lunedì 14 novembre 2016

Dialogo col campione: George Biagi

George Biagi è il capitano delle Zebre Rugby, franchise italiana di rugby a 15 con sede a Parma, che partecipa da tale data al Pro12, campionato interconfederale tra franchise gallesi, irlandesi, scozzesi e italiane.

George Biagi, che ricopre il ruolo di seconda linea, ha collezionato numerose presenze con la nazionale italiana di Rugby








Il rugby è uno sport di squadra. Quali sono le caratteristiche di un team coeso ed affiatato? Può un team conflittuale al suo interno essere un team vincente?

Credo che il rugby sia uno sport in cui la coesione e l'affiatamento di gruppo siano particolarmente presenti e importanti. Sono infatti presenti dei momenti specifici per creare gruppo e relazioni, come ad esempio il terzo tempo.
Per ottenere buoni risultati credo che la coesione sia un ingrediente importante, anche se con l'avvento del professionismo alcune cose sono cambiate. Nel professionismo forse c'è meno affiatamento di gruppo, ma c'è l'obiettivo comune di vincere e, di conseguenza, ognuno fa la sua parte per la vittoria.

Quali sono le doti mentali e caratteriali che possono secondo te fare la differenza per una seconda linea?

Credo il fattore mentale sia fondamentale per il mio ruolo, come per qualsiasi ruolo. Essere forte di testa può fare la differenza e l'importanza è proporzionalmente maggiore, più è alto il livello a cui giochi.
Essere mentalmente forte, essere resiliente, saper affrontare i diversi tipi di difficoltà e saper essere performante sotto affaticamento è essenziale se un atleta vuole competere ai più alti livelli
Diciamo che la seconda linea, un po' come i primi 5, fa tanto lavoro sporco in giro per il campo: mischie e placcaggi. Però, per come si sta evolvendo lo sport moderno, sta diventando importante svolgere il lavoro sporco, ma all'occorrenza saper essere anche un attaccante in più. Un giocatore moderno non può più pensare di fare soltanto mischie e touche, ma deve dare qualcosa in più in diverse parti del campo. Questa capacità si costruisce attraverso la fatica, ma anche attraverso il lavoro mentale.

Mi pare di capire che un atleta deve saper essere adattabile e deve saper fare più di una cosa insieme...

Diciamo che se vuoi essere un atleta di alto livello non basta svolgere i compiti indicati dai libri o dai manuali, ma devi riuscire a dare qualcosa in più alla squadra. Non puoi accontentarti di fare il “compitino”

Come atleta hai raggiunto la piena maturazione con il passare degli anni. Cosa, secondo te, influenza il momento in cui un atleta raggiunge le sue piene potenzialità?

I fattori credo siano molteplici. Ogni persona segue un suo percorso specifico e il mio mi ha portato a maturare tardi, anche perchè sono arrivato tardi al professionismo e a livelli alti.
Oggi per i giovani ci sono strutture, come le accademie che li preparano. I ragazzi, oggi, sono preparati in modo tale che a 17/18 sono pronti per la prima squadra. Bisogna quindi vedere anche le possibilità che una persona si trova ad avere.
Serve, inoltre, anche un pizzico di fortuna, perchè devi essere pronto al momento giusto. Devi poi considerare molte variabili: se il tuo ruolo è già coperto e che percorso di carriera sta avendo quel giocatore, come sta giocando la tua squadra e se sei in un momento di forma.
Molti sono i fattori che possono portarti o meno sulla scena internazionale. Tra questi credo che lo stato di forma sia il più importante.

So che sei un italiano, nato in Scozia. Come questa doppia appartenenza influenza il tuo modo di giocare, se lo influenza?

Non credo che l'essere nato in Scozia influenzi il mio modo di giocare. L'essere nato in una nazione rispetto ad un'altra non ti garantisce di giocare meglio o peggio. Sono le esperienze che un giocatore compie che influenzano il suo modo di giocare.
Dall'altra parte, ho avuto la possibilità di praticare e provare diversi sport, quando ero piccolo, e, forse, mi porto dietro un bagaglio più completo e variegato a livello sportivo.

Sai, si dice che gli italiani sono un popolo di navigatori, artisti e creativi. Può la cultura influenzare un giocatore?

Penso che noi italiani siamo innanzitutto latini, più che filosofi, artisti o creativi. La mentalità anglosassone sicuramente è differente rispetto quella latina, ma quello che influenza maggiormente una persona è il contesto familiare e il modello in cui cresce.
La mia famiglia è italiana e per me è sempre stato normale, pensarmi come italiano.

Spesso mi è capitato di chiedere a delle atlete se esistono differenze mentali tra uomo e donna a livello sportivo. Tu cosa ne pensi?

Immagino di si. Se dovessi parlare in generale, le donne a livello mentale sono dei robot. Sono molto più forti di noi, sotto pressione riescono a rimanere molto più fredde. Magari noi uomini abbiamo tutta la forza fisica possibile, ma siamo più deboli di testa.

Esistono invece delle caratteristiche che possono avvantaggiare gli uomini dal punto di vista mentale?

Guarda non ti so rispondere, ma non credo che gli uomini siano avvantaggiati mentalmente in nessun modo rispetto alle donne. Le donne sono naturalmente più forti di noi sotto l'aspetto mentale, mentre noi uomini siamo più forti dal punto di vista fisico.
Forse gli uomini sono più schematici, anche se questo non è detto sia un vantaggio.

Cosa intendi per schematico?

Credo che siamo più rigidi mentalmente. Quando si parla di depressione nel mondo sportivo, al termine dell'attività agonistica, sono molto di più gli uomini che ne soffrono. Almeno a livello mediatico si parla più spesso di uomini.

Oltre ad essere un atleta di alto livello sei anche un “bocconiano”. Cosa può dare lo sport allo studio e cosa può dare lo studio allo sport?

Sono due mondi molto diversi, ma anche molto simili. In entrambi serve moltissima dedizione e spirito di sacrificio.
L'età che va dai 18 ai 22/23 anni è molto particolare. Le possibili distrazioni sono molteplici e se una persona vuole fare bene nello sport, come nello studio, deve sapersi sacrificare, lasciando, in alcune occasioni, da parte la vita sociale. Sotto questo aspetto, sport di alto livello e studio sono molto simili.
Dal percorso che ho svolto, ho potuto comprendere come serva un sostegno sia da parte della società, che dall'università. La società deve permetterti di avere del tempo per studiare e per dare gli esami. Così anche le università devono mostrare una certa disponibilità, cercando di comprendere le possibili difficoltà a cui deve far fronte uno sportivo professionista. Far combaciare le due cose non è sempre semplice.

Credi che avere alle spalle un percorso universitario possa creare un bagaglio più ricco per uno sportivo e, dall'altra parte, pensi che essere uno sportivo o l'esserlo stato possa aiutare in qualche modo a preparare gli esami?
Diciamo che la pressione che provi il giorno dell'esame è molto simile a quella che provi il giorno della partita. Il cuore batte a mille e, in parte, vivi l'ansia da prestazione. Però desideri che il giorno dell'esame arrivi, perchè sai che ci stai arrivando preparato.
Puoi anche provare ansia prima di un esame o di una partita, ma se sei consapevole di essere preparato, perchè ti prepari per quel momento da un mese, il desiderio rimane vivo e presente. Anche se non sai cosa aspettarti da quella giornata, vivi emozioni contrastanti: da una parte una tensione e dall'altra il voler dare il meglio di te in campo o all'esame.

Anche tu senti la pressione prima di una partita?

Beh, credo sia una delle cose più belle! Sentire l'adrenalina e il cuore battere, prima di scendere in campo, credo sia una delle cose più belle dello sport. Gli esami danno sensazioni similari.

Quindi l'ansia pre-partita è, per te, uno degli aspetti piacevoli dello sport?

Diciamo che fa parte delle cose belle di una partita. Quando uno sta fuori, per scelta tecnica o per infortunio, si rende conto quanto siano belle quelle sensazioni.
Quando un atleta smette non gli mancano tutti gli allenamenti fatti durante l'anno, ma sente la mancanza dell'adrenalina e della tensione che prova prima di scendere in campo.

Prima di scendere in campo hai qualche strategia o qualche rituale per far rendere al meglio questa tensione che arriva?

Ho una mia routine. Senza una particolare scaramanzia, devo fare le cose in un certo modo, coi miei tempi. Questo solo il giorno della partita.

Se dovessi fare una proporzione tra allenamento, doti fisiche innate e testa. Quale sarebbe la proporzione di un giocatore di rugby di successo?

Credo questa proporzione vale per il rugby, come per tutti gli sport. Tutti quelli che sono rimasti per tanto tempo ad alto livello si sono dovuti allenare duramente ed hanno avuto tanta testa. La testa gioca un ruolo fondamentale, perchè se vuoi rimanere ad alto livello devi riuscire a non farti distrarre dal successo e da tutto quello che ruota intorno al mondo dello sport.
Il talento e le doti naturali fisiche non bastano, anzi forse sono le meno importanti dei tre. Direi quindi che il rapporto è 40% allenamento, 40% testa e 20% doti fisiche.  

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