiude la porta in due occasioni, poche curve al termine.
Un lampo. All’improvviso, Rossi s’inserisce. È davanti.
Biaggi non può rispondere, Valentino alza la sua M1 verso il cielo.
La ‘Revolucion Gialloblu’ è completa.
La stretta di mano finale non chiude le dispute, ma riconosce a entrambi il
rispetto che meritavano.
Un burn out, il cerchio sull’asfalto che si chiude, con la forza di chi, oltre
al talento, sa usare la fantasia.
Accovacciato accanto alle gomme, con la tua moto sulla
sinistra. Guardarla e piangere. Vincere, contro tutto e contro tutti. Ancora
una volta.
ARTICOLO A CURA DI
Nessun commento:
Posta un commento