mercoledì 9 settembre 2015

Musica in movimento: REM - Accelerate

Ho già parlato dell’atletica leggera e dei concorsi in particolare? Mi riferisco ai lanciatori e ai saltatori, che ricercano concentrazione alla ricerca del gesto perfetto, a volte ascoltando musica nelle cuffie. Che musica? Chissà, rock, o hip-hop, o perché no, musica classica? O jazz?
Bè, prima di andare nei prossimi articoli ad esplorare anche quei territori, rimaniamo ancora un poco nel rock classico, ma al tempo stesso moderno, con i R.E.M. (o sarebbe più corretto usare l’articolo “gli”). Tante le loro canzoni immortali, tanti gli album memorabili, ma come consiglio musicale per un’attività sportiva, non mi viene da consigliare altro che il loro penultimo album da studio, “Accelerate”, del 2008.



Dopo la fase dei capolavori pop-rock (“Out of Time”, “Automatic for the People”, “Monster”, “New Adventure in Hi-Fi”), e quella degli album più intimisti e forse meno riusciti (“Up”, “Reveal”, “Around the Sun”), il gruppo di Athens pensò bene di arrivare ad un album davvero rock (pur sempre in chiave pop melodico), addirittura leggermente punky (non punk vero e proprio, sia chiaro, ma decisamente sporco per quello che avevano fatto nella loro carriera fino a quel momento), ringraziati dai fans di lunga data, che temevano la perdita di freschezza del gruppo americano.
Sia dall’apertura di “Living well is the best revenge”, partono veloci questi R.E.M., con un arpeggio di chitarra che Peter Buck pesca dal passato degli album anni ’80 del gruppo, con Michael Stipe energico, come sempre, più di sempre.
Alla batteria manca ormai dal ’96 lo storico Bill Buck, ma il turnista che ha preso il suo posto nelle session (stranamente non indicato nel libretto dell’album) compie bene il suo sporco lavoro. Segue la meno veloce ma non meno grintosa “Man-Sized weath”, che con la successiva e altrettanto melodica e tosta “Supernatural superserious”, compongono un inizio perfetto per sudare facendo sport, magari canticchiando con la mente, o anche con le labbra. E i primi nove minuti di sudore sono andati, così, veloci e piacevoli.

Il gruppo è in gran forma, Mike Mills, vero fulcro del gruppo, affronta ottimi cori uniti al suo solito preciso basso. “Hollow man” entra più dolcemente, con un pianoforte leggero, prima di lanciarsi con un ritornello orecchiabile, piacevole, ma sempre con sottofondi energici di chitarra, basso e batteria.

La acustica e corta “Houston” dà un po’ di respiro, ma il testo (per chi riuscisse a seguirlo) e la voce profonda e magnifica di Stipe danno sempre un senso di rivalsa. La titletrack “Accelerate” sembra già dal titolo dare un suggerimento chiaro e preciso, ed eccoci di nuovo a spingere e sudare.

Ci pensa la amara ma bellissima “Until the day is done” a ridare un po’ di fiato, ma la concentrazione rimane, grazie all’accompagnamento vagamente orientaleggiante nel ritornello. “Mr. Richards” ha ancora un andamento lento, ma sicuro, il volume rimane alto, e l’allenamento può proseguire senza cedimenti.

L’arpeggio leggermente dissonante è la chiave della successiva “Sing for the Submarine”, non tra i migliori pezzi dell’album, ma pur sempre piacevole. Per le ultime due canzoni dell’album si torna alla velocità di inizio album: “Horse to water” e “I’m gonna DJ” ci riportano su trame musicali più sporche e rock, con un sottofondo di ironia, cosa mai mancata al gruppo nelle loro opere migliori. Bè, i ragazzi danno la sensazione di essersi divertiti a suonare questo album, e direi anche noi nell’ascoltarlo facendo sport.

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