lunedì 19 febbraio 2018

La psicologia del maratoneta: seconda parte

Eccoci arrivati alla seconda puntata dei nostri articoli di approfondimento su psicologia e maratona (Link per accedere al primo articolo)

La quasi totalità della letteratura scientifica è concorde nell'affermare che la caratteristica maggiormente in grado di discriminare tra discrete, buone e ottime performance negli sport di resistenza coinvolga la capacità di percepire con minor intensità lo sforzo sostenuto. Se percepirò lo sforzo con un'intensità minore avrò la possibilità di optare per un passo più sostenuto.

Secondo il modello Socio-Cognitivo, la percezione dello sforzo è influenzata dai seguenti fattori:


  • Caratteristiche di personalità dell'atleta;
  • Familiarità con la disciplina affrontata;
  • Aspetti demografici;
  • Intensità dell'esercizio svolto;
  • Condizioni di contesto in cui la prestazione si svolge (es: temperatura, condizioni atmosferiche)
  • Strategie possedute per fronteggiare lo stress

Diversi studi hanno provato come le caratteristiche di personalità degli atleti siano strettamente legate alla bontà della prestazione, in particolare in riferimento a:
Per quanto riguarda le strategie di coping per fronteggiare lo stress la maggior parte degli studi si è focalizzata su due diverse modalità. Quando lo sforzo diventa più presente è possibile: concentrarsi sui segnali provenienti dal corpo ed associarsi ad essi (es: ritmo del respiro) o dirigere l'attenzione lontano da noi, magari posizionandola sul paesaggio.


ARTICOLO A CURA DI:
Cesare Picco autore di "Stress e Performance Atletica"
psicologo/psicoterapeuta specializzato in psicologia dello sport


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