lunedì 16 maggio 2016

Dialogo col campione - Fabio Meraldi

Fabio Meraldi è stato una guida alpina, uno scialpinista e soprattutto Skyrunner.

Da scialpinista ha vinto 4 titoli Europei, 9 Italiani, 3 coppe Dolomitiche e 2 Coppe delle Alpi, oltre ad aver conquistato per 10 edizioni la Pierra Menta.

Detentore di numerosi record mondiali di salita e discesa, tra cui ricordiamo: monte Kenia, Aconcagua in Argentina, Tiangboche Namche Bazar in NepalMonte Bianco, Monte RosaCima Tofane.


Secondo te ci sono delle qualità mentali che accomunano lo Skyrunner eccellente e la guida alpina eccellente?

Prima di diventare guida alpina sono stato un frequentatore e appassionato della montagna, sono stato alpinista e Skyrunner. Credo questa evoluzione sia stata un passaggio quasi naturale e, a titolo personale, credo queste attività abbiano molto in comune.
A livello mentale credo un buono Skyrunner debba essere capace di gestirsi, tenendo sempre una parte di energia per uscire indenne da gare e allenamenti. Riuscire a non svuotare mai il serbatoio ti permette di tutelare la sicurezza.
Se desideri correre sulle parti più impervie della montagna credo che questo sia l'aspetto più importante. Avere sempre una percentuale di riserva ti permette di tornare a casa indenne.

Hai partecipato e guidato importanti spedizioni verso gli 8000 e a volte hai dovuto rinunciare causa le condizioni climatiche. Come si può sviluppare la consapevolezza e la capacità di sapersi fermare?

Questo insegnamento non è scritto da nessuna parte, ma va cercato dentro di noi. In tutte le persone esiste una sorta di voce, una sensazione o presentimento, che ci segnala quando stiamo andando oltre il nostro limite. La parte più difficile consiste nel saperla cogliere e nel saperla utilizzare al meglio.
Non è una sensazione particolare, ma quando ti avvicini al limite queste voci si presentano. Capita che si manifestino anche quando superi gli 8000 metri. Non sono sensazioni molto marcate, ma quando sei immerso in ciò che fai e sei massimamente concentrato è possibile coglierle.
Quando ti accorgi che queste sensazioni sono presenti è necessario sapersi regolare di conseguenza.

Quali sono i tuoi segnali?

Sono sensazioni che ti dicono che devi tornare sui tuoi passi, che stai oltrepassando il tuo limite fisico e che devi rallentare. Credo sia una sorta di istinto, una sensazione che percepisci, e che non può essere appresa. L'aspetto di maggiore difficoltà sta nel sapere cogliere queste sensazioni e nel saperle leggere.
In alta quota mi è capitato di rallentare, proprio perchè avevo la sensazione che se fossi andato oltre non sarei più tornato.

Mi stai parlando di una sorta d'istinto di sopravvivenza?

Si, credo sia un istinto naturale che abbiamo tutti quanti. Non credo sia una cosa particolare, ma un aspetto che accomuna tutti quanti. La difficoltà sta nel sapere cogliere queste sensazioni e nel riuscire a leggerle.
Capita infatti che la nostra parte più sensibile sia annebbiata dal desiderio di compiere quanto ci siamo promessi, dagli impegni verso gli sponsor o dal desiderio di visibilità che conseguirebbe al raggiungimento dell'obiettivo. Se riusciamo a connetterci con il nostro corpo e con la parte più istintuale delle nostra mente, diventa, però, tutto più semplice.
Sai, anche la neve ha una sua voce, una voce che ci parla e ci dice cosa fare. La voce della neve non va cercata chissà dove. Sta dentro di noi ed è connettendoci alle nostre sensazioni che possiamo saperla leggere. E' il nostro saper essere animale che ci permette di cogliere la voce della neve.
Va inoltre detto che il saper rinunciare può inoltre trasmetterci buone sensazioni. Da una parte chiaramente c'è della delusione, ma dall'altra parte ti rendi conto di aver fatto qualcosa di importante.

I successi spesso tendono a renderci fieri e a perdere in parte un atteggiamento umile. In una tua intervista hai dichiarato quando si scala l'Everest bisogna sentirsi dei principianti. Come si mantiene un atteggiamento come questo nonostante le vittorie e i riconoscimenti?

Ho sempre pensato che tutto termina e anche se ho ispirato e dato il via a un percorso, anche se ho realizzato cose molto belle, la ruota della vita gira e l'agonismo finisce. Non mi sono mai sentito un extraterrestre, ma una persona normale che è qui di passaggio.
Sono sempre stato consapevole che tutto quello che facciamo in questa vita non ci accompagna. Nulla di tutto quello che abbiamo realizzato ci segue, nemmeno la nostra visibilità. Forse questo modo di pensare è dovuto al mio carattere, ma ho creduto che ogni cosa facessi fosse normale.
Quando ti trovi su una grande montagna ti accorgi di essere un fiocco di neve e che sei molto piccolo rispetto a tutto ciò che ti sta intorno.

Sei stato il direttore di corsa del Trofeo Kima, forse la gara di skyrace più bella e tecnica in circolazione. L'essere stato un atleta di primo piano ti agevola in questo compito e in che modo?

Sai il modo di ragionare di un atleta è spesso molto diverso da come ragiona il direttore gara. L'atleta è spesso egoista ed è portato ad osare molto, perchè sa che nell'eventualità di un problema potrà usufruire di un'assistenza. Seppure esiste il reciproco aiuto, da atleta tendi a pensare a te stesso. Quando sei davanti il tuo pensiero è di andare più forte che puoi. Essere atleta è paradossalmente più facile che essere direttore gara.
Quando vesti i panni del direttore gara non puoi essere egoista, devi pensare agli altri. Hai l'intera organizzazione in mano, hai molte responsabilità, ogni aspetto va vagliato attentamente. Questo mi ha fatto perdere molte notti di sonno.
Ora va detto che i tempi sono più maturi, le persone sono più preparate e l'affluenza è cresciuta. Crescendo il movimento dello Skyrunning, ne hanno beneficiato anche gli aspetti organizzativi.
Il percorso del Kima è unico ed è impressionante. La grande preparazione degli atleti odierni porta molti di loro a ottenere dei tempi strepitosi. Io seppure conoscessi il percorso mai avrei immaginato potesse essere corso in tempi così brevi.

L'avvento della modernità ha portato a grandi cambiamenti negli sport di montagna sia dal punto di vista tecnico (scarpe e attrezzature varie) che nel supporto agli atleti (assistenza in gara o in caso di record). Credi questi cambiamenti abbiano migliorato questi sport o li abbiano in parte snaturati?

Non credo questo sport si sia snaturato, anche se credo che l'essenza sia andata persa. Noi salivamo il monte Bianco senza nessun tipo di assistenza sul percorso. Correvamo sui ghiacciai come si corre sui sentieri normali. Questa era la vera essenza, ma questo comportava lo stare sempre al limite del rischio.
Seppure fossimo professionisti della montagna, le valanghe e i ghiacciai non riconoscono chi sei o quanta esperienza hai. La notevole burocrazia italiana e le richieste legate alla sicurezza hanno portato a dei cambiamenti e degli adattamenti. Seppure questo ha in parte fatto perdere l'essenza di questo sport è importante che venga tutelata la sicurezza.
Quando diventi direttore gara devi sempre prefigurarti il peggio, predisporre punti di assistenza e vedere più lontano delle norme esistenti. Il momento storico in cui viviamo porta le persone a cercare un responsabile per ogni evento. Da organizzatore, per tutelare la tua responsabilità, devi limitare tutte le criticità che possono accadere.
Anni fa gli skyrunner erano pochi pionieri, spesso visti come dei folli che si dedicavano ad uno sport estremo. Credi questo incideva sulle prestazioni degli atleti?

Ero solito accompagnare le persone in cordata e, una volta arrivati al ghiacciaio, partire di corsa. Credo non fosse un bel biglietto da visita nei confronti delle persone che si rivolgevano a me. Andavo in parte contro ai miei interessi.
Anche le persone che erano solite salire le montagne in modo tradizionale potevano considerare folli dei ragazzi che passavano correndo. Forse i tempi non erano maturi, ma io sono convinto che le imprese si compiono solo con un'adeguata preparazione, una giusta tensione e una concentrazione altissima. Non eravamo improvvisati ne dal punto di vista fisico, che mentale, seppure fossimo agli inizi.
Oggi i tempi sono cambiati. Vedere Kilian correre in alta quota viene considerato spettacolare se non addirittura normale. Tutte le persone ne parlano con entusiasmo. Noi, essendo all'inizio, non venivamo capiti e abbiamo incontrato maggiori difficoltà.

Una curiosità... Mi puoi spiegare il senso e l'obbiettivo che porta una persona a praticare Skyrunning?

Al di là di essere stato uno dei primi, posso raccontarti perchè mi ha preso così tanto questo sport. Correre sulle creste della montagna, con una sensazione di libertà ti trasmette emozioni uniche. Lo dice il nome stesso “Skyrunning”, puoi correre vicino al cielo. Hai la possibilità di partire da fondo valle e in poche ore salire e scendere da una montagna.
Questo sport sta avendo un grande incremento, proprio perchè le sensazioni che riesce a dare sono uniche. Riuscire a correre sulle creste, in un panorama unico è quasi un sogno. Ora ci sono sempre più persone che con gli sci da scialpinismo o correndo salgono e scendono velocemente una montagna.
Tempo fa, noi andavamo oltre allo skyrunning, più vicino all'alpinismo classico, e venivamo considerati come persone che non avevano tempo a sufficienza.

Quali sono le sensazioni che ti trasmette fare Skyrunning?

Ti fa girare l'adrenalina in corpo e quando questa entra in circolo è una cosa micidiale. Ti senti volare in cielo. E' come quando sei innamorato di una donna. Come ti senti quando sei innamorato? Non capisci più nulla, ma è bellissimo!
Appena torni, vorresti subito ripartire. Avevo un forte senso di appagamento quando finivo i miei allenamenti e se avessi avuto le energie sarei nuovamente ripartito.

Pensi che gli aspetti mentali che caratterizzavano un forte skyrunner come te siano le stesse che caratterizzano un forte skyrunner odierno? Credi ci siano differenze a livello di consapevolezza di sé e ricerca di adrenalina?

Penso siano gli stessi. Entrambi ricercano l'adrenalina e le sensazioni di cui ti parlavo nella domanda precedente. Sono accomunati dal desiderio di voler correre entrando in contatto con le montagne e con le sensazioni che le montagne sanno trasmettere.
Puoi comprendere queste sensazioni anche solo guardando uno dei video che riprende Kilian salire sul Cervino. Uno spettatore riesce quasi a condividere le sensazioni con Kilian che sale. Sembra di viverle in tempo reale, facendolo sembrare facile come lo fa lui.
Basta guardare il numero di visualizzazioni che hanno i video o le registrazioni fatte con dei telefonini e capisci cosa possa trasmettere questo sport. Se c'è una differenza è legata all'evoluzione dell'abbigliamento, delle scarpe e dell'attrezzatura. L'evoluzione porta sempre dei vantaggi, credo questo sia un aspetto positivo e credo anche siamo solo all'inizio di un processo di miglioramento continuo.



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