Tra i suoi successi di maggior prestigio figurano:
Le Raid Provence Extreme; Tortour Switzerland; Race Across Italy; Tour du Mont Blanc; Ultracycling Dolomitica.
Hai
ottenuto una laurea in Design. Credi che lo sport, e il modo con cui
lo si affronta, possa dare qualcosa allo studio e viceversa?
Il primo
consiglio che do a tutti i ragazzi che alleno è quello di non
tralasciare lo studio. Il ciclismo, fino ad una certa età (cosi come
qualunque altro sport) dev’essere una passione ed uno svago.
Viviamo in un mondo in cui non si può prescindere dalla cultura e,
soprattutto, da una approfondita formazione. La mia “fortuna” più
grande non è stata aver trasformato in professione la mia passione,
ma aver avuto l’intelligenza e la giusta educazione per capire che
lo studio veniva prima di qualunque altro impegno. Senz’altro il
ciclismo mi ha insegnato doti di resistenza, costanza e dedizione, che
ho applicato allo studio. Allo stesso modo lo studio e l’apertura
culturale hanno fatto si che io abbia avuto gli strumenti per
studiare e comprendere meglio la teoria dell’allenamento e tutto
ciò che riguarda la tecnica del mio sport. Solo così si può
sperare di diventare atleti forti e “svegli”.
In
un'intervista ho letto che sei stato un bambino timido. Credi che la
timidezza possa essere un vantaggio quando si intraprende uno sport
che richiede una marcata componente solitaria?
La mia
timidezza, a tratti, sfiorava il patologico. Non riuscivo a
relazionarmi con i miei coetanei in un’età, quella del passaggio
all’adolescenza, in cui un bambino rischia di veder seriamente
influenzato il proprio carattere dall’ambiente circostante: alcune
brutte esperienze (bullismo, ecc) hanno rischiato di farmi chiudere
in un pericoloso guscio. In questo il ciclismo mi ha aiutato
moltissimo. Da un lato ho sviluppato la parte più introversa di me,
mettendola a nudo durante le lunghe pedalate che spesso effettuavo
anche in solitaria, dall’altro lato mi ha permesso di allargare i miei orizzonti e le mie conoscenze, confrontandomi fuori dall’ambito
strettamente familiare e scolastico, con bambini e ragazzi delle più
disparate tipologie. Ogni domenica si correva lontano da casa e
questo ha fatto si che, volente o nolente, il mio carattere si
aprisse maggiormente al mondo circostante. Ora, considerando la mia
presenza attiva in televisione, sui media e, in generale, la fama
raggiunta grazie al mio sport, quasi non si direbbe che un tempo ero
un bambino molto introverso e timido.
Ora ti
rivolgi all'ultracycling, ma in passato sei stato anche un
professionista. Cosa cambia a livello mentale quando si passa dal
competere con un avversario a quando la competizione è solo con se
stessi?
In realtà
le differenze non sono poi così diverse. L’ultracycling in senso
agonistico è competizione contro altri atleti, mentre le avventure
in solitaria ti spingono a cercare il tuo limite. In realtà la base
del nostro sport, che sia estremo o meno, è sempre la stessa: la
solitudine. Il ciclista è colui che ha deciso di mettersi a nudo di
fronte alla natura e alla durezza di un percorso. Il professionismo
mi ha insegnato la disciplina, la vita fuori casa e il gioco di
squadra. Tutte doti tornate utili quando ho deciso di intraprendere
la carriera da ultracyclist. A livello mentale la cosa più
straordinaria dell’ultracycling è stata scoprire quanto sia forte
la testa di ognuno di noi. Mi sono ritrovato a “fare” delle cose
che reputavo impensabili. Ora mi sembra così naturale pedalare
migliaia di km senza sosta, ma se mi volto indietro e ripenso agli
inizi ricordo che gli interrogativi erano tantissimi. Ho trovato la
chiave per governare il mio fisico e questa è la forza più grande
che si possa acquisire.
Quali
sono a livello mentale i tranelli in cui non deve cadere uno sportivo
che si rivolge alle ultradistanze?
La prima
dote da sviluppare è la pazienza: la contesa si sposta su un terreno
ben piu lungo. Quando parti per una gara lunga migliaia di km non
devi pensare a quanta strada manca ancora, altrimenti rischi di
entrare in complicati trabocchetti che la tua mente ti gioca e che
portano a consumarne le energie.
Pazienza che
va utilizzata anche quando arriva la crisi. In una gara tradizionale
la crisi non è detto che ci sia, in una gara così lunga arriva
sempre ed inesorabile. La differenza tra gli inizi ed ora è proprio
questa: ora so come governare quel momento. I successi che ho
ottenuto hanno la loro base più importante proprio nei momenti di
crisi. Quelli in cui devi essere in grado di andare avanti lo stesso!
Un
importante psicoterapeuta, Eric Berne, sostiene che uno dei compiti
principali e più esigenti per un essere umano consiste
nell'organizzare il proprio tempo. Come organizzi il tuo tempo
mentale durante un'impresa ciclistica?
Potrei dire
che penso a moltissime cose. Il tempo non mi manca. In realtà quando
sono concentrato durante una gara penso molto poco. Evito di fare
calcoli sui km o sulla distanza. Piuttosto cerco di estraniarmi dalla
fatica e da ciò che sto facendo. Guardo la corsa “dal di fuori”,
mi immagino come sarà l’arrivo se avrò staccato i miei avversari,
penso a ciò che mi attenderà sotto lo striscione. Cerco di
rilassarmi perchè in realtà pedalare è la cosa più divertente che
io sappia fare. Cosa pensa un bambino quando è sulla sua giostra
preferita? Divertirsi è la parola chiave.
Se ci
fosse un motto/detto che ti caratterizza come atleta e che ti è
stato detto da un genitore, un parente, un insegnante o da una
persona per te importante, quale potrebbe essere?
Nel corso
della mia vita ho ascoltato molti consigli. Alcuni validi, altri
meno. Le critiche le ho sempre accettate. Ma il mio
motto deriva non tanto da quanto ho sentito da altre persone,
piuttosto da ciò la vita stessa mi ha insegnato. Mi ripeto sempre
“no excuses, nessuna scusa” perchè se vuoi veramente quacosa non
devi preoccuparti di tutto ciò che vi è intorno. Mira l’obiettivo
e lavora sodo per raggiungerlo. Solo così raggiungerai i tuoi sogni.
Non preoccuparti di cosa fanno i tuoi avversari, se saranno stati più o meno fortunati di te in qualche frangente. Ciò che conta è solo
te stesso, la tua fatica e la dedizione che ci avrai messo.
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