martedì 13 ottobre 2020

La difficile arte di sbagliare e ammettere l'errore

Durante la seconda giornata del campionato di Serie A di calcio ha fatto il suo esordio un ragazzo di 23 anni, Jacopo Segre, con la maglia del Torino. Pochi giorni dopo, Filippo Galli, ex difensore e dirigente del Milan, ha raccontato sulla propria pagina di Facebook come, a causa anche della propria valutazione negativa, dopo 10 anni nelle giovanili rossonere il giovane Segre non fosse stato confermato, finendo così nelle giovanili granata. Quante volte si è vista una tale ammissione di un errore da parte di un dirigente sportivo? Anzi, un ammissione di errore proprio in generale. Di solito la colpa è sempre di qualcun altro, oppure se l’errore non è così clamoroso si fa finta di niente e si lascia perdere. Filippo Galli avrebbe potuto non dire niente, visto che non molti avrebbero notato il particolare, invece no, ha ammesso di aver sbagliato la sua osservazione ai tempi, aggiungendo anche i complimenti a Segre per il traguardo raggiunto e per la perseveranza con la quale ha continuato a impegnarsi per meritarsi un posto in Serie A.

Non solo si può sbagliare, ma soprattutto si può sbagliare quando non si può prevedere il futuro. Pensando allo sport, quante volte si critica qualcuno per un risultato non raggiunto, dicendo “eh, ma non doveva fare quella gara”, “doveva allenarsi in modo diverso”, “doveva fare questo e quello”. Funziona così, se si raggiunge il risultato si viene esaltati, se non lo si raggiunge parte la facile critica su cosa si sarebbe dovuto fare. Tutti prendiamo decisioni, ogni giorno quasi in ogni momento. Molte di esse non sono nulla di importante: anche quando andare a fare la spesa, dove e cosa comprare sono decisioni da prendere. Poi ci sono decisioni più difficili e complicate di altre. Più gli effetti della decisione sono importanti e più è probabile ricevere critiche, anche quando le cose vanno bene. Quest’anno lo abbiamo ben visto. Parlare di errore di valutazione quando gli effetti di una scelta si vedono molto tempo dopo non è così difficile. Molto più difficile è ammetterlo, l’errore.

(Articolo a cura di Stefano Ruzza, trail coach e ultratrailrunner)

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