lunedì 20 febbraio 2017

Dialogo col campione: Ivana Iozzia

Ivana Iozzia è una podista italiana, che si dedica principalmente alla specialità della maratona.

Ivana Iozzia si è laureata campionessa italiana di maratona per 3 volte, nel 2005, 2007 e 2012.














Ciao Ivana, per iniziare questa intervista vorrei domandarti quanto secondo te in percentuale conta l'aspetto mentale in una prestazione.

Ormai da qualche anno sono molto interessata all'aspetto mentale legato allo sport. Credo che un buon 40% della prestazione sia legato alla testa. Particolarmente importante è avere un atteggiamento positivo e propositivo in allenamento e in gara. Anche la fiducia in se stessi è una parte centrale.

Tu sei solita affiancare all'allenamento fisico, anche aspetti mentali?

Sono solita associare l'allenamento mentale a quello fisico. Credo sia importante ricordarci di quanto sia fondamentale curare anche l'aspetto mentale. 
Ti faccio un esempio. Tempo fa ero nel mio Magic Moment e ho preso parte ad una gara a Besozzo. In quel momento dissi al mio allenatore che volevo partecipare anche alla seguente gara a Osimo, per tentare la qualificazione agli europei di cross.
Nella gara di Osimo mi sono fermata dopo il primo giro. Analizzando la prestazione nel dettaglio, mi sono accorta di come abbia sbagliato l'approccio mentale e di come l'approccio mentale ha influenzato l'andamento negativo della gara.
Non esisteva nessuna ragione concreta perchè io non ottenessi un buon risultato. Venivo da un momento positivo, ero in gran forma perchè venivo dall'allenamento fatto per la maratona, avevo ottenuto buoni risultati nelle settimane precedenti e mi sentivo carica. A fronte di questi dati è evidente come io abbia sbagliato l'approccio mentale.
Posso chiederti cosa è successo?

Il mio allenatore mi aveva sottoposto le sue perplessità. Secondo lui non avrei dovuto prendere parte alla gara di Osimo. Venendo da una maratona, a suo parere non avevo i ritmi per un cross di 6 km e la concorrenza era molto alta.
Questi cattivi pensieri mi hanno influenzato e già al via non mi sentivo la solita Ivana. Non ero carica e positiva. Nella mia mente continuavano a circolare le riflessioni del mio allenatore.
Inoltre, dato che le prove per qualificarsi per gli europei erano 4 e le prime 3 erano già avvenute, avevo l'obbligo di arrivare tra le prime tre per non essere fuori dai giochi. Addirittura avrei dovuto vincere per sperare in una convocazione.
Sono partita sfiduciata, pensando di essermi recata alla gara per niente. Al primo giro ero già alla canna del gas, sentivo di non avere la prontezza per chiudere i buchi sulle avversarie. Nonostante pratichi corsa in montagna mi trovavo in difficoltà sugli strappetti.
Per ottenere un risultato che apriva a una possibile qualificazione per gli europei bastava che corressi come la settimana precedente a Besozzo, invece ho approcciato mentalmente male la gara.

La pressione immagino fosse molta. Eri costretta a fare risultato e non hai sentito la fiducia da parte del tuo allenatore...

Nella gara di Osimo mi sono lasciata sfiduciare da quanto dettomi dal mio allenatore. Non è che lui non abbia fiducia in me.
Anche a giusta ragione, lui aveva espresso il parere che non ero pronta per un cross breve venendo dalla preparazione alla maratona. Non ha preso però in considerazione le mie buone sensazioni e il mio desiderio di provarci. Io sono dell'idea che solo se ci provi puoi fallire, mentre se non ci provi hai già perso.

Posso chiederti in che modo alleni l'aspetto mentale?

Vedi, non basta essere consapevole dell'importanza dell'aspetto psicologico. Questo va allenato quotidianamente. Sento che per me è importante allenare la parte mentale esattamente come ogni giorno alleno la parte fisica per prepararmi alle gare.
Internet è uno strumento eccezionale in cui è possibile trovare molto materiale per allenare l'aspetto mentale. Svolgo spesso momenti di coaching, navigando su youtube.

Quali sono gli aspetti che alleni quotidianamente e credi connessi alla tua specialità?

Preparando la maratona di Venezia, di fine ottobre 2016, ho svolto molti allenamenti in solitudine a Livigno. Ho curato la capacità di sopportare la fatica e lavorato sullo spirito di sacrificio.
Alcuni giorni dovevo farmi violenza per svolgere alcuni allenamenti, perchè faceva già molto freddo. Non è molto divertente uscire con basse temperature e in solitudine per svolgere allenamenti di 30 km.
Devo ringraziare la mia grande motivazione, che mi permette di svolgere allenamenti un pò estremi come questi.

C'era qualcosa che ti ha dato supporto? Qualche pensiero?

Mi aiutavo molto con delle metafore. Avevo appeso nella casa in cui alloggiavo una calamita con scritto: "il successo è la somma di piccoli sforzi quotidiani". Questo mi aiutava a motivarmi nei momenti in cui la voglia di rinunciare veniva a farmi visita.
Mi aiutava a prefigurami il traguardo e mi dava la possibilità di pensare alla soddisfazione che avrei potuto provare una volta portata a termine la maratona. Avere un obiettivo motivante ti aiuta a fare questi piccoli passi e a superare queste difficoltà. Credo quindi sia importante allenare quotidianamente la capacità di fare fatica, perchè non è sempre facile.

Penso sia una tua dote saper sopportare la fatica e carichi di allenamento importanti...

Non è un caso che io abbia scelto determinati sport. Io sono una persona molto determinata. Quando credo in una cosa, io vado fino in fondo. Sono una persona molto "concludente" e poco sopporto chi inizia e non porta a termine le cose.
Sono inoltre paziente e la maratona richiede pazienza. Devi saper gestire la fatica ed avere pazienza. La maratona non è una gara di 100 metri, devi suddividere la distanza in micro cicli. Non penso mai ai 42 km, ma penso sempre di correre 5 km alla volta o 1 km per volta. Pensare alla distanza tutta in una volta può anche spaventare.
Questi motivi mi hanno portato a gare di lunghe distanza. Devi essere in grado di sopportare la monotonia di lunghi allenamenti quotidiani di 25/30 km. Alcuni giorni correvo 35 km e due settimane prima della gara ho corso una maratona in allenamento.
Devi sapere inoltre saper mantenere la concentrazione ed essere flessibile per adattarti alle condizioni meteorologiche.
Tutti questi aspetti rispecchiano il mio carattere. Sono poco impulsiva, poco adrenalinica. Non sarei adatta ad uno sport esplosivo. Il mio essere riflessiva e pacata sono, a mio parere, caratteristiche personali che ti predispongono ad uno sport come la maratona.

L'avere un lavoro pensi ti abbia dato dei vantaggio o degli svantaggi in ambito sportivo?

Io sono un ex pallavolista e ho iniziato a correre un pò per caso e in tarda età. L'azienda per cui lavoro aveva messo in palio un pettorale per la maratona di New York e sono riuscita così a parteciparvici.
Da quel momento è stato amore a prima vista. Sono tornata da New York e ho appeso le ginocchiere al chiodo. Nella corsa, a differenza della pallavolo, non ci sono limiti di età. Sono i risultati a decidere, mentre l'età conta meno.
Io, ad esempio, ho 43 anni ed ottengo risultati che raggiungono le ventenni. Certamente con l'età ci sarà una flessione, però sto dimostrando a me stessa che sono capace di mantenermi. Forse non miglioro, ma riesco sempre a confermare i miei livelli.
Seppure il lavoro non sia uno svantaggio, mi accorgo come dopo periodi a Livigno o Saint Moritz di un mese raggiungo picchi di forma, che non riesco a raggiungere quando devo anche lavorare. Chiaramente per avere queste finestre temporali mi devo giocare le mie ferie.
Nella quotidianità, mi devo ritagliare dei momenti nelle festività o nelle pause per dedicarmi alle corse. Considera poi che anche la famiglia richiede le sue attenzioni. Il tempo che ho a disposizione lo devo quindi dedicare allo sport se voglio farlo a certi livelli.
Il lavoro richiede energie, attenzioni, che non possono essere dedicate alla pratica sportiva. Quando ti alleni nella pausa pranzo spesso un allenamento risulta incompleto, perchè non puoi svolgere lo stretching. Oltre a una questione di tempo, anche il tuo focus attentivo non può essere completamente dedicato alla gara.

Ti posso chiedere se l'allenamento, quando si svolge dopo il lavoro, è sempre una gioia?

Si, credo sia questa la chiave. La motivazione è la chiave che ti trascina verso la costanza e che ti fa superare la fatica. Serve passione, non deve diventare un lavoro. La mia vita è molto migliorata da quando corro. Difficilmente riuscirei a immaginare la mia vita senza corsa.

Cosa insegna la corsa?

Ti insegna ad accettare i periodi no, gli infortuni e questo ti aiuta a crescere come persona. Non sempre si può vincere, non sempre si può andare forte, ma non per questo la motivazione deve venire meno.
Ti insegna inoltre a fissare degli obiettivi. Io non ho avuto una vita facile. Ho dovuto affrontare due lutti importanti. Mio fratello cerebroleso, morto all'età di 32 anni, e mio padre, due anni, fa per cancro.
Come se non bastasse io stessa sono stata colpita da due melanomi, di cui uno quest'anno. Tutto si è risolto per il meglio e non ho dovuto fare chemioterapia, ma ho dovuto cambiare alimentazione. Mi sono diretta verso la dieta del dottor Mozzi, che associa l'alimentazione ai gruppi sanguigni di appartenenza.
Sono una persona che non ha paura del cambiamento, anzi credo che sia necessario. Le persone sono spesso spaventate dal cambiamento e preferiscono rimanere nella loro zona di confort. Io penso che, come nell'allenamento, anche nella vita sia importante apportare dei cambiamenti. Così è accaduto anche per l'alimentazione.
Questo ha portato dei benefici anche a livello sportivo. Facendo le "corna" ormai è da un anno e mezzo che non mi infortunio più. Ho fatto due maratone e il giorno seguente mi sentivo benissimo, tanto da poter fare un'altra gara. In tre occasioni ho fatto il mio miglior tempo.

Sei come il vino, Ivana!

Speriamo! Quando una persona sta bene, non ha infortuni, i risultati vengono! Chiaramente devi allenarti con raziocinio.

Mi sembra quindi che la corsa ti abbia insegnato molto...

Io paragono la vita ad una maratona. I km sono 42, gli ostacoli sono presenti e devi sapere andare avanti. Quando è morto mio fratello sono andata in depressione. Se non avessi avuto la corsa, se non avessi potuto pormi degli obiettivi, forse mi sapei arresa anche io.
Seppure mio fratello fosse una parte importantissima nella mia vita, ho imparato a reagire. Lo sport ti allena a fare fatica e avere disciplina. Ti allena a rispettare la tua salute e ad avere uno stile di vita sano. Ti rende determinato, ti aiuta nell'autocontrollo, ti permette di migliorare le tue capacità di programmazione e ti permette di imparare a sopportare il dolore. Ti aiuta anche nel saper prendere decisioni importanti. Seppure questo aspetto era decisamente più presente nella pallavolo (ero un'alzatrice), anche in una gara corsa sull'avversario devi essere pronto a scattare o a chiudere un buco. Tutti questi aspetti ti tornano comodi nella vita, che non sempre è lineare e semplice.
Una grande differenza tra vita e sport è che nel secondo c'è una persona che vince, mentre gli altri perdono. Nella vita invece siamo tutti vincitori. L'importante è l'essere il numero uno per te stesso, mentre non è importante essere il numero uno rispetto agli altri.

Molte persone quando parlano di atleti di alto livello sostengono che sia la testa a fare la differenza. Secondo te in cosa consiste questa “testa”?

La mente può essere un acceleratore o un freno. Quello che differenzia un campione dagli altri atleti è la capacità di saper utilizzare il proprio talento. Tutti nasciamo con delle doti o con un talento, ma non tutti riusciamo a sfruttarlo.
Secondo me il campione ha come caratteristica specifica quella di saper utilizzare a pieno le proprie doti. Numerose sono le persone con molte capacità, che non si sono dimostrare capaci di confermarsi. Questo perchè sono state deboli di testa. Ansia da prestazione, paura di vincere, paura di perdere, l'incapacità di sostenere la pressione psicologica connessa alle attese della gente che si aspetta da te un risultato le hanno inevitabilmente limitate.
In questo senso interviene la mente. Un atleta di alto livello deve presentarsi alle gare con molta umiltà, ma anche con una grande consapevolezza nei propri mezzi. Deve avere molta fiducia in se stesso. Un atleta deve lavorare ogni giorno con ben chiaro il proprio obiettivo sapendo di poterlo raggiungere.
Il focus deve essere ben presente, ma non lo raggiungi il giorno della gara. La mente non esiste solo il giorno della gara. Serve in ogni giorno di allenamento, perchè è in quel momento che costruisci il risultato. Può capitare che un giorno non stai particolarmente bene, sei demotivato. In quei frangenti un atleta con testa riesce a motivarsi traendo energia dall'obiettivo.
In gara, e su questo aspetto devo lavorarci ancora molto, è molto importante saper reagire agli eventi negativi. Ad esempio quando un'avversaria ti supera devi riuscire a non demoralizzarti e non farti sopraffare dai pensieri negativi, che sabotano il risultato. Per raggiungere il risultato è fondamentale avere la consapevolezza di potercela fare e di avere i numeri per vincere o per migliorarti.
Alcuni atleti hanno un talento discutibile, ma sono riusciti ad ottenere il 100% dalle loro possibilità. Il campione ha sia le doti fisiche che le competenze mentali adeguate.
Altra dote fondamentale è essere realista sulle tue capacità del momento. Non sempre si è al 100%. Dopo un'influenza potresti essere all'80%. In quel momento devi riuscire a dare il 100% che potresti raggiungere partendo dalla considerazione che il massimo raggiungibile quel giorno è l'80% del tuo potenziale. Questo punto differenzia il campione dall'amatore, perchè il campione è sempre alla ricerca dell'eccellenza.

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