mercoledì 2 novembre 2016

Musica in Movimento: Hüsker Dü - Zen Arcade

Tutto l'hardcore, o tutto il punk, o estendendo ancora di più, tutto il rock, si potrebbe dividere in un pre e post "Zen Arcade", capolavoro del 1984 degli americani Hüsker Dü. Perché tutto ciò? Semplicemente perché con questo album hanno mostrato tutte le enormi potenzialità dell'hardcore, non solo canzoni urlate e iper veloci su basi strutturali di 3 accordi, ma sonorità ricercate, continui cambi di umore e di ritmo, senza tralasciare un certo gusto per la melodia, mai banale e mai eccessiva, facendo da precursori al noise degli Sonic Youth e al grunge dei Nirvana, il tutto con un lavoro che rappresenta un vero e proprio concept-album, ovvero la storia di un ragazzo che lascia casa per vivere da solo, con tutte le sue vicissitudini. E non si può non consigliarne l'ascolto a tutto volume per accompagnare intense attività fisiche.

"Something I Learned Today" mostra subito la veste più grezza del terzetto di Minneapolis in una perfetta partenza: un giro di basso (Greg Norton), batteria veloce e precisa (Grant Hart), chitarra sporca e voce che alterna melodia e rabbia (Bob Mould). Stessa ricetta in "Broken Home, Broken Haeart", ma ecco che al terzo brano, "Never Talking To You Again", appare una chitarra acustica, una perla che avrebbero potuto fare i Foo Fighters 20 anni più tardi (e circola infatti in rete una versione acustica di Dave Grohl). 

Si riprende vigore con "Chartered Trips", dove ancora convivono perfettamente approccio punk, melodia e urla di rabbia. Ma gli Hüsker Dü sanno sorprendere, ed ecco un intermezzo di cento secondi di registrazione al contrario di parte del brano conclusivo dell'album, "Dreams Recourring": non semplice esercizio intellettualoide, ma perfetto incastro nel tema dell'album sulle difficoltà giovanili, tra rabbie, frustrazioni, tormenti. Batteria protagonista in "Indecision Time", due minuti esplosivi comprensivo di un assolo di Bob Mould, rarità nella musica punk-hardcore, qua permessa senza sé o ma. 

"Hare Krsna" è probabilmente la loro canzone più famosa, qua piena di percussioni ossessive e un sottofondo oscuro. Un minuto e mezzo di puro hardcore da far saltare le cervella è "Beyond The Threshold", la stessa sorte di "Pride", mentre "I'll Never Forget You" dura poco di più e "The Biggest Lie" lascia spazio ad una breve introduzione più soft. 

Dopo questa scorpacciata esplosiva, "What's Going On" lascia un poco respiro, ma a modo del terzetto, col basso un poco stonato, il pianoforte percussivo, assoli, strutture strambe, ritornello semplice e diretto. Ancora musica abrasiva e ritmi alti in "Masochism World", dove in mezzo a tutto questo impianto sonoro salta fuori un coretto quasi alla Beach Boys. Geniali. "Standing By The Sea" si basa su un semplicissimo giro di basso  e poi la voce che racconta la solitudine del protagonista della storia narrata. 

"Somewhere" ripropone ancora la solita carica, prima del breve intermezzo al piano di "One Step At A Time", su cui si appoggia "Pink Turns To Blue", una splendida melodia sopra chitarre distorte. "Newest Industry", 3' di melodie e improvvisi slanci di accordi dissonanti col pianoforte in sottofondo. Altro intermezzo al pianoforte, "Monday Will Never Be The Same", e parte "Whatever", pezzo di puro rock-punk senza cedimenti. "The Tooth Fairy And The Princess" è un il brano più psichedelico, su chitarre piene di echi e riverberi che si rincorrono. "Turn On The News" è uno altro pezzone rock-punk che potrebbe sembrare un inno alla Sex Pistols o Clash. 

E poi il finale, folle, geniale, come gli Hüsker Dü: i 14' di "Recourring Dreams". Giri di accordi inusuali, accelerazioni, rallentamenti, riprese, suoni, distorsioni, assoli, un caos di sottofondo che farà ancora scuola per tutto il noise e il grunge.

Ecco perché esistono un pre e un post "Zen Arcade". Hanno mostrato le smisurate potenzialità del punk-hardcore e del rock più grezzo, se accompagnate da fantasia sfrenata, curiosità, capacità strumentale, e voglia di percorrere territori inesplorati.

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