Ripartiamo con un album essenziale degli anni 'zero', un lavoro semplice ma allo stesso tempo ricercato e originale, uno dei migliori del primo decennio di millennio, perfetto per dare ritmo ed energia: parliamo di "Songs For The Deaf" dei Queens Of The Stone Age.
Uscito nel 2002, l'album è una sorta di concept giocato in modo ironico, riconoscibile fin dall'introduzione: un uomo entra in auto e accende la radio, cercando poi le stazioni durate il viaggio nel deserto americano. Spesso all'inizio o al termine delle canzoni sono presenti gli intermezzi (quasi sempre ironici dei fittizi presentatori radiofonici.
Dopo il minuto di introduzione, parte il viaggio con la potete e urlata "You Think I Ain't Worth A Dollar, But I Feel Like A Millionaire". Sono già chiare le intenzioni del gruppo capitanato da Josh Homme, alle cui dipendenze torna dietro la batteria nientedimeno che Dave Grohl (Foo Fighters e ex Nirvana), che in "No One Knows" dona tutta la propria maestria per questa perla, tra le migliori rock-song degli ultimi 20 anni, giocata sempre tra ironia e furia rock.
"First It Given" tiene altissima la tensione senza cedimenti. "Song For The Dead" parte nell'intro come un pezzo punk-metal ossessivo, prima di lasciare spazio alla vera canzone, oscura e dai toni gotici (vera chiave di lettura della band), cantata da Mark Lanegan (altro ospite di lusso), ma col finale nuovamente furioso. Ancora atmosfere da incubi notturni in "The Sky Is Fallin", ripetitiva ma mai stancante. Un minuto di follia schizofrenica con "Six Shooter", urlata da Nik Oliveri, bassista e co-fondatore del gruppo con Homme.
Tipica sonorità stoner (di cui i QOTSA sono i padri) è "Hanging Tree", da non lasciare ancora spazio al respiro. Pare quasi una canzone pop la splendida "Go With The Flow", un vero invito a lasciarsi andare nella corrente. Rimaniamo ancora dalle parti preferite di Homme e soci, stoner senza sosta, con "Gonna Leave You", "Do It Again" e "God Is On The Radio", quest'ultima più lenta e oscura, ma non meno riuscita. "Another Love Song" è un ultimo sprazzo di luce. Le atmosfere tornano inquietanti e gotiche con "Song For The Deaf" (con la 'f' finale, come il titolo dell'album, da non confondere con la quarta traccia, che termina con la 'd'). La voce dalla radio saluta, ma non è finita. Prima c'è un breve scherzo di pochi secondi, poi parte l'acustica "Mosquito Song", splendida per accompagnarci nel defaticamento, e infine la folle "Everybody's Gonna Be Happy".
Un album davvero pregevole, con due degli ultimi Re del rock Made in USA (Josh Homme, diventato poi ottimo produttore, e Dave Grohl, naturalmente. Da storia del rock.
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