Analizzare correttamente una prestazione è una tappa costituente nel processo di avvicinamento ad un evento importante nella stagione. Avere un feedback realistico e complessivo su quanto fatto permette di capire cosa va modificato e cosa invece va mantenuto e perseguito.
Purtroppo, però, quando ci troviamo nelle fasi post-gara, a pensare al nostro operato, tendiamo a farci prendere troppo dall'entusiasmo, in caso di vittoria, e a tenere un atteggiamento eccessivamente critico in caso di debacle.
Un'altra possibile complicazione nel riflettere su una competizione consiste nella confusione. "Cerchiamo di fare troppe cose alla volta. Emozioni, informazioni, logica, aspettative e creatività si affollano in noi. E' come fare il giocoliere con due palle" (De Bono).
Un'altra possibile complicazione nel riflettere su una competizione consiste nella confusione. "Cerchiamo di fare troppe cose alla volta. Emozioni, informazioni, logica, aspettative e creatività si affollano in noi. E' come fare il giocoliere con due palle" (De Bono).
La tecnica che presenteremo in questo articolo si addice in modo particolare agli sport di squadra, ma può essere utilizzata proficuamente anche negli sport individuali. Parlo della tecnica dei 6 cappelli sviluppata da Edward De Bono, scrittore e psicologo di origini maltesi, massimo esperto mondiale sul tema del pensiero laterale e sulle tecniche di creatività.
Come funziona questa tecnica? La tecnica dei sei cappelli aiuta a dirigere i nostri pensieri come in un orchestra, della quale noi siamo il direttore. Diamo voce a uno specifico strumento per ascoltare nella sua pienezza il suo suono, per poi fermarlo e fare emergere un nuovo strumento. Questo permette di mettere ordine nei pensieri e di cogliere con maggiore chiarezza quale strumento sta suonando (ad esempio spesso tendiamo a essere critici con noi stessi, ma non ce ne accorgiamo: suoniamo la tromba, ma crediamo di suonare il flauto traverso).
Ad ognuno dei 6 cappelli è identificato uno stile di pensiero, che va interpretato come se indossassimo una maschera teatrale. Come detto ogni cappello richiede di interpretare un diverso stile di pensiero e ogni cappello ha un colore differente. Vediamoli nel dettaglio:
- Cappello bianco: è il cappello della razionalità e della neutralità. Quando lo indossi concentrati unicamente sui dati, sui fatti, sui numeri e sulle informazioni. Presta attenzione, che in occidente, siamo soliti confondere il pensiero critico con il pensiero razionale. Concentrati più che puoi sui dati oggettivi. Quanto sei arrivato in classifica? Quali erano gli intertempi? Non ci devono essere opinioni e interpretazioni, ma solo dati e fatti concreti;
- Cappello rosso: è il cappello dell'emotività. Quando lo indossi dai spazio a tutte le emozioni e sensazioni che hai provato durante la competizione, senza che un giudizio di natura razionale o critica possa intervenire. Per la razionalità e il giudizio esistono altri cappelli. Se hai avuto paura di perdere, se ti sei arrabbiato per perchè un tuo amico scarso ti ha battuto, questo cappello serve a dar voce a questi aspetti;
- Cappello nero: è il cappello della critica. Quando lo indossi cerca di individuare tutti gli aspetti di miglioramento che avresti potuto mettere in atto. Critica i tuoi errori e i possibili sbagli commessi e individua le strategie che avresti potuto attuare per ottenere un risultato migliore. Cerca di confinare questi processi di pensiero al solo cappello nero e non lasciare che emergano anche quando indossi altri cappelli;
- Cappello verde: è il cappello della creatività. Quando lo indossi lascia da parte tutti gli schemi di pensiero con cui siamo soliti guardare alle competizioni. Guarda alla gara appena svolta con umorismo e divertimento, lasciati vivere dalle sensazioni e dalle premonizioni. Trova soluzioni creative a possibili difficoltà e proponi possibili cambiamenti da attuare;
- Cappello blu: è il cappello del controllo. Quando lo indossi puoi cercare di fare un quadro complessivo della situazione vissuta, puoi porre domande esplorative, definire gli obiettivi per le prossime gare e per i prossimi allenamenti;
- Cappello giallo: è il cappello dell'ottimismo. Quando lo indossi cerca di cogliere tutte le possibilità e le opportunità che sono associate alla gara appena fatta. Concentrati sui soli aspetti positivi e analizza le competizioni in un'ottica squisitamente costruttiva. A cosa ti serve questo risultato? Cosa ti porti a casa di positivo?
Nel caso praticaste o allenaste in uno sport di squadra potete acquistare 6 cappelli dei colori precedentemente presentati e, nell'allenamento che segue il match, scegliere chi dei giocatori andrà interpretare lo stile di pensiero indicato. Come un direttore d'orchestra potrete scegliere a chi dare più spazio e a chi darne meno e quando passare da uno stile di pensiero ad un altro.
Se praticate invece uno sport individuale potete prendere un foglio e scrivere i 6 colori dei cappelli, analizzando la vostra prestazione sotto tutti questi aspetti. Vi assicuro che la fotografia che ne uscirà sarà qualcosa di piacevolmente inatteso.
Ad ognuno dei 6 cappelli è identificato uno stile di pensiero, che va interpretato come se indossassimo una maschera teatrale. Come detto ogni cappello richiede di interpretare un diverso stile di pensiero e ogni cappello ha un colore differente. Vediamoli nel dettaglio:
- Cappello bianco: è il cappello della razionalità e della neutralità. Quando lo indossi concentrati unicamente sui dati, sui fatti, sui numeri e sulle informazioni. Presta attenzione, che in occidente, siamo soliti confondere il pensiero critico con il pensiero razionale. Concentrati più che puoi sui dati oggettivi. Quanto sei arrivato in classifica? Quali erano gli intertempi? Non ci devono essere opinioni e interpretazioni, ma solo dati e fatti concreti;
- Cappello rosso: è il cappello dell'emotività. Quando lo indossi dai spazio a tutte le emozioni e sensazioni che hai provato durante la competizione, senza che un giudizio di natura razionale o critica possa intervenire. Per la razionalità e il giudizio esistono altri cappelli. Se hai avuto paura di perdere, se ti sei arrabbiato per perchè un tuo amico scarso ti ha battuto, questo cappello serve a dar voce a questi aspetti;
- Cappello nero: è il cappello della critica. Quando lo indossi cerca di individuare tutti gli aspetti di miglioramento che avresti potuto mettere in atto. Critica i tuoi errori e i possibili sbagli commessi e individua le strategie che avresti potuto attuare per ottenere un risultato migliore. Cerca di confinare questi processi di pensiero al solo cappello nero e non lasciare che emergano anche quando indossi altri cappelli;
- Cappello verde: è il cappello della creatività. Quando lo indossi lascia da parte tutti gli schemi di pensiero con cui siamo soliti guardare alle competizioni. Guarda alla gara appena svolta con umorismo e divertimento, lasciati vivere dalle sensazioni e dalle premonizioni. Trova soluzioni creative a possibili difficoltà e proponi possibili cambiamenti da attuare;
- Cappello blu: è il cappello del controllo. Quando lo indossi puoi cercare di fare un quadro complessivo della situazione vissuta, puoi porre domande esplorative, definire gli obiettivi per le prossime gare e per i prossimi allenamenti;
- Cappello giallo: è il cappello dell'ottimismo. Quando lo indossi cerca di cogliere tutte le possibilità e le opportunità che sono associate alla gara appena fatta. Concentrati sui soli aspetti positivi e analizza le competizioni in un'ottica squisitamente costruttiva. A cosa ti serve questo risultato? Cosa ti porti a casa di positivo?
Nel caso praticaste o allenaste in uno sport di squadra potete acquistare 6 cappelli dei colori precedentemente presentati e, nell'allenamento che segue il match, scegliere chi dei giocatori andrà interpretare lo stile di pensiero indicato. Come un direttore d'orchestra potrete scegliere a chi dare più spazio e a chi darne meno e quando passare da uno stile di pensiero ad un altro.
Se praticate invece uno sport individuale potete prendere un foglio e scrivere i 6 colori dei cappelli, analizzando la vostra prestazione sotto tutti questi aspetti. Vi assicuro che la fotografia che ne uscirà sarà qualcosa di piacevolmente inatteso.
BIBLIOGRAFIA
E. De Bono (1999), Sei cappelli per pensare, Rizzoli, Milano
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