Ammetto di aver avuto un po’ di delusione quando ho visto
per la prima volta Kilian Jornet con le cuffie. Era in occasione del suo record
di salita e discesa del Kilimanjaro. Vidi il video della sua impresa, e
all’arrivo aveva le cuffie. Non me lo aspettavo, pensavo che per lui, re delle
corse in montagna, dai vertical alle skyrace agli ultratrail, e dello
scialpinismo, allevato allo stato brado nei suoi Pirenei, il contatto tra se
stesso e la natura fosse totale. Ma in fondo, come ha spiegato lui stesso in
altri video, ascoltare musica durante una gara di molte ore, o il tentativo di
un record su una salita storica, distrae la mente e porta molti e indubbi
vantaggi.
E non è improbabile che tra i suoi ascolti ci siano stati
gli Oasis, di cui “Definitely maybe”, il loro album d’esordio, è forse il
principale candidato per essere scelto come compagnia musicale durante lo sport.
L’arroganza giovanile dei fratelli Gallagher era già chiara in quel 1994, e la partenza con “Rock and roll star” è subito energica e dà la giusta carica per affrontare quest’ora di musica e sport.
“Shakermaker” è meno energica, ma non meno rumorosa, con un incedere non veloce, ma che tiene sempre all’erta. “Live forever” è uno dei loro più grandi classici, una dichiarazione di voglia di vivere (benché i fratellini abbiano fatto molto per rovinare questa loro voglia, tra alcool, droghe e risse), che non può non incidere sull’allenamento che si sta svolgendo. “Up in the sky” torna su frequenze più veloci, in quello che ai tempi sembrava davvero un incrocio tra le melodie beatlesiane e l’ardore punk. “Columbia” è più lenta, ma il ritmo rimane, il passo si fa sicuro, l’arroganza dei fratelli (supportati dall’essenzialità degli altri componenti del gruppo, Guigsy, Bonehead e McCarroll) sembra trasmettersi all’ascoltatore. “Supersonic” è un’altra perla dall’incedere sicuro: questo è stato il primo singolo del gruppo di Manchester, e dichiarava subito i loro intenti; “dammi gin & tonic” dice il testo, forse non l’ideale mentre la si ascolta facendo sport, ma in una licenza mentale, lo si può anche pensare e cantare (in testa) mentre si gronda di sudore, che fa bene allo spirito.
L’arroganza giovanile dei fratelli Gallagher era già chiara in quel 1994, e la partenza con “Rock and roll star” è subito energica e dà la giusta carica per affrontare quest’ora di musica e sport.
“Shakermaker” è meno energica, ma non meno rumorosa, con un incedere non veloce, ma che tiene sempre all’erta. “Live forever” è uno dei loro più grandi classici, una dichiarazione di voglia di vivere (benché i fratellini abbiano fatto molto per rovinare questa loro voglia, tra alcool, droghe e risse), che non può non incidere sull’allenamento che si sta svolgendo. “Up in the sky” torna su frequenze più veloci, in quello che ai tempi sembrava davvero un incrocio tra le melodie beatlesiane e l’ardore punk. “Columbia” è più lenta, ma il ritmo rimane, il passo si fa sicuro, l’arroganza dei fratelli (supportati dall’essenzialità degli altri componenti del gruppo, Guigsy, Bonehead e McCarroll) sembra trasmettersi all’ascoltatore. “Supersonic” è un’altra perla dall’incedere sicuro: questo è stato il primo singolo del gruppo di Manchester, e dichiarava subito i loro intenti; “dammi gin & tonic” dice il testo, forse non l’ideale mentre la si ascolta facendo sport, ma in una licenza mentale, lo si può anche pensare e cantare (in testa) mentre si gronda di sudore, che fa bene allo spirito.
“Bring in on down” è il loro pezzo più duro e punk dell’album, energia pura, e non può far altro che aiutare a spingere, qualsiasi cosa si stia facendo. “Cigarettes & alcohol” è un nuovo ossimoro per chi l’ascolta facendo sport: sigarette e alcol (e una striscia bianca, dice il testo), è evidente che mal si sposano durante un allenamento (o una gara), ma il riff di Noel Gallagher (il suo più evidente plagio, fatto ai danni dei T-rex) è trascinante, così come la voce arrogante di Liam. “Digsy’s dinner” sono due minuti e mezzo di rock ancora tirato, l’ultimo dell’album, che prepara alla meravigliosa “Slide away”, pezzo favoloso, meno conosciuto dai non fans degli Oasis, dove chitarre graffianti, arroganza e melodia si sposano perfettamente, con la voce potente di Liam al suo meglio. Non c’è sprint finale: se “Slide away” ha il solito sicuro incedere oasisiano, “Married with children”, con la semplicità di un chitarra acustica/voce, sa di defaticamento, di buona notte, o di birretta dopo l’allenamento.
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