Laura Besseghini è un'atleta italiana specializzata nello scialpinismo.
Vincitrice di alcune importanti competizioni, tra cui spicca anche il trofeo Mezzalama, riesce a dare il meglio di sè gareggiando in coppia.
Ciao Laura, ti rivolgi
spesso a gare di coppia. Secondo te quali sono gli indicatori, visti
da fuori, che permettono di cogliere che in un team c'è un buon
affiatamento?
Premetto
che adoro prendere parte a gara a coppie, il rapporto che si va a
creare è qualcosa di speciale. Ad oggi, mantengo delle bellissime
amicizie con le persone con cui ho partecipato.
Tornando
alla domanda, una coppia vista dall'esterno, secondo me, funziona
quando non si vedono distacchi, i due procedono dello stesso passo e
si arriva al traguardo assieme. Questi aspetti sono secondo me
sinonimo di un buon funzionamento della coppia. Capita, in gara, di
assistere ad un compagno che va avanti di 30 metri, per dimostrare
chissà cosa. Trovo queste situazioni abbastanza tristi, oltre ad
essere sintomo di una coppia che funziona poco. Lo spirito dello
scialpinismo consiste anche nell'aiutarsi nel momento del bisogno o
nel fronteggiare una crisi in una gara lunga, che sempre capita.
Avere un rapporto profondo, quasi di amicizia, diventa un fattore
importante nel favorire l'aiuto reciproco.
Secondo te è
possibile che una coppia dove i rapporti personali sono tesi,
funzioni bene in gara?
Anche
se a me non è mai capitato, penso sia possibile. Ci sono coppie che
in gara fanno cose strepitose, ma passato il traguardo non si
rivolgono la parola.
Dobbiamo
però distinguere lo scialpinismo fatto professionalmente e quello
praticato a livello amatoriale. A livello professionale, e in
nazionale, si cerca di formare la squadra migliore, senza considerare
la bontà del rapporto umano. A livello amatoriale il piacere deriva
dal passare una giornata con una persona con cui stai bene.
Per
me lo scialpinismo non essendo mai stato un lavoro, ma una scusa per
girare la domenica, voglio perciò condividerlo con persone con cui
sto bene.
Come
indicato da facebook, hai studiato Interior Architecture Design.
Credi che nello sci alpinismo ci sia una componente estetica e una
componente artistica?
Noi
donne a livello estetico siamo sempre molto attente a tutto ciò che
è bello. Può essere la tutina alla moda o lo sci particolare. Nello
scialpinismo, però, si pensa prevalentemente al peso. Lo sci può
essere anche brutto, ma se pesa poco va più che bene. Nel freeride
credo ci sia una ricerca maggiore degli aspetti estetici legati
all'attrezzatura.
Credi che alcune
capacità mentali maturate durante il percorso universitario ti
abbiano aiutato come atleta e viceversa?
Ho
iniziato a praticare sport fin da piccola, inizialmente con i miei
genitori che avevano una passione per la montagna e per l'alpinismo.
Stare a Milano è stata per me una sofferenza e credo che ciò che mi
ha aiutato a stringere i denti e ad andare avanti sia stata la mia
cocciutaggine maturata negli anni in cui andavo in montagna. In
quelle situazioni ho imparato a fare fatica, a stringere i denti,
portando a casa l'obiettivo.
Viceversa
il terminare l'università, raggiungendo l'obiettivo che mi ero
prefissata, può essere sempre legato al mio essere cocciuta. Questa
caratteristica mi porta a terminare le gare anche se sono devastata,
mi porta ad arrivare in cima alla montagna anche se il tempo
atmosferico non è favorevole e credo questo aspetto faccia proprio
parte del mio carattere.
Oltre alla
cocciutaggine, quali sono le componenti caratteriali che ti
definiscono come sportiva?
Concependo
l'ambiente gare soprattutto come un luogo per condividere tempo con
persone con cui sto bene e con cui condivido un'amicizia, penso di
saper creare una buona sinergia e solidarietà.
Questo
aspetto mi ha aiutato molto ed è ancora oggi uno stimolo che mi
permette di gareggiare. Se una gara fosse individuale, testa bassa e
faticare, per me sarebbe molto più difficile.
Inoltre
amo anche soffrire. Lo scialpinismo è bello, ma richiede anche di
saper soffrire, perchè si prende molto freddo ed io lo soffro
particolarmente alle mani. Sarò forse masochista, ma a me piace e
credo faccia parte del mio carattere. Se non amassi questo aspetto
dello scialpinismo credo avrei già mollato. Sono anche
un'appassionata di montagna, non saprei farne a meno. La montagna fa
parte del mio essere.
Hai una famiglia, un
lavoro e sei una sportiva di successo. Quali credi siano le
componenti caratteriali che uno sportivo deve coltivare per riuscire
a mettere insieme pezzi diversi della propria vita?
Tanta
organizzazione e avere principalmente una famiglia che ti supporta e
che ti sopporta. Per me la competizione è da sempre stata una scusa
per staccare da quella che è la mia vita quotidiana e per viaggiare,
ritagliando del tempo per me stessa. In settimana tra impegni di
vita, lavorativi e famigliari si fa fatica, ma con la scusa delle
gare posso ritagliarmi del tempo per uscire di casa o dall'ufficio.
Credo
che in campo agonistico si tenda spesso a dimenticare le priorità di
vita. Per me vengono prima di tutto i ragazzi, ormai non più
bambini, e mio marito. Se c'è ancora tempo ci si può dedicare anche
ad altro e lo si apprezza decisamente di più. Non credo ci sia la
necessità di dimostrare a qualcuno il proprio valore, quindi i
risultati sportivi vanno presi per quello che sono. Non essendo una
professionista prima di tutto ci deve essere il divertimento. Quando
questo viene a mancare perde di senso anche la partecipazione alle
gare.
Se
si tengono in considerazione tutti questi aspetti è possibile avere
una visione più aperta, che non si limita alle gare e ai risultati.
Quando si fa sport servono le giuste priorità.
Sei nata e residente
in montagna, come molti atleti e atlete che si rivolgono a sport di
montagna. Credi questa sia una caratteristica imprescindibile per
ottenere ottimi risultati o possa esistere il caso “Pantani”,
atleta di mare nato per i pendii montani?
La predisposizione ci può
essere indipendentemente da dove si vive, ma se vuoi partecipare a
gare di scialpinismo credo sia essenziale stare a contatto con la
materia prima, la neve. Allenarsi a secco non basta, la discesa è
diventata molto selettiva e serve un allenamento specifico per
riuscire a rimanere al passo.
Penso sia inoltre
importante avere dimestichezza con la montagna, con il mettere i
ramponi, con la discesa fuori pista, con le creste. Credo che se una
persona vuole fare gare di scialpinismo deve essere preparato su più
punti. Lo scialpinismo non è unicamente salire e scendere dalle
piste.
Stare a contatto con la
montagna credo sia un aspetto essenziale per ottenere qualche
risultato in gara. Se poi uno si allena in settimana in pianura e
riesce a ritagliarsi in tutti i week end del tempo in montagna
comunque ce la può fare.
Una domanda che
abbiamo rivolto a molte sportive: credi ci siano degli aspetti
mentali che differenziano donne uomini nello sport? Credi ci siano
alcuni elementi che avvantaggiano le donne?
Se
c'è un aspetto che può avvantaggiare noi donne che pratichiamo
scialpinismo è che siamo “zuccone”. Quelle poche atlete che
praticano scialpinismo devono avere più “palle” di un uomo,
perchè è uno sport di fatica, dove si soffre il freddo, in cui ci
sono componenti di impegno che un uomo tendenzialmente sopporta
meglio.
Un
uomo forse è avvantaggiato dal punto di vista fisico, mentre una
donna è avvantaggiata dal punto di vista mentale. Ho visto uomini
ritirarsi per delle fiacche sui piedi, mentre non ho mai visto donne
ritirarsi per delle fiacche sui piedi. Ho visto donne concludere gare
con piedi molto conciati. Questa è una riflessione maturata
dall'esperienza.
Visto
che fisicamente abbiamo le nostre pecche, l'unico vantaggio è legato
alla testa che è particolarmente cocciuta. Sappiamo stringere di più
i denti. La fatica è tanta, fa freddo e forse abbiamo la capacità
di sopportarla meglio.
Nessun commento:
Posta un commento