Tra le varie curiosità che accompagnarono il vittorioso Tour de France 2014 di Vincenzo Nibali, si seppe che nelle serate dopo tappa, o durante i momenti di relax, ascoltava musiche di Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
Per recuperare da un allenamento o da una gara o per ritmi blandi e tranquilli voglio consigliarvi qualcosa di "prestigioso". Parlo di "The Dark Side of the Moon", album del 1973, capolavoro degli inglesi Pink Floyd, nonché uno dei più grandi album di tutti i tempi, sia per vendite, che per influenza nella storia della musica.
L'album si apre con la breve introduzione di "Speak to me", un battito di cuore a cui si aggiungono voci e suoni, prima che un urlo minaccioso ci accompagni verso "Breathe". L'andamento è lento, la musica sognante, la melodia rassicurante.
"On the run" è il pezzo più sperimentale e sinistro dell'opera, rumori in sottofondo accompagnano il lavoro oscuro dei sintetizzatori, ritmati dalla leggera percussione. Il titolo, più che un richiamo alla corsa, sembra un invito a scappare dalla follia della vita moderna.
D'improvviso ecco suoni di campanelli, campane, sveglie, e parte "Time", una delle canzoni migliori dei Pink Floyd: basso, tastiere e la batteria di Nick Mason propongono un'ulteriore introduzione di quasi due minuti, prima dell'ingresso della voce di David Gilmour, che nei non troppo lunghi 7' della canzone regalerà anche un assolo da brividi con la sua inconfondibile chitarra. Se ci si sta allenando, si può ben notare come la musica faccia tenere un ritmo constante e lineare, adatto appunto per un'attività di recupero attivo. Se lo si ascolta dopo, come recupero, l'ascolto è forse ancora più calzante.
"The Great Gig in the Sky" è un altro dei pezzi immortali dell'album. Il pianoforte di Richard Wright duetta con una sorta di lunghissimo assolo di voce (senza parole) della vocalist Clane Torry (che entrerà in gloria eterna con questa performance "orgasmica"). Rumori di monete, casse, soldi strappati, introduco "Money", canzone famosissima e hit dell'album, dall'andamento sbilenco, per via del ritmo particolare (in 7/4, per chi masticasse musica) tenuto dal basso di Roger Waters. Sono forse gli unici momenti in cui si viene invitati a tenere un ritmo più alto e sprecare qualche goccia di sudore, ma non è obbligatorio.
"Us and Them" è un altro grande classico, dall'andamento molto lento, con protagonista un saxofono, che ci accompagna morbidamente verso il cantato di Gilmour. Il ritornello, pieno di cori, è un po' più vivace, ma rimane sempre un momento introspettivo e favorevole alla calma.
"Any Colour you like" è un pezzo strumentale, con Gilmour sempre a duettare con il resto della band, introducendo al finale dell'album, "Brain Damage" e "Eclipse", due canzoni ma in realtà unite, musicalmente e idealmente. Stavolta la voce è di Waters, mente pensante del gruppo (a volte anche troppo), e autore di tutti i testi, con l'ombra di Syd Barrett, co-fondatore dei Pink Floyd e persosi nei meandri di droga e follia, a dettargli le tematiche. Sembra esserci consolazione dalle melodie, persino quasi trionfo nell'andamento di Eclipse, eppure, sentendo i testi, rimane un nemmeno troppo leggero sottofondo di rassegnazione. "Ma il Sole è eclissato dalla Luna" sono le ultime parole di quest'opera irripetibile.
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