Non poche persone mi hanno parlato del bisogno di un conforto di una musica cantata in italiano per superare delle crisi o delle difficoltà, cosa ancora più comprensibile se si gareggia all'estero e per ore si sentono solo lingue straniere. I Negrita sono uno dei gruppi rock italiani più conosciuti, che nel 1999 con "Reset" raggiunsero il successo definitivo nel territorio nazionale. "Reset", quarto album della band, oltre a questo pregio "consolatorio", ha anche una gran forza esplosiva, intervallata da momenti più dolci e melodici, mix perfetto per ogni attività.
Si parte col riff di chitarra di Enrico Salvi che duetta con la voce di Paolo Bruni (per tutti semplicemente Pau) nel ritornello di "Mama Maé", pezzo ormai classico del rock nostrano, un inizio col botto. "Negativo" nel suo incedere sincopato non molla mai il passo, donando grande energia nel fervore elettrico.
"Provo a difendermi" è forse il brano più bello, con testo esistenziale ma mai pesante, strofa leggera e ritornello in crescendo. "In ogni atomo" si apre col giro di basso di Franco Li Causi e la batteria sempre precisa di Roberto Zamagni, e il ritornello facile da apprezzare e ricordare (vero punto di forza costante della band). La sognante "Hollywood" è il primo momento di vero respiro, sotto atmosfere eteree con la solita splendida chitarra liquida di Salvi (che suona sempre senza plettro, regalando quel classico sound morbido della sua sei corde), sempre ben coadiuvato dall'altra chitarra di Cesare Petricich.
"Pepe Satàn" è un breve intermezzo blueseggiante di un minuto, introduzione ad un altro grande classico del quintetto aretino, "Transalcolico", sorta di inno all'alcol, o ancor di più, all'anticonformismo, quattro minuti di grande carica energetica. "Life" è un altro momento di respiro, con testo intimista e cupo, e un ritornello ancora una volta pregevole. "Fragile" è il brano più leggero, parte piano, per poi provare ad aumentare con maggior ritmo, ma senza decollare realmente.
"Halleluja" è un pezzo rock semplice ma tirato il giusto, che invita a non mollare ancora. "Tr.064" è un brano strumentale di meno di due minuti, un blues dai ritmi tribali, una sorta di ultimo sprint prima del finale soft di "Cuore di cemento", buonanotte melodica e languida.
Un ottimo album, aiutato nel lancio anche dalla presenza di "Mama maé" e "Hollywood" nella colonna sonora di "Così è la vita" di Aldo Giovanni e Giacomo, di certo una tra le migliori produzioni del rock italiano, a metà (ai tempi) tra l'indipendente e il mainstream, caratteristica quest'ultima che da allora ha inglobato (purtroppo) il gruppo toscano.
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