giovedì 30 marzo 2017

Musica in Movimento: The Offspring - Ixnay On The Hombre

Dopo l'esplosione (e l'implosione) del movimento grunge a inizio anni '90, fu il pop-punk californiano a prendere in mano le redini del rock americano, per un periodo della durata in realtà di pochi anni, durante i quali però sono stati prodotti album di non disprezzabile valore. Il maggior successo è stato senza dubbio per i Green Day, seguiti a ruota dagli Offspring, che dopo gli inizi di carriera su sonorità più oscure, si sono via via spostati sempre più verso un pop fin troppo commerciale e dai risultati non sempre positivi. Gli Offspring avevano però in Dexter Holland, cantante e leader del gruppo, un ottimo autore di testi e interprete vocale, seppur con minor carisma e personalità del Billy Joe Armstrong dei Green Day.

Dopo il successo di "Smash", del 1994, con "Ixnay On The Hombre" del 1997, gli Offspring produssero un album dove convivevano la capacità di scrivere ottime canzoni alla necessità di creare nuovi brani da ritmi e melodie accattivanti per tenere alte le vendite. Inutile dire che rimane un buon album da ascoltare senza tropo impegno durante un'attività sportiva intensa.

Si apre con "Disclaimer", breve manifesto delle intenzioni dell'album, recitato da Jello Biafra, attivista politico ed ex protagonista della scena punk, qui prestatosi con simpatia. Con "The Meaning Of Life" si entra nel vivo, ritmi forsennati senza tralasciare la melodia, in una delle canzoni clou del gruppo. "Mota" tiene sempre altissimi i ritmi, con la batteria di Ron Welty che invita a non mollare mai a presa. 

Ritmi quasi funky in "Me & My Old Lady", col basso di Greg K. a farla da padrone. Ritmi hardcore-punk nelle successive "Cool to Hate" e "Leave It Behind", con melodie sempre accattivanti sopra i riff della chitarra di Noodles. "Gone Away" è la perla dell'album, forse dell'intera carriera degli Offspring, uno straziante commiato post-grunge ad una persona amata (forse la ragazza di Dexter morta in un incidente stradale, ipotesi mai confermata). Pop superficiale, ma sempre con buon ritmo, in "I Choose", che precede il breve intermezzo ironico di "Intermission", la giusta pausa prima dell'esplosiva "All I Want", tra le migliori canzoni punk-hardcore degli anni '90. Melodie fin troppo accattivanti in "Way Down the Line" e "Don't Pick It Up", quest'ultima uno ska-punk insolito per il quartetto californiano. Altra splendida chicca post-grunge, "Amazed" abbassa la velocità, ma senza annoiare. Chiude "Change the World", perfetta chiusura del cerchio.

Un lavoro non da storia della musica, certo, accessibile pur conservando spigolosità e profondità, seppur solo a tratti.

ARTICOLO A CURA DI:

Nessun commento:

Posta un commento