mercoledì 30 dicembre 2015

Musica in movimento: i consigli del 2015

Chi fa sport può scegliere di accompagnare la sua attività ai racconti di un buon amico, al silenzio della natura o optare per le cuffie e della buona musica. 
Nella rubrica Musica in Movimento, ogni settimana, Stefano Ruzza ci parla di un album che utilizza durante i suoi allenamenti. 
Di seguito ecco i suoi consigli musicali del 2015:


lunedì 28 dicembre 2015

Dialogo col campione - le interviste del 2015

In questo 2015 abbiamo visto nascere insieme il Blog Psiche&Sport, che ha come obiettivo principale l'approfondimento e la valorizzazione dell'aspetto mentale durante la pratica sportiva.

Consideriamo gli sportivi portatori di un sapere psicologico profondo, che può essere conosciuto attraverso un dialogo con loro. Quali sono gli aspetti caratteriali indispensabili per una data disciplina sportiva? Quali invece se allenati diventano vincenti? Come ripartire dopo un periodo di crisi? Come si costruisce una squadra orientata al successo?

Queste sono solo alcune delle domande a cui abbiamo cercato di rispondere con le interviste del 2015. Di Seguito vi proponiamo i collegamenti a tutte le interviste:

giovedì 24 dicembre 2015

Libreria dello sport: Kilian Jornet - Correre o morire


Chi è l'autore? Kilian Jornet è pluricampione del mondo di scialpinismo e skyrunning, vincitore di tutti i più famosi ultratrail, autore di record di salita/discesa di alcune tra le più importanti vette del mondo.


Di cosa parla: la vita di Kilian Jornet, dai monti pirenaici dove è nato e cresciuto, alle prime gare giovanili, l'infortunio, le prima gare con il gota dello skyrunning, la sua crisi durante la Western States del 2010, l'incredibile forza mentale che lo ha spinto nelle fasi finali della sua traversata dei Pirenei. Scritto bene, seppur con qualche passaggio retorico, Kilian cerca di mostrare anche il suo sconfinato amore per la montagna.

A chi può interessare: a chi vuole conoscere qualcosa di più di questo incredibile atleta.

mercoledì 23 dicembre 2015

Musica in movimento: Marlene Kuntz - Catartica

Lo sciatore italiano Dominik Paris, tra i migliori discesisti degli ultimi anni, ha una passione musicale. Suona la chitarra elettrica, con tendenze death metal. Che questo gusto possa aggiungere in qualche modo il coraggio e pelo sullo stomaco durante le picchiate a oltre 100 km/h sulle piste del circuito di Coppia del Mondo, credo solo si possa tranquillamente affermare.
Ora non avendo io una grande cultura di death metal (ma sulla quale rimedierò presto con qualche chicca), propongo un gruppo italiano che nell'esordio fece grande scalpore per la propria potenza ed energia, unito a un po' di gusto per la melodia. Parlo dell'album "Catartica", del 1994, opera prima dei cuneesi Marlene Kuntz. Un'ottima musica anche per accompagnare prestazioni sportive impegnative.


L'apertura è proprio dedicata alla loro canzone più metal, "M.K.", vero manifesto di presentazione. Il gusto metallaro del chitarrista Riccardo Tesio si nota in pieno. Per tutto l'album la sua chitarra si miscelerà in maniera perfetta con quella di Cristiano Godano, che è anche il leader carismatico, cantante e autore di tutti i testi. 

lunedì 21 dicembre 2015

Dialogo col Campione: Alberto Cova

Alberto Cova è uno degli atleti rimasti nella storia dei 10.000 metri ed è un simbolo dell'atletica italiana.

Alberto Cova è ricordato soprattutto per la conquista della medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles 1984. 

Oltre a questo successo nel suo Palmares figurano anche: una medaglia d'oro mondiale, un oro europeo, un oro ai giochi del Mediterraneo e un argento agli europei indoor.








Una delle fatiche richieste a sportivi di primo livello consiste nella gestione della pressione e delle aspettative di tifosi e staff tecnico-atletico. Avevi delle strategie o delle routine di vita per affrontare questi aspetti?

Considerando che stiamo parlando di circa 30/35 anni fa, il sostegno psicologico agli atleti non era una pratica consolidata e sinceramente non avevo o seguivo tecniche particolari. La capacità di gestire la pressione e le emozioni a cui andavo incontro era data dalla mia quotidianità.
Credo di aver maturato questa abilità nel percorso che mi portava ad avvicinarmi all'obiettivo e nella mia crescita durante gli allenamenti. Il condividere le pressioni e le emozioni che questo percorso produceva, sia con lo staff tecnico, che con chi faceva parte della mia vita, credo mi facesse bene e mi desse l'idea che si stava costruendo un risultato di "gruppo". Condividere con altre persone questa strada rende un atleta consapevole di ciò che sta facendo e lo agevola nell'arrivare al meglio al grande evento. Condividere le emozioni e le difficoltà con gli altri fa in modo che la consapevolezza cresca nel tempo, facendo in modo che tu possa usufruire anche delle tue doti mentali quando affronti una gara importante, che vale un titolo o una medaglia.
In una finale olimpica o mondiale, tutti gli atleti sono arrivati per vincere. Le differenze tecniche date dalla condizione fisica o da possibili infortuni, sono minime, quindi l'aspetto mentale diventa fondamentale. Quando entri nello stadio è necessaria una predisposizione mentale che ti porta a pensare che tutto quello che hai fatto porterà a dei frutti. Se entri nello stadio pieno di dubbi, dando spazio alle incertezze, secondo me hai poche possibilità di vincere.
La testa conta sia durante l'evento, che lungo il percorso che ti porta all'evento importante, perchè non sempre le cose vanno come vorresti e non sempre gli allenamenti sono i migliori della tua carriera. Devi però mettere a fuoco che quanto stai facendo porterà a dei frutti e su questo pensiero far leva per ottenere il miglior risultato. La testa ha una grossa percentuale sui risultati, perchè ti permette di sentire che la cosa che vuoi la puoi realmente realizzare. Se ti predisponi in questo modo hai già buone possibilità di ottenerlo.

venerdì 18 dicembre 2015

Vincere dipende da me e da quanto mi alleno

Nell'articolo di oggi andremo a presentare 2 possibili tipologie personologiche, che vanno a indicare

1) come gli atleti spiegano i risultati ottenuti da loro in passato; 

2) quanto gli atleti credono di poter contribuire, attraverso il loro allenamento, all'ottenimento di un risultato atteso. 





Queste 2 tipologie personologiche identificano gli atleti a Locus of Control Interno e a Locus of Control Esterno (Rotter, 1966). Di seguito andremo a vederle nel dettaglio:

giovedì 17 dicembre 2015

Libreria dello sport: Alex Zanardi, Gianluca Gasparini - Però, Zanardi da Castel Maggiore

Chi è l'autore: Alex Zanardi, ex pilota di Formula 1, ora atleta paraolimpico dopo un grave incidente in gara. Gianluca Gasparini, giornalista sportivo.

Di cosa parla: L'incredibile storia di Alex Zanardi, dai sacrifici dei genitori per farlo correre nei kart, alle sfortune della sua esperienza in Formula 1, fino ad arrivare al dominio della Formula Indycar, durante la quale ha un incidente in gara in Germania, dopo la quale subirà l'amputazione delle gambe. Qua la sua incredibile rinascita, attraverso una forza di volontà con pochi eguali, vero esempio di tenacia e irrefrenabile ottimismo.

A chi può interessare: A chi crede che gli obiettivi, nello sport come nella vita, siano irraggiungibili. A chi è solito trovare scuse o chi si piange addosso con facilità, a chi si trova davanti a grosse difficoltà e non sa come superarle.



mercoledì 16 dicembre 2015

Musica in movimento: Peter Gabriel - So

Nella sua autobiografia, "Open", il tennista André Agassi racconta di come venisse indicato come un punk, per via della sua capigliatura ad inizio carriera e della sua indole ribelle, mentre in realtà lui non aveva particolari gusti musicali, se non per la musica pop. Si cerca troppo spesso, forse sempre, di catalogare, crearsi immagini distorte rispetto a come le cose sono realmente.


Al contrario di Agassi, nella musica esiste un personaggio di grandezza smisurata, spesso accostato al mondo pop, mentre è stato invece un incredibile sperimentatore che non ha mai smesso di cercare strade nuove. Peter Gabriel

Il suo album "So" è una vera pietra miliare della musica. Uscito nel 1986, definirlo pop o rock è una disquisizione che lascia il tempo che trova, anche se la definizione più appropriata che è stata data allo stile è world music. La sua orecchiabilità non toglie nulla alla ricerca musicale, donando anche gran ritmo adatto ad allenamenti con lunghe variazioni di intensità.

lunedì 14 dicembre 2015

SportivaMente - Samuele Robbioni

Samuele Robbioni è un Mental Trainer.

Ha accompagnato la squadra del Calcio Como 1907 nella risalita dalla serie D, fino all'attuale Serie B.

Samuele Robbioni ha collaborato con squadre di basket, calcio, rugby e atleti nelle discipline individuali di scherma, tennis, atletica, nuoto, ciclismo e ginnastica ritmica.











Ciao Samuele, ci puoi spiegare di cosa si occupa un Mental Trainer?


Questa è una domanda solo all'apparenza banale, Credo sia troppo semplice risponderti che un Mental Trainer si occupa della preparazione mentale. Questo significa tutto, come non significa nulla. 
Credo che l'obiettivo di chi fa questo lavoro debba essere ben chiaro, ovvero portare l'atleta o il giocatore che lavora con te ad una consapevolezza. Essere consapevole significa conoscere le proprie capacità, come anche i propri limiti. Mi piace pensare che anche la Leadership abbia a che fare con questo processo.
Per un atleta raggiungere questo obiettivo credo sia un grande risultato, perché nel momento in cui divento consapevole delle mie capacità e delle mie potenzialità, i miei limiti diventano un punto di partenza. Questo è un lavoro estremamente difficile, perché implica una messa in discussione importante da parte dell'atleta. Un Mental Trainer è quindi un professionista che costruisce un percorso di consapevolezza.

venerdì 11 dicembre 2015

Come lo stile di leadership dell'allenatore influenza l'efficienza della squadra che allena


In questo articolo proporremo una delle teorie che affrontano il tema della leadership, nello specifico la teoria della della "contingenza" di Fiedler (1967).


Fielder, dopo aver osservato e studiato gruppi lavorativi e sportivi, nota che in alcune situazioni i leader fortemente orientati al raggiungimento dell'obiettivo ottenevano migliori risultati dai gruppi con cui collaboravano, mentre in altre situazioni erano i leader attenti alle relazioni e agli affetti del gruppo ad ottenere i migliori risultati.

giovedì 10 dicembre 2015

Libreria dello sport: Andrè Agassi - Open

Chi è l'autore? Andrè Agassi è un ex tennista statunitense, che ha detenuto il primo posto al mondo del circuito ATP per 101 settimane. Agassi è uno dei 7 giocatori della storia del tennis ad essere riuscito a vincere tutti e 4 i titoli dello Slam.

Di cosa parla? Andrè Agassi dichiara di odiare profondamente il tennis, ma di non riuscire a smettere di giocare. Questo conflitto tra il desiderio di smettere e il percorso che lo porta ad essere il più forte tennista al mondo, trova le radici nella sua storia umana.
Nel libro viene raccontata la vita del campione e dell'uomo, con le difficoltà che nascono nel tentativo di mettere insieme queste due parti non sempre conciliabili. Un padre che investe anima e corpo in un figlio predestinato ai vertici del tennis, fino a diventare un allenatore-tiranno, una vita strappata alle passioni e ai normali divertimenti giovanili, che emergono in comportamenti bizzarri e stravaganti, fino alla paura di vincere e di realizzarsi come tennista. 
Un libro fatto di difficoltà, come di relazioni umane calde e vere che aiutano la maturazione dell'uomo Agassi e che gli permettono di realizzare il suo talento per diventare il n°1 dell'ATP.

mercoledì 9 dicembre 2015

Musica in movimento: Tinariwen - Emmaar

Il deserto è silenzio. Il deserto invita al silenzio. Il deserto è un luogo misterioso, non solo una distesa sabbiosa, ma anche un luogo dentro sé stessi, a volte minuscolo, a volte immenso. E come ogni luogo misterioso, dove esiste la necessità di cercare qualcosa, piccole o grandi risposte, la musica è un veicolo importante, se non necessario.

C'è un gruppo musicale che negli ultimi anni si è fatto portavoce dei disagi del popolo Tuareg e di tutta l'Africa settentrionale, attraverso sonorità che uniscono le tradizioni di quelle terre a quelle del rock blues occidentale, proponendo una musica che ha avuto apprezzamenti di tantissimi grandi musicisti, U2, Rolling Stones, Red Hot Chili Peppers, Santana, Thom Yorke, Peter Grabiel, Damon Albarn, e tanti altri. Questo gruppo si chiama Tinariwen, che nella loro lingua significa appunto "deserti". Questa loro miscela mostra un gran potenziale anche per essere utilizzata come sottofondo durante un'attività fisica, grazie alle loro ritmiche intense ed ipnotiche.


Originari del Mali, poi esiliati in Algeria, di nuovo tornati in Mali e ancora esiliatisi in giro per il mondo a proporre la loro musica, nel 2014 hanno dato alla luce "Emmaar", loro sesto album, registrato nel deserto californiano del Joshua Tree, proprio il luogo che ha ispirato un album degli U2.

lunedì 7 dicembre 2015

Dialogo col Campione: Antonio Capoduro


Antonio Capoduro è uno schermidore italiano, affetto da tetraparesi spastica distonica.

Antonio Capoduro lavora come responsabile del sito dipartimetale di informatica dell'Università di Milano. 

Antonio Capoduro è inoltre uno dei promotori del progetto "SPORTABILIA, LO SPORT CHE MERAVIGLIA"



Ciao Antonio, puoi raccontarci come è cominciata la tua storia sportiva? 

Il mio inatteso incontro con il mondo dello sport è avvenuto all’età di 41 anni in modo del tutto casuale, in un giorno di primavera uggiosa del 2009, in cui il mio spirito era depresso, non solo per la giornata ma anche per una serie di motivazioni personali di cui non mi dilungo, Giovanni Lodetti (Maestro di scherma) mi ha proposto di andare a vedere come si tira di scherma. Faccio presente che fino ad allora guardavo la scherma solo alle olimpiadi in televisione, comodamente seduto su una poltrona, non conoscendo nulla di tecnica schermistica, ebbi un tentennamento, ma alla fine ho accettato perché mi sono reso conto di aver bisogno di qualcosa che mi stimolasse e Giovanni è stato uno sprono fondamentale.

venerdì 4 dicembre 2015

Cosa significa essere uno sportivo di resistenza

Molti sportivi amatoriali, d'elite o professionisti, si dedicano a sport di resistenza. Di seguito proveremo insieme a ragionare su questo termine, conoscendone le origini e i significati.

Il termine resistenza deriva dal latino resistencia, da resistere, composto di "re" indietro e "sistere" fermare. Le origini di questo termine rimandano quindi al gesto di bloccare, opponendosi, ad una forza o ad una spinta. Contrari a questo significato sono l'acquiescenza, l'arrendevolezza, la condiscendenza e la docilità.

Questo termine diffuso in svariati ambiti, che spaziano dall'economia, alla psicanalisi, fino ai settori militari, giuridici e sportivi, connota in modo chiaro l'impegno energetico che va a esercitare la persona che "resiste".

giovedì 3 dicembre 2015

La libreria dello sport: Walter Bonatti - Montagne di una vita

Chi è l'autore? Walter Bonatti (1930-2011), conosciuto come "Il Re delle Alpi, è stato una leggenda dell'alpinismo mondiale. Da inviato dell'Espresso, ci ha raccontato numerose sue esplorazioni, in alcune delle regioni più impervie del mondo.

Di cosa parla? Bonatti ripercorre le imprese compiute in 15 anni di alpinismo. In questo libro la montagna, e in particolare l'alpinismo, emergono come una metafora che corre parallela alla vita. In questo senso le prove e le difficoltà incontrate diventano occasioni di crescita personale ed umana. 
Traspare forte, durante lo scorrere delle pagine, la forza interiore di questo grande personaggio, unita all'incredibile passione per la montagna e l'amore per l'avventura. Bonatti non sapeva solo scalare, esplorare, fotografare, ma anche scrivere, facendo rivivere intensamente le emozioni provate durante le sue difficili prove.

mercoledì 2 dicembre 2015

Musica in movimento: The Strokes - Is This It

Qualche settimana fa ho letto un'intervista al ciclista Moreno Moser, in cui dichiarava di essere un grande amante di musica. Era tra i giovani più promettenti al suo passaggio tra i professionisti, per poi perdersi in difficoltà varie negli ultimi anni. Non ho capito bene quale genere di musica preferisse, ma pensando al ciclismo, ho pensato a qualcosa di ritmico, molto ritmico, adatto forse anche per sedute di spinning, o anche per la corsa, insomma, per ogni attività per la quale una base ritmica possa essere fondamentale. 

C'è un album, di soli 36 minuti di durata, adattissimo a questo ruolo. Si tratta di "Is This It" dei newyorkesi Strokes. L'album è del 2001 ed è stato a modo suo uno dei più importanti di inizio millennio. Gli Strokes possono essere amati o odiati, ma questo album è stato determinante per la storia del rock.

L'inizio è per il pezzo più morbido e lento, la title-track "Is This It", una specie di dolce e malinconica ninnananna, col basso di Nikolai Fraiture a dare ritmo sotto al cantato strascicato di Julian Casablancas. Passato il breve riscaldamento iniziale, con "The Modern Age" si entra nel vivo, con la ricetta che d'ora in poi sarà l'essenza della loro sonorità: la batteria pulsante di Fab Moretti a fare da metronomo costante, le chitarre di Albert Hammond Jr. e Nick Valensi a rincorrersi tra accordi semplici e insistenti e assolo freschi e mai auto compiacenti, e la voce di Casablancas passare tra un cantato da ubriaco ad urla post-punk. 

lunedì 30 novembre 2015

Dialogo col campione: Carlo Alberto Cimenti

Carlo Alberto Cimenti è stato il primo alpinista italiano ad aver conseguito lo "Snow Leopard", l'onorificenza assegnata dalla federazione alpinista russa a chi scala le cinque cime 'over 7000' dell'ex Unione Sovietica, situate nel Pamir e nel Tien Shan.
In una tua intervista, hai sottolineato come nelle gare svolte in squadra sia importante “perdonare gli errori dei compagni”. Posso chiederti se esiste un atteggiamento che possa favorire questa capacità?

L'atteggiamento deve essere positivo. In una competizione quando l'errore non dipende da te, ma dagli altri, chiaramente ti risenti o ti arrabbi. Per superare la difficoltà del momento è, però, importante riuscire ad essere comprensivi. Rispetto a criticare assumendo un atteggiamento negativo, credo sia più produttivo aiutare ed essere positivi. Questo anche quando quell'errore inficia il risultato della gara o addirittura lo compromette.
Il trofeo Mezzalama è la gara per eccellenza in cui queste situazioni accadono. Si presentano per tutte le squadre, anche quelle che vincono. In questa gara di sci-alpinismo, in cui le squadre sono formate da tre persone, l'attimo di difficoltà, la caduta tua o del tuo compagno o la crisi, sono cose che accadono praticamente sempre. Essendo in tre le probabilità sono molto alte. Quando queste situazioni si verificano, tutti i membri della squadra devono essere forti e devono avere un atteggiamento positivo, per superare così la situazione difficile.
Ho visto molte squadre in cui gli atleti invece di aiutare un compagno lo criticano e lo accusano, demoralizzandolo ulteriormente. Quel compagno potrebbe superare l'attimo di crisi e concludere bene la gara, uscendone, ma così finisce invece per peggiorare sempre di più fino ad arrivare, in certi casi, al ritiro.

venerdì 27 novembre 2015

Siamo più al sicuro se facciamo sport soli o in compagnia

Questo articolo si indirizza a tutti gli sportivi che praticano delle discipline che prevedono un certo livello di rischio o pericolo e che, in certi sfortunati casi, richiedono il soccorso da parte di un'altra persona. 

Detto questo, credo che i rischi siano connessi a ogni sport e un infortunio o un malore si possano presentare in ogni disciplina. Un mancamento durante una sessione di nuoto, una caduta in bicicletta o una frattura per un trailer, sono dei possibili esempi.

In queste situazioni è meglio trovarci in una strada nell'orario di punta o in un sentiero meno affollato? Nuotare in una piscina estiva o in una meno frequentata? Voi cosa ne rispondereste?

giovedì 26 novembre 2015

La libreria dello sport: Dean Karnazes - Ultramarathon man

Chi è l'autore? Dean_Karnazes è uno dei più famosi e influenti ultramaratoneti mondiali.

Di cosa parla? Autobiografia di un ultramaratoneta che scappa da una vita fatta di lavoro, feste e cocktails, cercando se stesso in situazioni davvero estreme, dal soffocante caldo desertico al terribile gelo artico.
In questo libro piacevole e leggero, nonostante alcune esagerazioni tipicamente americane, Dean Karnazes presenta la sfida intrapresa con se stesso e contro la voglia di arrendersi, che lo porta infine a scoprirsi come persona.

A chi può interessare? A tutte le persone che pensano di non avere mai tempo da dedicare alla corsa, e a chi vuole conoscere le possibilità della forza di volontà.




mercoledì 25 novembre 2015

Musica in movimento: U2 - The Joshua Tree

Mi è capitato spesso di leggere in interviste o curiosità su atleti di ogni sport, trovare tra le musiche preferite gli U2. E in effetti, come dare torto? Sono stati tra i migliori gruppi degli anni '80, capaci di coniugare originalità e qualità ad accessibilità e vendite. Negli anni sono arrivati ad essere uno dei gruppi più importanti e famosi del mondo, passando tra momenti ancora ispirati ad altri di eccessiva retorica. Quello che è probabilmente il loro migliore album, "The Joshua Tree", del 1987, è anche ottimo da ascoltare durante un'attività fisica.

L'apertura dell'opera del gruppo irlandese è da storia del rock e non solo. L'organo etereo che lentamente cede il passo agli echi della chitarra di The Edge, e poi la batteria di Larry Mullen e il basso di Adamo Clayton a imporre il ritmo, primo dell'ingresso della voce unica di Bono Vox.


Eccola, "Where The Streets Have No Name". Testo e melodia epici, chitarra a svolgere compito di accompagnamento melodico e ritmico insieme, tutto perfetto per correrci sopra ad alti ritmi. La successiva "I Still Havent't Found What I Looking For" ha poco da invidiare, con Bono al suo meglio, e il gruppo a creare una meravigliosa atmosfera immaginifica, adatta comunque a mantenere una certa andatura

lunedì 23 novembre 2015

SportivaMente: Camillo Placì

Camillo Placì è un allenatore di pallavolo, attualmente alla guida della Top Volley Latina.

Da vice ha ottenuto prestigiosi risultati. Nel 2008, con la nazionale russa, un bronzo Olimpico a Pechino e un bronzo nella World League; nel 2009, un bronzo, con la Bulgaria agli Europei; nel 2015 un argento con la Serbia nella World League.
Da Head Coach, nel 2012, un 4° posto alle Olimpiadi di Londra con la Bulgaria.

Salve Camillo, sicuramente è un allenatore molto esperto. In che modo l'esperienza e l'età, secondo lei, possono diventare un vantaggio? Possono essere anche uno svantaggio?

Si, diciamo che sono un allenatore con tanti chilometri nel motore, percorsi su strade diverse: Italia, Russia, Bulgaria, Qatar, Serbia. Tante esperienze, tutte positive e con colori diversi.
Diciamo che l’esperienza ti aiuta a riconoscere subito ciò che e’positivo e ciò che è negativo, poi la decisione giusta su quello che è più corretto da fare la prendi con la saggezza, che non dipende però dall'età.
Ho visto tanti anziani prendere decisioni sbagliate e tanti giovani decisioni giuste. La gioventù non è un peccato.

venerdì 20 novembre 2015

La resilienza per lo sportivo. Sapere superare gli stress e raggiungere i nostri obiettivi.

Si ritiene comunemente che il termine "stress" sia nato all'interno delle scienze fisiche ad indicare la capacità di un materiale nel resistere ad una pressione esterna. 

Nel contesto delle scienze fisiche lo stress è la pressione o il carico esterno esercitato sul materiale e la bontà della struttura può essere misurata nella capacità di resistere a tale carico. Tale capacità viene indicata con il termine "resilienza" (Cassidy, 2002).


Entrambi questi termini sono entrati a far parte del linguaggio psicologico e indicano le medesime dimensioni, seppure il contesto di applicazione sia differente: scienze fisiche e scienze umane. 

mercoledì 18 novembre 2015

Musica in movimento: Verdena - Requiem

I gemelli Bryan sono la più grande coppia di doppio della storia del tennis, e hanno una particolarità: suonano in una pop-rock band. Ebbene sì, Bob e Mike, americani, avevano feeling non solo in campo, ma anche fuori, musica compresa. E la musica, sappiamo essere un grosso aiuto per ogni attività, non solo come distrazione, ma anche come stessa spinta creativa.

In Italia c'é un gruppo rock dalla grande vena creativa, guidata da due fratelli. Si chiamano Verdena, e sono, nell'inizio di questo secolo, la cosa migliore che il nostro paese abbia fornito a livello di musica rock indipendente. I fratelli sono Alberto e Luca Ferrari, accompagnati da Roberta Sammarelli, ormai una sorella per loro. L'album da consigliare è "Requiem", del 2007, il loro quarto, vero spartiacque della loro discografia, quello dove hanno iniziato ad esplorare territori musicali nuovi, in cui unire energia giovanile e melodia, classicismo e sperimentazione.

Fare sport non è solo ricerca di benessere o di competizione, o auto miglioramento, ma anche una forma di espressione. Essere accompagnati da una musica creativa, innovativa, multi sfaccettata, può essere un ottimo aiuto.


L'album si apre con la brevissima introduzione di "Marti in the Sky", un'esplosione che porta a "Don Callisto", pezzo dalle sonorità puramente grunge, con un suono sporco, la voce di Alberto tagliente, e un certo senso di disagio nell'aria. 

lunedì 16 novembre 2015

Dialogo col campione: Martina Valmassoi

Martina Valmassoi è una sci alpinista italiana.

Detentrice del titolo italiano sprint, Martina Valmassoi è una delle atlete più in forma del panorama sci alpinistico.
Numerosi podi in coppa del mondo e vittorie in molte classiche rientrano nel palmares di Martina Valmassoi.




Ciao Martina, alle scuole elementari le maestre sono solite assegnare il tema “cosa vorresti fare da grande”. La piccola Martina aveva un sogno nel cassetto? Ce lo puoi raccontare?

La piccola Martina alle elementari era una bambina come tante o meglio, un bambino, un ibrido. Capello corto, orecchini da pirata, magliette chiaramente provenienti dai pacchi gara delle campestri o cose riciclate da mia sorella. Contrabbandavo figurine dei Pokemon pur adorando il mio astuccio del Diddle portato da Mamma San Nicolò. Diciamo che come tutte le bambine ero indecisa sul mio futuro. Un giorno volevo essere una pittrice, l'altro una rockstar, l'altro ancora l'erede femminile di Bjørn Dæhlie.

venerdì 13 novembre 2015

Le 6 funzioni dell'allenatore

Quali sono i compiti dell'allenatore? Questa domanda credo sia passata per la testa di ogni mister almeno una volta durante la carriera sportiva. 

Un aiuto per rispondere a questa domanda ci viene dato dalla riflessione di Horoux (1953), che ha cercato di riassumere le funzioni svolte dagli allenatori in 6 punti, Andiamo a vederli insieme:



1) Essere il promotore della coesione del gruppo: per funzionare una squadra ha bisogno che i propri membri si muovano nella medesima direzione e che condividano degli obiettivi. L'allenatore è il promotore dell'unione del gruppo e della coesione interna e gli atleti devono percepirlo come sponsor e garante di tale unione;

2) Proporre un modello tecnico, comportamentale, etico e morale: un allenatore si propone ai suoi atleti come una persona che incarna ideali di gioco, che assume determinate posizioni morali ed etiche e che si comporta in un dato modo. In tal senso si propone come un modello. Una delle funzioni proprie dei modelli è la replicabilità, quindi l'allenatore attraverso se stesso diffonde un modo d'essere all'interNo della squadra;

mercoledì 11 novembre 2015

Musica in Movimento: Arctic Monkeys - Humbug

I giorni precedenti l'Ultra Trail du Mont Blanc, la più famosa gara di ultratrail al mondo, tra gli stand di questa vera e propria fiera del trail, alcuni fortunati hanno assistito alla performance chitarristica di quello che poi è stato il dominatore di questa edizione, il francese Xavier Thevenard. Accompagnato dal fratello alla batteria, si è esibito in un assolo di classicissimo rock'n'roll. Vedendolo nei video i giorni successivi alla corsa, si poteva notare la totale tranquillità e sicurezza dei propri mezzi, musicali e atletici. 

La musica può aiutare molto a dare questa sicurezza, sia prima dell'attività che durante, specialmente in una gara o in un allenamento molto lungo. Un qualcosa che scandisca un passo non veloce, ma sicuro, costante. Pensandoci, data anche la vaga somiglianza di capigliatura (dei tempi dell'album che citerò), un album molto adatto a questa funzione è "Humbug", dei britannici Arctic Monkeys. Forse altri loro album sono stati più vivaci, o più importanti musicalmente, ma il loro terzo lavoro, del 2009, rimane il mio preferito e il più ricercato, di sicuro quello più omogeneo e costante.

lunedì 9 novembre 2015

Dialogo col campione: Alessandro Proni


Alessandro Proni è un ex ciclista professionista e oggi si occupa di biomeccanica applicata al ciclismo e allenamenti personalizzati.

Divenuto professionista nel 2007 con la Quick Step, ha conquistato nello stesso anno una vittoria di tappa al Giro di Svizzera.


Alessandro Proni è conosciuto e riconosciuto nel mondo sportivo per aver saputo dare primaria importanza ad aspetti famigliari anche durante i suoi anni di attività professionistica.





Ciao Alessandro, nonostante tu abbia da poco smesso di correre, hai già intrapreso una nuova attività come biomeccanico e personal trainer. Quali sono a tuo modo di vedere gli aspetti, caratteriali e non, che ti hanno facilitato in questo passaggio?

Da qualche anno mi stavo guardando intorno, perchè ero un po' stufo del mondo che gravitava intorno alla bicicletta. Non tanto della bicicletta in sé, ma piuttosto di ciò che gli stava intorno.
Questo ha fatto in modo che quando ho smesso di correre fossi in parte preparato. Ho, quindi, potuto subito iniziare un lavoro che già facevo da qualche anno per passione, con amici parenti e conoscenti. Un lavoro che non era proprio tale, perchè mi divertiva.
Avere già iniziato qualche anno prima credo mi abbia aiutato, inoltre sento che per me è stato di aiuto vedere la soddisfazione delle persone che seguivo a livello biomeccanico. A quel punto mi sono detto: “Perchè, no? Perchè non trasformare una passione in un lavoro?”.
Ho sempre vissuto il mio lavoro come una passione e continuare in questa direzione credo possa essere una cosa molto bella. Non tutti sono altrettanto fortunati! Così è iniziata e poi questo lavoro piano, piano, è cresciuto e oggi posso dire di essere soddisfatto.

venerdì 6 novembre 2015

I 3 fattori del burnout sportivo: perchè un atleta abbandona l'attività atletica

Il burn-out, traducibile in italiano con bruciato, esaurito e scoppiato, esprime il cedimento psico-fisico a cui una persona è soggetta nel confrontarsi con i compiti e le difficoltà della vita professionale, come sportiva.
Il burn-out può venire associato a vissuti come il: non farcela più, malumore e irritazione quotidiana, prostrazione e svuotamento, senso di impotenza e delusione (Pellegrino, 2009).

In ambito sportivo si è soliti associare il burn-out a situazioni di fatica fisica, psicologica ed emotiva, che vanno così a favorire l'abbandono dell'attività praticata (Scimione, 2014).
Raedeke (1997) indica 3 fattori in grado di favorire il burnout:

1) Esaurimento psico-fisico: quando le gare e gli allenamenti sono troppo intensi, le risorse psico-fisiche vanno via, via, ad esaurirsi. Questo porta gli atleti a sperimentare la sensazione di non avere più le capacità per affrontare i compiti e le difficoltà connesse alla pratica sportiva, favorendo così l'abbandono.
Come una vettura, che all'aumentare della velocità aumenta i consumi, un atleta all'aumentare dell'intensità degli allenamenti e delle competizioni, aumenta il suo consumo di risorse psico-fisiche. A differenza di una vettura, che all'esaurimento del carburante può fare benzina e ripartire, un atleta all'esaurimento delle risorse molto difficilmente riuscirà a fare il "pieno" e sarà quindi portato a fermarsi;

mercoledì 4 novembre 2015

Musica in movimento: Van der Graaf Generator - Pawn Hearts

Pochi giorni fa, durante l'ultratrail sull'isola della Reunion, la Diagonale de Fous, anche il vincitore Antoine Guillon ha approfittato della musica con le cuffie, credo una cosa rara, se non unica, per lui, sempre attento ad ascoltare sé stesso e il proprio ritmo.
Durante un ultratrail la musica può essere importante non solo per il ritmo o la concentrazione, l'isolamento, ma anche per distrarre dal dolore. Ecco un'altra utilità della musica durante lo sport: distrarre dal dolore. E, quasi come per cercare una catarsi, si potrebbe ascoltare qualcosa che parli proprio del dolore, come per affrontare in faccia i propri demoni, e sconfiggerli.

Uno dei migliori album della storia del progressive, ma anche di tutta la musica rock, parla molto di questo, il dolore, la difficoltà del vivere, e lo affronta di petto, con decisione, senza giri di parole. Stiamo parlando di "Pawn Hearts", dei britannici Van der Graaf Generator. Album del 1971, in piena epoca di musica progressive, dopo i fasti della psichedelia e prima dell'esplosione punk, rappresenta uno dei vertici della storia della musica, nonostante la scarsa forza commerciale del prodotto. Solo 3 lunghe canzoni (nell'originale, mentre nelle nuove edizioni su cd sono state aggiunte altre brevi canzoni strumentali), di 11, 10 e 23 minuti, dove si alternano una miriade di emozioni forti e contrastanti.


Si parte con "Lemmings (incorporating COG)": l'atmosfera è subito cupa, grazie al lavoro incredibile di tutto il gruppo. A chitarra, piano e voce Peter Hammill, mente e anima del gruppo, paroliere favoloso e compositore sull'orlo di una lucidissima follia; a tastiere e basso Hugh Banton, grande polistrumentista sempre prezioso; alla batteria Guy Evans, portentoso, mai virtuoso fine a sé stesso, geniale; ai fiati, sax o flauti che sia, David Jackson, il "Van Gogh del saxofono", capace di suonare due strumenti contemporaneamente.

lunedì 2 novembre 2015

Dialogo col campione - Giorgio Calcaterra

Giorgio Calcaterra è un runner italiano.

3 volte campione del mondo nella 100 km di ultra-maratona nel 2008-2011-2012.

 
Laureatosi 10 volte vincitore nella prestigiosa 100 km del passatore.

Giorgio Calacaterra è conosciuto soprattutto per le sue doti di resistenza e di recupero. Nel 2000 stabilisce il record mondiale, correndo 16 maratone sotto le 2 ore e 20.



Una delle doti che ti ha reso famoso è senza dubbio la resistenza. Ripensando alla tua vita, fin da quando eri bambino, c’è stato un momento o un’esperienza in cui ti sei accorto che eri portato per “la resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva piacere?


Devo risponderti di no, il mio percorso è stato molto graduale. E' vivo in me il ricordo di quando avevo 18/19 anni e di come sia stato per me estremamente complicato superare le due ore di corsa. Vedevo le 2 ore di corsa come una distanza molto lunga.

Non mi sono mai ritenuto particolarmente resistente e non c'è stato un momento specifico in cui mi sono accorto di esserlo. Ho sempre corso tanto, perchè mi piaceva e perchè provavo piacere nel partecipare alle gare. Questo mi permetteva inoltre di passare del tempo con mio padre e di conoscere nuovi posti.

Facevo soltanto ciò che mi indicava il mio istinto e devo ammettere di non aver mai pensato di essere particolarmente resistente.


venerdì 30 ottobre 2015

La tecnica di rilassamento e di concentrazione del punto colorato

Avete mai sentito parlare della vittoria del golfista Louis Oosthuizen nel British Open a St. Andrews nel 2010 e di come questa sia stata favorita dalla tecnica dalla tecnica di rilassamento del "punto colorato"?
Louis Oosthuizen aveva concordato con Karl Morris, suo psicologo dello sport, di partecipare al torneo dei British Open per affinare al meglio la sua tecnica di tiro, affiancando questo compito all'utilizzo della tecnica del "punto colorato". Sgravato dalla pressione per la vittoria, ad ogni tiro riuscito la fiducia in se stesso cresceva, come cresceva anche il punteggio. Louis Oosthuizen terminò con un vantaggio di 7 punti sul secondo classificato.

mercoledì 28 ottobre 2015

Musica in Movimento: Mars Volta - De-Loused on the Comatorium

L'importanza dell'attivazione psicofisica attraverso la musica è stata capita anche da Michael Phelps, il più medagliato della storia delle Olimpiadi. Era solito ascoltare musica fino a pochi istanti prima di entrare in vasca e distruggere avversari e record mondiali. Oltre l'attivazione, la musica può avere anche a un compito di aiuto ritmico, oppure di distrazione dalla fatica e dal dolore, oppure che aiutino ad entrare nel flow, quello stato mentale in cui si diventa un tutt'uno con il fegato atletico. Uno degli album che meglio di altri riesce a svolgere tutti questi aiuti è "De-Loused on the Comatorium", album del 2003 degli americani Mars Volta, gruppo rock con alcune origini portoricane tra i propri membri.
È una musica che non si può ben confinare in un genere. Hardrock, hardcore, progressive, psychorock, musica atmosferica, ritmi latini... Insomma, una vera babele sonora condensata in un'ora di energia e riflessione.

lunedì 26 ottobre 2015

Dialogo col campione: Andrija Geric

Andrija Geric è stato un pallavolista serbo e oggi lavora come psicologo dello sport.

Da giocatore, con la nazionale serba, ha conquistato un oro olimpico a Sidney 2000 e agli europei in Repubblica Ceca nel 2001. Nel suo palmares figurano anche: 1 argento in 4 World League; 1 bronzo olimpico, 2 bronzi europei, 1 bronzo in coppa del mondo, 1 bronzo in World League e 1 Bronzo in Grand Champions Cup.

Andrija Geric ha giocato e vinto molto anche militando in squadre Italiane. Con la Lube Macerata ha conquistato: 1 Coppa Campioni, 1 Scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana e 2 Coppe CEV







La pallavolo è lo sport con più densità umana, cioè con il più alto rapporto persone/metri quadrati. Questo aumenta le variabili in gioco: fiducia, rapidità, gioco di squadra, conoscenza degli altri, dei ruoli, dei movimenti. Cosa ne pensi?!

Io penso che in ogni sport di squadra tutti questi aspetti diventino rilevanti. L'aspetto caratteristico della pallavolo consiste nell'essere separato fisicamente e spazialmente dall'avversario. Quanto tu vai a costruire nel tuo campo, a livello di gioco, non può essere influenzato dall'avversario. Quando la palla è nella tua metà campo sei tu ad avere tutto sotto controllo.
Inoltre nella pallavolo, oltre ad esserci una separazione dall'avversario, c'è un marcato contatto fisico con i compagni, perchè dopo ogni punto i componenti della squadra si dirigono al centro del campo per festeggiare e quindi si toccano.
Per quanto riguarda il gruppo e le dinamiche interne ad un gruppo sono importanti dei buoni rapporti tra gli atleti soprattutto sul piano del gioco. Nella mia esperienza mi è capitato di far parte di squadre nelle quali i rapporti personali non erano buoni al di fuori del campo, ma, essendo tutti dei professionisti, quando scendevamo in campo eravamo uniti.

Quindi c'è un importante relazione con i tuoi compagni, mentre c'è un'assenza di contatto con l'avversario...

In sport come il basket, la pallanuoto o la pallamano l'avversario ti è sempre vicino. Esistono la difesa e l'attacco, ma l'avversario sarà intorno a te in queste fasi di gioco.
Nella pallavolo invece la tua metà campo è il tuo regno, mentre l'avversario si trova nel suo di regno che si trova al di là della rete. Quanto tu andrai a fare nella tua metà del campo dipende solo da te, non dipende dall'avversario.

venerdì 23 ottobre 2015

Come gestire lo stress prima di una competizione

Eccoci alla nostra seconda puntata sullo “stress e performance sportiva”. Nella prima abbiamo visto come un livello ottimale di stress ci permetta di rendere al meglio, utilizzando a pieno le nostre potenzialità. In questa parte ci interrogheremo su come leggere a quale livello di stress siamo e come riportare il livello di stress ad un livello ottimale, migliorando così le nostre prestazioni.


Come potete osservare nella parte destra della curva (già presente nel precedente articolo) abbiamo inserito 3 livelli. Ad ognuno di questi livelli corrisponde un livello progressivamente crescente di stress. Nel punto 1 il nostro livello di stress supera il livello adeguato, nel punto 2 è eccessivo e nel 3 è decisamente poco sopportabile. Lo stress a questi 3 livelli, e in tutti i punti a destra della curva, influenza negativamente le nostre prestazioni.

mercoledì 21 ottobre 2015

Musica in movimento: Rage Against the Machine - Rage Against the Machine

Conoscete Andrew Howe? Vicecampione del mondo di salto in lungo nel 2005 e secondo ai mondiali 2007 di Osaka, un grande talento spesso fermato dagli infortuni. Ebbene, lui non ha mai nascosto la sua passione per la musica. Suona la batteria in una band, e ha collaborato con alcuni artisti. Essendo batterista di un gruppo rock, con interessi rivolti al l'hardcore, al metal, la musica deve averlo sicuramente influenzato anche nello stile di vita e nella sua attività sportiva. Facile immaginarselo ascoltare musica prima di una rincorsa per un balzo, o prima di un intenso allenamento. 

Un gruppo che sicuramente sarà rientrato nei suoi gusti, sono i Rage Against the Machine, di Los Angeles, tra l'altro città natale di Howe. L'album di esordio dei RATM, omonimo, nel 1992, è stato una vera bomba nel panorama musicale mondiale. Impegnati politicamente, potenti, incazzati, sono una vera botta di energia per ogni attività sportiva.


L'album si apre con una canzone dal titolo programmatico, "Bombtrack", coi riff di chitarra presi in prestito dall'hardrock più classico, e la voce hip-hop e arrabbiata di Zack De la Rocha a condire questa esplosione musicale. 

lunedì 19 ottobre 2015

Dialogo col campione: Samuele Porro

Samuele Porro è un biker di spicco nel panorama nazionale e internazionale, che si dedica principalmente alla specialità MTB Marathon. Laureato campione italiano nel 2014 e nel 2015 è attualmente campione in carica. Da pochi giorni ha riportato l'Italia, dopo 32 anni senza successi, sul gradino più alto del podio alla Roc d'Azur prestigiosa competizione in territorio francese.
Ciao Samuele, in questi anni ti stai proponendo come uno degli atleti di maggiore spicco nel panorama della Mountain Bike. Quali sono, secondo te, gli aspetti caratteriali che contraddistinguono un atleta portato per questo sport? Alcuni di questi sono specifici per il biker e non per il ciclista?

Il mio sport, come anche il ciclismo, è uno sport di sacrificio, fatica e resistenza. Un atleta per farcela deve quindi avere voglia di arrivare, oltre ad essere contraddistinto dalla capacità di porsi degli obiettivi.
I tratti forse più importanti sono il saper essere un "calcolatore" e l'essere metodico nel programmare il percorso di avvicinamento ad un obiettivo. Nulla è lasciato al caso! Anche se non amo la parola "calcolatore", credo che per costruire con gradualità serva questo. Solo un lavoro contraddistinto da metodo ti permette una crescita costante.
Rispetto al ciclismo la MTB è uno sport più legato alla sfera individuale e, seppure conti lo spirito di squadra, l'individuo assume un ruolo di spicco. La squadra c'è, ma serve a supportare e a permettere che un atleta si esprima al meglio delle sue possibilità.

venerdì 16 ottobre 2015

Stress e performance sportiva: come livello di stress può influenzare la qualità della nostra performance sportiva

Lo stress viene definito come “una reazione adattiva di un organismo stimolato da fattori esterni. Stress è indifferentemente la risposta a un eccesso o a una mancanza di stimolazione rispetto a un livello ottimale al quale corrisponde il miglior funzionamento dell’organismo” (Selye, 1956).
stress


Prima iniziare a riflettere sul grafico è importante fare una precisazione: questa rappresentazione è solo indicativa del rapporto tra livello di stress e performance, perché ogni persona ha una curva con una forma unica e singolare.

mercoledì 14 ottobre 2015

Musica in Movimento: System of a Down - Toxicity

Chi non ha mai visto l'haka della squadra neozelandese di rubgy? Si tratta di una danza maori di preparazione alla battaglia, adottata dagli All Blacks prima degli incontri. E chi non prova un brivido, una sensazione di potenza emergere dal centro vitale e pronto a propagarsi all'esterno? Ecco, nel cercare una qualche musica che possa avere lo stesso effetto, diversi potrebbero essere gli album, ma me ne viene in mente uno, forse proprio perché utilizzato a volte per darmi una carica importante.
Trattasi di "Toxicity", album del 2001 del gruppo degli americani (di origini armene) System of a Down. Non è musica per tutti, bisogna avere un certo gusto per le chitarre pesanti, per un po' di urla (anzi, il growl, vera e propria tecnica vocale), per ritmiche al limite del trash metal, e per una buona dose di incazzatura. Testi impegnati a livello socio politico, di critica alle ipocrisie americane e occidentali, musiche a tratti davvero folli, ma in tutto e per tutto geniali.


L'album si apre con "Prison Song", vera e propria violenza musicale, tra growl, una velocità assurda, e voci schizofreniche, ma con una seconda parte più melodica, che fa capire subito che questi sanno fare tutto, a partire dalla voce di Serj Tankian, capace di usare ogni timbro vocale possibile. Con "Needles" la storia è simile, tra cambi di ritmo, voci che si rincorrono tra urla e momenti di calma, con la chitarra di Daron Malakian (anche seconda voce) a passare dal leggero arpeggio alla schiattata furente, accompagnato dalla batteria frenetica e potente di John Dolmayan e dal basso di Shavarsh Odadjian.

lunedì 12 ottobre 2015

Dialogo col campione: Marco Lokar

Marco Lokar è un ex cestita italiano, che ha calcato i parquet dalla serie A1 fino alla serie C. Tra le sue esperienze anche due anni alla pallacanestro Trieste allenata da Bogdan Tanjević.
Marco Lokar ha anche giocato nel campionato universitario americano per la Seton Hall University dove viene ricordato per una partita da 41 punti e per essersi rifiutato di vestire la casacca con la bandiera americana durante il periodo della guerra del Golfo.
Oggi Marco Lokar lavora come manager.




Ciao Marco, quali sono le differenze mentali con cui deve confrontarsi un giocatore che affronta il campionato americano e italiano?
Ci sono molte differenze, che percepisci nel mondo dello sport come anche nel mondo del lavoro. Negli Stati Uniti d'America, in qualche modo, il merito viene premiato ed è quindi il campo a determinare il tuo futuro. In Italia e in Europa questo accade limitatamente al mondo dello sport, mentre negli Stati Uniti è sicuramente un mantra a tuttotondo.
Un'altra enorme differenza è che negli Stati Uniti lo sport è “crudo”. La seconda, terza o quarta possibilità sono molto difficili da ottenere. Quando arriva il tuo turno o quando hai la possibilità di giocarti la tua chance devi dimostrare quello che vali, con bravura e determinazione. Questa può sembrare una sorta di selezione darwiniana severissima, ma nei fatti è così.
Anche nello stile di gioco ci sono enormi differenze, ma non hanno a che fare con l'aspetto psicologico, organizzativo e umano.

venerdì 9 ottobre 2015

I 5 poteri dell'allenatore

Due domande che molti allenatori si pongono nel corso di una stagione sono le seguente: 1) Come posso trasmettere le mie idee agli atleti?; 2) Come posso fare in modo che gli atleti seguano le mie indicazioni?
Per provare a dare una risposta a queste domande dobbiamo introdurre il concetto di potere, perché è proprio attraverso il potere che un allenatore può riuscire in questi due compiti.
Due ricercatori che molto hanno lavorato sul tema del potere sono French e Raven (1959), definendolo:
 "l'influenza potenziale che una persona può esercitare su di un'altra"
In questo articolo ci riferiamo specificamente alle 5 fonti di potere che permettono ad un allenatore di esercitare influenza sugli atleti:
1) Potere di ricompensa: consiste nell'abilità dell'allenatore di dare o anche solo promettere ricompense ai propri atleti. Queste possono essere sia di tipo materiale (offrire una birra nel caso del gol vittoria) o simbolico (conferirgli i gradi di guida nella fase difensiva). 
La forza di questo potere aumenta all'aumentare del desiderio che un dato atleta muove nei confronti delle ricompense.
  • Esempio: se un dato giocatore desidera arditamente la maglia della nazionale, sarà disposto a fare molto di ciò che l'allenatore gli chiede, mentre se non desidera particolarmente giocare in nazionale il potere dell'allenatore sarà notevolmente inferiore.

mercoledì 7 ottobre 2015

Musica in movimento: Foo Fighters - One by One

Quando nel 2013 la statunitense Rory Bosio vinse l'Ultra Trail di Mont Blanc (UTMB), l'ultratrail più importante del mondo, fece una prestazione incredibile. Non solo dominò a livello femminile, dove abbatté il record del percorso, ma arrivò persino ad un fantastico settimo posto assoluto. Di lei si conosceva poco, essendo la sua prima grande corsa in Europa. Si cercò di conoscerla meglio nell'ambiente trail, per capire che tipo fosse, e se avesse un segreto. Si scoprì che era (ed è tutt'ora) una praticante di yoga, e si pensò che le avesse dato enormi vantaggi per la gara. Vero, ma si poteva notare un'altra cosa osservando le foto dell'UTMB: aveva le cuffie, ergo, ascoltava musica.
Cosa potrebbe dare una grossa carica per tenere duro durante i momenti di crisi in una gara di 170 km a piedi, o comunque, in una qualsiasi attività fisica? Qualcosa di giovanile, potente, intenso, energico, e magari americano? Possono andare i Foo Fighters? Direi di sì. Eccome!

Parliamo dell'album della loro definitiva consacrazione, "One by One", del 2002. A dire il vero, quasi ogni loro album è stato una consacrazione, ma questo, forse per il tormento che aveva sotto (tra problemi vari e rischio di scioglimento), a me sembra il più adatto da ascoltare facendo sport.
La partenza è subito una bomba: il riff che è una semplice nota tenuta a lungo, la sussurrante voce di Dave Grohl (leggenda vivente del rock), calma parente, ma presto si esplode in una trascinante cavalcata, "All My Life", dove le diverse anime del gruppo si fondono in un'unica grande canzone.