Mi è capitato spesso di leggere in interviste o curiosità su atleti di ogni sport, trovare tra le musiche preferite gli U2. E in effetti, come dare torto? Sono stati tra i migliori gruppi degli anni '80, capaci di coniugare originalità e qualità ad accessibilità e vendite. Negli anni sono arrivati ad essere uno dei gruppi più importanti e famosi del mondo, passando tra momenti ancora ispirati ad altri di eccessiva retorica. Quello che è probabilmente il loro migliore album, "The Joshua Tree", del 1987, è anche ottimo da ascoltare durante un'attività fisica.
L'apertura dell'opera del gruppo irlandese è da storia del rock e non solo. L'organo etereo che lentamente cede il passo agli echi della chitarra di The Edge, e poi la batteria di Larry Mullen e il basso di Adamo Clayton a imporre il ritmo, primo dell'ingresso della voce unica di Bono Vox.
Eccola, "Where The Streets Have No Name". Testo e melodia epici, chitarra a svolgere compito di accompagnamento melodico e ritmico insieme, tutto perfetto per correrci sopra ad alti ritmi. La successiva "I Still Havent't Found What I Looking For" ha poco da invidiare, con Bono al suo meglio, e il gruppo a creare una meravigliosa atmosfera immaginifica, adatta comunque a mantenere una certa andatura.
Con "With or Without" i ritmi si fanno più leggeri in partenza, c'è più introspezione, ma il continuo crescendo della canzone esplode in un finale ancora una volta dai toni epici. Il gruppo non si è mai nascosto nell'affrontare critiche sociali e politiche, e con "Bullet The Blue Sky" danno ancora sfoggio di questa capacità con la chitarra di The Edge a simulare il suono di aerei militari, sopra il tappeto sonoro del basso di Clayton, incessante e ritmico, adatto per tenere un passo costante e sicuro.
"Running To Stand Still" abbassa i toni, con un piano sommesso, la voce morbida di Bono, il modo migliore per respirare godendosi la melodia. "Red Hill Mining Town" è una ballata bellissima, che dal ritmo potrebbe non sembrare adatta durante lo sport, ma che può donare forza attraverso le stupende melodie.
"In God's Country" ecco tornare ritmi veloci, basso e batteria a fare da cadenza perfetta per qualche minuto più rapido e incandescente. Arriva il blues con "Trip Through Your Wires", dove la musica più tradizionalmente americana si mischia perfettamente con la tipica chitarra di The Edge: ritmo più lento, ma sempre accattivante.
Si ritorna invece a un sottofondo più veloce con "One Tree Hill", con Bono grintoso come non mai nel pre-finale a dar da carica motivazionale. "Exit" alterna le strofe lente ed inquietanti ai ritornelli in crescendo con le ritmiche tipiche del quartetto, adatta per cambi di velocità durante l'attività.
Si finisce con una ballata atmosferica farcita di synth, "Mothers Of the Disappeared", dove la voce di Bono rifà a modo suo una melodia di Bob Dylan. La tipica e classica canzone finale con la quale rilassarsi e congedarsi.
Un album dalle molte tematiche e sensazioni, ma sin dal titolo tende a volgerei verso la speranza: "The Joshue Tree" sono infatti quegli alberi che riescono a nascere e crescere del deserto, prendendo e mantenendo vita da quel poco che possono avere e cogliere.
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