martedì 15 novembre 2016

Giro 2005: una poltrona per due

Stelvio. Freddo e pioggia, il gruppo che sale con un grande passo. Ivan Basso che rimane dietro, la salute non lo assiste. Il favorito crolla, mentre il vincitore dell’anno prima, Damiano Cunego, è sembrato fuori dai giochi fin dall’inizio. 

Chi ha già vinto, chi invece sta sorprendendo il mondo. Il Giro d’Italia è così, ogni anno esce fuori chi meno ti aspetti. Savoldelli e Simoni, i vincenti. Di Luca, l’outsider. Rujano, lo sconosciuto.
Maggio 2005, in quattro per un sogno.

Diciannovesima tappa, alle spalle Savigliano, davanti il Colle delle finestre. Dei quattro sognatori, solo Gilberto Simoni è abbastanza vicino da poterci credere ancora, mentre Di Luca e Rujano sono stati fiaccati dal ‘falco’ e dai chilometri a cronometro.

Comincia la salita e il trentino attacca. Un primo colpo, un secondo. Savoldelli si sfila, mentre il terzetto sale compatto. 5 metri, 20 metri, 20’’, un minuto. La sofferenza sui volti. Simoni ‘a tutta’, Savoldelli con un ghigno di fatica e paura disegnato sul volto.
Tutto in bilico, dopo 22 giorni, ancora sul filo dei secondi.
Il trentino recupera secondi su secondi. Savoldelli non ha compagni di squadra, ma Ardila si sacrifica. Storie di alleanze e ricompense. Il colombiano lo aiuta, lo aspetta, lo scorta. In cima al Colle delle Finestre, Gilberto Simoni ha 2’21” di vantaggio sul rivale. La maglia rosa è sua per 13 secondi. Mancano 25 chilometri.


All’inizio dell’ultima salita, i muscoli di Di Luca cedono. I crampi lo abbattono. Simoni e Rujano cercano di dare tutto, ma dietro si organizzano. La potenza economica della Discovery Channel, la squadra di Lance Armstrong, la capacità di farsi amare di Paolo Savoldelli, ben voluto in gruppo. 5 corridori lo aiutano, gli rimettono la maglia rosa. La seconda vittoria a portata di mano, mentre in discesa pennella traiettorie d'artista. A 10 km dall’arrivo il ritardo del falco bergamasco è solo 1’50”. 

Rujano, lo scatto decisivo. Simoni rimane solo con i suoi demoni, con l’ennesimo podio davanti a se. Il tentativo di chi non molla, Gilberto si alza sui pedali, le ultime gocce di energia che sgorgano dolci e amare dal serbatoio. Partito nell’ombra del giovane Cunego, l’orgoglio senza pari a trascinare le gambe sulla linea d’arrivo.
Il primo e il secondo. Entrambi allo stremo delle forze, il cuore sui pedali, mentre la mente spazia nella stanchezza.
Un minuto e quarantuno secondi non bastano, la maglia rosa rimane sulle spalle del bergamasco.
Gli occhi chiusi, uno sbuffo di dolore.
28 secondi, la differenza tra sogno e incubo.

Savoldelli, fatica e felicità. Simoni, fatica e soddisfazione di chi ha dato tutto. Esausti, ma orgogliosi di se stessi.

Quando il confine tra vincere e perdere è così labile da sfumare in pochi istanti.



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