Nel ciclismo
professionistico vengono usate cuffie e radioline. Ma non per ascoltare musica,
solo per decidere tattiche, avvertire di pericoli sulla strada, e sì, anche per
incitamenti da parte del direttore sportivo verso il corridore, specialmente se
è in fuga, a pochi chilometri dall’arrivo, e con inseguitori agguerriti. Ma
sicuri che il direttore sportivo non inserisca anche un po’ di musica durante
le scalate o durante un attacco? Una bella botta di Ac/Dc potrebbe tornare
utile. Qualcosa che venga dall’album “Higway to hell”, del 1979, il secondo del
gruppo australiano.
Si
apre subito con l’immortale “Highway to hell”: il riff di Angus
Young, destinato a fare la storia del rock, la voce di Bon Scott a
esaltare l’ascoltare, il ritornale semplice ma trascinante. Se la
si ascolta per una gara, si rischia di tirare subito troppo e
compromettere tutto, ma chi se ne frega, questo è rock puro. “Girls
got rhythm” dice tutto sin dal titolo, e le gambe sono portate in
modo naturale a muoversi, come comandate da messaggi subliminali.
“Walk
all over you” è una delle canzoni meno forti dell’album, e alla
faccia del meno forte, qua si continua a saltare (in concerto) e a
muoversi, qualsiasi cosa voi facciate, persino sdraiati nel letto.
“Touch too much” non è altro che il solito grande incedere
rockeggiante, e con quel memorabile riff del ritornello… “Beating
around the bush” è ancora più dinamica delle prime, grazie alle
chitarre di Angus e Malcom, che sembrano fare a gara con la batteria
di Phil Rudd e il basso di Cliff Williams. Arrivati a “Shot down in
flames”, un critico musicale, o una persona che ami ascoltare
abbondanza di idee e diversi stili, potrebbe iniziare a storcere il
naso: lo stile è sempre quello di un hard rock essenziale, i riff,
pur nelle loro differenze, non cambiano molto in tonalità o in
fantasia, ma come detto precedentemente, chissenefrega (questa volta
attaccato); se stiamo facendo sport, a noi non interessano queste
cose, interessa il ritmo, l’energia che si propaga dalle chitarre
elettriche e dalla voce di Bon Scott, e in questo “Shot down in
flames” non risparmia nulla. Come la successiva “Get it hot”,
che anzi, risulta come una delle più adatte dell’album. “If you
want blood (You’ve got it)” ha un titolo forse non troppo
rassicurante, ma si sta sputando sangue, almeno metaforicamente, nel
muoversi con questa musica di sottofondo. Ma sta arrivando il momento
del finale, e sono le ultime gocce grondanti dalla fronte, perché
con “Love hungry man” si inizia a rallentare i ritmi, anche se in
fondo ci si muove anche qua, solo un poco meno rispetto a prima. In
“Night Prowler” c’è il vero finale, la buonanotte (come può
esserlo per gli Ac/Dc), un blues pur sempre elettrico e tagliente,
che accompagna l’ascoltare al termine di una bella sgroppata con un
tasso di adrenalina decisamente alto. Un album fatto apposta per
muoversi e sudare.
ARTICOLO A CURA DI:
ARTICOLO A CURA DI:
Nessun commento:
Posta un commento