Nel post visto la scorsa settimana abbiamo visto come la tecnica dei 6 cappelli sviluppata dallo psicologo maltese De Bono possa essere estremamente utile nel procedere all'analisi di una competizione svolta.
Dando voce a tutte le sotto-componenti insite in un processo di analisi e demarcando in maniera chiara e precisa le separazioni tra questi aspetti è infatti possibile procedere ad un'analisi fruttuosa, globale e valida di quanto fatto durante una gara.
Questa settimana per rendere più semplice il possibile utilizzo di questa tecnica proporrò un esempio legato ad una competizione a cui ho preso parte domenica 1 maggio. Spero questo possa essere utile a chi ha letto con interesse il post precedente e a chi ha pensato di provare ad utilizzare la tecnica dei 6 cappelli in ambito sportivo.
La competizione a cui ho preso parte è la "Lago Maggiore International Trail", percorso corto. Di seguito procedo con l'analisi:
- Cappello bianco (Dati di realtà): "Lago Maggiore International Trail", percorso corto di 21 km per 1300 metri di dislivello con 2 salite.
Il tempo atmosferico è stato clemente, ha infatti smesso di piovere poco prima della partenza, ma i sentieri erano fangosi o cosparsi di rocce bagnate. La temperatura era di circa 14 gradi.
Ho poca esperienza di corsa in montagna. Questo è il 3 trail a cui partecipo. Fino a questo momento della stagione ho privilegiato ritmi blandi e regolari, forzando solo in rare occasioni.
Ho tagliato il traguardo in 56esima posizione su 210 partecipanti. Sono caduto in discesa tra il decimo e l'undicesimo km, senza conseguenze ma con un forte dolore alle costole. Sono nuovamente caduto in un tratto pianeggiante tra l'undicesimo e il dodicesimo km, rialzandomi a stento e zoppicando. Ho terminato la gara corricchiando o camminando. Non conosco la mia posizione prima delle cadute.
- Cappello rosso (emozioni): mi sentivo bene e ho imboccato la salita nelle prime 30 posizioni. Questo mi rendeva felice, perchè sapevo di essere in buona posizione e le gambe rispondevano. Seppure stessi forzando, sentivo i respiri dei miei compagni di avventura affannati mentre il mio era abbastanza disteso. Arrivando sulla cima della prima vetta ho, però, sentito un pò di stanchezza e ho provato paura di poter calare con il procedere dei km.
Dopo la prima caduta mi sono spaventato e mi sono imballato, perdendo di elasticità. Dopo la seconda seduta ero sconfortato. Ho pensato al ritiro e al fatto che nelle precedenti due gare ho sempre steccato e sentivo che questa era la terza.
Lo sconforto si è trasformato in rabbia. Ero furioso di aver gettato al vento una gara che stavo correndo bene. Da quel momento alla fine la rabbia, la tristezza e il dolore mi hanno accompagnato al traguardo. Mi sentivo però fiero di me stesso per non aver abbandonato.
- Cappello nero (critica e pessimismo): Sono partito troppo carico, con troppi liquidi. Devo essere più attento nelle valutazioni che precedono la competizione.
Ho sbagliato a non fermarmi al ristoro in cima alla prima salita. Avrei dovuto prendere la discesa con più calma. Sapendo di essere pauroso e non adatto alle discese potevo utilizzarla per riprendere fiato e per dare tutto sulla seconda salita.
Non ti sei mai allenato a correre su salite e discese e questa è una pecca importante.
Mi sono sconfortato troppo dopo la seconda caduta. Devo imparare a concentrarmi maggiormente sugli aspetti positivi.
Da quando sono caduto all'arrivo, seppure fossi molto dolorante, non ho mai provato a forzare e non ho avuto la possibilità di avere un feedback sul mio stato di forma.
- Cappello verde (creatività e problem solving): fermarmi 30 secondi una volta arrivato in vetta può aiutarmi a recuperare lucidità, aiutandomi nella fase della gara in cui sono più in difficoltà. Quello che perdo fermandomi, lo recupero durante la discesa.
Una volta riacquistata lucidità in vetta, iniziare la discesa seguendo un concorrente più esperto per imparare le scelte che compie e nello specifico dove mette i piedi.
Guardare il paesaggio mi aiuta a recuperare le forze e mi permette di far scendere più velocemente il battito cardiaco. Più mi godo il paesaggio, più mi diverto, più vado bene.
- Cappello giallo (ottimismo): La forma può solo migliorare e senza le cadute avrei già conquistato una buona posizione, anche con un eventuale calo nella seconda parte di gara. Con una condizione così abbozzata, la gamba già risponde bene. Ho dimostrato, inoltre, a me stesso di sapere soffrire e di saper resistere anche se al limite del ritiro.
Mi sono gestito bene nella prima salita. Sono riuscito a non badarmi degli avversari, facendo il mio ritmo. Non mi ha fatto effetto vedermi superare da alcune persone sulle prime rampe, mentre ho recuperato diverse posizione lungo i km di ascesa.
Ho fatto esperienza ed è una cosa importante. Cadere mi ha portato inoltre a informarmi sulle tecniche di discesa e mi tornerà sicuramente utile.
Se la sfortuna mi segue, quando girerà avrò una marcia in più e un'alleata che mi deve qualche favore.
- Cappello blu (visione generale e programmazione futura): sento di dovermi allenare a ritmi più elevati per non perdere di lucidità in gara. Voglio inserire anche qualche allenamento in contesti più simili a quelli di gara.
Complessivamente posso essere soddisfatto e credo che seppure la gara non è andata come mi aspettavo ho costruito un tassello per fare meglio in futuro.
A cosa mi è servito utilizzare questa tecnica? Sono solito essere molto esigente con me stesso. Senza accorgermene spesso indosso il "cappello nero" e finisco per essere molto critico. Aver utilizzato questa tecnica mi ha permesso di relativizzare questo mio processo di pensiero, collocandolo in una cornice più ampia e sfaccettata.
Questo processo di analisi ha portato in luce anche molti aspetti positivi e creativi, che mi hanno permesso di raggiungere una visione globale più realistica e arrivare a programmare in modo più fruttuoso.
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Autore: Cesare Picco - psicologo/psicoterapeuta e psicologo dello sport
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