mercoledì 10 febbraio 2016

Musica in Movimento: PJ Harvey - Stories from the City, Stories from the Sea

Una delle voci rock femminili più ammirate e apprezzate al mondo (e purtroppo mai abbastanza in Italia) è sicuramente quella della britannica PJ Harvey

Tormentata, contorta, complessa, feroce, ma allo stesso amabile, sensuale, affascinante, nella sua carriera ha più volte cambiato percorso musicale, passando dal rock ad impronta grunge degli inizi ad una ricercatezza sonora e artistica sempre più complessa negli ultimi lavori. In mezzo alla sua mirabile discografia si trova l'album "Stories from the City, Stories from the Sea", pubblicato nel 2000, teoricamente una sorta di passaggio più melodico e pop, ma costituito comunque di ottime canzoni rock e di ritmo come sempre intenso. Ascoltarlo durante un'attività sportiva può essere di ottimo aiuto, senz'altro, soprattutto se si necessita di momenti di respiro tra una tirata e l'altra.

L'apertura, "Big Exit", è tutt'altro che un'uscita, quanto piuttosto un ingresso nel suo territorio dirompente, dove un rock leggermente semplificato rispetto ai suoi standard di maggior ricercatezza non toglie la forza dirompente della nostra Polly Jean. "Good Fortune" mantiene alta l'intensità, con la voce calda e intensa come quella di Patti Smith (e spesso sono state accostate queste due dee del rock). 

Atmosfere più pop e vagamente sognanti per la successiva "A Place Called Home", che non consentono però di mollare il tiro. Ciò può avvenire con l'inizio della successiva "One Line", ma soprattutto con  "Beautiful Feeling", oscure, minimaliste, composte di atmosfere malinconiche, con in sottofondo la voce di Thom Yorke (per ora solo ai cori). 

Una nuova sterzata di energia in "The Whores Hustle and the Hustlers Whore", con richiami al rock più sporco degli esordi, dove anche la voce di PJ si fa più violenta, simulando addirittura con un urlo acuto una sirena della polizia nel finale. In "This Mess We're In" il protagonista è Thom Yorke, che dona una gran prestazione vocale, raccontando insieme a PJ una storia d'amore complicata e complessa: un duetto meraviglioso, con un atmosfera morbida ma inquieta, non rumorosa ma con un incedere mai a freno. Da segnalare che oltre alla collaborazione con il leader dei Radiohead, l'album si pregia anche della presenza agli strumenti e alla produzione di due grandi interpreti della musica rock alternativa, Rob Ellis e Mick Harvey (non parente di PJ). 

La successiva "You Said Something" tiene il ritmo a mezz'aria, una specie di momento di passaggio prima della potente e cattiva "Kamikaze", e poi ancora di "This Is Love", semplicità punk-grunge, senza mai tralasciare melodia. Siamo al finale, il momento di respirare, con la sognante e onirica "Horses In My Dream" che sembra accompagnarci nella notte di riposo. È un pre-finale però, perché ci aspetta ancora una splendida canzone, "We Float", la perfetta conclusione, il ritorno alla normalità dopo la scorpacciata di chitarre ed emozioni.

Un album da consigliare e da godere in ogni caso, sia da ascoltare come accompagnamento durante lo sport, che come conoscenza di una grande esponente del rock, e non solo.  

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