mercoledì 23 settembre 2015

Musica in movimento: Led Zeppelin - IV

Difficilmente troverete un ciclista rockettaro come Daniel Oss. Più volte maglia azzurra ai Mondiali e due volte a Campione del Mondo nella Cronosquadre, riesce a conciliare la professionalità che richiede uno sport faticoso e duro con la passione per il rock. 

Daniel è solito postare sui Social network le sue preferenze, magari le sonorità che lo accompagnano nei lunghi ritiri in altura o durante le corse a tappe. Possiamo scommettere che tra le sue preferenze si trova un gruppo che ha fatto la storia del rock, gli inglesi Led Zeppelin! 

Sentiamo di consigliarvi con forza i Led Zeppelin per attività sportive in cui far confluire lunghi tratti di spinta ad altri di recupero, data la loro capacità di passare da un rock potente (e precursore dell'hardrock che verrà) a sonorità acustiche in chiave folk.

Il loro indiscusso capolavoro, e indubbiamente anche il più adatto da utilizzare come aiuto mentale per coadiuvare il lavoro fisico, è il loro quarto album, del 1971, chiamato semplicemente Led Zeppelin IV.


L'album parte con la voce potente di Robert Plant (che farà scuola) e un riff inventato dal bassista John Paul Jones (apparentemente il meno dotato tecnicamente del gruppo, ma in realtà la vera intelligenza musicale dei 4). 


L'incedere è quello di rock-blues, con un continuo richiamarsi a vicenda tra voce e strumenti, ma è la giusta partenza anche per un allenamento, una sorta di riscaldamento per quello che verrà. Basta infatti la successiva "Rock and Roll", con l'ingresso deciso e potente della batteria di John Bonham, a far muovere in modo automatico il corpo e far accelerare i battiti del cuore: il titolo dice tutto, ma questa è qualcosa più di quello che si conosceva del rock anni 50-60. 

Con la terza canzone dell'album, "The Battle of Evermore", dai richiami folk celtici, si torna a respirare. La chitarra acustica di Jimmy Page, tra i più grandi chitarristi della storia, apre il terreno per la traccia successiva "LA" dei Led Zeppelin e una delle più grandi di tutti i tempi "Starway to Heaven". 


Cosa non si è ancora detto di questo capolavoro di 8'? Chissà quanta gente ha deciso di voler suonare e mettere in piedi un gruppo rock dopo aver ascoltato questa sinfonia! Si inizia tra l'arpeggio di chitarra, un flauto, e la voce di Plant insolitamente morbida e quasi sussurrante. Dopo 2' la chitarra spennella accordi tenendoci pronti a quel che verrà; ecco dopo 4' fare l'ingresso la batteria, il sound continua nel suo leggero crescendo, la melodia vocale si appoggia sempre sul solito arpeggio che torna ripetutamente; ecco che all'ingresso del sesto minuto arriva il momento di sudare, al ritmo di uno dei più grandi assolo di chitarra del rock, che introduce al vorticoso finale, con la voce di nuovo grintosa e potente di Plant; il finale è soltanto per riprendere fiato e tornare alla realtà

"Misty Mountain Hop" ha l'ingrato compito di essere la canzone successiva a "Starway to Heaven", e pur con una melodia non trascendentale, rimane una buona canzone rock su cui poter tenere un buon ritmo di anche, così come la successiva "Four Sticks" (così chiamata per l'utilizzo di 4 bacchette da parte di Bonham), con riff ripetitivo, ma che compie il suo sporco compito di farci tenere alto il livello di attenzione

"Going to California" è un'altra perla folk acustica, con bellissime chitarre e melodie, un altro momento di recupero e respiro. Il finale è dedicato ai 7' di "When the Leeves Breaks", rivisitazione zeppeliana di un classico del blues: il ritmo rimane basso, ma la potenza del gruppo rimane intatta, così come la voglia di sudare.
E se l'allenamento non è ancora finito e i 42' dell'album sono pochi, si può sempre tornare ad ascoltare "Starway to Heaven", di cui le orecchie non saranno mai sazie.

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