lunedì 28 novembre 2016

Dialogo col campione: Sabino Brunello

Sabino Brunello è un grande maestro di scacchi.

Sabino Brunello, classe 1989, è una delle colonne portanti della nazionale italiana, che rappresenta dal 2006. 

Finalista della coppa del mondo FIDE nel 2012, pluricampione italiano a cadenza rapida, è anche vincitore di diversi tornei internazionali, tra i quali il prestigioso Gruppo C del Torneo Tata Steel di Wijk aan Zee (2011) e l'open di Durban (2014).








Secondo te ci sono delle connessioni tra lo stile di gioco di uno scacchista e come si approccia alla vita? Ad esempio una difficoltà a chiudere, uno stile aggressivo nel raggiungere l'obiettivo prefissato o un'attenzione alla strategia... 

Credo che molte persone sulla scacchiera si trasformino. Nella mia esperienza, ho avuto la possibilità di conoscere persone docili, nella vita, capaci di tenere tecniche di gioco molto aggressive. Non saprei dirti se c'è realmente un collegamento. 

Rispetto a questa trasformazione, sono più le persone docili che diventano aggressive o più gli aggressivi che diventano attendisti? 

Guarda, ci sono persone con cui puoi parlare affabilmente, ma quando sei sulla scacchiera sei consapevole di trovarti in una situazione diversa. Se pensiamo a Kasparov è chiaro che parliamo di un giocatore aggressivo dentro e fuori la scacchiera. Se invece rivolgiamo la nostra attenzione a Karpov non è così facile darti una risposta. Queste per me sono domande complicate. Su questi elementi normalmente non mi soffermo a pensare. Però riflettendoci, credo ci possa essere, in qualche modo, una tendenza a mantenere dei modi di essere della vita, anche sulla scacchiera. 

Nella precedente risposta mi hai citato alcuni nomi. Credi sia importante conoscere la psicologia dell'avversario? 

Si, è importante avere informazioni su come i tuoi avversari si comportano sulla scacchiera. Per questa ragione ci si prepara, andando anche oltre le mosse, per comprendere quali sono le preferenze di gioco, i punti forti e i punti deboli, dell'avversario. Partendo dal presupposto che ciò che succede sulla scacchiera è molto aggressivo, il modo in cui uno scacchista può esserlo varia molto. Alcuni giocatori sulla scacchiera hanno una presenza forte, mentre altri quasi dimessa. 
Ho avuto la possibilità di giocare contro Mamedyarov, uno dei più forti scacchisti. Il suo stile è aggressivo, dinamico. Ha una forte presenza sulla scacchiera, una sorta di belva. In base a come si atteggia e quello che ti trasmette, hai sempre la sensazione che, in ogni momento, ti possa saltare addosso. Altri giocatori, alla scacchiera, tengono un comportamento impassibile e moderato. Stanno fermi, non si muovono, ma sono altrettanto spietati. 

Qualche anno mi è capitato di leggere il libro di uno scacchista americano e psicoanaslista, che credo si chiami Fine... 

Non lo conosco come psicologo, ma a livello scacchistico è stato uno dei più forti americani. 

In questo libro analizzava i profili di personalità dei più grandi scacchisti della storia e arrivava alla conclusione che per godere di benessere nella vita è importante avere altre passioni oltre al gioco degli scacchi. Tu cosa ne pensi? 

Credo che sia più che condivisibile. Avere più interessi e non solo un interesse aiuta a vivere meglio. 

Cambiando argomento, secondo te esiste il bluff nel mondo degli scacchi? 

Si, senza dubbio. 

Cosa significa per te bluffare? 

C'è un trucco abbastanza famoso che consente di proiettare la tua immagine sulla scacchiera, al punto che il tuo avversario non valuta nemmeno la correttezza di quanto sta succedendo. I giocatori molto aggressivi alla scacchiera, quando influenzano a sufficienza l'avversario, riescono a fare in modo che lui non controlli nemmeno se qualcosa è in presa o cose di questo tipo. 
Altri bluff possono consistere nel saper sfruttare un vantaggio di tempo sull'orologio o nel complicare molto la posizione, prendendosi anche grandi rischi, per poi sfruttare una posizione psicologica di sudditanza dell'avversario. Non credo però di essere un grande bluffatore. 

Posso chiederti come mai? 

Generalmente preferisco andare più sul sicuro e giocare in maniera più scientifica. 

Secondo te ci sono delle componenti mentali “vincenti” o che possono avvantaggiare un giocatore nella fase di apertura, di sviluppo del gioco e di chiusura? 

Non farei una distinzione tra le fasi di gioco. Le fasi, tra loro, sono correlate ed un giocatore deve essere forte a tutto tondo. Questa distinzione si usa generalmente per insegnare le regole del gioco ai principianti, ma non esiste realmente. Questo è un modello superato e lo si capisce pensando allo sviluppo degli scacchi ad un livello medio alto, ovvero da maestro fide in su. Non c'è realmente una distinzione tra queste fasi della partita. Uno scacchista deve riuscire a dare il massimo in ogni momento della partita. 
Devi pensare che gli scacchi sono una lotta uno contro uno, che può durare per parecchie ore. Serve quindi una gran forza di volontà, per riuscire a superare tutti gli ostacoli che si presentano. Inoltre giocare a scacchi non è una cosa che si prende alla leggera. Dal punto di vista emotivo si è molto coinvolti. Intraprendere una lotta di questo tipo, che si protrae per varie ore e per vari giorni porta a un livello di "sofferenza" tale che i giocatori forti devono essere capaci di "sopportare" ogni tipo di difficoltà e, magari, usare queste difficoltà contro l'avversario, piuttosto che contro se stessi. Rispondendo alla domanda in modo generale, gli scacchisti forti hanno un ego decisamente grande. Questo, però, è funzionale e necessario per riuscire a dare sempre il massimo, in ogni momento della partita. 
Oltre a questo aspetto direi che importanti caratteristiche sono la determinazione e la capacità di lavorare duro. I teorici sono infatti persone che lavorano molto. Prendi come esempio le aperture. Le informazioni sono molte ed è estremamente difficile trarre delle conclusioni valide, che si possano mantenere anche solo per qualche mese, riuscendo così ad andare avanti. Serve quindi tanto lavoro e tanto tempo. Serve inoltre la capacità di dedicarsi ad alcuni problemi che possono sembrare anche molto complessi. 

Secondo te quando parliamo di un grande scacchista quanto fa il talento naturale e quanto fa l'allenamento? 

Io penso che l'apprendimento e l'allenamento siano la componente più importante. Questo principio vale anche per giocatori di alto livello, come maestri e gran maestri. Chi lavora di più, chi si impegna di più e chi è disposto a fare sforzi più grandi arriva più avanti. 
Per quanto questo discorso valga anche per le elite, dobbiamo considerare che i livelli di partenza sono più alti. Come è normale alcune persone sono più portate per determinate attività ed alcune per altre. La maggior parte dei giocatori che stanno al vertice sono persone che lavorano duro, senza il lavoro duro il talento non serve a niente, ma con un grande talento già in partenza. 

Se non avessi mai visto giocare a scacchi una persona, secondo te questo talento è rintracciabile in qualche altro aspetto della vita? In ambito matematico, nelle capacità pianificatorie degli eventi, nelle doti di programmazione a lungo termine.... 

Anche qui non voglio generalizzare troppo. Io potrei descrivermi con quanto da te appena detto, ma in realtà gli scacchisti forti, anche a livello di grande maestro, sono molto diversi. Può sembrare strano, ma negli scacchi sono molte le strade per raggiungere la stessa meta. 
Sicuramente, un giocatore forte deve avere un certo processo di pensiero, ma non è detto che questo sia rintracciabile in un carattere delineabile in linea generale. Incontro persone con talenti differenti, che prestano attenzione a cose molto diverse nella vita, seppure poi si trovino a giocare a scacchi in modo simile. In parte questa similarità può anche essere data dal fatto che c'è una certa imitazione tra i giocatori. 
Quando andavo al liceo mi affascinavano la fisica, la matematica, e, seppure non le ho approfondite in ambito universitario, continuano ad interessarmi. Io credo di essere portato per questi settori, ma non è così per tutti gli scacchisti. Alcuni amano le scienza, altri lingue, altri la letteratura. Altri addirittura hanno ben pochi interessi. Molto spesso in Italia c'è la convinzione che gli scacchi siano legati all'ambito scientifico, mentre all'esterno non è presente questo pregiudizio. 

Pensando alla tua vita, l'essere un giocatore di scacchi ti ha aiutato in ambiti diversi dalla tua attività principale? 

Sicuramente mi ha fatto crescere in un certo modo, ma mi è difficile rispondere perchè non riuscirei ad immaginarmi in un settore diverso. 

Nella tua esperienza, l'impegno sulla scacchiera può, ad esempio, dare dei vantaggi nello studio o sul lavoro? 

Penso di si. Gli scacchi insegnano che se vuoi arrivare a risultati di un certo livello devi essere disponibile a lavorare. Credo questo sia già un insegnamento di vita. 
Parlando invece di competenze, gli scacchi aiutano a sviluppare una concentrazione profonda e sono un importante allenamento per il cervello. Saper raggiungere una buona concentrazione può aiutare in molte attività, come anche nello studio. Stessa cosa vale per l'allenamento mentale. 

Sei solito utilizzare delle tecniche per allenare o stimolare la tua concentrazione? 

No, non ho mai fatto niente di speciale. 

Esistono dei trabocchetti mentali che possono interrompere la giusta concentrazione sulla scacchiera?  

Penso sia esperienza comune, perchè deconcentrarsi è la cosa più facile del mondo. Quando la concentrazione non è profonda basta un rumore esterno, un pensiero, una piccola distrazione e la concentrazione può venire interrotta. Quando sei, invece, veramente concentrato, la tua attenzione è tutta assorta ed è difficile essere allontanato da ciò che stai facendo. Non vedi niente, non senti niente di esterno a quanto stai svolgendo. 

Ci sono secondo te delle condizioni che favoriscono questo stato di piena concentrazione e consapevolezza? 

Il trucco, in quel momento, è pensare veramente solo agli scacchi. Pensare alle posizioni, a quanto sta succedendo ed immergersi completamente in ciò che stai facendo. Ci sono situazioni in cui concentrarsi è più facile ed altre dove serve uno sforzo per essere presenti sulla scacchiera. Nella vita, chiaramente, molte sono le componenti esterne che possono disturbare la concentrazione.

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