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lunedì 14 marzo 2016

SportivaMente: Riccardo Magrini

Riccardo Magrini è un ex ciclista professionista e direttore sportivo. Oggi lavora come commentatore televisivo.

Da corridore ha vinto una tappa al Giro d'Italia e una al Tour de France.

Da Direttore Sportivo ha guidato la Mercatone Uno di Marco Pantani e la Domina Vacanze di Mario Cipollini.

Oggi Riccardo Magrini lavora come commentatore e opinionista per Eurosport.






Il ciclismo è uno sport individuale in cui la squadra conta moltissimo. Quali sono a tuo parere le qualità caratteriali e personali che deve possedere un leader, un capitano?

Innanzitutto un leader deve capire che le corse non si vincono da soli e, di conseguenza, deve saper dare il giusto merito ad ogni persona che lo accompagna al successo. Deve, quindi, saper apprezzare e saper dare risalto al lavoro dei suoi compagni. Da leader è inoltre importante saper comandare e rimproverare, se ci sono le ragioni per farlo. 
Per fare il capitano non sono sufficienti unicamente le doti atletiche, ma servono anche delle competenze di natura psicologica.


lunedì 29 febbraio 2016

SportivaMente - Enrico Brizzi

Enrico Brizzi è uno dei maggiori scrittori italiani.

Autore del Best Seller Jack Frusciante è uscito dal gruppo, tradotto in 24 paesi e divenuto film nel 1996.

Enrico Brizzi è un appassionato camminatore e fondatore della società "Psicoatleti ASD".

Lo sport ricopre un ruolo importante nelle pubblicazioni di Enrico Brizzi. Oltre a dare un ruolo da protagonista, nei suoi libri, ad atleti come all'ormai famoso Lorenzo Pellegrini, ha da poco curato la biografia del ciclista Vincenzo Nibali.









Sei un appassionato camminatore, un tifoso del Bologna e alcuni protagonisti dei tuoi libri, come Lorenzo Pellegrini, hanno una importante componente sportiva. Qual'è il tuo rapporto con lo sport?

Come molti italiani, sono un praticante passivo del calcio. Visti i risultati come calciatore del martedì sera, mi limito a sostenere la squadra della mia città.

In prima persona, invece, pratico con moderazione il ciclismo e con grande intensità l’escursionismo. Ogni anno cammino fra i 1500 e i 2500 chilometri, di solito ripartiti in uscite da un weekend nella brutta stagione e viaggi lunghi (fino a 12 settimane) in primavera-estate. Non sono sicuro che il viaggiare a piedi possa essere definito uno sport, ma di certo si tratta di un’attività all'aria aperta. E non penso che coinvolga solo piedi e polpacci. Basti pensare che l’associazione di camminatori che ho fondato ormai 12 anni fa, e ho l’onore di presiedere tuttora, si chiama “Psicoatleti ASD".


lunedì 12 ottobre 2015

Dialogo col campione: Marco Lokar

Marco Lokar è un ex cestita italiano, che ha calcato i parquet dalla serie A1 fino alla serie C. Tra le sue esperienze anche due anni alla pallacanestro Trieste allenata da Bogdan Tanjević.
Marco Lokar ha anche giocato nel campionato universitario americano per la Seton Hall University dove viene ricordato per una partita da 41 punti e per essersi rifiutato di vestire la casacca con la bandiera americana durante il periodo della guerra del Golfo.
Oggi Marco Lokar lavora come manager.




Ciao Marco, quali sono le differenze mentali con cui deve confrontarsi un giocatore che affronta il campionato americano e italiano?
Ci sono molte differenze, che percepisci nel mondo dello sport come anche nel mondo del lavoro. Negli Stati Uniti d'America, in qualche modo, il merito viene premiato ed è quindi il campo a determinare il tuo futuro. In Italia e in Europa questo accade limitatamente al mondo dello sport, mentre negli Stati Uniti è sicuramente un mantra a tuttotondo.
Un'altra enorme differenza è che negli Stati Uniti lo sport è “crudo”. La seconda, terza o quarta possibilità sono molto difficili da ottenere. Quando arriva il tuo turno o quando hai la possibilità di giocarti la tua chance devi dimostrare quello che vali, con bravura e determinazione. Questa può sembrare una sorta di selezione darwiniana severissima, ma nei fatti è così.
Anche nello stile di gioco ci sono enormi differenze, ma non hanno a che fare con l'aspetto psicologico, organizzativo e umano.

lunedì 7 settembre 2015

Dialogo col campione: Dario Andriotto


Dario Andriotto è un ex ciclista professionista, vincitore di 6 tappe e di un titolo italiano a cronometro nel 1997. Oltre a questi successi conta un oro mondiale nella 100 km a squadre dilettanti.



Ora gestisci un’attività connessa al mondo del ciclismo e sei un lavoratore stimato, credo però che costruire una vita al termine della carriera ciclistica sia stato impegnativo. Secondo te quali sono le principali difficoltà che un professionista deve affrontare al termine della sua carriera agonistica e quali sono le componenti caratteriali che possono aiutarlo a superare questi ostacoli?

Non ti nascondo che dopo 6 anni dalla fine della mia carriera di professionista io trovi ancora delle difficoltà. Ho avuto la fortuna che Andrea, il mio socio, mi abbia convinto a intraprendere l'attività commerciale in cui ora lavoro. Da solo non avrei mai fatto questo passo, perchè ero completamente all'oscuro delle procedure e delle pratiche per avviare un attività.
Capita che quando fai l'atleta tu sia chiuso sotto una campana di vetro e quando esci devi inventarti qualcosa di nuovo. Prima pensi solo ad allenarti, mangiar bene, a riposarti e alle gare, poi il giorno che smetti ti guardi allo specchio e ti domandi: “ora cosa faccio?”.
Al termine dell'attività professionistica realizzi di non essere a conoscenza di ciò che accade fuori dall'ambiente sportivo. Collegandomi al mondo lavorativo io non sapevo fare una fattura o come rivolgermi ad un cliente. Le cose più elementari, che una persona media impara all'età di 20 anni, io le ho scoperte a 38. Capisci come per me sia stato molto più complicato? Sto ancora imparando molte cose.

lunedì 24 agosto 2015

SportivaMente: le prime 4 interviste

Per chi se le fosse perse o per chi abbia solo il desiderio di rileggerle, abbiamo deciso di riproporre in un articolo riassuntivo le prime 4 interviste di Psiche&Sport. 
Insieme a alcuni sportivi abbiamo dialogato di psicologia sportiva, toccando alcuni importanti temi. Strategie per affrontare momenti di crisi, la motivazione, la fatica, l'esperienza per un atleta, le qualità principali per un atleta di endurance, la preparazione mentale ad una competizione sono solo alcuni degli argomenti trattati. Se volete scoprire di più, non vi resta che conoscere meglio i pensieri di questi 4 atleti attraverso le loro parole.

lunedì 17 agosto 2015

Dialogo col campione: Marco De Gasperi

Marco De Gasperi è un atleta italiano di corsa in montagna e di skyrunning. Nato a Bormio nel 1977, inizia la sua attività sportiva nel 1992. Oggi milita nelle fila del Corpo Forestale dello Stato.

Nel suo palmares figurano titoli prestigiosi: 7 volte campione del mondo di corsa in montagna, campione europeo e più volte campione italiano, sia a livello individuale che a staffetta. Nella sua bacheca dei trofei si contano più di 20 medaglie.

Vincitore di alcune delle più importanti Skyrace, Vertical Kilometer e Vertical Races a livello internazionale.

Oltre ad essere un atleta è un grande appassionato di montagna. Passione che lo ha spinto a intraprendere un nuovo progetto: Boy Mountain Dreams




Ciao Marco, ascoltando le tue parole in diverse interviste, traspare un tuo legame intimo con le montagne, al punto che mi è parso siano una persona che conosci. Se io volessi incontrare questa persona, ma non la conoscessi ancora, quali consigli mi daresti? 

Sai, anche io mi sono posto lo stesso quesito guardando la naturalezza e la tranquillità con cui i marinai affrontano il mare. Per me che non so nuotare fa già strano vederli vicino ad una barca, mentre loro sanno dare del “tu” a uno spazio sconfinato di acqua, una cosa grande come il mare.
Credo che per me la montagna sia la stessa cosa, che il mare è per un marinaio. La montagna l'ho vissuta fin da quando ero piccolino, nella pienezza che caratterizza quegli anni. Mi ci sono avvicinato lentamente, prima con delle camminate estive per cercare le mucche di mio nonno che fuggivano dal pascolo, poi per arrivare in cima alle prime montagne, fino a creare un piccolo album in cui annotavo i miei primi 3000 metri e i ghiacciai conquistati. Queste esperienze nate e cresciute piano, piano, credo abbiano costruito il mio bagaglio culturale da “montanaro”. Quindi per me sarebbe difficile dire a qualcuno che non conosce la montagna: “ecco te la presento”. Lo si può invece fare con qualcuno che la vive regolarmente, che vive ai loro piedi o in paese vicino.
Potrei non essere la persona adatta per presentare la montagna a qualcuno che desidera conoscerla superficialmente, perché lui potrebbe non capire e non apprezzare ciò che io vedo e ciò che io intendo.
Ti racconto un’esperienza che forse può rendere l’idea. Mi è capitato di svolgere un training camp in un rifugio a 2100m con dei londinesi impiegati in banca. Ho scelto di proiettare dei filmati con scorci di montagna, racconti di esperienze di corsa e fatica, come anche esperienze di persone che hanno vissuto in passato il contrabbando passando da una valle all'altra. Vedevo queste persone estasiate, ma non sono certo che abbiano compreso a pieno, perché la montagna non la impari in questo modo. Credo che per insegnare a qualcuno cosa sia la montagna sia importante prenderlo e portarlo in montagna, spendendoci un po’ di tempo. Questo è un bagaglio che si costruisce lentamente vivendo delle esperienze.

martedì 11 agosto 2015

Dialogo col campione: Davide Frattini


Davide Frattini è un ciclista professionista italiano, nato a varese nel 1978, che corre nelle fila della formazione americana UnitedHealthCare Pro Cycling Team.

Nel 2001 vince il Giro d'Italia dilettanti, passa professionista nel 2002 e nel 2004 emigra prima negli Stati Uniti e poi in Canada, per continuare la sua carriera oltre oceano.

Sul suo profilo Twitter si presenta così: "padre, marito, ciclista professionista e ciclocrossista nel tempo libero"



Gli italiani vengono spesso descritti come un popolo di creativi, disorganizzati, appassionati, ricchi di gusto estetico, edonisti e molto altro ancora. Come le tue radici culturali, italiane e varesotte, ti caratterizzano in qualità di sportivo professionista, in gara e in allenamento?

Quando corro ci sono un sacco di paesi rappresentati in gruppo. Ho colleghi italiani, tedeschi, australiani e di ogni parte del mondo. In quei momenti mi accorgo come ogni paese abbia un suo modo di fare e come questo venga trasmesso anche pedalando.
Noi italiani siamo più creativi, quando corriamo da “italiani” lo trasmettiamo, e penso che questo discorso valga anche per me. Pensa a Bettini e Nibali, scattano e vanno all’attacco senza essere matematici, in modo istintivo. Atleti di altri paesi sono più metodici negli allenamenti e nelle gare, come ad esempio gli inglesi.
Certo, questo in corsa può aiutare, mentre altre volte non aiuta.

lunedì 3 agosto 2015

Dialogo col campione - Ivan Cudin

Ivan Cudin è un ultramaratoneta italiano.

Tre volte vincitore alla Spartathlon (2010, 2011, 2014), gara podistica conosciuta per essere una delle più impegnative del panorama mondiale. Il percorso si snoda per 246km collegando Atene e Sparta.

Tra i suoi principali successi anche un campionato europeo nella 24 ore, ottenuto nel 2010.




Ciao Ivan, in un’intervista tempo fa rilasciata hai dichiarato che per un atleta da lunghe distanze è importante l’equilibrio. Puoi farci capire meglio in cosa consista per te l’equilibrio in corsa e magari provare a fornire una tua definizione?

Dal mio punto di vista, la serenità è fondamentale per il raggiungimento dell’equilibrio e questo vale tanto nell’ambito sportivo quanto nella vita quotidiana. E’ inoltre importantissimo essere consapevoli della propria condizione psico-fisica, delle proprie caratteristiche e della difficoltà che si possono incontrare nell’affrontare le lunghe distanze.
E’ importante poter contare su grandi spinte motivazionali per poter gestire al meglio i momenti no e non lasciarsi sopraffare da pensieri negativi e dalla sfiducia.

Ci sono delle caratteristiche che ti fanno pensare “questo atleta ha un buon equilibrio?”

Sicuramente la consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti. Un eccessivo ed esclusivo desiderio di raggiungere una prestazione sportiva può invece essere molto destabilizzante, in particolare nelle prime fasi delle gare lunghe.

lunedì 27 luglio 2015

Dialogo col campione: Stefano Ruzza

Stefano Ruzza è un ultratrailer italiano, che corre per il team Vibram e per l'Atletica San Marco.

Vincitore di diverse gare di livello nazionale e spesso competitivo coi migliori atleti in gare World Tour.

Nel suo palmares spiccano due vittorie ai campionati nazionali (2012 e 2013), un 7° posto all'europeo del 2013 e un 7° posto (2014) alla diagonale des Fous, prestigiosa competizione che si svolge sull'isola de La Reunion, nell'oceano indiano.





Ciao Stefano, ti sei avvicinato alla corsa in età matura. Sotto alcuni aspetti questo potrebbe averti limitato, come ad esempio non aver sfruttato pienamente gli adattamenti fisici della pubertà. Esistono però dei vantaggi di natura mentale, in questo avvio dopo i vent'anni? 

E’ vero che l’aver iniziato non in età giovanile mi abbia avvantaggiato dal punto di vista mentale. Da ragazzino avrei voluto provare col ciclismo, ma ripensandoci, non ne avrei avuto la testa. Da quando ho iniziato a correre ho sempre avuto degli obiettivi che mi hanno aiutato a spostare più in là i miei limiti, ma con coscienza e lucidità, mentre da ragazzino queste cose sicuramente non la avevo.

Sentire che non "avresti avuto la testa" ad alcuni potrebbe sembrare strano. Puoi spiegarci quali qualità mentali ti mancavano nel ciclismo che pensi di avere nell'ultra?

In questo momento qualità mentali forse non mi mancano, mi mancherebbero qualità fisiche, e pur piacendomi andare in bicicletta, preferisco correre. Ma da ragazzino, l’allenarmi tante ore, con il freddo o con la pioggia, il non uscire il sabato sera per andare a fare la gara, erano cose che probabilmente avrei retto solo poco tempo. Ho preso altre strade, che sicuramente non mi hanno fatto bene, ma mi hanno fatto capire col tempo che la strada dello sport e dell’impegno era quella giusta. Qualche piccolo rimpianto a volte affiora, ma la strada che mi ha portato fin qua era questa, e sono ugualmente contento.

mercoledì 22 luglio 2015

Di cosa parlano SportivaMente e Dialogo col campione

SportivaMente è la rubrica di Psiche&Sport che si pone l'obiettivo di approfondire alcuni dei principali concetti della psicologia sportiva, dialogando con atleti professionisti.

L'idea alla base di SportivaMente è che siano gli sportivi i principali esperti della psicologia sportiva. Dialogando con loro, attraverso domande mirate andremo a scoprire le strategie mentali alla base dei loro successi, oltre a conoscere meglio il loro lato umano.

Crediamo infatti che gli atleti in anni di allenamenti e competizioni abbiano maturato una sorta di sapere pratico, oltre ad una ricchezza di contenuti mentali che li rendono interlocutori privilegiati per approfondire gli aspetti centrali della psicologia dello sport. Confrontandosi con vittorie; sconfitte; crisi; difficoltà della vita quotidiana; ambizione; gestione del riposo; ecc., gli atleti ogni giorno maturano un sapere che merita di essere ascoltato.
Nella rubrica SportivaMente il compito dello psicologo diventa quindi quello di facilitare la narrazione delle abilità possedute e le qualità costruite negli anni dagli atleti, favorendone il riconoscimento. Una volta evidenziati questi aspetti sia gli atleti, che i lettori, possono attingerne consapevolmente in allenamento o in gara.

La rubrica SportivaMente permette quindi di avere una finestra privilegiata sulle strategie mentali utilizzate dagli sportivi, lasciando che siano loro a raccontarcele in prima persona. L'atleta viene visto come un esperto che ha qualcosa da insegnare ad amatori e psicologi non solo nella sfera dell'allenamento, della tattica o della gara, ma anche e soprattutto nelle strategie utili nel costruire e realizzare un obiettivo complesso.

lunedì 20 luglio 2015

PsicheSport una avventura che inizia

Psiche&Sport è un blog, ma si presenta come una rivista con un approccio dinamico e interattivo. 
Come in una rivista verranno presentate delle rubriche fisse, con in più la possibilità per i lettori di commentare i contenuti condividendo pensieri e sensazioni.
Le rubriche di Psiche&Sport graviteranno intorno alle sfaccettature che i pensieri assumono durante la pratica sportiva. Obiettivi, fatica, successo, sconfitta, adrenalina, concentrazione, sforzo, eleganza, sconfitta e molti temi saranno al centro della nostra attenzione.