giovedì 29 ottobre 2020

Chi è il più grande di tutti i tempi? Ha davvero senso chiederselo?

Domenica 25 ottobre il britannico Lewis Hamilton ha vinto il Gran Premio del Portogallo, suo 92° successo in Formula 1, superando così Michael Schumacher e avvicinandosi anche al 7° titolo mondiale, che gli permetterebbe di raggiungere anche in questo caso l’ex pilota Ferrari. Tra addetti ai lavori e tifosi sono partiti i classici confronti tra i 2 piloti, o meglio, sono ritornati, visto che basta un nuovo record (e Hamilton ne sta infrangendo sempre di più) per riaccendere la discussione.
Lo stesso è accaduto 2 settimane prima dopo la vittoria in NBA dei Los Angeles Lakers, che ha visto LeBron James vittorioso per la quarta volta di un titolo e sempre per la quarta volta con il premio di MVP della serie finale: chi è il più grande, Michael Jordan o LeBron James?
Stesso discorso dopo la vittoria di Rafael Nadal all’Open francese: meglio lui o Roger Federer? E così via. Si potrebbe anche parlare dei confronti eterni tra Maradona e Pelé, che in questi giorni stanno per compiere o hanno compiuto 60 e 80 anni, oppure dell’altro confronto tra i contemporanei Cristiano Ronaldo e Messi.
Ovviamente per ognuno di questi confronti ci sono tifoserie o preferenze, e spesso entrano nel gioco altri grandi campioni con cui fare i confronti, ma a certi livelli è quasi impossibile dire chi sia o sia stato migliore di un altro. Eh, ma Hamilton è favorito dall’auto migliore. Eh, ma Schumacher anche. Eh, ma nessuno guidava come Senna. Eh, ma anche lui ha commesso molti errori superflui e ha vinto meno di quanto poteva. E allora Prost che gli teneva testa e spesso lo batteva? E allora il coraggio di Gilles Villeneuve? E la bravura di Niki Lauda? E il coraggio dei pionieri dei primi mondiali, tipo Fangio o Ascari?
E i discorsi sono simili nell’NBA, non conto più le volte che ho sentito o letto cose simili. Michael Jordan ha vinto perché aveva Pippen. LeBron James ha vinto cambiando squadra quando gli faceva comodo. Ma Michael Jordan era più vincente. Ma Lebron James sa passare meglio la palla. Eh allora Magic Johnson che sapeva fare tutti i ruoli ed era il più completo? E allora Wilt Chamberlain che segnava punti come nessuno e dominava fisicamente? Sì, ma era scarso tecnicamente e non sapeva tirare i liberi. E allora Bill Russell che è stato il più vincente? E la mentalità di Kobe Bryant? Sì ma senza Shaq non avrebbe vinto. E così via.
Nel tennis? Federer è esteticamente il migliore di sempre, il più completo. Ma Nadal lo ha spesso battuto ed è più forte fisicamente e mentalmente. E Djokovic che quando è in forma sembra l’incrocio degli altri due? Eh ma è antipatico. E allora il genio di McEnroe? Sì ma ha vinto meno di altri, Bjorn Borg era più completo. E Pete Sampras che è stato quasi il prototipo del giocatore moderno? Ma era freddo, meglio Agassi. E si potrebbe andare avanti all’infinito in ogni sport.
Poi pensiamo a quello che viene molto spesso considerato come il GOAT (Greatest Of All Time, il più grande di tutti i tempi) tra tutti gli sportivi, Muhammad Ali. Eppure dagli esperti ed appassionati di boxe non è nemmeno considerato il più grande del ring, di certo tra i più grandi, ma almeno 2 o 3 altri pugili lo precedono spesso nelle preferenze in questa particolare classifica. La sua grandezza semplicemente travalicava lo sport.

Quindi chi è davvero il più grande? Ma alla fine, cosa farsene di questi confronti? Hanno davvero senso? Forse cercare chi sia il migliore nel confronto impossibile tra epoche diverse è qualcosa di ancestrale nell’uomo, la ricerca di un riferimento da mettere in cima e con cui confrontarsi (oppure da buttare giù quando non fa più comodo). La mia personalissima opinione è che questi confronti hanno il senso di una chiacchierata tra amici, qualcosa di stimolante per la fantasia, tentando di immaginare cosa farebbero i campioni di oggi con i mezzi di un tempo e viceversa. Il mio pensiero è che i sondaggi lanciati ogni volta che salta fuori il discorso debbano venir presi per quello che sono, una sorta di gioco curioso, magari per capire chi è il “prototipo” perfetto per quello sport, ma evitando che vengano preso troppo sul serio, astenendosi da discussioni che spesso invece sfociano in insulti e tifoserie sfrenate a senso unico senza il minimo riconoscimento per l’atleta che non piace.

Alla fine queste “discussioni” su chi sia più forte, su chi sia il più grande, sono utili forse semplicemente per una cosa: godersi lo spettacolo del momento o le immagini del passato, cercare cos’abbiano di tanto speciale ognuno di questi incredibili atleti, e magari trarne utili spunti anche per le nostre personali imprese quotidiane.


(Articolo a cura di Stefano Ruzza, ultratrailrunner, trail coach e amante dello sport)

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