Non potevano mancare tra i consigli musicali i capostipiti del rock-progressive britannico, i King Crimson, tenuti in vita nel corso della loro storia da Robert Fripp, l’unico vero Re Cremisi, demiurgo e ispiratore principale della band, Sole intorno a cui hanno girato alcuni tra i migliori musicisti di alt/prog-rock a partire dal 1969. Proprio nell’esordio del ’69 i King Crimson hanno dato vita all’album progressive per antonomasia, “In The Court Of The Crimson King”, capolavoro entrato di diritto nella storia della musica. Ma se all’interno di “In The Court” era presente un romanticismo barocco (illuminato dalle poesie di Peter Sinfield e dalla meravigliosa voce del compianto Greg Lake), e nei successivi lavori spiccavano ora romanticismo minimalista (“Islands”), ora sperimentazione sonora (“Larks’ Tongues In Aspic”), ora impressionismo espressivo (“Red”), è con “Discipline”, del 1981 (dopo 7 anni di silenzio), che Robert Fripp e compagni offrono spunti adatti anche agli sportivi, per le ritmiche dinamiche, sebbene originali e di non sempre facile assimilazione.
Accompagnato da una nuova band, Robert Fripp, geniale ed eccentrico chitarrista (incontro tra le folli virtuosistiche improvvisazioni alla Hendrix e i rigidi schemi compositivi matematici alla Bartok), con “Discipline” ha dato forma alla sua teoria musicale fatta appunto di disciplina e freddezza quasi asettica, necessarie per far convivere diverse menti geniali senza eccessi egocentrici. Con Adrian Belew (che ha suonato nel tempo per Frank Zappa, Talking Heads, David Byrne, Paul Simon, David Bowie, Nine Inch Nails, Laurie Anderson, Tori Amos… scusate se è poco) a voce e seconda chitarra, Tony Levin (Peter Gabriel, Bowie, Simon, Yes, Lennon, e un’altra miriade di mostri sacri) a basso e Chapman Stick (strumento a corde simile a chitarra e basso, ma versatile quanto una tastiera), Bill Bruford (unico superstite dei vecchi Crimson, oltre ai primi Yes) alla batteria, Robert Fripp ha formato un supergruppo di valore tecnico estremo, difficilmente raggiungibile.
“Elefant Talk” mostra subito le particolarità dell’album: il Chapman Stick suonato da Levin, e una ritmica tesa e senza intoppi, non semplice da afferrare per via degli inconsueti timbri, pur in un normale tempo di 4/4. “Frame By Frame” apre al virtuosismo tecnico di Fripp, ma anche alla capacità vocale di Belew e alla melodia. Melodia ancor più perfetta in “Matte Kudasai”, ballata dai toni blues ma in perfetto stile del Re Cremisi, dove mai nulla è scontato. “Indiacipline” sembra suggerire una sorta di anarchia musicale e compositiva, eppure, in tutto il marasma sonoro e i controtempi dei diversi musicisti, la strada sembra sempre portare vengo un vero chaos perfettamente organizzato. “Tela Hun Ginjeet”, dai ritmi ipercinetici, mette in risalto ancora una volta i virtuosismi tecnici dei quattro musicisti. I King Crimson sono stati ispiratori anche di altri grandi gruppi del rock, come ad esempio i Tool, che hanno preso non poco spunto dalla strumentale “The Sheltering Sky” per la loro “Reflection” (ascoltare le introduzioni delle due canzoni per credere), dai ritmi a metà strada tra tribale e psichedelia, e dalla finale “Discipline”, dove i poliritmi strumentali riescono sempre a combaciare perfettamente, con perfetti incastri geometrici. Nella versione deluxe appare come bonus-track la melodica “Matte Kudasai” riarrangiata con il suono di chitarra personale di Fripp.
Sarebbe riduttivo semplificare il pensiero su “Discipline” ad un mero virtuosismo tecnico, asettico e privo di sentimento, in quanto anche la melodia ha il proprio spazio, come in ogni album di Robert Fripp: dove la precisione e la disciplina si incontra con la fantasia e la meraviglia.
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