I giorni precedenti l'Ultra Trail du Mont Blanc, la più famosa gara di ultratrail al mondo, tra gli stand di questa vera e propria fiera del trail, alcuni fortunati hanno assistito alla performance chitarristica di quello che poi è stato il dominatore di questa edizione, il francese Xavier Thevenard. Accompagnato dal fratello alla batteria, si è esibito in un assolo di classicissimo rock'n'roll. Vedendolo nei video i giorni successivi alla corsa, si poteva notare la totale tranquillità e sicurezza dei propri mezzi, musicali e atletici.
La musica può aiutare molto a dare questa sicurezza, sia prima dell'attività che durante, specialmente in una gara o in un allenamento molto lungo. Un qualcosa che scandisca un passo non veloce, ma sicuro, costante. Pensandoci, data anche la vaga somiglianza di capigliatura (dei tempi dell'album che citerò), un album molto adatto a questa funzione è "Humbug", dei britannici Arctic Monkeys. Forse altri loro album sono stati più vivaci, o più importanti musicalmente, ma il loro terzo lavoro, del 2009, rimane il mio preferito e il più ricercato, di sicuro quello più omogeneo e costante.
Gruppo inglese fino al midollo, ha cercato nuove strade andando negli Stati Uniti, facendosi produrre da Josh Hommes, leader dei Queens of the Stones Age. E nella loro nuova musica, si possono sentire questi echi desertici, il leggero sottofondo gotico, tipico della musica di Hommes.
Si parte con "My Propeller", con chitarra e basso a produrre un riff oscuro, diverso dagli standard della band degli anni precedenti. La voce baritonale di Alex Turner è calda e profonda. Ci sono i cori, altra rarità. L'incedere è sicuro. L'atmosfera desertica e oscura è già ben riconoscibile.
Nella successiva "Crying Lightning" la ricetta è simile, il basso di Nick O'Malley e la chitarra di Turner si inseguono nei riff morbidi, con la batteria di Matt Helders, il più dotato tecnicamente, ad accompagnare con fantasia e precisione, e la chitarra di Jamie Cook a creare suoni insoliti per un gruppo inglese, suoni di estrazione psichedelica.
"Dangerous Animals" rimane ancorata su quel metodo, semplice ma perfettamente funzionale, su ritmiche vagamente ipnotiche. "Secret Door" all'inizio sembra una canzone più semplice e melodica, ma ben presto torna alle solite tematiche musicali dell'intera opera, nonostante nel finale si ritorni su un certo gusto melodico e quasi romantico.
"Potiom Approaching" ha un riff un poco più metallaro, preso in prestito dai Black Sabbath, di cui le scimmie artiche non hanno mai nascosto la propria passione. Suoni e cori dal sapore gotico ci accompagnano per tutta la durata della canzone.
"Fire and the Thud" ha un'apertura che può ricordare molto i Queens of the Stone Age di Hommes: la voce di Turner, quasi sussurrata, ma calda e sicura, sembra davvero portare in zone oscure e misteriose, seppur mai pericolose.
"Cornerstone" è la più classica e dell'intero album, melodica, leggera, anche qua con richiami romantici.
Suoni oscuri di chitarre aprono la successiva "Dance Little Liar", leggera nella prima parte, seppur sempre sulle ritmiche e sonorità fin qui usate, con un finale più rumoroso e spinto, adatto a ridare un po' di energia e movimento rispetto a quel sottofondo vagamente nichilista fin qui percepito.
Un organo dai richiami puramente gotici apre "Pretty Visitors", che esplode in un altro riff alla Black Sabbath, veloce nelle strofa, lento e profondamente dark nel ritornello, dove Helders mostra la propria bravura alla batteria, e il gruppo tutto si diverte a giocare coi propri gusti metallari. Si chiude con "The Jeweller's Hands", perfetta sintesi dell'album. Incedere sicuro, quasi insolente, sonorità oscure e fluttuanti, e finale con chitarre psichedeliche e un coro che si trascina a lungo.
Non un capolavoro assoluto, ma una prova interessante, dove melodie britanniche e sonorità americane creano un'amalgama affascinante, capace di accompagnare l'ascoltatore in territori inesplorati, con un effetto calmante e quasi oppiaceo, perfetto per eliminare stress e pensieri superflui.
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