mercoledì 16 marzo 2016

Musica in Movimento: Emerson, Lake and Palmer - Tarkus

Lo scorso 10 marzo se n'è andato Keith Emerson, leggendario tastierista del trio Emerson, Lake and Palmer, supergruppo formato appunto dal carismatico tastierista, dal bassista e cantante (e talvolta chitarrista) Greg Lake e dal batterista Carl Palmer. I tre provenivano da gruppi protagonisti della scena progressive di fine anni '60, rispettivamente tra le fila di Nice, King Crimson e Atomic Rooster.

Gli ELP furono protagonisti loro stessi di tale scena, soprattutto dal punto di vista del virtuosismo strumentale. Emerson era proprio l'artefice di questa caratteristica, tale era l'ego e il bisogno di mostrare le proprie doti e la propria voglia di ricerca sonora, mettendo però in questo modo in crisi più volte il rapporto tra i tre musicisti.

Le loro opere migliori sono senz'altro i primi album, prima che l'eccesso di virtuosismo e formalismo prendesse il sopravvento, e quello ritenuto da tanti come il migliore, oltre che ad essere probabilmente il più adatto da usare come sottofondo durante un allenamento, è "Tarkus", uscito nel 1971.

L'album si divide in due parti, quelli che una volta erano i lati degli LP: la prima parte è tutta dedicata alla titletrack "Tarkus", suite di oltre 20', perfetta sintesi delle loro capacità compositive ed esecutive; la seconda parte è formata da 6 tracce, da considerare purtroppo come riempitivi, dalla qualità minore rispetto alle loro capacità. 

La lunga "Tarkus" è formata da 7 movimenti, con le tastiere e i sintetizzatori di Emerson a farla da padrone, nonostante la splendida voce di Lake canti belle melodie, su testi che raccontano una storia piuttosto surreale riguardo una creatura inquietante, Tarkus appunto, con riferimenti e metafore sulla guerra e sulla follia di essa e dell'uomo in generale. La sezione ritmica, con i funambolismi di Palmer, possono far ben da metronomo e spinta per chi la voglia sfruttare come sottofondo durante lo sforzo. Un pezzo tra i più emblematici della loro opera.

Il secondo lato dell'album è aperto dall'honky tonk di "Jeremy Bender", piuttosto modesta e banale, seguita dalla ben maggiore "Bitches Crystal", con Lake al meglio della sua voce, e una ritmica davvero importante e interessante. "The Only Way (Hymn)" è la rilettura di una composizione di Bach, organo da chiesa in apertura e Lake alla voce, prima dei soliti cambi di ritmo nella seconda parte della barocca canzone. Seppur di qualità compositiva forse minore, le successive "Infinite Space (Conclusion)" e "A Time and a Place" mettono in mostra ancora una volta le doti strumentali dei tre (e vocali di Lake), grazie ai continui cambi di ritmo da capogiro. Il finale è un semplice rock'n'roll, "Are You Ready Eddy?", dedicata al tecnico del suono, canzone completamente fuori luogo all'interno dell'album, ma tirata il giusto per la volata finale.

Insomma, gli Emerson, Lake and Palmer, nonostante le critiche che si possano fare al loro eccesso di virtuosismo ed egocentrismo, hanno lasciato in eredità anche innovazioni tecniche e strumentali (su di tutti il Moog e l'uso degli sintetizzatori da parte di Emerson), oltre che ricordi di concerti incendiari e acrobatici.

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