Questa espressione mi ha sempre affascinato, ho sempre trovato interessante
l’accostamento tra due vocaboli così lontani, eppure così vicini. Due facce
della stessa medaglia, perché in fondo non c’è vincitore senza uno sconfitto.
Sfumature di un traguardo, un confine così labile.
‘Perdente di successo’.
Quali immagini vi tornano in mente a sentire queste parole?
Personalmente se fosse un pittogramma immaginerei un sorriso coperto di
lacrime. Se fosse una fotografia immaginerei un bambino con in mano un gelato
alla frutta, ma con lo sguardo rivolto a quello al cioccolato. Se fosse un
volto immaginerei quello di Raymond Poulidor. L’eterno secondo per eccellenza.
Ecco, se si facesse una classifica dei perdenti di successo Poulidor sarebbe
sicuramente sul podio.
Anni 60. Nei caldi mesi di Luglio, sulle assolate strade francesi, due giganti
delle due ruote si incontrano. Si scrutano. Si sfidano. E vince sempre lo
stesso. Jacques Anquetil.
Se l’Italia ha avuto Coppi e Bartali a dividere i tifosi, la Francia ha avuto
Poulidor e Anquetil.
Due persone agli antipodi, icone di pensieri diversi alla base di uno stile di
vita.
Jacques era un talento cristallino, in grado di esplodere senza bisogno di
troppo lavoro. Alcol, serate e donne. La vita d’atleta non faceva altro che
costeggiarlo.
Raymond, invece, era uno sportivo al 100%, in qualunque momento dell’anno.
Due stili di vita così diversi non potevano fare altro che entrare in
collisione.
Raymond è nato nel 1936, due anni dopo il rivale. Il tempo sembrava a suo
favore.
Ma le strade di Francia, evidentemente, non erano d’accordo.
14 partecipazioni al Tour de France, la corsa a tappe più importante, 0
vittorie. Neppure un giorno in maglia gialla.
Le immagini in bianco e nero dei suoi primi Tour regalano un volto contrito,
deformato dalla fatica e dal dolore che portare quelle bicicletta in cima a una
montagna potevano significare.
Un’immagine su tutte, Jacques sul podio sui Campi Elisi, con Anquetil alla sua
sinistra. Rivalità, ma rispetto.
Poulì. Sempre alle sue spalle. Sempre più amato dalla folla da cambiare
addirittura il suo soprannome. Poupou. Popularitè.
La Francia amava visceralmente questo eterno piazzato e la sua caparbietà.
Il vincitore si idolatra, lo sconfitto si ama.
8 volte sul podio. Podi che Poupou avrebbe dato volentieri in cambio di un solo
successo.
1964. L’anno della Nutella, l’anno dei 55 secondi. La distanza tra i due all’arrivo.
Entrambi vincenti poco prima dell’inizio: Anquetil al Giro d’Italia, Poulidor
alla Vuelta.
21 tappe di sofferenza.
Attacchi e scatti. Raymond ci prova, Jacques risponde. Drammatico epilogo.
I due eterni rivali con meno di un minuto di distanza.
In salita l’avrebbe vinto Raymond, ma contro il tempo Anquetil gli rosicchiò
1’24”. Un battito di ciglia nel corso di un’esistenza, una vita su due ruote.
Al termine di 4500 km.
L’ennesima sconfitta, ma l’ultima vittoria al Tour di Anquetil. La quinta. Il
crollo negli anni successivi fu evidente.
La rivalità rimase nei cuori, ma i concorrenti divennero altri.
Nel 1965 la Francia era pronta a vedere il trionfo di Raymond, ma un giovane
italiano, Felice Gimondi, sorprese il mondo. Ancora secondo.
Così vicino alla vittoria da poterla annusare.
Perdente di successo. Un ossimoro personificato in Poulidor.
Il declino di Anquetil non aprirà le porte al successo del rivale, ma aprirà la
strada ai nuovi rivali oltre confine. Il Cannibale, Eddy Merckx, e lo spagnolo
Luìs Ocana su tutti. Per Ray solo podi.
Per avere un vincitore occorre uno sconfitto. Per ogni Anquetil che vuole
entrare nella storia occorre un Poulidor a contrastarlo.
Gli anni passano per Raymond. Il ritiro avverrà solo nel 1977, dopo 18 anni di
professionismo e un’unica gioia nelle gare a tappe. La Vuelta del 1964, l’anno
in cui il Tour fu effimero amico.
L’onore dell’orgoglio. Un tentativo costante, un obiettivo diventato
ossessione: il Tour.
Poupou avrebbe potuto vincere anche al Giro, ma scelse di non provarci neppure.
La sua storia era sulle strade francesi. E su quelle stesse strade avrebbe
concluso la sua esperienza.
Poulidor e Anquetil.
Una rivalità non conclusa al traguardo, ma proseguita fino alla fine, fino agli
ultimi giorni di Jacques.
1987. Ultimi giorni della vita straordinaria di Anquetil. Pochi respiri in
corpo. Il letto e Raymond davanti, giunto a dare il suo ultimo saluto all’amico-rivale.
Anquetil guarda Poulidor. Sorride.
‘Anche questa volta sono arrivato prima di te.’
Stavolta Poupou non poteva seguirlo.
Ci sono rivalità che svaniscono in un attimo, altre che durano per sempre.
Raymond Poulidor, l’orgoglio della sconfitta.
Un ‘perdente di successo’ che ha insegnato al mondo a non smettere mai di
inseguire un sogno.
Perché, in fondo, siamo tutti dei Poulidor in lotta contro il nostro Anquetil.
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