Floyd Landis ha scritto una pagina indelebile del ciclismo del nuovo millennio.
L’impresa dopo la crisi, la crisi dopo l’impresa. Tutto in 3 giorni.
Montagne russe d’emozioni nel Tour de France del 2006, l’anno nero per la corsa
francese. Tra doping tentato e imprese sfiorate, la vittoria della normalità.
Oscar Pereiro Sio vs. Floyd Landis.
18 Luglio. Caldo, sole e fughe da lontano. Frank Schleck e
Damiano Cunego a darsi battaglia sulla salita dell’Alpe d’Huez, mentre Floyd
staccava Oscar per andarsi a riprendere la maglia gialla. Da favorito, dopo
aver visto fuori gioco Armstrong (ritirato a fine 2005), Basso e Ullrich
(Operacion Puerto).
Una vittoria annunciata messa in discussione solo dallo spagnolo,
avvantaggiatosi in una fuga bidone a inizio Tour. Giorni di inseguimento
coronati all’arrivo, ancora uno statunitense in giallo. ‘Il sogno di una vita’,
‘Dai tempi di Lemond’ e ‘Ho imparato tanto da Lance’, frasi dette e ripetute
fino alla nausea.
19 Luglio. Da Bourg-d'Oisans a La Toussuire, ciò che nessuno si
aspettava, si concretizzò. Michael Rasmussen porta via la fuga, impone un ritmo
infernale, stacca tutti e arriva, dopo 176 chilometri, in solitaria sul
traguardo. Alle loro spalle, la Phonak teneva le redini della corsa, ma
qualcosa era diverso. Floyd era contratto, parlava spesso e ansiosamente con la
radiolina. La fragilità di un uomo.
Sull’ultima salita, la luce si spense. L’americano perde le ruote dei primi,
dei secondi, rimane imbottigliato tra i ritardatari. ‘Le gambe sembravano di
marmo’. La crisi, di fame e di stanchezza. La pressione di una maglia troppo
pesante, un desiderio prolungato e un sogno realizzato. Essere favoriti all’improvviso,
dopo una vita da gregari.
Floyd crolla, il silenzio delle montagne nella testa. Un minuto dopo l’altro,
arriva sul traguardo scortato. 8’10”. L’addio ai sogni di gloria. Non rispose
alle domande, si ritirò nella sua stanza. Pensieroso. Triste. Affranto.
20 Luglio. Da Saint-Jean-de-Maurienne
a Morzine. L’ultima tappa di montagna, l’ultima chiamata per gli sfidanti di
Pereiro, obbligati ad accorciare il distacco per potersi giocare il tutto e per
tutto nell’ultima prova contro il tempo.
Il gruppo lascia andare le fuga, tiene il passo. Le energie erano poche e, per non
sprecarne, era necessario attendere il momento giusto per sferrare l’attacco. L’ultima
salita, la resa dei conti per Carlos Sastre, capitano CSC dopo l’esclusione del
vincitore del Giro d’Italia 2006, Ivan Basso.
Tutti ad attendere la fine, quando, dopo soli 60 chilometri, Floyd Landis
attacca. L’orgoglio di chi non voleva essere ricordato come lo sconfitto. Landis
gettava il cuore, si giocava tutto. Un passo impressionante. Uno dopo l’altro,
della fuga non restavano altro che due o tre corridori. Nell’inferno del
corridore della Phonak, c’era spazio solo per un sogno giallo.
La Casse d’Epargne, la squadra dello spagnolo, tenta di organizzarsi, ma
nessuno riesce a riprendere l’americano.
Le braccia tese verso il cielo, l’impresa di una vita. I brividi sulla pelle di
chiunque, prima della stagione dei sospetti. Landis vinse la tappa e guadagno
quasi 8 minuti ai rivali, portandosi a soli 30” dal rivale, prima della sua
specialità, la cronometro.
Un finale annunciato, eroismo e orgoglio.
Sui Campi Elisi, la festa è incontenibile, nessuno prima di
lui era stato in grado di fare qualcosa del genere dopo una crisi simile.
Ullrich, nel 1998, cercò di recuperare Marco Pantani, ma non ci riuscì.
Il sogno diventa incubo in pochi giorni. ‘Un corridore di
alta classifica è stato trovato positivo dopo la tappa di Morzine’. Nemmeno il
tempo di leggere, i sospetti e gli indici puntati.
Floyd scappa, nega, si professa innocente anche dopo la comunicazione
ufficiale, inventa scuse. ‘Ho bevuto un paio di birre dopo la tappa del giorno
prima, volevo ricaricare le batterie dopo la crisi’, ‘Ah, ho assunto i farmaci
per un problema alla tiroide’. Braccato. Beccato.
La squalifica e, dopo anni, la confessione. Luce sul periodo
più buio nella storia del ciclismo. Il doping di squadra. Le indagini si
allargano, coinvolgono anche il suo passato. Lance Armstrong e la US Postal. Solo
ombre, solo abisso.
Il chiaroscuro diventa solo oscurità, la gioia sincera si
tramuta in disgusto, ma l’emozione dell’impresa resta.
Sporca, ma emozionante.
‘Dragging behind you the silent reproach
of a million tear-stained eyesTrascinandoti dietro il rimprovero silenziosodi un milione di occhi bagnati di lacrime’
Pink Floyd
The YellowFloyd, vincere un Tour in 3 giorni, perdere tutto
in 3 settimane.
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