In questo
esordio non poche sono state le sorprese, sicuramente dovute anche all'anno
particolare e all’esplosione di giovani promettenti. Nino Schurter, vincitore
di 7 delle ultime 10 coppe del mondo (e 3 volte 2°), oltre al titolo olimpico e
a ben 8 mondiali, non è mai stato uno specialista dello short track, adatto più
ad altri bikers più esplosivi, ma si è comunque spesso difeso egregiamente.
Però stavolta ha avuto qualche problema arrivando 29°. Il giorno dopo, quindi,
1° ottobre, sarebbe partito un po' indietro. Niente di troppo compromettente,
il tempo per recuperare ci sarebbe stato, ma comunque meglio non perdere troppo
tempo nelle retrovie imbottigliato nel gruppo. Dopo la partenza, infatti, in
poche curve Schurter si è trovato nelle primissime posizioni. Già alla fine del
primo giro (dei 7 previsti) però il campione del mondo di nuovo aveva perso
diverse posizioni. Più passava il tempo e più il suo distacco dalla testa della
corsa aumentava. Schurter era ben oltre la 20° posizione e il volto era
affaticato e sofferente. Già sarebbero potute partire le ipotesi, o meglio, le
prime speculazioni: l’età che avanza, giovani sempre più forti, scarsa forma, e
tutto il resto. Io stesso ammetto di aver fatto pensieri simili mentre guardavo
la corsa. Verso metà gara però Nino (come viene confidenzialmente chiamato da
tutti gli appassionati di mountain bike) inizia a recuperare posizioni e appare
sempre più brillante. La sua rimonta diventa sempre più entusiasmante e arriva
a concludere la corsa al 4° posto battendo di pochi centimetri Avancini, rivale
col quale non c'è particolare simpatia e di solito più veloce nello sprint.
Nel dopo gara sui propri canali social Schurter ha scritto una cosa verissima e sicuramente molto motivante. “Non perdi mai. Vinci o impari”. Aggiungendo poi la ormai classica e inflazionata “mai mollare", che è sì sempre più frase fatta, ma anche dannatamente reale. Nel resto della sua analisi della propria gara ha poi ammesso di aver spinto troppo all'inizio per recuperare subito posizioni, affaticandosi quindi più del dovuto e soffrendo nei successivi giri, i primi della competizione.
Anche “non perdi mai: vinci o impari” può sembrare una frase fatta o retorica,
ma in fondo è davvero così che funziona. Non vincere (o non raggiungere un
traguardo sperato e possibile) è in realtà un modo molto utile per imparare,
forse il migliore. E visto quanto ha vinto Nino Schurter nella sua carriera,
deve aver imparato moltissimo dalle poche sconfitte. Ha imparato anche dal 9° posto del campionato mondiale svoltosi il 10 ottobre su un percorso anomalo e che ha visto vincitore un po' a sorpresa il francese Jordan Sarrou, che finora come miglior risultato aveva giusto un 3° posto in una prova di Coppa del Mondo. La settimana successiva Nino Schurter ha mostrato il meglio di sè vincendo il Campionato Europeo. L'anno prossimo, il primo in cui Nino non indosserà la maglia iridata dopo 5 anni consecutivi, ma quella con bande azzurre del titolo europeo, c'è da scommettere che non si presenterà impreparato all'appuntamento olimpico.
(Articolo scritto da Stefano Ruzza, trail coach e ultratrailrunner)
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