6 Aprile 2014. Mercedes Benz
Arena di New Orleans. Wrestlemania. Brock Lesnar esulta, indiavolato, sembra
quasi incredulo. A terra, alle sue spalle, The Phenom, The Undertaker, la
storia del wrestling moderno e passato. Da Hulk Hogan a John Cena, passando per
The Rock, li ha affrontati tutti. Dal 1991, Wrestlemania VII, al 2013,
Wrestlemania XXIX, non aveva mai perso nello showcase degli immortali, l’evento
principale dell’anno. Mai, fino al 2014.
Il wrestling è uno
sport-entertainment, basato su keyfabe e trame in cui heel (cattivi) e face
(buoni) si sfidano tra le urla del pubblico. La finzione supera la realtà, la
vita è scandita da un copione ben scritto (nella maggior parte dei casi). I
tifosi lo sanno, una volta superati i 14 anni, ma lo amano ugualmente. Si ama
Uomini e Donne, si può amare il wrestling. Risultati decisi e dolore reale,
sempre rischiando tutto.
The Undertaker si alza, esce dal
ring acciaccato, mentre il pubblico sembra non riuscire a credere ai propri
occhi. Il mito, la striscia vincente ‘più incredibile dello sport americano’ è
stata interrotta. 49 anni allora, 52 adesso. Una carriera giocata su poteri
sovrannaturali, in un ruolo ibrido, a cavallo tra il bene e il male. Un
attualissimo Caronte, sempre a cavallo della linea. Si pensava che sarebbe
finita come le 21 volte precedenti, con il successo del becchino, contro ogni
logica e invece…
E invece la WWE, in pieno stile americano,
decide di sorprendere, riuscendoci. I vincenti sempre e comunque non piacciono,
l’eroe deve cadere, alla fine, sotto i colpi del tempo e di un nemico più
forte, per dare al futuro la possibilità di scrivere una nuova storia.
Minuti di sofferenza, in attesa
di un guizzo vincente che non arriverà mai. Così come nell’ultima apparizione.
Sconfitto da un nemico più giovane e più forte. La pelle venduta cara, ma il
risultato e il tempo che lo condannano sembrano voler dire: ‘amico, tu sarai
forte, ma io lo sono di più’. L’uscita teatrale dal ring, l’ultima camminata
sulla rampa. Cappello e impermeabile neri lasciati indietro. È tempo di voltare
pagina. È il tempo di mollare la maschera.
Sarà tutto finto, sarà tutto
deciso, ma resta comunque una bella storia. 52 anni e la passione per il
proprio lavoro. Fino alla fine.
Amore e odio, naturale e
sovrannaturale, realtà e finzione. Tutto in un personaggio che, dopo 30 anni,
potrà finalmente ‘riposare in pace’.
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