Fabio Meraldi è stato una guida alpina, uno scialpinista e soprattutto Skyrunner.
Da scialpinista ha vinto 4 titoli Europei, 9 Italiani, 3 coppe Dolomitiche e 2 Coppe delle Alpi, oltre ad aver conquistato per 10 edizioni la Pierra Menta.
Detentore di numerosi record mondiali di salita e discesa, tra cui ricordiamo: monte Kenia, Aconcagua in Argentina, Tiangboche Namche Bazar in Nepal, Monte Bianco, Monte Rosa, Cima Tofane.
Secondo
te ci sono delle qualità mentali che accomunano lo Skyrunner
eccellente e la guida alpina eccellente?
Prima
di diventare guida alpina sono stato un frequentatore e appassionato
della montagna, sono stato alpinista e Skyrunner. Credo questa
evoluzione sia stata un passaggio quasi naturale e, a titolo
personale, credo queste attività abbiano molto in comune.
A
livello mentale credo un buono Skyrunner debba essere capace di
gestirsi, tenendo sempre una parte di energia per uscire indenne da
gare e allenamenti. Riuscire a non svuotare mai il serbatoio ti
permette di tutelare la sicurezza.
Se
desideri correre sulle parti più impervie della montagna credo che
questo sia l'aspetto più importante. Avere sempre una percentuale di
riserva ti permette di tornare a casa indenne.
Hai
partecipato e guidato importanti spedizioni verso gli 8000 e a volte
hai dovuto rinunciare causa le condizioni climatiche. Come si può
sviluppare la consapevolezza e la capacità di sapersi fermare?
Questo
insegnamento non è scritto da nessuna parte, ma va cercato dentro di
noi. In tutte le persone esiste una sorta di voce, una sensazione o
presentimento, che ci segnala quando stiamo andando oltre il nostro
limite. La parte più difficile consiste nel saperla cogliere e nel
saperla utilizzare al meglio.
Non
è una sensazione particolare, ma quando ti avvicini al limite queste
voci si presentano. Capita che si manifestino anche quando superi gli
8000 metri. Non sono sensazioni molto marcate, ma quando sei immerso
in ciò che fai e sei massimamente concentrato è possibile
coglierle.
Quando
ti accorgi che queste sensazioni sono presenti è necessario sapersi
regolare di conseguenza.
Quali
sono i tuoi segnali?
Sono
sensazioni che ti dicono che devi tornare sui tuoi passi, che stai
oltrepassando il tuo limite fisico e che devi rallentare. Credo sia
una sorta di istinto, una sensazione che percepisci, e che non può
essere appresa. L'aspetto di maggiore difficoltà sta nel sapere
cogliere queste sensazioni e nel saperle leggere.
In
alta quota mi è capitato di rallentare, proprio perchè avevo la
sensazione che se fossi andato oltre non sarei più tornato.
Mi
stai parlando di una sorta d'istinto di sopravvivenza?
Si,
credo sia un istinto naturale che abbiamo tutti quanti. Non credo sia
una cosa particolare, ma un aspetto che accomuna tutti quanti. La
difficoltà sta nel sapere cogliere queste sensazioni e nel riuscire
a leggerle.
Capita
infatti che la nostra parte più sensibile sia annebbiata dal
desiderio di compiere quanto ci siamo promessi, dagli impegni verso
gli sponsor o dal desiderio di visibilità che conseguirebbe al
raggiungimento dell'obiettivo. Se riusciamo a connetterci con il
nostro corpo e con la parte più istintuale delle nostra mente,
diventa, però, tutto più semplice.
Sai,
anche la neve ha una sua voce, una voce che ci parla e ci dice cosa
fare. La voce della neve non va cercata chissà dove. Sta dentro di
noi ed è connettendoci alle nostre sensazioni che possiamo saperla
leggere. E' il nostro saper essere animale che ci permette di
cogliere la voce della neve.
Va
inoltre detto che il saper rinunciare può inoltre trasmetterci buone
sensazioni. Da una parte chiaramente c'è della delusione, ma
dall'altra parte ti rendi conto di aver fatto qualcosa di importante.
I
successi spesso tendono a renderci fieri e a perdere in parte un
atteggiamento umile. In una tua intervista hai dichiarato quando si
scala l'Everest bisogna sentirsi dei principianti. Come si mantiene
un atteggiamento come questo nonostante le vittorie e i
riconoscimenti?
Ho
sempre pensato che tutto termina e anche se ho ispirato e dato il via
a un percorso, anche se ho realizzato cose molto belle, la ruota
della vita gira e l'agonismo finisce. Non mi sono mai sentito un
extraterrestre, ma una persona normale che è qui di passaggio.
Sono
sempre stato consapevole che tutto quello che facciamo in questa vita
non ci accompagna. Nulla di tutto quello che abbiamo realizzato ci
segue, nemmeno la nostra visibilità. Forse questo modo di pensare è
dovuto al mio carattere, ma ho creduto che ogni cosa facessi fosse
normale.
Quando
ti trovi su una grande montagna ti accorgi di essere un fiocco di neve e
che sei molto piccolo rispetto a tutto ciò che ti sta intorno.
Sei
stato il direttore di corsa del Trofeo Kima, forse la gara di skyrace
più bella e tecnica in circolazione. L'essere stato un atleta di
primo piano ti agevola in questo compito e in che modo?
Sai
il modo di ragionare di un atleta è spesso molto diverso da come
ragiona il direttore gara. L'atleta è spesso egoista ed è portato
ad osare molto, perchè sa che nell'eventualità di un problema potrà
usufruire di un'assistenza. Seppure esiste il reciproco aiuto, da
atleta tendi a pensare a te stesso. Quando sei davanti il tuo
pensiero è di andare più forte che puoi. Essere atleta è
paradossalmente più facile che essere direttore gara.
Quando
vesti i panni del direttore gara non puoi essere egoista, devi
pensare agli altri. Hai l'intera organizzazione in mano, hai molte
responsabilità, ogni aspetto va vagliato attentamente. Questo mi ha
fatto perdere molte notti di sonno.
Ora
va detto che i tempi sono più maturi, le persone sono più preparate
e l'affluenza è cresciuta. Crescendo il movimento dello Skyrunning,
ne hanno beneficiato anche gli aspetti organizzativi.
Il
percorso del Kima è unico ed è impressionante. La grande
preparazione degli atleti odierni porta molti di loro a ottenere dei
tempi strepitosi. Io seppure conoscessi il percorso mai avrei
immaginato potesse essere corso in tempi così brevi.
L'avvento
della modernità ha portato a grandi cambiamenti negli sport di
montagna sia dal punto di vista tecnico (scarpe e attrezzature varie)
che nel supporto agli atleti (assistenza in gara o in caso di
record). Credi questi cambiamenti abbiano migliorato questi sport o
li abbiano in parte snaturati?
Non
credo questo sport si sia snaturato, anche se credo che l'essenza sia
andata persa. Noi salivamo il monte Bianco senza nessun tipo di
assistenza sul percorso. Correvamo sui ghiacciai come si corre sui
sentieri normali. Questa era la vera essenza, ma questo comportava lo
stare sempre al limite del rischio.
Seppure
fossimo professionisti della montagna, le valanghe e i ghiacciai non
riconoscono chi sei o quanta esperienza hai. La notevole burocrazia
italiana e le richieste legate alla sicurezza hanno portato a dei
cambiamenti e degli adattamenti. Seppure questo ha in parte fatto
perdere l'essenza di questo sport è importante che venga tutelata la
sicurezza.
Quando
diventi direttore gara devi sempre prefigurarti il peggio,
predisporre punti di assistenza e vedere più lontano delle norme
esistenti. Il momento storico in cui viviamo porta le persone a
cercare un responsabile per ogni evento. Da organizzatore, per
tutelare la tua responsabilità, devi limitare tutte le criticità
che possono accadere.
Anni
fa gli skyrunner erano pochi pionieri, spesso visti come dei folli
che si dedicavano ad uno sport estremo. Credi questo incideva sulle
prestazioni degli atleti?
Ero
solito accompagnare le persone in cordata e, una volta arrivati al
ghiacciaio, partire di corsa. Credo non fosse un bel biglietto da
visita nei confronti delle persone che si rivolgevano a me. Andavo in
parte contro ai miei interessi.
Anche
le persone che erano solite salire le montagne in modo tradizionale
potevano considerare folli dei ragazzi che passavano correndo. Forse
i tempi non erano maturi, ma io sono convinto che le imprese si
compiono solo con un'adeguata preparazione, una giusta tensione e una
concentrazione altissima. Non eravamo improvvisati ne dal punto di
vista fisico, che mentale, seppure fossimo agli inizi.
Oggi
i tempi sono cambiati. Vedere Kilian correre in alta quota viene
considerato spettacolare se non addirittura normale. Tutte le persone
ne parlano con entusiasmo. Noi, essendo all'inizio, non venivamo
capiti e abbiamo incontrato maggiori difficoltà.
Una
curiosità... Mi puoi spiegare il senso e l'obbiettivo che porta una
persona a praticare Skyrunning?
Al
di là di essere stato uno dei primi, posso raccontarti perchè mi ha
preso così tanto questo sport. Correre sulle creste della montagna,
con una sensazione di libertà ti trasmette emozioni uniche. Lo dice
il nome stesso “Skyrunning”, puoi correre vicino al cielo. Hai la
possibilità di partire da fondo valle e in poche ore salire e
scendere da una montagna.
Questo
sport sta avendo un grande incremento, proprio perchè le sensazioni
che riesce a dare sono uniche. Riuscire a correre sulle creste, in un
panorama unico è quasi un sogno. Ora ci sono sempre più persone che
con gli sci da scialpinismo o correndo salgono e scendono velocemente
una montagna.
Tempo
fa, noi andavamo oltre allo skyrunning, più vicino all'alpinismo
classico, e venivamo considerati come persone che non avevano tempo a
sufficienza.
Quali
sono le sensazioni che ti trasmette fare Skyrunning?
Ti
fa girare l'adrenalina in corpo e quando questa entra in circolo è
una cosa micidiale. Ti senti volare in cielo. E' come quando sei
innamorato di una donna. Come ti senti quando sei innamorato? Non
capisci più nulla, ma è bellissimo!
Appena
torni, vorresti subito ripartire. Avevo un forte senso di appagamento
quando finivo i miei allenamenti e se avessi avuto le energie sarei
nuovamente ripartito.
Pensi
che gli aspetti mentali che caratterizzavano un forte skyrunner come
te siano le stesse che caratterizzano un forte skyrunner odierno?
Credi ci siano differenze a livello di consapevolezza di sé e
ricerca di adrenalina?
Penso
siano gli stessi. Entrambi ricercano l'adrenalina e le sensazioni di
cui ti parlavo nella domanda precedente. Sono accomunati dal
desiderio di voler correre entrando in contatto con le montagne e con
le sensazioni che le montagne sanno trasmettere.
Puoi
comprendere queste sensazioni anche solo guardando uno dei video che
riprende Kilian salire sul Cervino. Uno spettatore riesce quasi a
condividere le sensazioni con Kilian che sale. Sembra di viverle in
tempo reale, facendolo sembrare facile come lo fa lui.
Basta
guardare il numero di visualizzazioni che hanno i video o le
registrazioni fatte con dei telefonini e capisci cosa possa
trasmettere questo sport. Se c'è una differenza è legata
all'evoluzione dell'abbigliamento, delle scarpe e dell'attrezzatura.
L'evoluzione porta sempre dei vantaggi, credo questo sia un aspetto
positivo e credo anche siamo solo all'inizio di un processo di
miglioramento continuo.
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