Katia Figini è una ultramaratoneta esperta nelle corse nei deserti.
Nel suo palmares sono presenti numerose competizioni internazionali tenutesi nel deserto della Namibia, dell'Oman, del Mali, del Sahara, della Giordania e della Bolivia.
Katia Figini, oltre ad essere una sportiva vincente, è anche attiva in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Nel 2010 e nel 2011 è diventata testimonial del progetto Run for Women diventando la prima donna in assoluto a percorrere 5 deserti in 5 continenti in un solo anno.
Attualmente Katia Figini è anche un coach sportivo e cura la preparazione per podisti a tutti i livelli e per runner che desiderano partecipare a gare nei deserti.
Niccolò Fabi, un
cantautore italiano, canta “la solitudine è amara beatitudine, per
me. E' necessaria come un vizio e la coltivo un po' per sfizio”.
Per te, Katia, cos'è la solitudine? Che rapporto hai con lei e che
valore ha all'interno della tua vita quotidiana?
Io
ho sempre pensato di soffrire, di patire, l'idea di rimanere sola, ma
in realtà spesso e volentieri sono sola nella mia vita.
Trasferendomi
da Milano ad un paesino su un cucuzzolo di una collina di poco più
di 300 abitanti, mi sono accorta che molto del mio tempo lo passo da
sola e non mi pesa. A volte chiaramente ho il desiderio e il piacere
di condividere del tempo e delle esperienze con gli altri, ma anche
lo stare da sola lo trovo piacevole.
Sicuramente
con il tempo ho imparato che a volte le persone riempiono il tempo
per non stare da sole, ma queste cose hanno poca qualità. Quindi ho
imparato a preferire di condividere il mio tempo con persone care,
che posso anche darmi un ritorno esperienziale e valoriale. Se non
c'è invece uno scambio arricchente credo sia meglio anche stare
soli.
Credi la solitudine
possa darti qualcosa che la folla e il gruppo non possano darti?
La solitudine ti permette di approfondire dei pensieri di natura introspettiva che con altri non potresti sviluppare. Non rapportandoti con altri credo sia più facile entrare nella propria sfera personale.
Chiaramente anche lo stare troppo soli non credo faccia bene. Ovviamente mi alleno anche con amici che condividono la mia passione. Entrambe le dimensioni se portate all'estremo credo siano dannose, è bene anche qui trovare un equilibrio.
Pensando alle tue
gare, credo che una tua dote sia la resistenza. Ripensando alla tua
vita, fin da quando eri bambina, c’è stato un momento o
un’esperienza in cui ti sei accorta che eri portata per “la
resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva
piacere?
La
prima cosa che mi è venuta in mente è che la prima volta che ho
dovuto dimostrare a me stessa la mia resistenza è quando a sei anni
stavo rischiando di annegare. Ho chiamato aiuto per moltissimo tempo
Ero
andata al largo con alcuni amici un po' più grandi di me e mi sono
trovata in un mulinello che mi trascinava sotto. In quel momento mi
trovavo sola, i miei amici non mi sentivano, e c'era questa forza che
mi trascinava giù e ho capito che non dovevo mollare.
Mi
ricordo che tenevo in mano con forza una maschera che tanto avevo
desiderato e che mi era stata regalata dai miei genitori, perchè non
volevo lasciarla. Non so con precisione quanto tempo ho chiesto
aiuto, ma può essere passata mezz'ora, e mi sono resa conto che non
potevo mollare.
Questo
è stato il primo approccio, ma devo confidarti che sono sempre stata
una persona che “non mollava” facilmente. Anche crescendo con un
gruppo di amici maschi con cui facevamo cose un po' “estreme”,
come pedalare per 40 km in bici tra i parchi, per stare dietro a loro
che erano “più forti” di me, io non potevo mollare.
Trovavi piacevole
queste attività di resistenza?
Nell'infanzia
non ti domandi se provi piacere o meno. Ti trovi in una data
attività, la fai. Chiaramente essendo in compagnia c'era anche un
aspetto di piacere.
Se
penso alla vita attuale il superare una fatica porta soddisfazione,
perchè riuscire a fare qualcosa che in un dato momento era fatico,
ma sei riuscito a superarlo penso sia gratificante per chiunque.
Durante le tue ore di
corsa esistono dei pensieri a cui ricorri attivamente per far fronte
ai momenti di difficoltà? Ti posso chiedere quali sono?
Io
lavoro con un mental coach (Luca Taverna).
Di mio avevo innate degli approcci di pensiero che normalmente si
trattano con un mental coach, ma il lavoro con lui mi ha permesso di
sistematizzarle e di farle diventare un metodo.
Un
trucco per superare un momento di difficoltà è pensare all'arrivo,
al podio, al traguardo, alle persone che si complimentano con te.
Anche pensare ad assaporare una vittoria. Chiaramente ciò non
significa darla per scontata, perchè questo ti porterebbe a dormire
sugli allori. Questo ti motiva ad arrivare, perchè è come il
pensiero di un bambino che sa che alla fine c'è la torta. Questo
entusiasmo ti porta a vedere la fatica come ad un prezzo da pagare per
ottenere un grande regalo.
Un'altra
possibile strategia da utilizzare quando sta arrivando una crisi è
fare ironia e sdrammatizzare. Nel mio caso, quando sono nel deserto
mi dico che se sono li è perchè l'ho deciso io, ho pagato per
esserci, mi sono allenata duramente e ora ho la possibilità di
vedere dei posti stupendi. Razionalizzo la situazione per evitare di
vederla in modo drammatico.
Credi che l'essere
donna, una sportiva donna, possa caratterizzare la tua pratica
atletica dal punto di vista mentale? Aspetti del tuo essere donna
possono avvantaggiarti in allenamento e/o in gara?
Nelle
gare a tappe le donne nelle prime fasi sono in posizioni di rincalzo,
ma mano a mano che si susseguono le tappe una donna riesce ad
avvicinarsi maggiormente ai primi o comunque riesce a guadagnare più
posizioni se rapportata ad un uomo. Credo che l'essere maggiormente
strateghe ci aiuti sotto questo aspetto. L'essere più debole a
livello biologico, avendo muscoli più piccoli ci porta ad essere più
strateghe e meno prepotenti nello “spingere”, ci porta, forse, ad
avere una marcia in più sotto l'aspetto mentale.
Anche
pensando alla maternità e ai nove mesi di gestazione, credo renda
chiaro come una donna abbia una grande resistenza innata.
Chiaramente
poi più che l'essere donna credo sia il carattere di una persona
quello che ti avvantaggia in allenamento o in gara. Anche se una
donna può avere dei vantaggi dal punto di vista mentale, ci sono
donne stupide come donne intelligenti. Uomini stupidi come anche
uomini intelligenti.
So che ti sei
impegnata in prima persona per contrastare il fenomeno della violenza
contro le donne e per sostenere l'emancipazione femminile. Parlando
di corsa e di sport in genere, in che modo secondo te queste attività
possono sviluppare e rinforzare il carattere della “donna moderna
occidentale”?
Completerei
anche con“uomo moderno occidentale”, perchè quando c'è
benessere si tende un po' ad essere molli.
Tornando
alla domanda, innanzitutto lo sport cambia la vita, perchè non ci
sono scorciatoie e capisci che se vuoi riuscire, indipendentemente da
quale sia il tuo obiettivo, ti devi “fare il mazzo”. Questo è
già un buon campo per imparare molte cose.
Un
altro elemento di insegnamento dello sport è che “nessuno ti
regala niente” e soprattutto nel mio sport, quando corri per una
settimana ti porti tutto ciò che ti serve sulle spalle e questo ti
permette di comprendere quali sono le cose importanti nella vita, ciò
di cui hai bisogno. Quando ritorni al mondo “occidentale” capisci
quanto tu sia fortunato e impari a valorizzare ciò che già hai
senza desiderare necessariamente tante altre cose.
Il
fatto di sedersi ad una sedia e mangiare ad un tavolo è un valore
aggiunto della vita, perchè se mangi per terra una settimana dopo
aver corso ed essere stanco ti rendi conto di quanto sia scomodo.
Possono sembrare una banalità un tavolo e una sedia, ma se impari a
godere di queste cose, sei felice tutti i giorni.
Anche
il lavandino dell'acqua! Se tu passi dai 35 ai 48 gradi, come mi è
capitato nel deserto dell'Oman, dove ogni microgoccia dell'acqua è
importante a casa tua, dove sei seduta vicino a una fonte di acqua
quasi inesauribile, dici “questa è la fortuna più grande del
mondo!”.
Credo
che anche la donna orientale o africana, se dovesse venire qua,
perderebbe la sua forza, perchè anche noi eravamo così prima.
Partecipi a stage di
corsa e prepari atleti per corse nel deserto. Quanto conta l'aspetto
mentale in questa attività?
Inizialmente
ho pensato al 50%, almeno al 50%. Poi riflettendo ho capito che la
percentuale sale all'aumentare dei km. Credo si potrebbe quasi fare
un grafico.
A me
è capitato anche di avere delle crisi correndo 5 km “tirati” e
“impiccati”, però psicologicamente potevo dire a me stessa
“manca poco” e che è questione di minuti. Se devi fare 100 km e
dopo un passo ti rendi conto te ne mancano ancora 99,9
psicologicamente diventa distruttivo.
Più
tempo devi stare sulle gambe e più hai bisogno di testa. Il prof.
Arcelli diceva che ci può essere un grande atleta a livello fisico,
ma se questo atleta non ha una mente che funziona bene non potrà
fare una maratona da atleta con la A maiuscola. Io sono completamente
in accordo con il prof. Arcelli.
Quali sono a tuo
avviso i tratti caratteriali che contraddistinguono un/a atleta
portato/a per le lunghe distanze?
Mi
vengono in mente la determinazione, la disponibilità a fare fatica e
a capire che c'è un prezzo da pagare per qualsiasi cosa. Per vincere
c'è un prezzo da pagare, infatti chi vince o chi arriva a podio ha
una grande responsabilità quando sostiene la gara successiva, perchè
la gente si aspetta da te molto.
Conosco
atleti che in allenamento sono bravissimi, ma in gara hanno delle
crisi. Secondo me è perchè non vogliono prendersi la responsabilità
di vincere, perchè vincere è una grande responsabilità.
Anche
caparbietà, testardaggine ed equilibrio sono aspetti importanti.
Soprattutto l'equilibrio è molto importante, perchè una persona che
riesce in queste gare ha un certo equilibrio mentale. L'equilibrio
serve anche durante l'allenamento per comprendere come modulare i
carichi e per essere capace di ascoltare il tuo corpo quando ti
chiede di allentare un poco.
Secondo te c'è un
aspetto artistico nella corsa?
Io
adoravo disegnare e una passione per l'arte e mentre corro “vedo i
quadri” è come se entrassi ad una mostra. Quindi si credo ci sia
un aspetto artistico.
Inoltre
lo sport in generale credo richiami l'estro e quindi possa essere
considerata una forma artistica.
Un'ultima domanda, che
mi piace riproporre a diversi atleti. C'è una frase, un motto o un
proverbio che una persona a te cara come un nonno, un genitore, un
insegnante o un allenatore che ti ha costituito come sportiva e che
senti particolarmente tuo?
Mio
padre mi ha sempre insegnato due cose: la prima è “sii sempre te
stessa” ovunque vai, perchè non devi perdere ciò che sei come
persona. Ti potranno amare o meno, ma tu non devi perdere ciò che
sei; l'altra è “tu puoi come chiunque altro”.
Questa
ultima frase ma lo diceva quando ero alle medie e le mie insegnati
sostenevano che non potessi fare il liceo classico. Mi ricordo che
una sera tornò a casa dicendomi: “ricordati che tu puoi come
chiunque altro”, se tu ti impegni vedrai che otterrai. Mi ha detto
di impegnarmi sempre al massimo e devo dire che questa frase mi è
rimasta particolarmente.
Oggi
io amo ripetere “Fallisce solo chi smette di sognare” e credo che
sia collegata a quanto mi ha insegnato mio padre e la mia famiglia.
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