lunedì 1 febbraio 2016

Dialogo col campione - Marco Bonfiglio

Marco Bonfiglio è un runner italiano specializzato nelle lunghe distanze.

Nel palmares di Marco Bonfiglio figurano i trofei di alcune delle gare più massacranti del panorama mondiale. Alcuni esempi sono la Atene-Sparta-Atene, gara lunga 490 km, e la Nove Colli.






Sappiamo che sei un amante di Vasco Rossi e quando puoi lo ascolti durante la corsa. Che effetto ha sulla tua performance? Di carica, rilassamento, distrazione, aiuto alla concentrazione...

Seppure ascolti un pò tutta la musica italiana, amo in particolar modo le canzoni di Vasco. Le trovo stupende e mi danno una grande carica. Correre ascoltando Vasco mi aiuta e soprattutto mi piace molto.

Ascolto musica tendenzialmente in allenamento, ma anche nelle gare in cui questo è permesso. Mi piace, mi rilassa e mi tiene compagnia nelle grandi distanze, dove per molto tempo si corre in solitaria.
Se in una gara non è consentito ascoltare musica, perchè viene ritenuto doping o per tutelare l'incolumità degli atleti e la sicurezza stradale, devo però ammettere che per me questo non diventa un problema. La musica è unicamente una compagnia, ma non è un aspetto per me fondamentale.


Come scegli le canzoni da ascoltare? Le scegli meticolosamente o preferisci album interi o canzoni random?

Nel mio MP3 è caricata la discografia completa di Vasco Rossi, che è ciò che normalmente ascolto. Aggiungo poi qualche canzoni italiana del momento e preferisco ascoltarle senza un ordine preciso.

La solitudine e il saper stare solo è una componente importante nel tuo sport? Che rapporto hai con lei e che valore ha all'interno della tua vita quotidiana?

Nelle ultra la maggior parte del tempo si è completamente da soli e devo ammettere che è un aspetto che mi piace. Anche in allenamento preferisco correre solo e credo il 90% degli allenamenti si svolga così. Lo faccio per scelta, perchè mi piace correre al mio passo, con i miei pensieri e tranquillo.
In gara succede la stessa cosa. Preferisco correre per conto mio, forse non solo per una questione di solitudine, ma anche per poter aumentare e diminuire il mio passo. Mentre mantengo il mio passo, nel frattempo, lascio volare la mia testa dove preferisce e mi accorgo che le ore passano molto velocemente. Anche in gara quindi apprezzo la solitudine.

Corri maratone o ultra praticamente ogni weekend, ma solo poche volte cercando la prestazione, spesso invece per allenarti e semplicemente divertirti. Pensi che sia proprio questo approccio "easy" a permetterti di correre tutto l'anno senza grossi infortuni e senza cali di motivazione?

Nel 2015, contando gare e allenamenti, ho corso più di 10.000 km per un totale di 40 eventi, incluse ultra e maratone. Sono fortemente convinto che se cercassi la prestazione in ogni gara non arriverei a fine anno. Sai un conto è prendere parte a una maratona, stando con gli amici, ridendo e scherzando ed affrontandola con passo tranquillo e un altro discorso è affrontarla per cercare la prestazione.
Quando cerchi la prestazione sei al limite sia sotto l'aspetto fisico, che sotto il profilo mentale. Credo che questo approccio protratto per tutto l'anno sia controproducente, oltre a togliermi il piacere e il divertimento connesso alla corsa. Per me la componente del relax e del divertimento è una parte importantissima. Per questo motivo nel 2015 ho scelto di affrontare le maratone come se fossero degli allenamenti e ho cercato di dare il massimo solo nelle ultra-maratone.

Se ti chiedessi quali sono gli aspetti di maggiore divertimento nel tuo sport, cosa mi risponderesti?

Mi piace tutto del mio sport! Mi piace allenarmi sotto la pioggia e mi piace conoscere posti nuovi e gente sempre diversa. Nell'ultra-maratona, inoltre, ci conosciamo tutti ed è come stare in una grande famiglia. Se penso al mio mondo è molto legato alla corsa e all'ultra.
Anche se a volte questo sport comporta qualche sacrificio, come l'allenarsi continuamente e il muoversi spesso per le gare, a me non pesa e lo trovo piacevole. Anche il rinunciare a qualche uscita il sabato o avere dei limiti alla mia vita quotidiana, perchè c'è una gara, mi piace.

Sappiamo che ti alleni in modo semplice, solito percorso, solita distanza, nessuna ripetuta. In che modo le abitudini pensi possano influire sulla performance?

Oggi ritengo di essere il miglior allenatore di me stesso, perchè nel corso degli anni ho imparato a conoscermi.
Ho capito che per me funziona uscire tutti i giorni facendo i miei 20 km sullo stesso percorso, tenendo un ritmo che sento giusto in quel momento. Un ritmo che ho voglia di tenere. Se un giorno corro i 20 km in 2 ore e la sera dopo in 1 ora e mezza è perchè mi sentivo di farlo e sento che per me è positivo. Esco e semplicemente corro, senza fare ripetute e senza portare nemmeno l'orologio. Corro, il tempo passa, mi diverto e mi rilasso e sono certo che questo è quello che mi serve per arrivare preparato alle gare che contano.
Chiaramente se devo preparare una grande distanza, come per l'Atene-Sparta-Atene che misura 490 km, vado a modificare qualcosa. In quel caso mi sono reso conto che 20 km giornalieri non sarebbero bastati e ho quindi deciso di fare, per tre settimane, un doppio allenamento. Il primo lo svolgevo quando tornavo dal lavoro e il secondo in notturna. Anche questa scelta è venuta in modo naturale, perchè sentivo poteva andare bene per me.

Pensando alle tue gare, credo che una tua dote sia la resistenza. Ripensando alla tua vita, fin da quando eri bambino, c’è stato un momento o un’esperienza in cui ti sei accorto che eri portato per “la resistenza” e che la sensazione di superare la fatica ti poteva piacere?

Mia mamma mi diceva sempre che avevo la testa dura e devo ammettere che quando mi mettevo in testa di desiderare qualcosa, facevo di tutto per averla. Si, sono sempre stato un bambino con la testa dura.
Sai, però, prima di correre giocavo a calcio e non ero un grande amante degli allenamenti. Nonostante ciò quando entravo in campo correvo interrottamente, non mollavo mai e non mi arrendevo mai. Non mi tiravo mai indietro se c'era da faticare, ma non avrei mai immaginato che avrei potuto fare quello che ho fatto correndo. Ero resistente, ma non sapevo quanto e correre non lo amavo neppure troppo.
Poi sono cambiate molte cose e la corsa mi ha aiutato a capire che mi piaceva la resistenza e che amavo pormi obiettivi sempre nuovo e sempre maggiormente sfidanti. Questi aspetti mi appartengono e mi vengono abbastanza spontanei.

Pensi che questo aspetti siano limitati alla corsa o appartengono anche alla tua vita quotidiana?

Quando mi metto in testa una cosa, sicuramente, ci provo fino alla fine, penso però che nell'ambito dell'ultra-maratona mi venga completamente naturale.
Nella vita di tutti i giorni a volte mi viene difficile portare a termine ciò che desidero, mentre nella corsa mi viene spontaneo. Mi piace sfidarmi, andare oltre e credo di esserci predisposto.

Nei momenti di massimo sforzo, si sono dei mantra o delle frasi che ami ripeterti per cercare delle energie ulteriori, anche quando sembra non ce ne siano più?

I momenti di crisi fisica e mentale fanno parte delle ultra. Normalmente so che come questi arrivano, questi poi vanno via. Bisogna quindi stringere i denti e andare avanti e io in quei momenti uso la mia formula magica "spintatotale".
"Spintatotale" non è altro che una sorta di carica e un portafortuna. Penso di avere nella mia testa un bottone, che posso premere nei momenti di maggiore difficoltà e che mi aiuta ad andare avanti e ad affrontare i momenti di crisi. E' una carica che mi aiuta a provarci fino alla fine.

Ti visualizzi che premi un bottone nella tua testa?

Può sembrare una cosa un pò stupida, ma si! Nei momenti di grande difficoltà immagino di aver questo bottone nella testa e io lo premo e come una molla mi da la carica per riuscire a proseguire. E' una carica mentale che molte spesso mi ha portato fortuna.
Quando ero piccolo e vedevo i cartoni animati, c'erano dei combattimenti tra i vari robot e quando il robot buono era in difficoltà tirava fuori la sua arma segreta, come potevano essere i pugni atomi, e riusciva sempre a vincere. La mia "spintatotale" funziona allo stesso modo.

Secondo me se una cosa funziona non è stupida...

Nelle ultra-maratone l'allenamento gioca un ruolo fondamentale ed è indispensabile, ma anche la testa è estremamente importante. Se il corpo non ne ha più, ma la testa vuole proseguire, il corpo la segue.
Se invece la testa dice basta, la tua corsa è finita. La testa va quindi allenata e la mia "spintatotale" mi aiuta in questo senso e io, di conseguenza, la sfrutto.

C'è qualche modo in cui alleni la "spintatotale"?

No, forse prima potevo allenarla quando mi sforzavo di allenarmi anche se pioveva o era notte, ma oggi non mi pesa assolutamente allenarmi indipendentemente dalle condizioni atmosferiche o dall'ora della giornata. Allenarmi mi piace e non è quasi mai un peso per me.
In allenamento non faccio nulla per allenare la mente, eccetto quando corro con qualche acciacco. In questi casi, per renderla bella tosta, penso che se riesco a correre con questo dolore, quando starò bene non avrò nessuna difficoltà.
In allenamento è l'unica cosa che faccio. Mentre in gara, quando dopo 400 km sono un pò stanco, spingo la "spintatotale" e vado avanti!

E' comico sentirti dire "dopo 400 km sono un pò stanco"...

Durante l'Atene-Sparta-Atene per 300, quasi 350 km, non ho avuto nessuna difficoltà. Magari piccoli dolori muscolari, ma nulla di eccezionale. Ho scelto di vivermela come un'avventura, ero bello rilassato, mentalmente stavo proprio bene e non mi ha pesato per nulla.
Chiaramente negli ultimi 100/150 km la stanchezza e la fatica sono venute fuori, ma ero convinto di ciò che stavo facendo e la mia testa mi ha dovuto aiutare ad andare avanti solo l'ultima notte. Se ripenso a tutta la gara, i momenti di difficoltà sono stati davvero pochi. Ho beccato la giornata fortunata e tutto è venuto bene.

Un'ultima domanda, che mi piace riproporre a diversi atleti. C'è una frase, un motto o un proverbio che una persona a te cara come un nonno, un genitore, un insegnante o un allenatore che ti ha costituito come sportivo e che senti particolarmente tuo?

Tante volte mi sono sentito dire che ho la testa dura, che non ascolto nessuno e faccio sempre quello che voglio. Seppure questa frase molte volte non mi è stata detta in modo positivo, sento mi caratterizza.
Molto spesso, soprattutto nel mondo della corsa, mi è stato sconsigliato di fare una determinata cosa o di non farla del tutto, ma io ho sempre scelto di fare di testa mia. Può accadere che 100 persone su 100 mi dicano di non fare una cosa, ma se io sento che per me possa andare bene, io la faccio lo stesso.
Nonostante questa cosa mi venga proposta in modo negativo, io vedo anche degli aspetti positivi. Quando sento dirmi che ho la testa dura, io mi carico. Poi ciò non vuol dire che io, una volta sbagliato, non ammetta che qualcuno aveva ragione.

Mi raccontavi che la prima persona che te lo diceva era la tua mamma....

Si, da sempre! Tu hai la testa dura! E' vero, se mi metto in mente di fare una cosa, ci posso sbattere il muso per 50 volte, ma ci provo fino alla fine.
Questo aspetto che mi caratterizza, credo nelle ultra-maratone diventi un fattore positivo. Prima dell'Atene-Sparta-Atene, molte persone mi hanno domandato se fossi convinto e molte altre mi hanno sconsigliato di farla, per svariati motivi. Io ho ringraziato tutti dei suggerimenti, ma avevo deciso di farla e sono andato a farla.
In quel caso è andata bene, ma credo che molte volte, da quando corro. mi è andata bene. Forse avere la testa così dura non è proprio un male, almeno nelle ultra. Se non va come pensavo, invece, ammetto l'errore, ma non vuol dire che non che ci proverò nuovamente.

Senti di avere qualcosa che vorresti sottolineare?

In gare più corte, fino alla maratona, l'allenamento gioca un ruolo fondamentale ed è importante che venga fatto un dato allenamento, come ad esempio le ripetute. Nelle ultra è la testa a diventare fondamentale. 

Saperla allenare e saperla gestire sono però aspetti difficili da imparare da qualcuno. Ognuno deve comprendere da sè cosa funziona meglio per lui.



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