lunedì 23 maggio 2016

Dialogo col campione - Marco Olmo

Marco Olmo è un atleta italiano, specializzato negli Ultratrail.

Vincitore di alcune delle più importanti competizioni internazionali, alla soglia dei 60 anni vince l'Ultra Trail du Mont Blanc, il più importante ultratrail mondiale. 

Questa e altre imprese in diverse parti del mondo, contribuiscono a formare una sorta di leggenda sportiva.

Su Marco Olmo sono stati scritti alcuni libri, girati film e composte canzoni.







Stai avendo una vita sportiva molto longeva. Credi che per mantenere una longevità fisico/atletica sia necessaria anche una longevità dal punto di vista mentale?

Indubbiamente per avere una longevità sportiva ci vuole forza di carattere, perché il declino non è piacevole e oltre la parte mentale ci vuole anche l'aiuto del fisico.


Età e prestazioni. Quali sono i vantaggi, dal punto di vista mentale, connessi agli anni della gioventù e quali quelli della maturità?


Sicuramente l'esperienza aiuta a compensare il declino fisico placando l'irruenza che ci porta a fare sbagli e, questa, fino a un certo punto funziona. 



Dal tuo punto di vista esistono dei pensieri o delle strategie che possono aiutare un atleta a superare una crisi durante una manifestazione? Tu sei solito fare qualcosa in quei momenti?

Innanzitutto è bene non fissarsi mai un obiettivo, perchè questo ci condiziona troppo. Poi, se dovesse arrivare una crisi in gara è importante comprendere il motivo che l'ha generata. Ad esempio se si è tirato troppo, si può rallentare e pensare che questo ci permetterà di riprenderci.
Detto questo nelle lunghe distanze buona parte delle crisi sono per fame.


Se guardi alla tua vita fin da quando eri bambino, c'è stata un momento in cui ti sei reso conto di essere particolarmente resistente?

Me ne sono accorto fin da giovane quando facevo il boscaiolo e poi nelle gare mi difendevo meglio nelle lunghe distanze.


Lunghe distanze e trail, sport di fatica, resistenza e sofferenza. Credi l'abitudine a faticare, resistere e soffrire nella vita quotidiana possa influenzare le prestazioni? Può diventare una sorta di allenamento? Cosa pensi del boom che questo sport sta avendo?

La vita dura mi ha temperato, preparandomi, di conseguenza, per queste gare. Questo mi ha permesso di ottenere i successi migliori. 
Penso, però, che il boom di questo sport funzioni al contrario di come è accaduto per me. Molta gente che ha un lavoro stressante, ma non faticoso, e gode di molte comodità nella vita quotidiana ha bisogno di conoscere i propri limiti, spingendosi oltre. Questo è un bisogno del nostro io interiore. Anche il corpo ci richiede di fare fatica e con il trail può essere soddisfatto.


Il trail è uno sport quasi privo di risorse economiche. Credi che se gli atleti venissero pagati avrebbero un miglioramento prestativo o un peggioramento?

Il trail non è privo di risorse economiche. Tutti i grandi marchi ci stanno investendo e anche nelle gare minori troviamo atleti dei vari team nei primi posti. Oggi, infatti, molti atleti stanno passando dalla strada o dalla bici ai trail.



C'è un motto, una frase o un modo di dire che ti è stato detto da una persona per te importante (genitore, nonno, famigliare, allenatore o amico) che senti ti caratterizzi dal punto di vista sportivo?

No, me la sono coniata io: "ho vissuto per correre e ho lavorato per vivere".

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